• Non ci sono risultati.

Nell’ambito della ricostruzione delle caratteristiche idrogeologiche del territorio comunale di Palazzo Pignano si è proceduto alla raccolta delle informazioni disponibili in merito ai pozzi presenti sul territorio comunale. La base di partenza è rappresentata dallo studio geologico precedente integrato con i nuovi dati disponibili presso l’UTC e sul sito della Provincia di Cremona.

Gli elementi idrogeologici significativi sono stati riportati nelle tavole:

Tavola 03: Carta idrogeologica, realizzata alla scala 1:10.000 su base CTR;

Tavola 04: Sezioni Idrogeologiche (scala verticale 1:1.000, sc. Orizzontale 1:10.000).

Nell’allegato 03 –, stratigrafie e analisi chimiche e schede pozzi si riportano:

la scheda riepilogativa generale relativa ai pozzi censiti dei quali si è in possesso di informazioni;

le stratigrafie reperite;

scheda del pozzo comunale redatta sulla base dell’allegato 9 alla D.g.r. 8/1566;

In tale sede si segnala come sia stato possibile reperire pochi dati stratigrafici relativi ai pozzi presenti nel territorio comunale.

8.1. CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE DEL TERRITORIO COMUNALE

La serie idrogeologica che caratterizza il territorio a scala regionale è riportata nella tabella seguente.

Sottounità Unità idrogeologica Caratteri idrogeologici Spessore

Alta pianura Bassa pianura

Villafranchiano Acquifero profondo o terzo acquifero

Falde confinate,

trasmissività scarsa Circa 150m

Tabella 8: schema delle unità idrogeologiche della pianura (da: Acque sotterranee in Lombardia) Dall’alto verso il basso sono quindi rinvenibili le seguenti unità:

Unità sabbioso- ghiaiosa costituita dalle sabbie e dalle ghiaie (il passaggio avviene gradualmente muovendosi da Nord verso Sud) dei sedimenti alluvionali recenti e di quelli fluvioglaciali wurmiani.

L’interesse idrogeologico risiede nella capacità che hanno questi depositi, che ospitano in genere la

Grazie a questa loro particolare proprietà ospitano in genere orizzonti acquiferi dotati di elevata produttività (acquifero superficiale e primo acquifero).

Unità a conglomerati. Si tratta di una successione di conglomerati, sabbie, arenarie e raramente ghiaie con scarse intercalazioni argillose attribuibili alle diverse fasi glaciali Mindel e Riss (Pleistocene medio); a livello della media pianura i conglomerati e le arenarie lasciano molto frequentemente il posto alle sabbie, ghiaie e argille. Di notevole interesse è il fatto che l’unità che viene rinvenuta a modeste profondità, raggiunge notevoli spessori ed ospita in genere falde che pur essendo molto produttive risultano meno vulnerabili rispetto a quelle dell’unità sovrastante (secondo acquifero).

Unità Villafranchiana. Costituita da depositi continentali rappresenta il substrato poco permeabile degli acquiferi superficiali più produttivi. Prevalgono le argille ed i limi dalla tipica colorazione grigio- azzurra che spesso recano intercalazioni torbose. Tale unità ospita in genere anche lenti ghiaioso- sabbiose di discreta estensione ma di modesto spessore nelle quali sono contenute acque di scadente qualità grazie alla presenza di Ferro e Idrogeno solforato (terzo acquifero o acquifero profondo).

Nella parte settentrionale della pianura il primo e secondo acquifero sono praticamente in contatto senza che esistano elementi di disconnessione idraulica (litozone limoso argillose) significativi. Nel complesso si può quindi parlare di un unico complesso acquifero “monostrato”. Spostandosi verso sud si osserva un incremento nella potenza delle litozone “impermeabili” che comportano una separazione dell’acquifero

“monostrato” in un acquifero più superficiale “freatico” ed in un secondo acquifero più profondo (con presenza di falde in pressione). I carichi piezometrici fra la prima e la seconda falda si differenziano gradualmente dalla media alla bassa pianura, dove gli interscambi fra i due acquiferi diventano via via meno significativi.

In sintesi si parla di tre acquiferi principali definiti come: primo acquifero o “superficiale”, secondo acquifero e terzo acquifero o “acquifero profondo”. Il primo ed il secondo acquifero formano quello che viene normalmente identificato come “acquifero tradizionale”.

Il primo acquifero ospita falde libere e semiconfinate. Le litologie dominanti sono rappresentate da depositi ghiaioso sabbiosi con modeste intercalazioni limoso argillose idrogeologicamente poco significative.

Il secondo acquifero aumenta di spessore verso sud (a scapito del primo acquifero che si riduce a poche decine di metri di spessore). E’ caratterizzato dall’alternanza fra depositi ghiaioso sabbiosi (sede di falde confinate a discreta produttività) e litozone argilloso- limose.

Il terzo acquifero è un tipico sistema multistrato essendo costituito da banchi argillosi di spessore considerevole ai quali si intercalano lenti e orizzonti ghiaioso sabbiosi sede di falde confinate caratterizzate generalmente da una bassa produttività (depositi Villafranchiani).

8.2. ASSETTO IDROGEOLOGICO LOCALE

In sede di analisi e ricostruzione delle caratteristiche idrogeologiche del territorio comunale si è proceduto alla realizzazione di due sezioni idrogeologiche di dettaglio la cui traccia è riportata nella Tavola 03 – Carta Idrogeologica e dei pozzi. Le sezioni sono state riportate nella Tavola 04 – Sezioni idrogeologiche e rappresentate alla scala orizzontale 1:10.000 e verticale 1:1.000.

Dall’esame delle sezioni stratigrafiche è possibile notare come l’assetto geometrico strutturale del sottosuolo presenti una buona correlabilità dei termini stratigrafici, la disposizione di questi materiali è generalmente per corpi stratiformi, di potenza molto variabile e lateralmente continui su distanze di alcuni chilometri, secondo uno schema classico per tutta la pianura.

L’assetto geometrico- strutturale del sottosuolo è descrivibile come un materasso alluvionale nel quale a corpi idrici di natura più frequentemente ghiaiosa- sabbiosa nella porzione superficiale, caratterizzati da spessori e da una continuità laterale significativi, si alternano in profondità livelli impermeabili di natura argillosa e argilloso- sabbiosa. In base a considerazioni legate alla struttura idrogeologica, alla piezometria e al chimismo delle acque è possibile proporre una suddivisione schematica in due falde, una superiore generalmente libera ed altre più profonde.

In particolare l’esame delle sezioni litostratigrafiche consente di individuare una litozona superficiale costituita da una potente litofacies ghiaioso- sabbiosa ovunque presente nel territorio comunale dello spessore costante di circa 40 m.

A tale quota si rinviene infatti un primo livello argilloso esteso su superfici molto ampie e dello spessore costante di circa 4- 5 m che isola la litozona superficiale da quelle sottostanti. Il complesso freatico che si presenta sempre ben isolato dai sottostanti orizzonti acquiferi, risulta nell’area in studio, intensamente sfruttato a conferma dell’elevata disponibilità idrica. La maggior parte dei pozzi ad uso irriguo, industriale, zootecnico, ad esclusione di quelli idropotabili (pozzi comunali in località Scannabue), emungono acqua dal complesso acquifero freatico (le profondità medie raggiunte dai pozzi nella zona sono comprese tra i 15 ed i 40 m).

Oltre i 40 metri di profondità sembra ovunque accertata la presenza di una potente serie argillosa notevolmente estesa, in grado di determinare al di sotto di essa la presenza di altri livelli produttivi a carattere semi- artesiano o artesiano, o comunque idrochimicamente protetti. Tale serie argillosa presenta uno spessore di circa 10 metri in corrispondenza dell’abitato di Pandino e raggiunge lo spessore di oltre 20 m in corrispondenza della frazione di Scannabue.

In linea generale quindi la possibilità di comunicazione tra i vari corpi idrici sembra assai ridotta, gli stessi sono infatti protetti dai fenomeni di inquinamento da potenti ed estesi setti impermeabili.

Ad un esame più dettagliato il settore artesiano sottostante si presenta più articolato ed al suo interno si possono individuare diversi orizzonti acquiferi fra loro indipendenti.

In tale contesto si ritiene utile segnalare l’esistenza di un orizzonte acquifero sabbioso a profondità prossime ai 45 m, con spessore indicativo di 7- 8 m. A profondità superiori, in corrispondenza del pozzo di Pandino, si osserva un altro acquifero sabbioso di buona produttività, che però tende ad esaurirsi in corrispondenza del pozzo comunale di Palazzo Pignano.

I pozzi comunali di Pandino e Palazzo Pignano raggiungono profondità superiori ai 140 metri, confermando la presenza di un potente acquifero di natura sabbiosa fra i 110 ed 140 m (-30 / -70 m slm).

Sulla base dei dati disponibili è quindi possibile confermare la presenza di un livello impermeabile diffuso in tutta l’area, in grado di proteggere gli acquifero profondi sottostanti.

Le misure piezometriche su alcuni pozzi di diversa profondità, confermano che si tratta di circuiti idrici separati.

Per quanto riguarda la potenzialità degli orizzonti acquiferi presenti nel sottosuolo del territorio comunale si hanno a disposizione i dati relativi al collaudo del pozzo comunale in località Scannabue, quindi relativi alla falda più profonda, e del nuovo pozzo irriguo realizzato presso il campo sportivo comunale. Nella tabella seguente si riportano i dati relativi alle due prove.

Palazzo Pignano Pozzo comunale Scannabue

Per quanto riguarda la produttività della prima falda si segnala anche che i dati di una prova eseguita sul pozzo dell’Az. Agr. Staffini forniscono valori di portata specifica pari a 20 l/sxm (fonte: studio geologico precedente).

8.3. SUPERFICIE PIEZOMETRICA

La morfologia della superficie piezometrica relativa alla falda freatica è riportata nella tavola 03.

L’area indagata è compresa tra la l’isopieza 86 metri slm e l’isopieza 79 m slm, con un dislivello complessivo nel territorio comunale di circa 8 metri. La cadenza piezometrica oscilla tra il 2.0 ed 2.5 per mille. L’andamento generale è Nord- Sud.

Le isopieze assumono un andamento abbastanza regolare che testimonia un sostanziale regime di equilibrio. Nel dettaglio l’assetto piezometrico risulta modificato a formare un poco pronunciato asse di drenaggio all’incirca N-SSE.

Il livello della prima falda risulta comunque condizionato da fattori climatici (precipitazioni) e da fattori antropici (attività irrigua), che comportano oscillazioni stagionali con gli alti piezometrici collocati verso la fine della stagione irrigua (periodo di riferimento superficie piezometrica in carta fine estate 2009).

Le possibilità di escursione sono comunque limitate dalla presenza dei fontanili e dei corsi d’acqua che svolgono un’azione di sfioro sulla superficie di falda.

Dai dati a disposizione si ipotizza che anche il canale Vacchelli eserciti anche una sensibile azione drenante nei confronti della falda superficiale, grazia anche alla sua disposizione che risulta grossomodo parallela all’andamento delle isofreatiche.

La prima falda è caratterizzata da una soggiacenza compresa tra 2 e 5 m dal pc in funzione delle diverse situazioni morfologiche (aree più rialzate centrali, terrazzi). Lungo il Tormo si è osservata la presenza di rinascenze in alveo (periodo dell’osservazione Dicembre 2009), evidenziando un’azione drenate di quest’ultimo sulla prima falda.

Come descritto nei capitoli precedenti, a testimonianza della bassa soggiacenza della prima falda sul territorio comunale sono presenti diversi fontanili ancora attivi.

Le falde più profonde risentono meno degli elementi morfologici ed idraulici superficiali e risultano condizionate (in termini qualitativi e quantitativi) dalle condizioni idrogeologiche delle loro aree di alimentazione, collocate più a nord rispetto al territorio comunale.

La falda profonda captata dai pozzi comunali , dai dati a disposizione, risulta soggetta ad escursioni di circa due metri.

In allegato si riportano i dati piezometrici disponibili.

8.4. I POZZI

Come precedentemente riportato, nell’ambito del presente studio si è proceduto anche ad un censimento dei pozzi ubicati sul territorio comunale, sulla base anche dei dati riportati nello studio geologico precedente, di quelli presenti presso l’UTC e disponibili sul SIT della Provincia di Cremona.

Le informazioni reperite sono riportate in forma tabellare negli allegati, mentre per quanto riguarda la localizzazione dei pozzi si rimanda alla Tavola 03 Carta Idrogeologica. Nel complesso sono state recuperate poche informazioni stratigrafiche relative ai pozzi presenti nel territorio comunale.

La maggior parte dei pozzi presenti sul territorio comunale non raggiungono profondità superiori ai 40- 45 m. Significativa è anche la presenza di pozzi battuti di piccolo diametro (prof. 15- 20 m) ad uso domestico (innaffio giardino) presenti sul territorio comunale.

Foto 22: Pozzo comunale n. 1.

Il comune di Palazzo Pignano è attualmente dotato di due pozzi ad uso acquedotti stico idropotabile ubicati nella frazione di Scannabue. I pozzi (denominati n. 1 e n. 2) sono dotati di impianto di potabilizzazione L’impianto è stato realizzato per abbattere le concentrazioni di Fe, Mn, NH4, As e CH4, che a volte evidenziano dei superi rispetto ai limiti di legge. Come analizzato successivamente, la presenza in concentrazioni significative di tali sostanze e ascrivibile alle caratteristiche degli acquiferi captati (falde profonde con scarso ricambio) e non a situazioni di inquinamento dalla superficie.

In allegato si riportato le stratigrafie dei due pozzi comunali. La zona di rispetto risulta pari a 200 m dall’opera di captazione (criterio geometrico D.g.r. 6/15137 del 27.06.96).

In tale sede si ricorda che all’interno delle aree di rispetto e di tutela assoluta, le attività consentite sono disciplinate dalla D.g.r. n. 7/12693 del 10 Aprile 2003 “Disciplina delle aree di salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano”

Per i pozzi comunali si è proceduto alla compilazione della scheda pozzi, sulla base dell’Allegato 9 alla D.g.r.

n. 8/1566 del 22/12/2005.

8.5. IDROCHIMICA E VULNERABILITA’ DELLA FALDA

Nello studio geologico precedente il Dott. Geol. Cazzoletti, utilizzando il metodo “GOD” evidenziava per la prima falda un grado di vulnerabilità “alto” (indice GOD compreso tra 0.5 e 0.7). Tale metodo non tiene in considerazione le capacità protettive esercitate dal suolo ma considera:

il tipo di acquifero: libero = valori input 1.

Litologia dell’insaturo: sabbie e ghiaie = valore di input 0.7 Prof. della superficie piezometrica: 2- 5 m = valore di input 0.9

Con tali parametri d’ingresso il metodo GOD fornisce un indice di 0.63 (vulnerabilità alta).

Nel presente paragrafo si procede alla valutazione del grado di vulnerabilità della prima falda effettuato con il modello Drastic, per confrontarlo successivamente con quanto stimato con il metodo GOD.

Il modello DRASTIC (Aller et al. 1986) si basa sull’analisi di più fattori che, in base ad una ponderazione in funzione dei caratteri localmente riscontrati, esprimono la vulnerabilità di un acquifero. I fattori presi in considerazione dal modello DRASTIC sono sette (le loro iniziali formano l’acronimo DRASTIC):

D (Depth water) profondità dell’acquifero R (Recharge) ricarica dell’acquifero

A (Acquifer media) caratteristiche dell’acquifero S (Soils media) caratteristiche del suolo

T (Topography) topografia, clivometria

I (Impact of vadose zone media) impatto della zona non satura C (Conductivity)conducibilità idraulica

L’area in studio viene analizzata sulla base di ogni caratteristica sopra citata, associando determinati punteggi al territorio secondo alcune tabelle di riferimento; successivamente le intensità dei sette fattori vengono moltiplicate per un corrispondente valore di peso che varia in funzione dell’importanza quali-quantitativa attribuita ad ogni fattore.

Una volta determinati i vari punteggi, l’indice di vulnerabilità intrinseca(PP) risulta dalla formula:

PP= D x Dw + R x Rw + A x Aw + S x Sw + T x Tw + I x Iw + C x Cw.

Dove Dw, Rw, Aw, Sw, Tw, Iw e Cw, rappresentano il peso relativo che viene dato a ciascun punteggio. Tale valore si può calcolare utilizzando due serie di pesi predeterminati : una stringa è stata predisposta per le aree con agricoltura intensiva a sostegno chimico (uso di fitofarmaci), l’altra stringa è destinata alle condizioni normali. Nella presenta valutazione si considerano applica quella per le condizioni normali.

Parametro Campo Punteggio Pesi totale

Soggiacenza 2 – 5 m 9 5 45

Tabella 10. Valutazione vulnerabilità della prima falda (Drastic Index).

Le elaborazioni eseguite portano ad una definizione del grado di vulnerabilità elevata per gran parte il territorio comunale di Palazzo Pignano, confermando quando stimato nel precedente studio geologico.

Tale indice più essere considerato rappresentativo per la scala di realizzazione dell’indagine (scala comunale), a meno di verifiche puntuali a scala più di dettaglio.

Chiaramente le aree più depresse, a minore soggiacenza della falda o caratterizzate dall’affioramento della stessa (laghi di cava, fontanili) presentano un grado di vulnerabilità intrinseca maggiore rispetto alle restanti aree del territorio comunale.

Sulla base delle indicazioni regionali l’elevato grado di vulnerabilità intrinseca della prima falda, verrà considerato ai fini dell’attribuzione delle classi di fattibilità geologica al territorio comunale.

La maggior parte dei pozzi presenti sul territorio comunale attingono dall’acquifero freatico vulnerabile.

Purtroppo non si hanno a disposizione analisi chimiche relative a pozzi che captano la prima falda.

Discorso a parte meritano i pozzi comunale che captano acquiferi più profondi, protetti da dall’infiltrazione di inquinanti dal suolo da potenti orizzonti argillosi. I dati a disposizione (livelli dei pozzi e caratteristiche chimiche delle acque emunte) evidenziano una situazione di disconnessione idraulica fra gli acquiferi più profondi sfruttati dai pozzi comunali e l’acquifero più superficiale.

Per quanto riguarda la qualità delle acque sotterranee si hanno a disposizione solamente dati relativi ai due pozzi comunali, e del serbatoio pensile posizionato in prossimità del pozzo n. 1. Nella tabelle seguente si riportano i dati contenuti nello studio geologico precedente.

Data Acquedotto Località Punto Temp. °C Fe mg/l Mn mg/l NO2 mg/l

Tabella 11. Qualità delle acque dei pozzi comunali (dati studio geologico precedente).

I dati evidenziano la presenza di concentrazioni significative di Ferro e Manganese con saltuari superi dei limiti normativi. La presenza di tali sostanze non è da attribuirsi a condizioni di inquinamento antropico ma và messo in relazione alla caratteristiche degli acquiferi captati. La loro presenza è infatti da correlarsi a potenti ed estese successioni argillose con all’interno orizzonti acquiferi in condizioni di scarsa ossigenazione e con limitate possibilità di scambio con l’esterno.

Per ovviare a tale problematiche i due pozzi sono stati dotati di impianto di potabilizzazione, collocato presso il pozzo n. 1. Nella tabella seguente si riportano i dati tratti, dalla relazioni di progetto della Padania Acque Spa, relativi alle caratteristiche dell’acqua trattata.

Tabella 12. Obiettivi qualitativi impianto di potabilizzazione pozzi comunali.

Nella tabella seguente si riportano i dati relative alla qualità delle acque distribuite dalla Padania Acque Spa a Palazzo Pignano.

Parametro Valore Valore di rifermimento Dlgs. 31/2001

Unità di Misura

Ammoniaca (*) 0.00 0.2 mg/l

Cloruri 2.92 250 mg/l

Coliformi totali 0.00 0.0 UFC/ 100 ml

Enterococchi 0.00 0.0 UFC/ 100 ml

Escherichia coli 0.00 0.0 UFC/ 100 ml

Ferro (*) 0.03 0.2 mg/l

Manganese (*) 0.00 0.05 mg/l

Nitrati 1.95 50 mgNO3/l

Nitriti 0.00 0.1 mgNO3/l

Solfati 16.04 250 mg/l

(*): parametri indicatori

Tabella 13. Qualità dell’acqua a Palazzo Pignano (Febbraio 2010 – Padania Acque Spa).

Per quanto riguarda i Cloruri, Nitrati e Solfati, che in genere sono indicatori di una contaminazione di tipo antropico che interessa le falde superficiali, non si segnalano situazioni di particolare criticità.

L’assenza dei nitriti, unitamente a quella degli indici microbiologici, conferma che contaminazioni di tipo organico non sono in atto nelle falde profonde da cui pescano i pozzi comunali.

Documenti correlati