4. Analisi traduttologica di La camisa
4.3 Elementi grammaticali e morfosintattici della varietà neo-standard 1 La costruzione frastica
A livello frastico, la caratteristica principale di uso scritto o parlato della lingua italiana conforme alla varietà neo-standard, è l’inversione dell’ordine naturale dei costituenti nucleari della frase S(oggetto)V(erbo)O(ggetto).251 Anche in lingua spagnola, con simili “movimientos tópicos”252, si pongono in primo piano determinati elementi che, nella costruzione lineare della frase, si troverebbero altrove con il fine di adattare l’enunciato alle esigenze comunicative del contesto situazionale di riferimento. Laddove già la proposizione originale contenesse una forma di marcatezza pragmatica e il contesto testuale lo permettesse, abbiamo proceduto a proporre, in traduzione, una struttura topicalizzata o segmentata. Osserviamo adesso, con l’aiuto di alcuni esempi tratti dal testo, le principali scelte operate. ORIGINALE OSSERVAZIONI SULL’ORIGINALE TRADUZIONE TIPO DI COSTRUZIONE SINTATTICA IN TRADUZIONE LOLO: “Yo no espero ni
la carta. […]” (p.146)253
Nell’originale la marcatezza è data dalla doppia negazione.
LOLO: “Io la lettera neanche l’aspetto. […]”
Dislocazione a sinistra
AGUSTINILLO: “[…] ¿Sabes una cosa? Nacho va a decirle a su tío
Nell’originale la marcatezza è data dalla presenza
AGUSTINILLO: “[…] Lo sai che Nacho chiederà allo zio di
Dislocazione a sinistra con clitico “lo”
250 BERRUTO Gaetano [20192°: 163].
251 BERRUTO Gaetano [20192°: 75-78]; PALERMO Massimo [2015: 156-160]. 252 BRIZ Antonio [20177°: 39].
51 que lo meta en un instituto
laboral. […]” (p.174)
dell’interrogativa retorica.
metterlo in una scuola di avviamento al lavoro? […]” ABUELA: “[…] De
menos años que ella andan llevando recaos. […]” (p.136) Nell’originale la marcatezza è data dall’anteposizione del sintagma comparativo. NONNA: “[…] Ce ne sono di più piccoli di lei a fare le consegne. […]”
C’è presentativo
SEBAS: “[…] A bastantes hemos desgraciao ya en el barrio y no quiero que la Maruja sea un caso más. […]” (p.150)
Costrutto marcato sia nell’originale che in traduzione.
SEBAS: “[…] Ce ne sono abbastanza di disgraziati nel quartiere e non voglio che Maruja sia un’altra in più. […]”
C’è presentativo
SEÑOR PACO: “No, no es a tu chaval al que estrangularía de buena gana. […] El Nacho ese es un golfo. […]” (p.129)
Nell’originale la struttura marcata è presente solo nella prima proposizione, mentre in traduzione lo è in entrambe.
SIGNOR PACO: “No, non è tuo figlio che strangolerei volentieri. […] È Nacho che è un mascalzone. […]” Frase scissa ABUELA: “[…] El que se va es el Manolo, el de la Luisa. […]” (p.130)
Costrutto marcato sia nell’originale che in traduzione.
NONNA: “[…] Chi se ne va è Manolo, quello che sta con Luisa. […]”
Frase pseudo-scissa
LOLA “[…] Pocos son los que se van por gusto.” (p.178)
Costrutto marcato sia nell’originale che in traduzione.
LOLA: “[…] Sono in pochi ad andarsene per piacere.”
Frase scissa
Vi sono costruzioni frastiche marcate in traduzione, che non lo erano nell’originale, come si evince dal confronto delle proposizioni seguenti: TP: SEÑOR PACO: “¿Pero usté
lee la prensa? […]” (p.132) = TA254: SIGNOR PACO: “Ma lei la legge o no la stampa? […]”. Tuttavia, quest’ultime compensano situazioni nelle quali un costrutto
topicalizzato nel testo di partenza, per questioni di opportunità cotestuale, è stato
neutralizzato nel testo di arrivo come dimostra l’esempio seguente: TP: ABUELA: “[…] Hasta tres cuerdas de ropa llenaba yo.” (p.124) = TA: NONNA: “[…] Riempivo fino
a tre corde di capi.”
4.3.2 La morfosintassi
In traduzione si possono trovare diversi casi di “che complementatore o connettore” con funzione esplicativa, consecutiva o enfatizzante; uno dei tratti caratteristici dell’italiano dell’uso medio. Nella tabella a seguire si riportano alcuni esempi, in ordine di apparizione nell’originale, con testo di partenzae testo di arrivo a confronto, dove si può notare che a un
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metatesto con “che polivalente”255 corrisponde un prototesto256 con “que refuerzo enunciativo o causal”257.
ORIGINALE TRADUZIONE
NACHO: “¡Pues se avisa, que uno no es un poste!” (p.138)
NACHO: “Vabbè si avvisa, che uno non è scemo!” VOZ DE MARÍA: “[...] ¡Apártate, que apestas!”
(p.148)
VOCE DI MARÍA: “[...] Allontanati, che appesti!” LOLO: “[...]¡Echarme un cable, que me he atascao!”
(p.152)
LOLO: “[...] Datemi una mano, che mi sono incartato!”
SEBAS: “Agustinillo, tráete el barreño, que os lo
voy a llenar de anís.[...]” (p.178) SEBAS: “Agustinillo, porta un bel recipiente che lo riempio di anice. [...]” AGUSTINILLO: “[...] Venga, tira, que está
esperando el Casimiro.” (p.202)
AGUSTINILLO: “[...] Forza, vai che Casimiro ti sta aspettando!”
Per quanto concerne, invece, i tempi verbali sono due le osservazioni da fare.258 In primo luogo, nonostante abbondino i dialoghi dove gli unici tempi ad alternarsi sono presente e futuro, non mancano i passi nei quali si narrano eventi passati. In questi casi, il testo originale presenta sovente il “pretérito indefinido” ma in traduzione ci siamo attenuti all’uso del passato prossimo (alternato all’imperfetto e al trapassato prossimo) basandoci su una
tendenza ormai comune nell’italiano scritto contemporaneo. Di seguito riportiamo, a mo’ d’esempio, una parte del lungo monologo, alla fine del terzo atto, nel quale Lola ricorda
alcuni momenti felici vissuti, anni prima, con Juan, dove i predicati posti in corsivo mostrano le scelte dei tempi verbali operate.
ORIGINALE TRADUZIONE
LOLA: “[…] ¿Te acuerdas?... No había nacío el Agustinillo toavía. Un día, por San Isidro, me
llevaste al centro y me lo compraste. ¡Un sábado fue!
Por la noche fuimos a la verbena y nos gastamos to el jornal, ¿te acuerdas? Y qué disgusto me llevé cuando, a orillas del Manzanares, me ensuciaste el vestido de barro. […]” (p.210)
LOLA: “[…] Ti ricordi? Agustinillo non era ancora
nato. Un giorno, per San Isidro, mi hai portato in
centro e me lo hai comprato. Era un sabato! La sera
siamo andati alla sagra e abbiamo speso tutta la paga
giornaliera, ricordi? E come ci sono rimasta male quando, sulle rive del Manzanares, mi hai sporcato tutto il vestito di fango. […]”
In secondo luogo, nel testo di arrivo si riflette la stessa alternanza riscontrabile nel testo di partenza tra presente (in funzione di pro-futuro) e futuro semplice per la descrizione di eventi che avranno luogo nell’avvenire più prossimo; alcuni esempi sono riportati nella tabella a seguire.
255 BERRUTO Gaetano [20192°: 78-79].
256 Prototesto e metatesto sono usati come sinonimi rispettivamente di testo di partenza e di testo di arrivo. 257 BRIZ Antonio [2011: 22].
53 ORIGINALE – ALTERNANZA PRESENTE E FUTURO SEMPLICE
TRADUZIONE – ALTERNANZA PRESENTE E FUTURO SEMPLICE
PRESENTE PRESENTE
TP1: SEBAS: “[…] Mira: yo cruzo pasao mañana
la frontera. […]” (p.146) TA2: JUAN: “[…] Domani vado al mercato del Rastro a dare un’occhiata. […]”
TA1: SEBAS: “[…] Ascolta, io dopodomani passo la frontiera. […]”
FUTURO FUTURO
TP2: JUAN: “[…] Mañana iré al Rastro a echar un vistazo. […]” (p.130)
TP3: JUAN: “[…] mañana mismo me la pondré y […]” (p.147)
TA3: JUAN: “[…] domani me la metterò subito e […]”
4.3.3 La morfologia
Per quanto concerne i pronomi personali, quando in funzione di soggetto, si sono accuratamente evitate le forme “Egli/Ella/Essi” ormai confinate solo a situazioni di alta formalità per privilegiare invece la triade “Lui/Lei/Loro”.259
Riguardo il pronome di cortesia (che talvolta appare nella sua funzione di allocutivo) abbiamo scelto la forma “Lei” come traducente di “Usted”. Optare per il “Voi”, che nell’uso attuale della lingua italiana sopravvive solo in rari contesti e in area meridionale, era del tutto plausibile nell’ordine di dare una patina di arcaicità al testo. Tuttavia, il nostro intento era proporre una soluzione che potesse risultare scorrevole e verosimile nella lingua odierna e conseguentemente la preferenza è andata sul “Lei”.260
I clitici dativali sono stati usati, laddove il testo lo consentisse, come strumento per dare marcatezza a determinate costruzioni nel testo di arrivo.261 Innanzitutto, nei dialoghi, si è utilizzato come locativo enfatico solo “ci” mentre “vi” è stato proposto nelle indicazioni di scena proprio per sottolineare la differenza di registro che esiste nell’originale tra testo dialogico e didascalie. Di seguito riportiamo un esempio emblematico per caso, con originale e traduzione a confronto: TP: JUAN: “[…] Dentro de unos días empezarán de nuevo las clases y el volverá a ir. […]” (p.136) = TA: JUAN: “[…] Tra pochi giorni cominceranno nuovamente le lezioni e lui ci tornerà. […]”; “[…] SEBAS, con un gesto de circunstancias, entra en ella […]” (p.178) = “[…] SEBAS, con un gesto di circostanza, vi entra […]”. Talvolta, invece, per ricalcare una struttura enfatica presente nell’originale, abbiamo sfruttato il morfema “ci” unito a un verbo senza specializzazione semantica come si vede nell’esempio seguente con “andarci”: TP: BALBINA: “Pero sí sabes meterte en la tasca:
259 BERRUTO Gaetano [20192°: 84].
260 GARZONE Giuliana [2015: 86-90]; MORINI Massimiliano [2016: 53]. 261 BERRUTO Gaetano [20192°: 84-86].
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¡a olvidar! […]” (p.189) = TA: BALBINA: “Però all’osteria ci sai andare, eh! Per dimenticare! […]”. In altri casi, infine, abbiamo adoperato un clitico grammaticalizzato in
accompagnamento a un verbo, come con “capirlo” nella proposizione a seguire: TP: JUAN: “[…] ¿Te quieres meter en la sesera que la mayoría no os vaís: que huís? […]” (p.178) =
TA: JUAN: […] “Lo vuoi capire che la gran parte di voi non se ne va, ma scappa! […]”. Infine menzioniamo i due casi nei quali abbiamo usato il pronome personale complemento
singolare “gli” al posto del plurale “loro”, essendo una variante ormai normativamente accettata262: TA: TÍO MARAVILLAS: “[…] L’allegria gli illumina gli occhi e ti fanno credere che…porca puttana! […]”; TA: LUIS: “[…] Peggio per loro. Che vadano al diavolo, se gli fa piacere! […]”.
Passando ai pronomi dimostrativi, si può osservare che, in traduzione, la forma maschile e femminile singolare “quello/a” assume, talvolta, la funzione di aggettivo desemantizzato, perdendo il suo valore indicativo e deittico, e sostituisce l’articolo determinativo263. L’esempio a seguire, nel quale la costruzione originale presenta il dimostrativo unito al sostantivo, rappresenta quanto detto: TP: LOLITA: “¡Y lo del Instituto ése, ¿crees que vas a conseguirlo? […]” (p.160) = TA: LOLITA: “E la faccenda di quella scuola per… pensi di riuscirci? […]”.
Osservando infine i pronomi interrogativi, si può constatare che, spesso, alla forma estesa “Che cosa?” in traduzione si è preferito la sintetica “Cosa?”. Nell’esempio a seguire la forma “Cosa?” ricalca l’originale: TP: MARÍA: “[…] ¿Qué he hecho yo?” (p.168) = TA: MARÍA: “[…] Cosa ho fatto di male?”.264
Rimanendo in terreno morfologico, restano tre precisazioni da fare. In primo luogo, gli aggettivi, quando compaiono al grado superlativo assoluto nel testo di partenza, altrettanto lo sono nel testo di arrivo, grazie all’uso di prefissi quali “molto”, “parecchio” e “tanto”. I casi “muy guapa” e “muy segura” nel testo di partenza hanno, infatti, come corrispettivi traducenti “molto carina” e “parecchio convinta”.
In secondo luogo, si possono riscontrare, in traduzione, alcuni metaplasmi – ovvero avvenuti spostamenti di classe grammaticale – come nel caso di “niente”, che diventa aggettivo in: “niente panorami” e “niente padelle né pentole” che corrispondono alle costruzioni originali “no hay bellas vistas” e “ni cacerolas, ni sartenes”.
Infine si ravvisano, nel testo di arrivo, usi avverbiali dell’aggettivo come nell’esempio
262 BERRUTO Gaetano [20192°: 87]. 263 BERRUTO Gaetano [20192°: 87]. 264 BERRUTO Gaetano [20192°: 88-89].
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seguente: TP: NACHO: “[…] ¡Túmbate, deprisa!” (p.127) = TA: NACHO: “[…] Sdraiati, veloce!”. 265