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La variazione linguistica in traduzione

4. Analisi traduttologica di La camisa

4.2 La variazione linguistica in traduzione

La camisa presenta alcuni tratti morfologici tipici della varietà linguistica parlata a

Madrid, in un contesto socio-culturale medio-basso e in una situazione comunicativa orale. I principali sono: l’elisione della occlusiva sonora intervocalica nei participi, sia nei tempi verbali che nell’uso aggettivale – daos (dados), embotellao (embotellado), entrao (entrado),

llegao (llegado), nacío (nacido), pensao (pensado), perdío (perdido), preparao (preparado),

237 MENIN Roberto [2014: 318-321]. 238 HURTADO ALBIR Amparo [201810°: 67]. 239 DIADORI Pierangela [2012: 162-170].

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etc.; il laísmo – dila que me llame (dile que me llame), la desprendiste el calcetín (le desprendiste el calcetín), etc.; le aferesi – amos (vamos); le apocopi – cantidá (candidad),

salú (salud), soledá (soledad), usté (usted), verdá (verdad), etc.; le crasi – pal (para el), pa lante (para adelante); i troncamenti sillabici – asqueá (asqueada), na (nada), pa (para), tie

(tiene), to (todo), velá (velada), etc.; le parole sincopate – condenao (condenado), desgraciao (desgraciao), enterao (enterado), lao (lado), recaos (recados), etc. Altri due elementi ricorrenti sono la presenza dell’articolo determinativo davanti ai nomi propri – el Juan, la Lola, el Sebas, la María, etc. – e l’uso dell’infinito per le forme dell’imperativo di seconda persona singolare – aprovechar (aprovechad), dejarlas descansar un poco (dejadlas descansar un poco), ir pidiendo una ronda (id pidiendo una ronda), etc.

Gli elementi semantici, che analizzeremo nel dettaglio più avanti, sono riconducibili a un registro linguistico colloquiale e, pur essendo diffusi in tutto il paese, si associano tendenzialmente alla lingua popolare madrilena. Si tratta, in gran parte, di un bagaglio di termini ed espressioni “populares y castizas”241 a cui l’autore attingerà durante tutta la sua produzione drammatica e narrativa quali: chivato, garbeo, gazuza, guayabo, hincha, jabato, mamón, marmota, pelma, etc.242 Una simile scelta ha lo scopo di caratterizzare diatopicamente ma soprattutto diastraticamente i personaggi che operano nel dramma; difatti, a nostro giudizio, il dato principale a cui l’autore vuole dare enfasi, non è tanto il loro essere madrileni, ma piuttosto la loro estrazione sociale. Conseguentemente, si potrebbe valutare l’operazione di Olmo in maniera duplice: sia come ricreazione di una variante linguistica di una zona geografica precisa che come riproduzione artistica di un socioletto.

Si è scelto di non usare una variante diatopica specifica della lingua italiana per riprodurre, nel testo di arrivo, la variazione linguistica dell’originale, temendo che una simile scelta avrebbe prodotto un effetto di straniamento nel lettore, ben cosciente dell’ambientazione madrilena del testo e conseguentemente incapace di spiegarsi come mai i personaggi si esprimano usando il dialetto romano, toscano o napoletano. In linea con questa decisione, la posizione che si è adottata nei confronti del testo, durante tutta la traduzione, è stata quella di preservare l’estraneità culturale, non addomesticando ma, anzi, mantenendo tutti gli elementi culturalmente connotati: ne è una dimostrazione il non aver alterato i riferimenti ai luoghi geografici, ai cibi, alle tradizioni ma anche l’aver conservato, laddove presenti, tutti quei riferimenti alla cultura spagnola, come per esempio alla

241 FÉRNANDEZ INSUELA Antonio [1984 a: 457]. 242 FÉRNANDEZ INSUELA Antonio [1984

49 tauromachia.243

Il trattamento della variazione linguistica è un tema fortemente dibattuto in traduttologia ma l’opinione dominante sembra essere quella di evitare le soluzioni estreme che propongono, da un lato, una totale neutralizzazione con un conseguente appiattimento di ogni connotazione linguistica, e dall’altro, una resa con una variante diatopica della lingua di arrivo. Sposa questa opinione P. Faini che, in proposito, sostiene: “Appare sconsigliato l’inserimento di forme dialettali tipiche della LA244 […]. Nella maggior parte dei casi, il lettore è pienamente consapevole che i personaggi vivono e agiscono in un mondo estraneo, appartenente ad un’altra cultura, e accetta questa diversità. Scegliere di trasformare influssi locali presenti nel TP in forme dialettali o influssi locali tipici della LA significa creare sconcerto […] e annullare l’immersione nell’universo narrativo, fittizio e realistico a un

tempo, creato dall’ autore”245. Dello stesso avviso F. Cavagnoli la quale afferma che: “I dialetti, come ogni varietà locale sono profondamente radicati nella loro terra d’origine:

oppongono una strenua resistenza e si rifiutano di essere tradotti in un altro dialetto”246. Certamente, la questione è spinosa e richiede di valutare caso per caso con la giusta attenzione dato che “al traductor se le abren diferentes solucionen (geográficas, sociales, interdialectales) que tiene que sopesar”247.

Nella proposta di traduzione di La camisa presentata in questo studio, per conferire un inquadramento popolare anche al testo di arrivo, abbiamo cercato di inserire alcune manifestazioni di variazione linguistica a livello diastratico e in quest’ottica abbiamo riprodotto, laddove il testo lo consentiva, i tratti caratteristici dell’italiano neo-standard e dell’italiano colloquiale.

L’italiano neo-standard o italiano dell’uso medio parlato e scritto – così definito rispettivamente dai linguisti Gaetano Berruto (1987) e Francesco Sabatini (1985) – è la varietà di italiano, sviluppatasi a partire dagli anni sessanta ed oggi in via di consolidamento, impiegata in contesti di comunicazione orale e scritta di media formalità “che si differenzia dallo ′standard‵ ufficiale […] soprattutto perché è decisamente ricettivo dei tratti generali del parlato”248.249 L’italiano colloquiale è, invece, un registro linguistico presente nell’oralità o

243 FAINI Paola [2004: 26].

244 LA sta per lingua di arrivo e TP sta per testo di partenza. 245 FAINI Paola [2004: 155].

246 CAVAGNOLI Franca [2012: 74].

247 HURTADO ALBIR Amparo [201810°: 590].

248 SABATINI F. [L’“italiano dell’uso medio”: una realtà tra le varietà linguistiche italiane], cit. in BERRUTO

Gaetano [20192°: 75].

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nello scritto informale che viene adoperato da chiunque, indipendentemente dal grado di istruzione o dalla classe sociale di appartenenza, in contesti familiari. L’italiano neo-standard e l’italiano colloquiale – che insieme all’italiano regionale e popolare costituisce la varietà

sub-standard – sono da sempre in relazione tra loro. Difatti, alcuni tratti dell’italiano neo-standard di oggi erano un tempo ammessi esclusivamente nel parlato non sorvegliato e,

ancora, molti elementi dell’italiano neo-standard trovano la loro piena realizzazione nel parlato colloquiale.250

Sia nella scelta della varietà neo-standard che del registro colloquiale, nel testo di arrivo, non abbiamo mai violato la norma linguistica e abbiamo cercato di proporre soluzioni verosimili senza incorrere in esiti artificiali o caricaturali.

4.3 Elementi grammaticali e morfosintattici della varietà neo-standard