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STUDIO GEOLOGICO COMUNALE AI SENSI DELLA L.R. 12/05

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Academic year: 2022

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(1)

PALAZZO PIGNANO

COMPONENTE GEOLOGICA, IDROGEOLOGICA E SISMICA DEL

PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

STUDIO GEOLOGICO COMUNALE AI SENSI DELLA L.R. 12/05

N E LO MBA R DI A P R O VIN C IA DI C R EMO

Adottata il _ _ / _ _ / _ _ con Delibera C.C. n. _ _ Pubblicazione BURL del _ _ / _ _ / _ _ n. _ _

Pubblicata all’albo pretorio dal _ _ / _ _ / _ _ al _ _ / _ _ / _ _ Approvata il _ _ / _ _ / _ _ con Delibera C.C. n. _ _

Pubblicazione BURL del _ _ / _ _ / _ _ n. _ _

Elaborato

RELAZIONE DESCRITTIVA E N.T.A.

I tecnici

dott. Geol. Massimo Marella

(o.g.l. 1178)

dott. Geol. Marco Carraro

(o.g.l. 701)

Data emissione Novembre 2010

Commessa 09/0467

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INDICE

1. PREMESSA ... 2

2. METODOLOGIA DI LAVORO ... 3

3. INQUADRAMENTO TERRITORIALE ... 5

4. ASPETTI CLIMATICI ... 6

5. CARATTERI GEOPEDOLOGICI ... 8

6. ELEMENTI GEOMORFOLOGICI E LITOLOGICI ... 14

7. RETICOLO IDROGRAFICO ... 27

8. IDROGEOLOGIA ... 36

9. ANALISI DEL RISCHIO SISMICO ... 44

10. RACCORDO CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA ... 50

11. CARTA DEI VINCOLI E CARTA DI SINTESI ... 51

12. CARTA DELLA FATTIBILITA’ GEOLOGICA PER LE AZIONI DI PIANO ... 55

13. NORME GEOLOGICHE DI ATTUAZIONE ... 56

Allegati

 Allegato 01: Schede fontanili

 Allegato 02: stratigrafie, schede pozzi

Elaborati cartografici

 Tavola 1: Carta Pedologica, scala 1:10.000, base CTR

 Tavola 2: Carta Litologica e geomorfologica, scala 1:10.000, base CTR

 Tavola 02 –bis – Orli di scarpata morfologica – Comparazione PTCP / Studio geologico, base CTR

 Tavola 3: Carta Idrogeologica con elementi idrografici, scala 1:10.000, base CTR

 Tavola 4: Sezioni idrogeologiche, scala grafica

 Tavola 5: Carta della pericolosità sismica, scala 1:10.000, base CTR

 Tavola 6: Carta dei vincoli e di sintesi, scala 1:5.000, base aerofotogrammetrico comunale.

 Tavola 7: Carta della Fattibilità Geologica per le azione di Piano, scala 5.000, base aerofotogrammetrico comunale.

 Tavola 7bis: Carta della Fattibilità Geologica per le azione di Piano, scala 10.000, base CTR.

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1. PREMESSA

Il presente è stato redatto su incarico dell’amministrazione Comunale di Palazzo Pignano nell’ambito della stesura del Piano di Governo del Territorio del Comune di Palazzo Pignano, affidato allo studio C.P.U. Srl di Orzinuovi.

Il comune di Palazzo Pignano risulta dotato di un precedente studio geologico redatto dal Dott. Geol. R.

Cazzoletti nel Novembre 1998, ed approvato dalla Direzione Generale Territorio ed Urbanistica con deliberazione n. VII/6430 del 12/10/01. A seguito delle osservazioni contenute nella delibera di approvazione il tecnico estensore ha provveduto all’aggiornamento della Carta della Fattibilità delle Azioni di Piano (data Novembre 2001).

In tale sede si ritiene importante sottolineare come tutte le fasi di stesura della presente indagine e del nuovo Piano di Governo del Territorio siano state svolte in un contesto di continuo confronto/ discussione tra i sottoscritti e gli estensori del nuovo strumento urbanistico comunale.

Nella presente indagine si sono considerati anche gli strumenti di Pianificazione sovraordinata aventi contenuti di natura geologico- idrogeologica, come esplicitato nei capitoli successivi.

Il comune non rientra nelle aree interessate dalla perimetrazione del Piano stralcio per l’Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino del Fiume Po per quanto riguarda le fasce fluviali od i dissesti idrogeologici.

Il comune non rientra nell’elenco di quelli soggetti all’iter di cui all’art. 18 delle NdaA del PAI (allegato 13 Dgr 8/7374/2008).

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2. METODOLOGIA DI LAVORO

Per l’esecuzione del presente studio ci si è attenuti alle indicazioni metodologiche riportate nei “Criteri attuativi l.r. 12/05 per il governo del territorio. Componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio” approvata con D.g.r. n. 8/1566 del 22 Dicembre 2005 e modificata con D.g.r. n.

8/7374 del 28 Maggio 2008.

In particolare il lavoro si è articolato nelle seguenti tre fasi:

1. Fase di analisi (ricerca bibliografica, d’inquadramento e di approfondimento/ integrazione);

2. Fase di sintesi/ valutazione;

3. fase di proposta.

2.1. FASE DI ANALISI

2.1.1. Ricerca storica e bibliografica

Nella fase di analisi si è proceduto alla raccolta di tutte le informazioni disponibili sul territorio in esame attraverso la consultazione di tutte le fonti bibliografiche disponibili. Tra le diverse fonti utilizzate le principali sono rappresentate da:

 Comune di Palazzo Pignano – documentazione geologica depositata presso UTC;

 Archivio dell’Ufficio Tecnico Comunale; analisi delle diverse pratiche edilizie e di ricerca/

concessione per le derivazioni di acque sotterranee.

 Provincia di Cremona – Sistema Informativo Territoriale.

 Sistema informativo territoriale della regione Lombardia.

 Ersaf, carta pedologica.

Per quanto riguarda una visione completa dei documenti considerati in tale fase e dei dati estratti da ciascuno si rimanda alla lettura dei singoli capitoli.

2.1.2. Cartografia di inquadramento

I dati reperiti nella fase precedente, integrati dalle elaborazioni eseguite dal sottoscritto e dai rilievi di campagna , si è proceduto alla stesura di diversi elaborati cartografici di inquadramento estesi al solo territorio comunale o ad un intorno significativo, in funzione del tematismo considerato. La cartografia di riferimento utilizzata è la Carta Tecnica Regionale alla scala 1:10.000.

A supporto del presente studio sono state realizzate n. 6 tavole di inquadramento:

 Tavola 01: Carta Pedologica, scala 1:10.000, base CTR

 Tavola 02: Carta Litologica e egomorfologica, scala 1:10.000, base CTR.

 Tavola 03: Carta Idrogeologica con elementi idrografici, scala 1:10.000, base CTR

 Tavola 04: Sezioni idrogeologiche, scala grafica

 Tavola 05: Carta della pericolosità sismica locale, scala 1:10.000, base CTR

 Tavola 06: Carta dei vincoli e di sintesi, scala 1:5.000 base aerofotogrammetrica

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Per evitare di appesantire la relazione, in allegato sono riportati altri elaborati cartografici relativi ad altri tematismi che rappresentano parte integrante della presente.

2.1.3. Approfondimento/integrazione

In tale fase si è proceduto all’analisi dei dati disponibili, integrandoli con le osservazioni ed i dati raccolti dal sottoscritto durante i rilievi di campagna ed i monitoraggi eseguiti. Tale fase, i cui risultati si riflettono anche nella redazione delle cartografie d’inquadramento, ha come obiettivo la definizione dei rischi gravanti sul territorio comunale di Palazzo Pignano.

Elemento fondamentale in tale contesto è sicuramente l’analisi del rischio sismico finalizzato alla stesura della Carta della pericolosità sismica locale.

2.2. FASE DI SINTESI/ VALUTAZIONE

Tale fase si sviluppa attraverso la redazione della carta dei Vincoli e della Carta di Sintesi.

La Carta dei Vincoli, redatta per tutto il territorio comunale, riporta tutte le limitazioni d’uso del territorio derivanti da normative e piani sovra- ordinati in vigore a contenuto prettamente geologico, in particolare;

Vincoli derivanti dalla pianificazione di bacino;

Vincoli di Polizia idraulica;

Aree di salvaguardia delle captazioni ad uso idropotabile;

Nella Carta di Sintesi sono invece rappresentate le aree omogenee dal punto di vista della pericolosità e della vulnerabilità sito specifica, in funzione delle criticità geologico- tecniche, idrauliche ed idrogeologiche individuate.

Viste le caratteristiche del territorio comunale, nel caso di Palazzo Pignano si è ritenuto opportuno la realizzazione di un’unica tavola riportante sia gli elementi di sintesi sia i vincoli di natura idrogeologica presenti sul territorio comunale.

2.3. FASE DI PROPOSTA

Rappresenta la fase finale della redazione dello studio geologico che si traduce nella redazione della Carta di fattibilità geologica per le azioni di piano e delle Norme geologiche di attuazione.

Tale fase prevede una modalità standardizzata di attribuzione delle classi di fattibilità in funzione degli ambiti omogenei individuati per la pericolosità geologica- geotecnica e per il grado di vulnerabilità idraulica ed idrogeologica.

La Carta della Fattibilità Geologica per le azioni di Piano è stata redatta su base aerofotogrammetrica, alla stessa scala del PGT.

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3. INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Il comune di Palazzo Pignano è collocato nella porzione nord occidentale della Provincia di Cremona, circa 4 km nord ovest di Crema.

Si estende su una superficie di 9 kmq con un dislivello altimetrico complessivo di circa 10/12 m (91 m slm–

loc. a Madonna delle Vittorie e 79 metri slm, a sud del canale Vacchelli.

Il territorio comunale in esame confina con (da nord in senso orario): Agnadello, Torlino Vimercati, Trescore Cremasco, vaiano Cremasco, Mote Cremasco e Pandino.

Dal punto di vista urbanistico si possono riconoscere due frazioni distinte, Palazzo Pignano e Scannabue, posizionate a nord della “Paullese” ed i due nuclei di C.ne Gandini e C.ne Capri a nord della SP 35.

Figura 1- Ubicazione dell’area

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4. ASPETTI CLIMATICI

Nel presente capitolo si procede ad una breve inquadramento climatico dell’area in esame, prendendo come riferimento i dati dell’Ersaf (Paesaggi e suoli della Provincia di Cremona) e della stazione di Crema.

L’area considerata appartiene alla regione climatica padana con un clima di tipo continentale temperato da umido a sub-umido, caratterizzato da: inverni rigidi ed estati relativamente calde; elevata umidità; nebbie frequenti (specie in inverno); piogge piuttosto limitate (600/1000 mm/anno) ma relativamente ben distribuite durante tutto l’anno; ventosità ridotta e frequenti temporali estivi.

Di seguito si riportano i dati relativi alla stazione termo- pluviometrica di Crema per il periodo 1961- 1990.

G F M A M G L A S O N D

T °C 2.4 5.2 9.2 13.2 18.2 20.6 24.6 23.1 19 14.9 7.0 3.7

P mm 63 68 77 82 95 68 61 91 73 100 91 59

Tabella 1: Media delle temperature (°C) e delle precipitazioni (mm) mensili, stazione di Crema (1961-1990)

L’andamento delle precipitazioni evidenzia l’andamento tipico dell’area padana, con i due massimi in primavera (Maggio) ed in autunno (Ottobre) e con precipitazioni modeste nel periodo estivo . Il mese più piovoso risulta essere Ottobre con circa 100 mm medi. Nel complesso le precipitazioni risulta comunque ben distribuite nel corso dell’anno.

Figura 2: Stazione di Crema- andamento mensile delle precipitazioni

L’andamento delle precipitazioni totali annue per il periodo considerato si attesta su valori compresi fra i 600 ed i 1000 mm/anno, ad eccezione di alcune punte sopra i 1500 mm del 1977.

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Figura 3: Stazione di Crema- precipitazione totali annue (mm)

Per quanto riguarda le temperature i minimi termici si registrano generalmente in Gennaio ed i massimi in Luglio, con una media annua di 13 °C.

Figura 4: Stazione di Crema- andamento mensile delle temperature (°C)

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5. CARATTERI GEOPEDOLOGICI

Nel presente capitolo si illustrano le caratteristiche pedologiche del territorio in esame e si procede alla descrizione di alcune proprietà applicative ritenute significative.

Per l’analisi delle caratteristiche pedologiche del territorio comunale di Palazzo Pignano sono stati presi come riferimento i seguenti lavori:

 Progetto “Carta Pedologica” – suoli e paesaggi della Provincia di Cremona (Ersal, 1997);

 Suoli e paesaggi della Provincia di Cremona – Ersaf e Regione Lombardia (2004).

 Sistema Informativo Territoriale – Basi informative dei suoli – regione Lombardia.

In tale sede si precisa come, vista la scala comunale dello studio, tale analisi pedologia sia da ritenersi a supporto esclusivo della pianificazione territoriale, rimandando ad indagini più mirate la valutazione delle singole peculiarità a scala aziendale.

5.1. I SUOLI DEL COMUNE DI PALAZZO PIGNANO

Le diverse Unità pedologiche presenti nel territorio comunale sono riportate nella Tavola 01 - Carta Pedologica, redatta alla scala 1:10.000 su base CTR. In legenda è riportato il riferimento alle Unità Cartografiche dell’Ersaf. Nella tavola sono riportate anche alcune proprietà applicative dei suoli ritenute particolarmente significative ai fini della pianificazione territoriale. Di seguito si riporta una breve descrizione della serie dell’unità cartografica riportata in carta, rimandando per ulteriori approfondimenti alle pubblicazioni precedentemente descritte.

Unità cartografica CSB2 – C.na S. Antonio Bariano

I suoli CSB presentano topsoil con spessore di 35 cm, colori bruno-scuri, scheletro comune o frequente, tessitura franco-sabbiosa o franca, da scarsamente calcareo a calcareo, a reazione subalcalina o alcalina. Subsoil con orizzonti profondi spessi 25 cm con tessitura franco-sabbiosa, colore bruno giallastro scuro, con scheletro da frequente ad abbondante, da scarsamente calcarei a calcarei, a reazione alcalina. Substrato a partire da 55-60 cm, ghiaioso ciottoloso a matrice sabbiosa, calcareo.

Unità cartografica CZR1/ADA1 – C.na Castello / Castiglione d’Adda Si tratta di un’unità composta.

I suoli CZR presentano un orizzonte superficiale di spessore 20-30 cm, di colore bruno grigiastro scuro, a tessitura franca; scheletro frequente, molto piccolo; sono subalcalini e scarsamente calcarei. Il substrato parte generalmente da 20-30 cm di profondità, di colore bruno oliva (grigio, a tessitura franco sabbiosa; scheletro abbondante, piccolo e molto piccolo; sono alcalini e calcarei.

I suoli ADA presentano un orizzonte superficiale di spessore 30-50 cm, di colore bruno, a tessitura franco limosa; sono da neutri a subalcalini; gli orizzonti profondi, nella loro parte superiore (Bw), hanno spessore di 25-30 cm, colore bruno o bruno scuro con screziature grigio scure, tessitura franco limosa (franco sabbiosa); sono da neutri a subalcalini; mentre nella parte inferiore (Bg), hanno spessore di 14-20 cm, colore grigio scuro con screziature bruno giallastro scuro; tessitura franca; sono neutri. Il substrato parte generalmente da 90-100 cm di profondità, di colore grigio, a tessitura sabbiosa (franco sabbiosa; sono da moderatamente calcarei a molto calcarei, subalcalini ed alcalini.

Unità cartografica FER1/ISE1 – C.na Ferramosa / Isengo

I suoli FER presentano un orizzonte superficiale di spessore 30-50 cm, di colore bruno oliva, a tessitura franca; sono da subalcalini ad alcalini, da non calcarei a scarsamente calcarei; gli orizzonti profondi, nella loro parte superiore (Bw), hanno spessore di 16 cm, colore bruno, a tessitura franca; sono subalcalini; mentre nella parte inferiore hanno orizzonte petrocalcico (Ckm), di spessore 10 cm, colore grigio chiaro, a tessitura franco sabbiosa; sono molto calcarei

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ed alcalini. Il substrato a partire da 56-90 cm di profondità, ha tessitura franco sabbioso o sabbiosa, scheletro molto abbondante, medio e piccolo; colore bruno giallastro o grigio; sono da calcarei a fortemente calcarei ed alcalini. I suoli ISE presentano un orizzonte superficiale di spessore 35-40 cm, di colore bruno oliva, a tessitura da franca a franco sabbiosa, scheletro da assente a comune, piccolo e molto piccolo; sono prevalentemente neutri; gli orizzonti profondi, nella loro parte superiore (Bt), hanno spessore di 10-20 cm, colore bruno oliva chiaro o bruno giallastro con screziature bruno scuro, tessitura da franco sabbiosa a franco sabbioso argillosa; hanno poche o comuni argillans;

sono alcalini, da non calcarei a moderatamente calcarei; mentre nella parte inferiore (BC), hanno spessore di 20 cm circa, colore bruno oliva chiaro con screziature bruno giallastro, tessitura franco sabbioso argillosa, scheletro abbondante, piccolo e molto piccolo; sono subalcalini, da non calcarei a scarsamente calcarei. Il substrato parte generalmente da 65 cm di profondità, di colore grigio brunastro chiaro con screziature giallo brunastro; di tessitura franco sabbiosa o sabbiosa, scheletro abbondante, piccolo e molto piccolo; sono alcalini e moderatamente calcarei.

Unità cartografica FMA1 – C.na Famosa

I suoli presentano un orizzonte superficiale di spessore 30-50 cm, di colore bruno gialastro scuro, a tessitura franco limosa, scheletro scarso, molto piccolo; sono alcalini (subalcalini), da calcarei a molto calcarei; gli orizzonti profondi (Bw), hanno spessore di 55 cm circa, colore bruno giallastro (bruno), tessitura franco limiosa; sono alcalini, da molto a fortemente calcarei. Il substrato a partire da 95-145 cm di profondità, ha tessitura franco limosa o franco sabbiosa (sabbiosa), scheletro da assente a comune,molto piccolo; colore da grigio a bruno oliva chiaro; sono da alcalini a molto alcalini; da molto calcarei a fortemente calcarei.

Unità cartografica GNR1 – Cigognaro Azzanello

I suoli presentano un orizzonte superficiale di spessore 30-40 cm, di colore bruno, a tessitura franca (franco sabbiosa);

gli orizzonti profondi, nella loro parte superiore (Bt), hanno spessore di 40-55 cm, colore bruno o bruno rossastro, tessitura franca, franco sabbiosa (franco sabbioso argillosa); nella parte intermedia (BC), hanno spessore di 20-30 cm, colore bruno forte, tessitura sabbiosa o franco sabbiosa; mentre nella parte inferiore (CB), hanno spessore di 15-35 cm, colore bruno giallastro, tessitura sabbiosa. Il substrato parte generalmente da 110-145 cm di profondità, di colore bruno oliva (bruno grigiastro), scheletro comune molto piccolo, a tessitura sabbiosa, sono calcarei e alcalini. Questi suoli sono prevalentemente subacidi entro 90 cm, e neutri da 90 a 110 cm di profondità.

Unità cartografica ISG1 – Isengo1

I suoli presentano un orizzonte superficiale di spessore 35-38 cm, di colore bruno grigiastro scuro (bruno oliva), a tessitura da franca a franco argillosa, scheletro comune, molto piccolo e piccolo; sono da neutri a subalcalini; gli orizzonti profondi, nella loro parte superiore (Btg), hanno spessore di 32-35 cm, colore bruno o bruno grigiastro (bruno oliva) con screziature da grigio a bruno giallastro scuro, tessitura da franca a franco sabbiosa, scheletro da assente a comune, molto piccolo e piccolo; hanno poche argillans; sono subalcalini; mentre nella parte inferiore (BCg), hanno spessore di 20 cm circa, colore grigio con screziature bruno oliva chiaro, tessitura sabbioso franca, scheletro scarso molto piccolo; sono alcalini, da non calcarei a scarsamente calcarei. Il substrato parte generalmente da 90 cm di profondità, di colore grigio; di tessitura franco sabbiosa o sabbiosa, scheletro abbondante, piccolo e medio; sono alcalini e moderatamente calcarei.

Unità cartografica MAP3 – Mapello

I suoli MAP presentano topsoil ha uno spessore medio di 35 cm, con colori bruno giallo scuri, scheletro comune molto piccolo e piccolo, tessitura da franca a franca limosa, non calcareo, reazione subacida. Il subsoil è costituito da una serie di orizzonti profondi ben espressi, con uno spessore medio di circa 50cm, colori da bruno a bruno giallastro scuro, scheletro abbondante medio e grande, tessitura franca, non calcarei, reazione subacida. Substrato a partire da 150-180 cm ghiaioso-ciottoloso.

Unità cartografica PSG1 – Pieve S. Giacomo

I suoli presentano un orizzonte superficiale di spessore 30-40 cm, di colore bruno scuro, a tessitura franca (franco sabbiosa); sono neutri; gli orizzonti profondi, nella loro parte superiore (Bt), hanno spessore di 50-65 cm, colore bruno, tessitura franco sabbiosa o franca; sono da neutri a subacidi; mentre nella parte inferiore (BC), hanno spessore di 20- 35 cm, colore bruno giallastro con screziature bruno oliva chiaro; tessitura sabbioso franca; sono neutri (subacidi). Il substrato sabbioso parte generalmente da 100-135 cm di profondità, di colore bruno giallastro chiaro; sono da non calcarei a scarsamente calcarei, da neutri ad alcalini.

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Unità cartografica PTD2 – Piantade

I suoli presentano un orizzonte superficiale di spessore 30-40 cm, di colore bruno grigiastro scuro (bruno oliva), a tessitura franca o franco argillosa, scheletro da scarso a comune, molto piccolo; sono alcalini o subalcalini, scarsamente calcarei; gli orizzonti profondi (Bg), hanno spessore di 20-30 cm, colore bruno grigiastro (bruno oliva chiaro), tessitura argilloso limosa (argillosa), scheletro da assente a scarso, molto piccolo; sono alcalini o subalcalini, scarsamente calcarei. Il substrato a partire da 50-70 cm di profondità, ha tessitura franco sabbiosa o sabbiosa, scheletro abbondante o molto abbondante piccolo e molto piccolo; colore grigio scuro; sono da subalcalini ad alcalini;

da moderatamente calcareia calcarei.

Unità cartografica RSE2 – Risaie

I suoli presentano un orizzonte superficiale di spessore 30-40 cm, di colore bruno grigiastro molto scuro, a tessitura franca o franco argillosa, scheletro da scarso a comune, molto piccolo; sono neutri o subalcalini, da non calcarei a scarsamente calcarei; gli orizzonti profondi (Bg), hanno spessore di 20-30 cm, colore grigio scuro (grigio verdastro), tessitura franca, scheletro da comune a frequente, molto piccolo e medio; sono alcalini o subalcalini, na non calcarei a scarsamente calcarei. Il substrato a partire da 60-100 cm di profondità, ha tessitura franco sabbiosa o sabbiosa, scheletro da abbondante a molto abbondante, medio o grande (molto piccolo e piccolo); colore grigio bluastro; sono alcalini; da moderatamente calcareia calcarei.

Unità cartografica SOS1/ATI1 – C.na Dosso / Casaletti

I suoli SOS presentano un orizzonte superficiale di spessore 25-30 cm, di colore bruno grigiastro (bruno scuro), a tessitura franco sabbiosa; scheletro comune, piccolo e medio; sono neutri; gli orizzonti profondi (Bt), hanno spessore di 75 cm, colore bruno, tessitura franco sabbiosa; hanno poche argillans; hanno scheletro abbondante piccolo e medio; sono neutri. Il substrato parte generalmente da 100 cm di profondità, di colore bruno giallastro, a tessitura sabbiosa; scheletro abbondante, piccolo e medio; sono subalcalini e da scarsamente calcarei a moderatamente calcarei.

I suoli ATI presentano un orizzonte superficiale di spessore 30-40 cm, di colore bruno grigiastro scuro, a tessitura franco sabbiosa o franca; scheletro comune (scarso), sono prevalentemente subacidi, da non calcarei a moderatamente calcarei; gli orizzonti profondi, nella parte superiore (Bw), hanno spessore da 12 a 50 cm; colore bruno (bruno scuro), tessitura da franco sabbiosa a sabbioso franca; scheletro abbondante, molto piccolo; sono neutri e da non calcarei a calcarei; mentre nella parte inferiore (BC), hanno spessore da 38 a 40 cm; colore bruno o bruno scuro, tessiturale sabbioso franca o sabbiosa; scheletro abbondante, da piccolo a molto piccolo; sono alcalini e calcarei. Il substrato parte generalmente da 90 a 130 cm di profondità, di colore bruno oliva chiaro, a tessitura sabbioso franca (sabbiosa), cheletro abbondante, piccolo e molto piccolo; sono alcalini e molto calcarei.

5.2. PROPRIETA’ APPLICATIVE

Dall’elaborazione dei dati relativi ad singola unità pedologica presente nel territorio comunale, con altri elementi ambientali (es: condizioni climatiche, erosione, pendenza della superficie topografica) possibile ottenere delle carte derivate relative ad alcune caratteristiche applicative dei diversi suoli. Nei seguenti paragrafi si procede alla descrizione delle diverse caratteristiche applicative individuate dall’Ersaf per il territorio comunale in esame.

5.2.1. La Capacita’ d’uso dei suoli

La Capacità d’uso dei suoli viene così definita: “le potenzialità d’uso agro- silvo- pastorale, contrastate dal grado e dal numero delle limitazioni difficilmente eliminabili, che presentano i suoli di un dato territorio, con o senza specifiche pratiche di difesa e conservazione” (Ersal- Glossario pedologico- 1998). Essa rappresenta praticamente le potenzialità e le relative limitazioni per un loro utilizzo agro- silvo- pastorale indipendentemente dai possibili interventi antropici.

L’individuazione della capacità d’uso dei suoli di un territorio ha come obiettivo quello di evidenziare le aree a maggiore vocazione agricola, e conseguentemente di adottare le misure necessarie alla loro

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Per la definizione della classe di capacità d’uso dei suoli è valutata seguendo la metodologia “Land Capability Classification” elaborata nel 1961 dal Soil Conservation Service del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Tale metodologia è stata adattata alla situazione della nostra regione dall’E.R.S.A.L. (ora E.R.S.A.F.) nel 1996.

La metodologia prevede l’uso di otto classi principali (indicate da numeri romani) e da sottoclassi ed unità che possono essere introdotte in base al tipo e alla gravità delle limitazioni che ostacolano le normali pratiche agricole.

Delle otto classi le prime 4 (dalla I alla IV) sono, seppur con crescenti limitazioni, adatte all’uso agricolo, dalla V alla VII sono inadatti all’uso agricolo mentre sono adatti al pascolo ed alla forestazione, mentre la classe VIII è da utilizzarsi a fini naturalistici e ricreativi.

I suoli appartenenti alla medesima classe possono presentare delle limitazioni correlate a fattori diversi evidenziati dalla presenza di un suffisso vicino alla classe. Tali limitazioni sono riassumibili in:

limitazioni legate a sfavorevoli condizioni climatiche (C);

limitazioni legate a caratteristiche negative del suolo come l’abbondante pietrosità, la scarsa profondità, la sfavorevole tessitura e lavorabilità ed altre (s);

limitazioni legate all’eccesso di acqua, dentro e sopra il suolo, che interferisce con il normale sviluppo delle colture (w);

limitazione legate al rischio di erosione (e).

Di seguito si riporta la definizione fornita dall’ USDA dei suoli presenti nel territorio comunale in esame:

Classe I: Suoli che presentano pochissimi fattori limitanti il loro uso e che sono quindi utilizzabili per tutte le colture.

Classe II: Suoli che presentano moderate limitazioni che richiedono una opportuna scelta delle colture e/o moderate pratiche conservative.

Classe III: Suoli che presentano severe limitazioni, tali da ridurre la scelta delle colture e da richiedere speciali pratiche conservative.

In sintesi risulta come Palazzo Pignano sia caratterizzato dalla presenza di suoli “adatti ad un utilizzo a fini agricoli”. Le limitazioni principali sono ascrivibili alle caratteristiche negative del suolo (s) ed all’eccesso di acqua (w). Per quanto riguarda la capacità d’uso del suolo delle singole unità si rimanda alla loro descrizione riportata nel paragrafo precedente.

5.2.2. Attitudine allo spandimento agronomico dei liquami zootecnici

Vista la connotazione agricola del territorio comunale, e la presenza di diversi allevamenti suinicoli, riveste particolare importanza l’attitudine dei suoli a ricevere i liquami d’origine zootecnica limitando al minimo i rischi di compromissione delle risorse idriche sotterranee e superficiali.

Il pericolo per le acque superficiali è legato alle possibilità di ruscellamento dei liquami che possono trasportare sostanze nocive quali: fosforo, sostanza organica, azoto ammoniacale e nitrico, rame e zinco.

Le acque sotterrane possono invece essere interessate da fenomeni d’inquinamento connessi alla lisciviazione in profondità dei nitrati prodotti dal metabolismo microbico dei liquami che si svolge negli strati superficiali del suolo.

Tale attitudine, oltre che dalle proprietà intrinseche del suolo, è condizionata anche da caratteristiche esterne tra le quali assume rilevanza l’epoca di spandimento dei liquami in funzione dello stato vegetativo delle colture. Il periodo idoneo allo spandimento dei liquami zootecnici deve essere limitato a quello immediatamente precedente (in fase di pre- emergenza) o in contemporanea allo sviluppo iniziale delle colture sul campo e nelle fasi vegetative che richiedono maggiori consumi di elementi nutritivi. Il rispetto di tali tempistiche consente di ottenere un migliore assorbimento degli elementi nutritivi da parte delle colture, in particolare dei composti azotati, e un rallentamento della lisciviazione degli stessi in profondità.

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Per quanto riguarda la valutazione delle caratteristiche di un suolo a ricevere i liquami zootecnici si fa sempre riferimento allo schema interpretativo adottato dall’Ersal (1996), che prevede quattro classi attitudinali:

Suoli adatti (S1): i suoli adatti hanno generalmente un drenaggio buono o mediocre, sono profondi e la morfologia del territorio è pianeggiante.

Suoli moderatamente adatti (S2). In questa classe rientrano i suoli caratterizzati da moderate limitazioni allo spandimento legate al alcuni singoli fattori, od alla loro concomitanza, quali: moderata pendenza, presenza di scheletro, tessitura da media a grossolana, drenaggio moderatamente rapido.

Suoli poco adatti (S3). I suoli di questa classe hanno caratteristiche tali da determinare un forte aumento dei fattori di rischio. In particolare la presenza di falda intorno al metro di profondità, il drenaggio rapido, la tessitura moderatamente grossolana, nonché la somma di questi fattori suggeriscono di ritenere l’uso di questi suoli non particolarmente adatto allo spandimento dei liquami.

Suoli non adatti (N). Lo spargimento di liquami su questi suoli non è praticabile per la presenza di fattori quali:

la pietrosità eccessiva, la falda superficiale e lo scheletro abbondante.

Rimandando allo schema interpretativo dell’Ersal l’approfondimento della metodologia di attribuzione della classe ad ogni suolo, di seguito si citano solamente in diversi fattori limitanti che entrano in gioco:

inondabilità, rocciosità, pietrosità, pendenza, drenaggio, falda, scheletro, caratteristiche vertiche (fessurazioni), profondità strato permeabile,tessitura del primo metro e presenza e profondità degli orizzonti organici.

Il territorio comunale di Palazzo Pignano è caratterizzato dalla presenza di suoli da adatti / moderatamente adatti nel settore Ovest e da suoli poco/ non adatti nel settore est.

5.2.3. Capacità protettiva nei confronti delle acque sotterranee

Questa interpretazione esprime la capacità dei suoli di controllare il trasporto di inquinanti idrosolubili in profondità con le acque di percolazione in direzione delle risorse idriche sottosuperficiali. Le precipitazioni e, soprattutto l'irrigazione, sono considerate le principali fonti di acqua disponibile per la lisciviazione dei prodotti fitosanitari o dei loro metaboliti attraverso il suolo. La valutazione della capacità protettiva dei suoli assume pertanto una rilevanza particolare nelle aree ove vengono utilizzate tecniche irrigue a forte consumo di acqua. L'interpretazione fornita dall’Ersaf esprime la potenziale capacità del suolo di trattenere i fitofarmaci entro i limiti dello spessore interessato dagli apparati radicali delle piante e per un tempo sufficiente a permetterne la degradazione; non è invece riferita a specifici antiparassitari o famiglia di prodotti fitosanitari. Le proprietà pedologiche che rientrano nel modello interpretativo sono correlate con la capacità di attenuazione e il comportamento idrologico del suolo. Tali caratteristiche del suolo sono: la permeabilità, la profondità della falda, la granulometria, le proprietà chimiche (pH, CSC). Il modello prevede, in sintonia anche con criteri interpretativi analoghi utilizzati in Europa e negli Stati Uniti, la ripartizione dei suoli in tre classi di classi di capacità protettiva nei confronti delle acque profonde: elevata, moderata e bassa.

Per quanto riguarda la variazione della capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque sotterranee si rimanda alla tavola 01.

5.2.4. Capacità protettiva nei confronti delle acque superficiali

Questa interpretazione, complementare alla precedente esprime la capacità dei suoli di controllare il trasporto di inquinanti con le acque di scorrimento superficiale in direzione delle risorse idriche di superficie. Gli inquinanti distribuiti sul suolo possono essere trasportati nelle acque che scorrono sulla superficie del suolo stesso, o in soluzione, o adsorbiti sulle particelle solide contenute in tali acque. Come la precedente, anche questa interpretazione ha carattere generale e consente la ripartizione dei suoli in tre classi a decrescente capacità protettiva. Molto spesso il comportamento idrologico dei suoli è tale che a

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capacità protettive elevate nei confronti delle acque superficiali corrispondono minori capacità protettive nei confronti delle acque sotterranee e viceversa. caratteri geomorfologici e geolitologici. Per quanto riguarda la variazione della capacità protettiva dei suoli nei confronti delle acque superficiali si rimanda alla tavola 01.

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6. ELEMENTI GEOMORFOLOGICI E LITOLOGICI

Prima di entrare nell’analisi di dettaglio delle caratteristiche geomorfologiche e litologiche di Palazzo Pignano si ritiene opportuno procedere ad una breve descrizione dell’evoluzione del territorio nel corso del tempo, ripresa dallo studio geologico precedente.

“Il comune di Palazzo Pignano è collocato nella porzione nord occidentale della provincia di Cremona. Ai tempi delle invasioni barbariche tale territorio era un isola. Questa affermazione è confermata da quanto riportato nella pubblicazione “Terre Nostre- storia dei paesi del Cremasco” di Mons. Angelo Zavaglio. Era un isola poiché circondata dai fiumi Adda e Oglio che si allargavano nei bassi fondi della pianura come un grande lago detto “Gerundo”, da cui emergeva la vasta Isola Fulcheria, spartita in due dal Fiume Serio e su cui sorsero la città di Crema e i suoi villaggi tra cui Palazzo Pignano”. La porzione meridionale del territorio di Palazzo Pignano in prossimità della frazione di Scannabue era occupata dal “Moso”, una zona paludoso- acquitrinosa che ancor oggi ha conservato l’antico nome

“Moso di Trescore”. Col tempo i contadini bonificarono e coltivarono la terra, asportandone le acque e prosciugarono le paludi mediante la costruzione di canali di scolo ancora oggi utilizzati per l’irrigazione; ne è un esempio l’Acqua Rossa che scorre sul confine tra i comuni di Palazzo Pignano e Trescore. Il nome Lago Gerundo non è che una forma volgare di quella che oggi si chiamerebbe lanca di fiume, cioè quegli stagni perifluviali di forma semilunare che hanno origine da meandri abbandonati. Gerundo equivale a “gera” o immenso deposito ghiaioso che oggi occupa lo spazio un tempo occupato dalle acque del lago. Infatti la litologia prevalente nel sottosuolo di Palazzo Pignano e nei territori limitrofi è quella ghiaiosa e ghiaioso- sabbiosa ad eccezione del già menzionato “Moso” dove prevalgono depositi limosi tipici degli ambienti paludosi. Il lago deve la sua origine al fatto che il fiume Adda e il serio, sfociando in pianura dopo il loro corso montano, trovarono un’ampia depressione prima di potersi immettere nel Po. Tale avvallamento fu riempito con le acque copiose e disordinate cariche di detriti provenienti dai rilievi che venivano gradualmente depositati. La superficie del lago Gerundo, compresa l’isola Fulcheria, poteva equipararsi ai maggiori laghi lombardi, mentre la profondità era minima; da quanto si può constatare con le misurazioni moderne non doveva superare la quarantina di metri che per analogia corrispondono esattamente con lo spessore di ghiaie presenti in buona parte del territorio cremasco, prima di incontrare orizzonti argillosi significativi, che sempre per analogia, si possono far corrispondere ai fondali dell’originario Lago Gerundo. Il graduale e continuo deposito alluvionale e gli sbocchi sempre più capaci e profondi che le acque correnti si scavavano per riversarsi nel Po, produssero in epoche relativamente recenti il prosciugamento delle zone lacustri, così che verso la fine del secolo XIII° l’antico lago era del tutto scomparso. Contemporaneamente, e nei secoli successivi, l’area venne bonificata e adibita all’attività agricola.

Connesso con il deposito alluvionale è rimasto fino ai giorni nostri il fenomeno delle risorgive, che affiorano con straordinaria abbondanza nella parte settentrionale del territorio cremasco. Anche nel territorio di Palazzo Pignano si riscontrano oggi tali fenomeni naturali che vengono ampiamente sfruttati per l’attività agricola. L’isola Fulcheria emergeva lievemente dalle acque del lago ed era invasa dalle acque stagnati. La palude maggiore era il “Moso”; tale palude si ritiene però che si fosse formata dall’invaso delle acque sorgive nella regione bassa. Il Moso prosciugato e bonificato progressivamente lungo i secoli XVI° e XIX°, ricevette un definitivo assestamento dopo il 1887, data di costruzione del canale Vacchelli, in cui furono fatte defluire le ultime acque. Il fondo paludoso e ricco di torba e di elementi fertilizzanti dati dai sedimenti vegetali e minerali che si depositavano, costituisce oggi un’amplissima e ricca zona agricola.”

L’azione morfodinamica dei corsi d’acqua ha portato ad una classazione granulometrica dei depositi alluvionali della pianura, con una prevalenza di depositi grossolani nei settori più settentrionali e fini in quelli meridionali. Tali differenziazioni granulometriche all’interno del materasso alluvionale, sono alla base della suddivisione della pianura in tre settori distinti:

L’Alta pianura ghiaiosa: caratterizzata dalla presenza di depositi grossolani costituiti da ciottoli, ghiaie e sabbie;

La Media pianura idromorfa (o zona di transizione): con depositi misti ghiaioso sabbiosi;

La Bassa pianura sabbiosa: dove prevalgono le granulometria fini (sabbie e limi).

Il passaggio tra l’alta e la bassa pianura viene fatto coincidere con la linea delle risorgive, caratterizzata dall’affioramento della falda freatica. Il comune di Palazzo Pignano si nelle monotone ed ampie strutture regionali della pianura, dal livello noto come “Piano Generale Terrazzato”, che risulta essere il più elevato

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ed esteso dei ripiani che in questa zona configurano l’assetto della pianura, ad una serie di terrazzi che raccordano il livello fondamentale della pianura con il fiume Adda.

Figura 5: inquadramento geomorfologico dell’area a scala provinciale

6.1. GEOMORFOLOGIA DEL TERRITORIO COMUNALE

Ad una prima analisi il territorio comunale di Palazzo Pignano si presenta morfologicamente pianeggiante, con un andamento NNW- SSE ed una pendenza media del 2 per mille. Nella realtà ciò nasconde un contesto morfologico più complesso, rappresentato da terrazzi, scarpate, dossi e depressioni (non sempre cartografabili) legate all’azione delle acque e delle attività antropiche che si sono succedute nel corso degli anni.

Dal punto di vista altimetrico si passa dai 91 m slm della Madonna delle Vittorie (a nord) ai 79 metri slm, a sud del canale Vacchelli.

Il territorio in esame risulta nella sua parte centrale leggermente rilevato rispetto ai settori più esterni, che invece degradano ad Ovest, verso l’Adda, ed a Est verso il Fiume Serio.

Quest’area più rilevata assume un aspetto fusiforme con andamento Nord- Sud, rappresenta una parte di quella che una volta era l’Isola Fulcheria, e le parti più ribassate circostanti rappresentano parte del Lago Gerundo o delle zona paludose (Moso di Trescore) anticamente presenti.

Il territorio comunale è caratterizzato da diversi scarpate con dislivello di qualche metro (generalmente sempre < 5), che raccordano il settore centrale sopraelevato, con il Fiume Tormo (ad Ovest) e l’area depressa del Moso di Trescore, ad est. Sulla carta sono state riportate le principali.

Nello specifico il settore occidentale è caratterizzato da una scarpata principale (h< 5m) con andamento circa Nord- Sud che separa le alluvioni antiche dell’Adda (verso Ovest) dai depositi alluvionali- fluvioglaciali del livello fondamentale della pianura. Verso est, in corrispondenza di Scannabue, una serie di scarpate con andamento parallelo alla precedente, immergenti verso Est, interrompono la continuità topografica del

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livello fondamentale della pianura, con una serie di terrazzi che degradano verso quella che un tempo era la piana fluviale del Fiume Serio.

Foto 1: scarpate morfologiche presenti sul territorio comunale.

Oltre alle scarpate principali, il territorio comunale è caratterizzato dalla presenza di elementi minori quali:

piccoli ripiani, dossi e depressioni la cui evidenza morfologica è talvolta mascherata dai successivi interventi di rimodellamento antropico o di urbanizzazione.

Per quanto riguarda l’individuazione e la rappresentazione degli orli di scarpata presenti nel territorio comunale si rimanda al paragrafo successivo.

Morfologicamente si segnalano anche le incisioni in corrispondenza dei corsi d’acqua principali che attraversano il territorio comunale e dei fontanili.

Nel complesso si tratta sempre di scarpate con rigetti modesti (2-3 m) per le quali non si sono rilevate particolari criticità o elementi di dissesto quiescenti o in atto.

Alla data odierna sul territorio comunale non sono presenti o previste nuove attività estrattive (Piano Cave in vigore approvato con delibere di Consiglio Regionale n. VII/803 e VII/804 del 27/05/03).

Si segnalano comunque alcune aree, evidenziate anche nel PTCP e presenti nel catasto delle cave della regione Lombardia, in passato oggetto di attività estrattiva di inerti. Tali aree sono localizzate: a ovest della C.na Madonna della Vittoria, a sud (ex Cava Gamberini) e sud- est di C.na Gandini e a sud dell’abitato di Palazzo Pignano, lungo la via Marconi.

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Figura 6: estratto catasto cave Regione Lombardia.

La ex- cava Gamberini, interessata in passato da smaltimento abusivo di materiali inerti, è già stata oggetto di caratterizzazione geologico- ambientale finalizzata alla valutazione della salubrità del suolo e della falda (eseguita dalla società Lithos Srl). La Provincia di Cremona- Settore Ambiente ha ritenuto concluso positivamente l’iter non rilevando situazioni di criticità (prot. N. 150511 prot. Rif. 119965 del 9 Agosto 2006). La cava raggiunge una profondità di circa 10 m con affioramento della falda freatica.

Le aree a sud di C.na Gandini e ad est della Madonna della Vittoria, risultano attualmente coltivate.

Foto 2: aree degradata a sud di Palazzo Pignano.

L’area a sud di Palazzo Pignano, lungo la via Marconi risulta abbandonata, con presenza vegetazione arboreo arbustiva e di rifiuti abbandonati sul fondo cava. Considerando il degrado di tale ambito, si ritiene

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doveroso evidenziarlo nella carta della fattibilità geologica per le azioni di piano, prevedendo una normativa specifica.

Non è stato possibile ricostruire cronologicamente gli interventi di sterro e riporto che hanno modificato nei secoli l’assetto plano altimetrico del territorio; vengono tuttavia segnalati numerosi livellamenti in corrispondenza dei terreni alluvionali della valle dell’Adda e di alcuni elementi dell’idrografia superficiale.

Tali modificazioni di chiara matrice antropica sono stati assorbiti e mascherati successivamente da altri interventi di natura edilizia.

Tra gli interventi antropici si segnala anche la realizzazione del canale Vacchelli, che scorre in corrispondenza del settore meridionale del comune, ribassato di diversi metri rispetto al piano campagna circostante. Anche l’attuale assetto idrografico potrebbe essere stato oggetto di importanti opere di bonifica idraulica che si sono sovraimposti alla naturale tendenza evolutiva del territorio.

L’approfondimento di alcuni canali irrigui, che oggi appaiono piuttosto incisi, avrebbero comportato un evidente effetto drenante contribuendo a bonificare le zone con ristagno d’acqua superficiale.

6.1.1. Orli di scarpata morfologica –modifica non sostanziale cartografica al PTCP (art. 34 comma 1).

Considerando quanto riportato nel PTCP della provincia di Cremona, ed i vincoli che esso prevede sulla componente “Orli di scarpata”, si è proceduto al rilievo geomorfologico di dettaglio su tale componente morfologica. Si è quindi proceduto alla verifica della corrispondenza fra quanto individuato dal PTCP come

“orlo di scarpata – soggetto all’art. 16.4 delle NTA) e l’assetto morfologico attuale del territorio comunale.

Con il presente studio si formula quindi una modifica cartografica non sostanziale al PTCP di cui all’art. 34 comma 1, sulla base dello stato risultanze delle indagini di campo eseguite.

Nelle tavole 02 e 06 si riportano gli orli di scarpata morfologica individuati sul territorio comunale (con altezza mediamente compresa fra 1e 3 m) così distinti:

Orli di terrazzo morfologico naturale, che conserva ancora un elevato valore paesaggistico e morfologico.

Orli di terrazzo morfologico antropizzato, interessato da interventi antropici al ciglio e/o al piede, che consente comunque l’individuazione delle antiche forme del paesaggio.

Non vengono considerati gli orli di terrazzo fortemente antropizzati, che hanno perso la loro valenza morfologica e paesistica essendo stati interessati da interventi antropici significativi, che risultano ormai completamente assorbiti dall’urbanizzato e non più visibili (se non per differenza altimetriche fra le abitazioni).

Di seguito si procede alla descrizione delle principali differenze riscontrate fra quanto proposto dal PTCP ed quanto emerso in sede di approfondimento sul terreno.

Zona abitato di Palazzo Pignano.

La scarpata riportata nel PTCP segue l’andamento della via Materna, che collega l’abitato di Palazzo Pignano con la SP 35 (via Trescore). I rilievi di campagna confermano tale andamento fino a circa 300 metri a nord del cimitero. In tale punto la scarpata principale devia verso Ovest spostandosi dall’asse stradale e costeggiando una strada poderale. La scarpata termina al punto quotato in carta 83.4 m slm (base aerofotogrammetria), in corrispondenza dell’innesto con un’altra strada poderale. Successivamente il raccordo fra il ripiano di quota 85- 86 m slm ed il sottostante (quota 83 m slm) avviene attraverso appezzamenti a debole pendenza degradanti verso Ovest, separati da modesti dislivelli (inferiori al metro) in corrispondenza dei fossi irrigui.

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All’interno dell’urbanizzato di Palazzo Pignano l’originario andamento morfologico è visibile esclusivamente dalle differenze altimetriche fra le abitazioni. Pertanto all’interno dell’abitato di Palazzo Pignano non si rilevano terrazzi cartografabili.

Zona abitato di Scannabue.

Il PTCP individua un terrazzo che attraversa da nord a Sud l’abitato di Scannabue, delimitando la zona ribassata del Moso di Trescore.

Scendendo dalla SP 35 verso il centro abitato si osserva la presenza della scarpata morfologica che corre parallelamente alla roggia Quarantina. Entrando nell’abitato di Scannabue non si hanno più evidenze morfologiche della presenza del terrazzo se non in corrispondenza delle abitazioni poste più a est, al confine con l’area depressa di quota 82 m slm. A sud di Scannabue il terrazzo ritorna ad essere ben evidente riassumendo un elevato valore morfologico e paesaggistico.

Le differenze fra quanto riportato nella Carta delle Tutele e delle salvaguardie del PTCP e gli orli di scarpata morfologica rilevati in sede di stesura del presente studio, sono riportate nella Tavola 02 bis – Orli di scarpata morfologica – Comparazione PTCP / Studio geologico, redatta alla scala 1: 10.000.

Di seguito si riporta la documentazione fotografica relativa ai sopralluoghi eseguiti.

Foto Descrizione

Foto 3

Zona Palazzo Pignano

Via Materna a nord del cimitero, deviazione verso est dell’orlo di terrazzo delimitante i ripiano di quota 85/86 m slm e 83 m slm.

Ripiano q= 83 m slm Ripiano q= 86 m slm

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Foto Descrizione Foto 4

Zona Palazzo Pignano

Vista del terrazzo lungo la strada poderale.

Foto 5

Zona Palazzo Pignano

L’originaria presenza del terrazzo è evidenziata dalla differenza fra il piano strada ed il parcheggio.

L’orlo di terrazzo evidenziato nel PTCP è stato stralciato.

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Foto Descrizione

Foto 6

Terrazzo visibile lungo la via Marconi

Foto 7

Zona Palazzo Pignano

Terrazzo segnalato nel PTCP ormai completamente assorbito nel tessuto urbanizzato.

L’orlo di terrazzo evidenziato nel PTCP è stato stralciato.

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Foto Descrizione Foto 8

Zona Palazzo Pignano

Area presso la località Madonna degli Assi, a sud del Canale Vacchelli. Il PTCP individua per tale area la presenza di un orlo di terrazzo. I rilievi di campagna non evidenziano la presenza di scarpate.

L’orlo di terrazzo evidenziato nel PTCP è stato stralciato.

Foto 9

Zona Scannabue

Orlo di terrazzo antropizzato lungo via I° Maggio.

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Foto Descrizione Foto 10

Zona Scannabue

Orlo di terrazzo naturale in fregio al cimitero di Scannabue.

Foto 11

Zona Scannabue

Orlo di terrazzo antropizzato lungo al via U. Foscolo.

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6.2. ELEMENTI LITOLOGICI E LITOTECNICI

Nel territorio comunale affiorano depositi continentali di genesi fluvioglaciale e fluviale che in questa zona attingono spessori assai rilevanti e sono caratterizzati da condizioni di giacitura decisamente uniformi.

In senso verticale la successione delle unità che caratterizza il territorio indagato comprende dall’alto verso il basso una serie di sabbie e sabbie ghiaiose di età presumibilmente wurmiana (Oloceniche nella valle dell’Adda), sovrapposte ad unità meno permeabili, comprendenti i fluvioglaciali Mindel e Riss, sovrapposti a loro volta ad un substrato poco permeabile attribuibile al Villafranchiano, cioè all’unità inferiore del quaternario padano.

Riferendosi all’assetto morfologico del territorio precedentemente descritto, il territorio comunale può essere distinto in due settori, il cui limite è rappresentato dalla scarpata principale che attraversa Palazzo Pignano (rigetto medio di 3m):

Il settore orientale che interessa il “livello fondamentale della pianura” soprastante la scarpata principale. E’ costituito dalle alluvioni fluvioglaciali wurmiane che rappresenta l’unità a più alta gerarchia dal punto di vista deposizionale in quanto rappresenta l’unità più antica, più estesa ed altimetricamente più elevata tra quelle che costituiscono la pianura. La continuità della superfciie topografica di queste unità, dove sono insediati i principali nuclei abitati, è compresa tra le quote 95 e 87 m slm, ed è interrotta dalla scarpata principale. Ad est di scannabue sono presenti aree ribassate e con debole pendenza verso oriente appartenenti al LFP e attribuibili alle antiche zone paludose del Moso di Trescore (ora bonificate). La fascia appartenente al LFP risulta leggermente sopra elevata rispetto alla restante pianura poiché delimitata ad ovest dal terrazzo morfologico della valle dell’Adda e ad est dalle sopra citate aree ribassate. I depositi fluvioglaciali del livello fondamentale della pianura sarebbero stati erosi nell’Olocene, creando una zona depressa, all’interno della quale affiorano gli stessi sedimenti alluvionali antichi dell’Adda.

Il settore Occidentale, occupato dalle alluvioni antiche del Fiume Adda, a morfologia regolare senza evidenti dislivelli ma comunque ribassato rispetto al LFP. Rappresenta la superficie antica altimetricamente intermedia fra il LFP ed i depositi alluvionali più recenti dell’Adda. Nel comune di Palazzo Pignano affiorano secondo una fascia continua nella porzione occidentale del territorio comunale in corrispondenza di superfici la cui quota oscilla tra 82 ed 87 m slm. Tali depositi sono caratterizzati da sedimenti incoerenti di natura ghiaioso- sabbiosa con uno strato d’alterazione di spessore ridotto. Rappresentano aree completamente stabilizzate in quanto intensamente coltivate.

Nella Tavola 02 Carta litologica e geomorfologica, redatta alla scala 10.000 su base CTR, sono state riportate le caratteristiche litologiche superficiali relative al substrato che si trova al di sotto degli orizzonti pedogenizzati fino alla profondità di circa 2 metri dal pc. A tal fine sono stati utilizzati i dati riportati nel SIT della Regione Lombardia – Basi ambientali della pianura (tematismo litologia), integrati dai sopralluoghi effettuati.

Nel territorio comunale di Palazzo Pignano sono state individuate le seguenti unità litologiche:

Unità G1P: l’unità è formata da ghiaie poco gradate, con substrato calcareo o poco calcareo, posto ad una profondità compresa fra 50 e 200 cm dal pc.

Unità G1PS: l’unità è formata da ghiaie poco gradate con sabbia con substrato calcareo posto ad una profondità compresa fra i 50 ed i 100 cm dal piano campagna.

Unità G1WS: si tratta di ghiaie ben gradate con sabbia, con substrato calcareo posto fra i 50 ed i 100 cm dal piano campagna.

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Unità G2WLS: l’unità è formata da ghiaie ben gradate con limo e sabbia. Il substrato calcareo si colloca entro i primi 50 cm dal pc.

Unità G3L: si tratta di ghiaie limose con substrato non calcareo posto tra 100 e 200 cm dal pc.

Unità L4S: l’unità è formata da limi con sabbia, con substrato calcareo posto tra 50 e 100 cm dal pc.

Unità S1P: si tratta di sabbie poco gradate su substrato non calcareo posto tra 100 e 200 cm dal pc.

Unità S1PG: l’unità è composta da sabbie poco gradate con ghiaia su susbtrato calcareo posto tra 100 e 200 cm dal piano campagna.

Unità S2PLG: trattasi di sabbie poco gradate con limo e ghiaia, su substrato poco calcareo posto tra 50 e 100 cm dal pc.

Di seguito si riportano le stratigrafie dei sondaggi allegati al precedente studio geologico (da T1 a T4) ed eseguiti dallo scrivente nel corso d’indagini sul territorio comunale (T5).

Trincea T1 – Palazzo Pignano

Da (m dal pc) A (m dal pc) descrizione

0.00 0.80 Sabbia e ghiaietto

0.80 1.80 Ghiaietto e sabbia

1.80 3.00 Sabbia mista a ghiaia e ciottoli Falda assente nell’ambito della profondità d’indagine

Trincea T2 – Cimitero Palazzo Pignano/ SP 35

Da (m dal pc) A (m dal pc) descrizione

0.00 0.40 Terreno vegetale

0.40 2.00 Sabbia e ghiaie

2.00 4.00 Ghiaie grossolane miste a sabbia

4.00 7.00 Ghiaie con ciottoli e qualche trovante miste a sabbia Falda a – 6 m dal pc

Trincea T3 – a nord di C.na Gandini

Da (m dal pc) A (m dal pc) descrizione

0.00 2.00 Ghiaietto, ghiaie e ciottoli misti a sabbia 2.00 3.00 Ghiaie e ciottoli con sabbia grossolana Falda assente nell’ambito delle profondità indagate

Trincea T4 – Scannabue

Da (m dal pc) A (m dal pc) descrizione

0.00 0.40 Terreno vegetale

0.40 1.50 Ghiaietto e ghiaie con sabbia

1.50 3.00 Sabbia grossolana mista a ghiaie e ciottoli Falda assente nell’ambito delle profondità indagate

Trincea T5 – Cna Gandini/ SP 35

Da (m dal pc) A (m dal pc) descrizione

0 0.50 Terreno agrario marrone- marrone scuro

0.50 2.80 Ghiaia ben stratificata con sabbia e ciottoli

2.80 3.40 Sabbia pulita

3.40 4.00 Ghiaia e sabbia con ciottoli

Falda a 3.4 m dal ciglio scavo (5 m dal piano stradale della provinciale)

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Foto 12: trincea T5.

Le profondità raggiunte dalle trincee (3-4 m) si ritengo esaustive ai fini della presente indagine. In tutti gli scavi si è rilevata la presenza di un substrato costituito da terreni granulari sciolti con granulometrie variabili dalle ghiaie e sabbie con modeste percentuali di matrice fine, secondo una disposizione irregolare che non ha consentito la ricostruzione dei limiti e quindi una zonazione in unità litotecniche del territorio comunale. Nel complesso non si registrano comunque particolari problemi di natura geotecnica per l’area in esame.

Un discorso a parte merita l’area a cavallo dell’Acquarossa (zona dei Ronchi e Moso di Trescore), la cui origine paludose pone l’accento sulla potenziale presenza di orizzonti litologici a componente fine e comportamento coesivo (argille e limi) o con torba. Ai fini dell’attribuzione delle classi di fattibilità geologica al territorio comunale si ritiene quindi opportuno evidenziare questa possibilità attraverso l’individuazione nella carta di sintesi e di fattibilità di un’area a modeste/ scadenti caratteristiche geotecniche.

Sempre a livello geotecnico riveste un ruolo importante la bassa soggiacenza della falda sia per la sua influenza diretta sulle caratteristiche geotecniche sia per le problematiche connesse agli interventi di edificazione (presenza di acqua negli scavi, interrati).

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7. RETICOLO IDROGRAFICO

Il territorio comunale di Palazzo Pignano è attraversato da una rete di seriole e rogge con che provvedono alla distribuzione d’acqua per usi prevalentemente irrigui.

L’alimentazione di questi canali è in parte derivata dal Fiume Adda ed in parte, preponderante, proviene dalle acque dei fontanili presenti sia nel territorio comunale sia a monte dello stesso. La zona in esame è infatti situata a sud della porzione di pianura individuata come “zona delle risorgive”.

I principali elementi del reticolo idrografico sono rappresentati dalle rogge Acquarossa, Cremasca, Quarantina e dal Tormo. Un discorso a parte merita il Canale Vacchelli, costruito nel 1987 per drenare le ultime acque stagnati del “Moso” di Trescore.

Tutti gli elementi del reticolo idrografico hanno un andamento prevalentemente N-S, ad eccezione del Canale Vacchelli (artificiale) che presenta uno sviluppo principalmente Est- Ovest.

La presenza di questi elementi idrografici ha avuto riflessi molto importanti sull’assetto geomorfologico del territorio indagato e, a livello idrogeologico, costituisce uno tra i fattori di maggiore influenza.

Contestualmente alla stesura dello studio geologico comunale si è proceduto anche alla redazione dello studio del Reticolo Idrico comunale ai sensi della Dgr 7868/2002 e smi, a cura degli scriventi.

Il territorio in esame è anche caratterizzata dalla presenza di diversi fontanili, concentrati prevalentemente lungo le aste idriche principali.

Di seguito si procede ad una descrizione dei corsi d’acqua presenti sul territorio comunale.

7.1. I CORSI D’ACQUA

7.1.1. La roggia Tormo e le sue derivazioni

Coordinate Gauss Boaga

Sorgente – Ingresso nel territorio comunale Foce – ripartire a valle del ponte su via Roma- Uscita dal territorio comunale

E: 154474 N: 5029268 E: 1544260 N: 5026687

Tabella 2: Coordinate inizio/ fine Roggia Tormo

Proviene da nord e riceve il contributo da alcune teste di fontanile poste nel comune di Pandino e dalla confluenza di canali secondari. Scorre ad Ovest dell’abitato di Pignano con un andamento leggermente sinuoso, da nord verso sud, rappresentando il confine amministrativo con Pandino.

Il corso del fiume costeggia all’incirca parallelamente il terrazzo morfologico più antico e incide profondamente le alluvioni antiche oloceniche. Per quanto verificato in fase di sopralluogo le scarpate sono stabili e la portata è costante.

Lo studio geologico precedente segnale, a livello del primo terrazzo, due aree potenzialmente e storicamente allagabili in occasione di particolari eventi di piena. Tali aree sono localizzate ad est di C.ne Gandini e ad est dell’abitato di Palazzo Pignano. I tali zone il corso d’acqua presenta sponde basse e sezioni di deflusso insufficienti soprattutto in relazione alla sua posizione ribassata rispetto al circostante livello della pianura e pertanto destinatario di buona parte delle acque di scorrimento superficiale. Tali fenomeni sembrerebbero attribuibili a sezioni a fenomeni legati alla cattiva manutenzione del corso d’acqua. Sulla base delle informazioni raccolte presso L’UTC negli ultimi anni non si sono registrati fenomeni di esondazione in tali aree.

Lungo il corso d’acqua si sono osservati fenomeni di rinascenze in alveo, nello specifico all’altezza della C.na Molino.

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Con la Dgr 7868/2002, modificata con la Dgr 8/8127/2008 “Modifica del reticolo idrico principale..”, la Regione Lombardia ha definito i corsi d’acqua appartenenti al Reticolo Idrico Principale di competenza regionale. Il comune di Palazzo Pignano risulta attraversato esclusivamente dalla Roggia Tormo.

Num, Prog

Denominazione Comuni attraversati Foce o sbocco

Tratto classificato

come provinciale

N. iscrizione elenco acque

pubbliche CR003 Roggia Tormo Agnadello, Dovera, Palazzo Pignano,

Pandino

F. Adda Tutto il corso 3 Tabella 3: estratto Dgr 8/8127 del 01 Ottobre 2008

A nord della Sp 35 si segnala la derivazione dal Tormo della Roggia Molino che attraversa la cascina omonima per poi rientrare nel Tormo circa 500 metri a valle della strada.

Dai dati forniti dal SIT regionale relativi al tracciato del reticolo idrico principale, il ramo principale del Tormo, in corrispondenza del ripartitore posto a valle del ponte sulla via per Palazzo Pignano- via Roma, prosegue verso Ovest, nel comune di Pandino. Il ramo est, che costeggia l’abitato non viene classificato come corpo idrico appartenente al reticolo idrico principale. Ai fini della presente tale ramo verrà denominato “R. Tormo- ramo di Palazzo Pignano”.

Foto 13: Vista del Tormo a valle della C. Molino.

Degno di citazione è il nodo idraulico posto lungo il ramo del Tormo di Palazzo Pignano, posto a monte dell’attraversamento del “Canale Vacchelli”. Qui il corso d’acqua viene suddiviso in tre rami: la Roggia Migliavacca, la Roggia Benzona ed un terzo ramo minore che soddisfa i fabbisogni irriguo della porzione di territorio posta a valle del “Vacchelli” tra le due rogge principali.

(30)

Foto 14: Partitore R. Migliavacca e R. Benzona

Foto 15: Sottopasso R. Migliavacca/ C. Vacchelli

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7.1.2. La Roggia Acquarossa.

Coordinate Gauss Boaga

Sorgente – Ingresso nel territorio comunale Foce – Uscita dal territorio comunale

E: 1547040 N: 5028676 E: 1547163 N: 5026302

Tabella 4: Coordinate inizio/ fine Roggia Acqua Rossa

Si tratta di un corso d’acqua che si presenta come un solco inciso dalle scarpate stabili. Costeggia il confine comunale per buona parte del settore orientale. L’andamento è nel complesso sinuoso e questo determina zone di pertinenza fluviale di modesta estensione. E’ alimentata da altri canali posti più a monte e da emergenze idriche rilevate nell’alveo del canale principale e in rami secondari.

L’intero corso del torrente si sviluppa sul livello fondamentale della pianura. Dalle informazioni contenute nello studio geologico precedente e fornite dall’UTC non vengono segnalati fenomeni di esondazione. Le portate sono in genere significative e costanti.

Nel suo corso nel territorio comunale non attraversa aree edificate significative.

Foto 16: Roggia Acquarossa a monte della SP 35.

7.1.3. La Roggia Quarantina

Coordinate Gauss Boaga

Sorgente – Ingresso nel territorio comunale Foce – Uscita dal territorio comunale

E: 1545912 N: 5028676 E: 1547163 N: 5026302

Tabella 5: Coordinate inizio/ fine Roggia Quarantina

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