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ELEMENTI GEOMORFOLOGICI E LITOLOGICI

Prima di entrare nell’analisi di dettaglio delle caratteristiche geomorfologiche e litologiche di Palazzo Pignano si ritiene opportuno procedere ad una breve descrizione dell’evoluzione del territorio nel corso del tempo, ripresa dallo studio geologico precedente.

“Il comune di Palazzo Pignano è collocato nella porzione nord occidentale della provincia di Cremona. Ai tempi delle invasioni barbariche tale territorio era un isola. Questa affermazione è confermata da quanto riportato nella pubblicazione “Terre Nostre- storia dei paesi del Cremasco” di Mons. Angelo Zavaglio. Era un isola poiché circondata dai fiumi Adda e Oglio che si allargavano nei bassi fondi della pianura come un grande lago detto “Gerundo”, da cui emergeva la vasta Isola Fulcheria, spartita in due dal Fiume Serio e su cui sorsero la città di Crema e i suoi villaggi tra cui Palazzo Pignano”. La porzione meridionale del territorio di Palazzo Pignano in prossimità della frazione di Scannabue era occupata dal “Moso”, una zona paludoso- acquitrinosa che ancor oggi ha conservato l’antico nome

“Moso di Trescore”. Col tempo i contadini bonificarono e coltivarono la terra, asportandone le acque e prosciugarono le paludi mediante la costruzione di canali di scolo ancora oggi utilizzati per l’irrigazione; ne è un esempio l’Acqua Rossa che scorre sul confine tra i comuni di Palazzo Pignano e Trescore. Il nome Lago Gerundo non è che una forma volgare di quella che oggi si chiamerebbe lanca di fiume, cioè quegli stagni perifluviali di forma semilunare che hanno origine da meandri abbandonati. Gerundo equivale a “gera” o immenso deposito ghiaioso che oggi occupa lo spazio un tempo occupato dalle acque del lago. Infatti la litologia prevalente nel sottosuolo di Palazzo Pignano e nei territori limitrofi è quella ghiaiosa e ghiaioso- sabbiosa ad eccezione del già menzionato “Moso” dove prevalgono depositi limosi tipici degli ambienti paludosi. Il lago deve la sua origine al fatto che il fiume Adda e il serio, sfociando in pianura dopo il loro corso montano, trovarono un’ampia depressione prima di potersi immettere nel Po. Tale avvallamento fu riempito con le acque copiose e disordinate cariche di detriti provenienti dai rilievi che venivano gradualmente depositati. La superficie del lago Gerundo, compresa l’isola Fulcheria, poteva equipararsi ai maggiori laghi lombardi, mentre la profondità era minima; da quanto si può constatare con le misurazioni moderne non doveva superare la quarantina di metri che per analogia corrispondono esattamente con lo spessore di ghiaie presenti in buona parte del territorio cremasco, prima di incontrare orizzonti argillosi significativi, che sempre per analogia, si possono far corrispondere ai fondali dell’originario Lago Gerundo. Il graduale e continuo deposito alluvionale e gli sbocchi sempre più capaci e profondi che le acque correnti si scavavano per riversarsi nel Po, produssero in epoche relativamente recenti il prosciugamento delle zone lacustri, così che verso la fine del secolo XIII° l’antico lago era del tutto scomparso. Contemporaneamente, e nei secoli successivi, l’area venne bonificata e adibita all’attività agricola.

Connesso con il deposito alluvionale è rimasto fino ai giorni nostri il fenomeno delle risorgive, che affiorano con straordinaria abbondanza nella parte settentrionale del territorio cremasco. Anche nel territorio di Palazzo Pignano si riscontrano oggi tali fenomeni naturali che vengono ampiamente sfruttati per l’attività agricola. L’isola Fulcheria emergeva lievemente dalle acque del lago ed era invasa dalle acque stagnati. La palude maggiore era il “Moso”; tale palude si ritiene però che si fosse formata dall’invaso delle acque sorgive nella regione bassa. Il Moso prosciugato e bonificato progressivamente lungo i secoli XVI° e XIX°, ricevette un definitivo assestamento dopo il 1887, data di costruzione del canale Vacchelli, in cui furono fatte defluire le ultime acque. Il fondo paludoso e ricco di torba e di elementi fertilizzanti dati dai sedimenti vegetali e minerali che si depositavano, costituisce oggi un’amplissima e ricca zona agricola.”

L’azione morfodinamica dei corsi d’acqua ha portato ad una classazione granulometrica dei depositi alluvionali della pianura, con una prevalenza di depositi grossolani nei settori più settentrionali e fini in quelli meridionali. Tali differenziazioni granulometriche all’interno del materasso alluvionale, sono alla base della suddivisione della pianura in tre settori distinti:

L’Alta pianura ghiaiosa: caratterizzata dalla presenza di depositi grossolani costituiti da ciottoli, ghiaie e sabbie;

La Media pianura idromorfa (o zona di transizione): con depositi misti ghiaioso sabbiosi;

La Bassa pianura sabbiosa: dove prevalgono le granulometria fini (sabbie e limi).

Il passaggio tra l’alta e la bassa pianura viene fatto coincidere con la linea delle risorgive, caratterizzata dall’affioramento della falda freatica. Il comune di Palazzo Pignano si nelle monotone ed ampie strutture regionali della pianura, dal livello noto come “Piano Generale Terrazzato”, che risulta essere il più elevato

ed esteso dei ripiani che in questa zona configurano l’assetto della pianura, ad una serie di terrazzi che raccordano il livello fondamentale della pianura con il fiume Adda.

Figura 5: inquadramento geomorfologico dell’area a scala provinciale

6.1. GEOMORFOLOGIA DEL TERRITORIO COMUNALE

Ad una prima analisi il territorio comunale di Palazzo Pignano si presenta morfologicamente pianeggiante, con un andamento NNW- SSE ed una pendenza media del 2 per mille. Nella realtà ciò nasconde un contesto morfologico più complesso, rappresentato da terrazzi, scarpate, dossi e depressioni (non sempre cartografabili) legate all’azione delle acque e delle attività antropiche che si sono succedute nel corso degli anni.

Dal punto di vista altimetrico si passa dai 91 m slm della Madonna delle Vittorie (a nord) ai 79 metri slm, a sud del canale Vacchelli.

Il territorio in esame risulta nella sua parte centrale leggermente rilevato rispetto ai settori più esterni, che invece degradano ad Ovest, verso l’Adda, ed a Est verso il Fiume Serio.

Quest’area più rilevata assume un aspetto fusiforme con andamento Nord- Sud, rappresenta una parte di quella che una volta era l’Isola Fulcheria, e le parti più ribassate circostanti rappresentano parte del Lago Gerundo o delle zona paludose (Moso di Trescore) anticamente presenti.

Il territorio comunale è caratterizzato da diversi scarpate con dislivello di qualche metro (generalmente sempre < 5), che raccordano il settore centrale sopraelevato, con il Fiume Tormo (ad Ovest) e l’area depressa del Moso di Trescore, ad est. Sulla carta sono state riportate le principali.

Nello specifico il settore occidentale è caratterizzato da una scarpata principale (h< 5m) con andamento circa Nord- Sud che separa le alluvioni antiche dell’Adda (verso Ovest) dai depositi alluvionali- fluvioglaciali del livello fondamentale della pianura. Verso est, in corrispondenza di Scannabue, una serie di scarpate con andamento parallelo alla precedente, immergenti verso Est, interrompono la continuità topografica del

livello fondamentale della pianura, con una serie di terrazzi che degradano verso quella che un tempo era la piana fluviale del Fiume Serio.

Foto 1: scarpate morfologiche presenti sul territorio comunale.

Oltre alle scarpate principali, il territorio comunale è caratterizzato dalla presenza di elementi minori quali:

piccoli ripiani, dossi e depressioni la cui evidenza morfologica è talvolta mascherata dai successivi interventi di rimodellamento antropico o di urbanizzazione.

Per quanto riguarda l’individuazione e la rappresentazione degli orli di scarpata presenti nel territorio comunale si rimanda al paragrafo successivo.

Morfologicamente si segnalano anche le incisioni in corrispondenza dei corsi d’acqua principali che attraversano il territorio comunale e dei fontanili.

Nel complesso si tratta sempre di scarpate con rigetti modesti (2-3 m) per le quali non si sono rilevate particolari criticità o elementi di dissesto quiescenti o in atto.

Alla data odierna sul territorio comunale non sono presenti o previste nuove attività estrattive (Piano Cave in vigore approvato con delibere di Consiglio Regionale n. VII/803 e VII/804 del 27/05/03).

Si segnalano comunque alcune aree, evidenziate anche nel PTCP e presenti nel catasto delle cave della regione Lombardia, in passato oggetto di attività estrattiva di inerti. Tali aree sono localizzate: a ovest della C.na Madonna della Vittoria, a sud (ex Cava Gamberini) e sud- est di C.na Gandini e a sud dell’abitato di Palazzo Pignano, lungo la via Marconi.

Figura 6: estratto catasto cave Regione Lombardia.

La ex- cava Gamberini, interessata in passato da smaltimento abusivo di materiali inerti, è già stata oggetto di caratterizzazione geologico- ambientale finalizzata alla valutazione della salubrità del suolo e della falda (eseguita dalla società Lithos Srl). La Provincia di Cremona- Settore Ambiente ha ritenuto concluso positivamente l’iter non rilevando situazioni di criticità (prot. N. 150511 prot. Rif. 119965 del 9 Agosto 2006). La cava raggiunge una profondità di circa 10 m con affioramento della falda freatica.

Le aree a sud di C.na Gandini e ad est della Madonna della Vittoria, risultano attualmente coltivate.

Foto 2: aree degradata a sud di Palazzo Pignano.

L’area a sud di Palazzo Pignano, lungo la via Marconi risulta abbandonata, con presenza vegetazione arboreo arbustiva e di rifiuti abbandonati sul fondo cava. Considerando il degrado di tale ambito, si ritiene

doveroso evidenziarlo nella carta della fattibilità geologica per le azioni di piano, prevedendo una normativa specifica.

Non è stato possibile ricostruire cronologicamente gli interventi di sterro e riporto che hanno modificato nei secoli l’assetto plano altimetrico del territorio; vengono tuttavia segnalati numerosi livellamenti in corrispondenza dei terreni alluvionali della valle dell’Adda e di alcuni elementi dell’idrografia superficiale.

Tali modificazioni di chiara matrice antropica sono stati assorbiti e mascherati successivamente da altri interventi di natura edilizia.

Tra gli interventi antropici si segnala anche la realizzazione del canale Vacchelli, che scorre in corrispondenza del settore meridionale del comune, ribassato di diversi metri rispetto al piano campagna circostante. Anche l’attuale assetto idrografico potrebbe essere stato oggetto di importanti opere di bonifica idraulica che si sono sovraimposti alla naturale tendenza evolutiva del territorio.

L’approfondimento di alcuni canali irrigui, che oggi appaiono piuttosto incisi, avrebbero comportato un evidente effetto drenante contribuendo a bonificare le zone con ristagno d’acqua superficiale.

6.1.1. Orli di scarpata morfologica –modifica non sostanziale cartografica al PTCP (art. 34 comma 1).

Considerando quanto riportato nel PTCP della provincia di Cremona, ed i vincoli che esso prevede sulla componente “Orli di scarpata”, si è proceduto al rilievo geomorfologico di dettaglio su tale componente morfologica. Si è quindi proceduto alla verifica della corrispondenza fra quanto individuato dal PTCP come

“orlo di scarpata – soggetto all’art. 16.4 delle NTA) e l’assetto morfologico attuale del territorio comunale.

Con il presente studio si formula quindi una modifica cartografica non sostanziale al PTCP di cui all’art. 34 comma 1, sulla base dello stato risultanze delle indagini di campo eseguite.

Nelle tavole 02 e 06 si riportano gli orli di scarpata morfologica individuati sul territorio comunale (con altezza mediamente compresa fra 1e 3 m) così distinti:

Orli di terrazzo morfologico naturale, che conserva ancora un elevato valore paesaggistico e morfologico.

Orli di terrazzo morfologico antropizzato, interessato da interventi antropici al ciglio e/o al piede, che consente comunque l’individuazione delle antiche forme del paesaggio.

Non vengono considerati gli orli di terrazzo fortemente antropizzati, che hanno perso la loro valenza morfologica e paesistica essendo stati interessati da interventi antropici significativi, che risultano ormai completamente assorbiti dall’urbanizzato e non più visibili (se non per differenza altimetriche fra le abitazioni).

Di seguito si procede alla descrizione delle principali differenze riscontrate fra quanto proposto dal PTCP ed quanto emerso in sede di approfondimento sul terreno.

Zona abitato di Palazzo Pignano.

La scarpata riportata nel PTCP segue l’andamento della via Materna, che collega l’abitato di Palazzo Pignano con la SP 35 (via Trescore). I rilievi di campagna confermano tale andamento fino a circa 300 metri a nord del cimitero. In tale punto la scarpata principale devia verso Ovest spostandosi dall’asse stradale e costeggiando una strada poderale. La scarpata termina al punto quotato in carta 83.4 m slm (base aerofotogrammetria), in corrispondenza dell’innesto con un’altra strada poderale. Successivamente il raccordo fra il ripiano di quota 85- 86 m slm ed il sottostante (quota 83 m slm) avviene attraverso appezzamenti a debole pendenza degradanti verso Ovest, separati da modesti dislivelli (inferiori al metro) in corrispondenza dei fossi irrigui.

All’interno dell’urbanizzato di Palazzo Pignano l’originario andamento morfologico è visibile esclusivamente dalle differenze altimetriche fra le abitazioni. Pertanto all’interno dell’abitato di Palazzo Pignano non si rilevano terrazzi cartografabili.

Zona abitato di Scannabue.

Il PTCP individua un terrazzo che attraversa da nord a Sud l’abitato di Scannabue, delimitando la zona ribassata del Moso di Trescore.

Scendendo dalla SP 35 verso il centro abitato si osserva la presenza della scarpata morfologica che corre parallelamente alla roggia Quarantina. Entrando nell’abitato di Scannabue non si hanno più evidenze morfologiche della presenza del terrazzo se non in corrispondenza delle abitazioni poste più a est, al confine con l’area depressa di quota 82 m slm. A sud di Scannabue il terrazzo ritorna ad essere ben evidente riassumendo un elevato valore morfologico e paesaggistico.

Le differenze fra quanto riportato nella Carta delle Tutele e delle salvaguardie del PTCP e gli orli di scarpata morfologica rilevati in sede di stesura del presente studio, sono riportate nella Tavola 02 bis – Orli di scarpata morfologica – Comparazione PTCP / Studio geologico, redatta alla scala 1: 10.000.

Di seguito si riporta la documentazione fotografica relativa ai sopralluoghi eseguiti.

Foto Descrizione

Foto 3

Zona Palazzo Pignano

Via Materna a nord del cimitero, deviazione verso est dell’orlo di terrazzo delimitante i ripiano di quota 85/86 m slm e 83 m slm.

Ripiano q= 83 m slm Ripiano q= 86 m slm

Foto Descrizione Foto 4

Zona Palazzo Pignano

Vista del terrazzo lungo la strada poderale.

Foto 5

Zona Palazzo Pignano

L’originaria presenza del terrazzo è evidenziata dalla differenza fra il piano strada ed il parcheggio.

L’orlo di terrazzo evidenziato nel PTCP è stato stralciato.

Foto Descrizione

Foto 6

Terrazzo visibile lungo la via Marconi

Foto 7

Zona Palazzo Pignano

Terrazzo segnalato nel PTCP ormai completamente assorbito nel tessuto urbanizzato.

L’orlo di terrazzo evidenziato nel PTCP è stato stralciato.

Foto Descrizione Foto 8

Zona Palazzo Pignano

Area presso la località Madonna degli Assi, a sud del Canale Vacchelli. Il PTCP individua per tale area la presenza di un orlo di terrazzo. I rilievi di campagna non evidenziano la presenza di scarpate.

L’orlo di terrazzo evidenziato nel PTCP è stato stralciato.

Foto 9

Zona Scannabue

Orlo di terrazzo antropizzato lungo via I° Maggio.

Foto Descrizione Foto 10

Zona Scannabue

Orlo di terrazzo naturale in fregio al cimitero di Scannabue.

Foto 11

Zona Scannabue

Orlo di terrazzo antropizzato lungo al via U. Foscolo.

6.2. ELEMENTI LITOLOGICI E LITOTECNICI

Nel territorio comunale affiorano depositi continentali di genesi fluvioglaciale e fluviale che in questa zona attingono spessori assai rilevanti e sono caratterizzati da condizioni di giacitura decisamente uniformi.

In senso verticale la successione delle unità che caratterizza il territorio indagato comprende dall’alto verso il basso una serie di sabbie e sabbie ghiaiose di età presumibilmente wurmiana (Oloceniche nella valle dell’Adda), sovrapposte ad unità meno permeabili, comprendenti i fluvioglaciali Mindel e Riss, sovrapposti a loro volta ad un substrato poco permeabile attribuibile al Villafranchiano, cioè all’unità inferiore del quaternario padano.

Riferendosi all’assetto morfologico del territorio precedentemente descritto, il territorio comunale può essere distinto in due settori, il cui limite è rappresentato dalla scarpata principale che attraversa Palazzo Pignano (rigetto medio di 3m):

Il settore orientale che interessa il “livello fondamentale della pianura” soprastante la scarpata principale. E’ costituito dalle alluvioni fluvioglaciali wurmiane che rappresenta l’unità a più alta gerarchia dal punto di vista deposizionale in quanto rappresenta l’unità più antica, più estesa ed altimetricamente più elevata tra quelle che costituiscono la pianura. La continuità della superfciie topografica di queste unità, dove sono insediati i principali nuclei abitati, è compresa tra le quote 95 e 87 m slm, ed è interrotta dalla scarpata principale. Ad est di scannabue sono presenti aree ribassate e con debole pendenza verso oriente appartenenti al LFP e attribuibili alle antiche zone paludose del Moso di Trescore (ora bonificate). La fascia appartenente al LFP risulta leggermente sopra elevata rispetto alla restante pianura poiché delimitata ad ovest dal terrazzo morfologico della valle dell’Adda e ad est dalle sopra citate aree ribassate. I depositi fluvioglaciali del livello fondamentale della pianura sarebbero stati erosi nell’Olocene, creando una zona depressa, all’interno della quale affiorano gli stessi sedimenti alluvionali antichi dell’Adda.

Il settore Occidentale, occupato dalle alluvioni antiche del Fiume Adda, a morfologia regolare senza evidenti dislivelli ma comunque ribassato rispetto al LFP. Rappresenta la superficie antica altimetricamente intermedia fra il LFP ed i depositi alluvionali più recenti dell’Adda. Nel comune di Palazzo Pignano affiorano secondo una fascia continua nella porzione occidentale del territorio comunale in corrispondenza di superfici la cui quota oscilla tra 82 ed 87 m slm. Tali depositi sono caratterizzati da sedimenti incoerenti di natura ghiaioso- sabbiosa con uno strato d’alterazione di spessore ridotto. Rappresentano aree completamente stabilizzate in quanto intensamente coltivate.

Nella Tavola 02 Carta litologica e geomorfologica, redatta alla scala 10.000 su base CTR, sono state riportate le caratteristiche litologiche superficiali relative al substrato che si trova al di sotto degli orizzonti pedogenizzati fino alla profondità di circa 2 metri dal pc. A tal fine sono stati utilizzati i dati riportati nel SIT della Regione Lombardia – Basi ambientali della pianura (tematismo litologia), integrati dai sopralluoghi effettuati.

Nel territorio comunale di Palazzo Pignano sono state individuate le seguenti unità litologiche:

Unità G1P: l’unità è formata da ghiaie poco gradate, con substrato calcareo o poco calcareo, posto ad una profondità compresa fra 50 e 200 cm dal pc.

Unità G1PS: l’unità è formata da ghiaie poco gradate con sabbia con substrato calcareo posto ad una profondità compresa fra i 50 ed i 100 cm dal piano campagna.

Unità G1WS: si tratta di ghiaie ben gradate con sabbia, con substrato calcareo posto fra i 50 ed i 100 cm dal piano campagna.

Unità G2WLS: l’unità è formata da ghiaie ben gradate con limo e sabbia. Il substrato calcareo si colloca entro i primi 50 cm dal pc.

Unità G3L: si tratta di ghiaie limose con substrato non calcareo posto tra 100 e 200 cm dal pc.

Unità L4S: l’unità è formata da limi con sabbia, con substrato calcareo posto tra 50 e 100 cm dal pc.

Unità S1P: si tratta di sabbie poco gradate su substrato non calcareo posto tra 100 e 200 cm dal pc.

Unità S1PG: l’unità è composta da sabbie poco gradate con ghiaia su susbtrato calcareo posto tra 100 e 200 cm dal piano campagna.

Unità S2PLG: trattasi di sabbie poco gradate con limo e ghiaia, su substrato poco calcareo posto tra 50 e 100 cm dal pc.

Di seguito si riportano le stratigrafie dei sondaggi allegati al precedente studio geologico (da T1 a T4) ed eseguiti dallo scrivente nel corso d’indagini sul territorio comunale (T5).

Trincea T1 – Palazzo Pignano

Da (m dal pc) A (m dal pc) descrizione

0.00 0.80 Sabbia e ghiaietto

0.80 1.80 Ghiaietto e sabbia

1.80 3.00 Sabbia mista a ghiaia e ciottoli Falda assente nell’ambito della profondità d’indagine

Trincea T2 – Cimitero Palazzo Pignano/ SP 35

Da (m dal pc) A (m dal pc) descrizione

0.00 0.40 Terreno vegetale

0.40 2.00 Sabbia e ghiaie

2.00 4.00 Ghiaie grossolane miste a sabbia

4.00 7.00 Ghiaie con ciottoli e qualche trovante miste a sabbia Falda a – 6 m dal pc

Trincea T3 – a nord di C.na Gandini

Da (m dal pc) A (m dal pc) descrizione

0.00 2.00 Ghiaietto, ghiaie e ciottoli misti a sabbia 2.00 3.00 Ghiaie e ciottoli con sabbia grossolana Falda assente nell’ambito delle profondità indagate

Trincea T4 – Scannabue

Da (m dal pc) A (m dal pc) descrizione

0.00 0.40 Terreno vegetale

0.40 1.50 Ghiaietto e ghiaie con sabbia

1.50 3.00 Sabbia grossolana mista a ghiaie e ciottoli Falda assente nell’ambito delle profondità indagate

Trincea T5 – Cna Gandini/ SP 35

Da (m dal pc) A (m dal pc) descrizione

0 0.50 Terreno agrario marrone- marrone scuro

0.50 2.80 Ghiaia ben stratificata con sabbia e ciottoli

2.80 3.40 Sabbia pulita

3.40 4.00 Ghiaia e sabbia con ciottoli

Falda a 3.4 m dal ciglio scavo (5 m dal piano stradale della provinciale)

Foto 12: trincea T5.

Le profondità raggiunte dalle trincee (3-4 m) si ritengo esaustive ai fini della presente indagine. In tutti gli scavi si è rilevata la presenza di un substrato costituito da terreni granulari sciolti con granulometrie variabili dalle ghiaie e sabbie con modeste percentuali di matrice fine, secondo una disposizione irregolare che non ha consentito la ricostruzione dei limiti e quindi una zonazione in unità litotecniche del territorio comunale. Nel complesso non si registrano comunque particolari problemi di natura geotecnica per l’area in esame.

Un discorso a parte merita l’area a cavallo dell’Acquarossa (zona dei Ronchi e Moso di Trescore), la cui origine paludose pone l’accento sulla potenziale presenza di orizzonti litologici a componente fine e comportamento coesivo (argille e limi) o con torba. Ai fini dell’attribuzione delle classi di fattibilità

Un discorso a parte merita l’area a cavallo dell’Acquarossa (zona dei Ronchi e Moso di Trescore), la cui origine paludose pone l’accento sulla potenziale presenza di orizzonti litologici a componente fine e comportamento coesivo (argille e limi) o con torba. Ai fini dell’attribuzione delle classi di fattibilità

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