4. Analisi traduttologica di La camisa
4.4 Elementi morfosintattici e lessicali del registro colloquiale
Fino ad ora abbiamo esaminato quegli elementi grammaticali e morfosintattici presenti nel testo di arrivo, riconducibili nell’alveo dell’italiano dell’uso medio; d’ora in poi, invece, tratteremo i fattori morfosintattici e lessicali che rientrano nell’ambito dell’italiano colloquiale. In primo luogo, si può osservare come la traduzione presenti alcuni colloquialismi morfosintattici266 come risposta a certi costrutti intensificativi del testo di partenza come si nota nella seguente proposizione: TP: ABUELA: “[…] ¡Estirao y apuesto que iba el condenao!” (p.130) = TA: NONNA: “[…] Era tutto elegante e sistemato lo sciagurato!”. Da sottolineare, poi, la scelta in traduzione di verbi pronominali a doppio clitico come “dargliene” laddove il testo originale propone una costruzione sintattica d’uso colloquiale. Ecco un esempio di quanto detto: TP: SEÑOR PACO: “[…] De una paliza le ha provocado un aborto a la María. […]” (p.199) = TA: SIGNOR PACO: “[…] Ha provocato un aborto a María a forza di dargliene. […]”. In secondo luogo, si ravvisa nel metatesto un ampio uso di costruzioni fraseologiche con dare e fare267 come traducente di altrettante locuzioni o perifrasi verbali nel testo di partenza, elencate a seguire: TP: echar un vistazo = TA: dare un’occhiata; TP: andar llevando = TA: fare le consegne; TP: hacer aspavientos = TA: fare scenate; TP: hacer la maleta = TA: fare la valigia.
4.4.1 I segnali discorsivi
Nel testo originale si riscontra una ricchissima gamma di segnali discorsivi con funzione coesiva e prevalentemente demarcativa268 definiti in spagnolo “reguladores fático-apelativos de la conversación”269. Ciò si deve al fatto che, trattandosi di un testo teatrale che si propone di riprodurre verosimilmente l’oralità, abbondano gli strumenti utili a mantenere viva la conversazione, a tener attivo il contatto con l’interlocutore e a richiamare la sua attenzione. Nella tabella a seguire vengono presentati alcuni esempi di connettivi del testo di partenza con il corrispettivo traducente nella lingua di arrivo; sono posti in corsivo e in ordine
265 BERRUTO Gaetano [20192°: 91]. 266 BERRUTO Gaetano [20192°: 169-170]. 267 BERRUTO Gaetano [20192°: 167].
268 BERRUTO Gaetano [20192°: 170]; PALERMO Massimo [2015: 190-192]. 269 BRIZ Antonio [20177°: 19].
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alfabetico, nel loro contesto testuale, con una sola occorrenza per ogni elemento, anche se, come intuibile, se ne potrebbero includere molti di più.
ORIGINALE TRADUZIONE
ABUELA: “[…]¡Ah! ¿Eres tú, Sebas?” (p.142) NONNA: “[…] Ah, sei tu Sebas?” AGUSTINILLO: “[…] ¡Ay, qué tío!” (p.140) AGUSTINILLO: “[…] Ah, che tipo!” ABUELA: “[…] Sácalo, anda.” (p.134) NONNA: “[…] Prendilo, dai!”
VOZ DE MARÍA: “[…] ¡Se acabó, ea! […]” (p.129) VOCE DI MARIA: “[…] È finita, eh! […]” BALBINA: “Buena está la mañana, ¿eh señor
Paco?” (p.134)
BALBINA: “È una bella giornata, vero signor Paco?”
BALBINA: “[…] Oye: la María se ha caído por la escalera, ¿entendido? […]” (p.190)
BALBINA: “[…] Senti: María è caduta dalle scale,
intesi? […]”
AGUSTINILLO: “Escucha, abuela. Sólo nos faltan
dos perrillas pa…” (p.125) AGUSTINILLO: “Nonna, ascolta. Ci mancano solo due spiccioli per…” NACHO: “Hala, vete y da el queo.” (p.136) NACHO: “Dai, va’ e fai il palo.”
LOLO: “¡Huy, Valdepeñitas!” (p.149) LOLO: “¡Uh, Valdepeñitas!” BALBINA: “[…]¡Y alegra un poquito la cara, leñe!”
(p.209)
BALBINA: “[…] E fammi un sorriso, dai!” SEBAS: “[…] Mira: yo cruzo pasao mañana la
frontera. […]” (p.146)
SEBAS: “[…] Ascolta, io dopodomani passo la frontiera. […]”
RICARDO: “Es un tipo raro, ¿no?” (p.155) RICARDO: “È un tipo strano, vero?” NACHO: “Pues va a parecer un tío forrao de
millones.” (p.126)
NACHO: “Mah, sembrerà ricco sfondato.” LUIS: “Qué, ¿cómo va el negocio?” (p.151) LUIS: “Allora, come vanno gli affari?”
NACHO “[…] ¡Vaya un rostro que le echa!” (p.138) NACHO: “[…] Guarda come fa la finta tonta!” BALBINA: “[…] ¡Como pa ahorrar, vamos! […]”
(p.167)
BALBINA: “[…] Niente risparmi, via! […]” AGUSTINILLO: “[…] ¡Venga, entra!” (p.207) AGUSTINILLO: “[…] Dai, entra!”
AGUSTINILLO: “Es un explodador, ¿verdá?” (p.125)
AGUSTINILLO: “È uno sfruttatore, eh?”
4.4.2 La suffissazione
Uno degli strumenti più interessanti, fornitoci dalla lingua spagnola e italiana, per conferire enfasi al discorso e tipico di un registro linguistico non formale è la suffissazione intensificatrice.270 Sia nel testo di partenza che nel testo di arrivo si riscontra un’alta frequenza della suffissazione alterativa nelle sue tre varianti: diminutiva, accrescitiva e peggiorativa.
Nel testo di partenza, la categoria grammaticale maggiormente interessata da questo fenomeno è quella dei sostantivi, seguita dagli aggettivi e poi dagli avverbi. Il suffisso che ricorre con maggior frequenza nei sostantivi, sia propri che comuni, sia astratti che concreti, è -ito/a, seguito da -illo/a mentre gli altri (- iño, -ete, -ón, -eje, -uza) non hanno più di due occorrenze. Per quanto concerne gli aggettivi, è ancora -ito il suffisso più gettonato, seguito
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da -ón e poi da -illo in terza posizione; tutti gli altri (-uela e -ote) ricorrono poche volte. I suffissi diminutivi, nell’originale, ricoprono una determinata funzione in relazione al
contesto in cui sono collocati. In alcuni casi, vogliono provocare un effetto comico o ironico, come dimostra la scena nella quale il Signor Paco confessa alla Signora Balbina che, a causa della stazza della moglie, una coperta sola non basta e la vicina gli risponde così: “No se queje. ¡Calorcito271 natural p’al invierno¡” (p.140). In altri casi, sono i suffissi diminutivi vezzeggiativi che veicolano la condizione emotiva del parlante o che possiedono una funzione conativa, come si vede nelle seguenti frasi: LOLO: “[…] Con ese dinerito, ¿sabe usté?, voy a montar una pequeña cafetería.” (p.212); NACHO: “¡Lolita Martínez!, ¿quié usté a Nacho Fernández por compañerito de toa la existencia?” (p.159). In altri ancora, possono avere una funzione fatica, appellativa o vocativa come negli esempi a seguire: LOLITA: “¿Hay curas en Alemania?” (p.159); NACHO: “¡Alguno habrá chatilla! […]” (p.159); RICARDO: “¡Chatita, no me seas mala!” (p.148). La carica dispregiativa, invece, è legata,
talvolta, alla natura stessa del suffisso scelto come in “gentuza”; più volte, dipende dal termine al quale il suffisso si lega come in “lagartón” e in “chulillo”.272
Nella tabella a seguire sono raccolti i campioni, disseminati nei tre atti e qui posti in ordine alfabetico, nei quali testo di partenza e testo di arrivo presentano, per la stessa occorrenza, un esempio di suffissazione alterativa diminutiva. Escludiamo dall’elenco le occorrenze che si trovano nelle indicazioni di scena e i casi di suffissazione accrescitiva e peggiorativa poiché si limitano a: “notición” = “notizione” e “gentuza” = “gentaglia”.
271 Il carattere corsivo è usato per indicare il termine suffissato. 272 MURO Miguel A. [1988: 75-86].
DIMINUTIVI (con valore attenuativo, vezzeggiativo o ironico)
ORIGINALE TRADUZIONE ORIGINALE TRADUZIONE
Alemanitas Tedeschine Quietecito Calmino
Chupito Sorsino Ratejo Attimino
Dinerito Soldini Ratito Pochino
Frasquilla Fiaschetto Trocito/s Pezzettino/i
Historieta Storiella Viajecito Viaggetto
Naricilla Nasino Vueltecita Giretto
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A parte segnaliamo una serie di termini suffissati lessicalizzati, che hanno acquisito, nel tempo, un preciso significato referenziale e un determinato valore pragmatico; in alcuni casi, lingua spagnola e lingua italiana coincidono, in altri no. Si verifica questa corrispondenza con “globito” = “palloncino” e con “vasito” = “bicchierino”.
Infine, menzioniamo alcuni casi nei quali a un elemento con suffisso alterato nell’ originale, abbiamo proposto, in traduzione, una ripetizione dell’aggettivo come in “piso
nuevecito” che diventa “appartamento nuovo nuovo” o “muchos colorines” che viene reso con “tanti tanti colori”.
4.4.3 I colloquialismi lessicali
Il testo di partenza presenta un lessico fortemente popolare e pertanto in traduzione abbiamo cercato di non alzare il registro ma al contrario di riproporre, anche nella lingua di arrivo, un fitto campionario di elementi semantici verosimili nell’uso reale della lingua. Numerosi risultano, quindi, i colloquialismi lessicali273; nella tabella a seguire si raccolgono i casi speculari, dove originale e traduzione coincidono, raggruppandoli in ordine alfabetico secondo la categoria grammaticale di appartenenza.
VERBI E LOCUZIONI VERBALI SOSTANTIVI, AGGETTIVI E LOCUZIONI
AGGETTIVALI
ORIGINALE TRADUZIONE ORIGINALE TRADUZIONE
Chunguearse (colloq.)274 Sfottere (pop.) Chivata (colloq.) Spiona (fam.)
Ir dados (fam.) Fregare (colloq.) Coco (colloq.) Zucca (scherz.) Liar (colloq.) Intortare (colloq.) De buten (loc.agg.gerg.) Essere una favola
(espr. fam.) Liar (colloq.) Creare delle rogne
(colloq.)
Filfa (colloq.) Fuffa (colloq.)
Mondarse de risa (loc. verb. colloq.)
Sganasciarsi dalle risate (espr. fam.)
Olvídame (espr. colloq.) Piantarla (fam.) Pillar (colloq.) Beccare (fam.)
273 BERRUTO Gaetano [20192°: 166].
274 Le abbreviazioni “colloq.” per “colloquiale”, “fam.” per “familiare”, “loc. verb. colloq.” per “locuzione
verbale colloquiale”, “espr. colloq.” per “espressione colloquiale”, “pop.” per “popolare”, “espr. fam.” per “espressione familiare”, “loc. agg. gerg.” per “locuzione aggettivale gergale” e “scherz.” per “scherzoso” sono sempre tratte dai dizionari riportati in bibliografia. Concretamente per la lingua spagnola dal Diccionario de la
lengua española (DRAE) e da Il Grande dizionario di Spagnolo Zanichelli, mentre per la lingua italiana dal Vocabolario Treccani, dal Dizionario della lingua italiana Sabatini Coletti e dal Vocabolario della lingua italiana Zingarelli.
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Nel testo di arrivo, compaiono, inoltre, “storia” e “faccenda” come genericismi275 riferiti a eventi che spesso traducono costruzioni in lingua spagnola con il pronome di terza persona singolare neutro “lo”. A seguire presentiamo un’ampia casistica: TP: TÍO MARAVILLAS: “[…] ¡Siempre lo mismo!” (p.194) = TA: TÍO MARAVILLAS: “[…] Sempre la solita storia!”; TP: ABUELA: “Lo de siempre, hijo. […]” (p.199) = TA: NONNA: “La solita storia, figliolo. […]”; TP: JUAN: “[…] Su hija tié razón en lo de la camisa. […]” (p.130) = TA: JUAN: “[…] Sua figlia ha ragione sulla faccenda della camicia. […]”. In altri casi, invece, la soluzione traduttiva italiana sostituisce i genericismi spagnoli “cosa” y “lío” come in: TP: LUIS: “[…] A éste y a mí nos complican la cosa la mujer y los críos. […]” (p.146)
= TA: LUIS: “[…] A me e a lui ci complicano la faccenda la moglie e i ragazzini. […]” e TP: BALBINA: “[…] Y no digamos ahora, con to ese lío de la atómica, la hache y demás
pildoritas. […]” (p. 167) = TA: BALBINA: “[…] Ora poi con questa faccenda della bomba atomica, di quella cosa e di quell’altra. […]”.
4.4.4 Gli appellativi
Un altro elemento rilevante del lessico colloquiale del testo di partenza, che abbiamo cercato di riprodurre nel testo di arrivo, è la grande varietà di termini usati come appellativi. Di seguito ne riportiamo un campione esaustivo dividendoli, con l’aiuto di due tabelle, in allocutivi e non allocutivi; a fianco, quando lo abbiamo ritenuto necessario, abbiamo aggiunto alcune osservazioni sulle scelte traduttive operate. Gli appellativi allocutivi, più che allo scopo di alludere a un referente preciso o di definirne le caratteristiche, fungono, in contesto, da “intensificadores de actitud”276.
APPELLATIVI ALLOCUTIVI
ORIGINALE TRADUZIONE OSSERVAZIONI
Amigo/os Amico/i Si nota una semplice resa letterale del termine originale. Chalado Scemo Nell’originale compare la forma “chalao” con perdita
dell’occlusiva. In alcuni casi il termine è usato in maniera ironica, in altri affettiva, ma mai pienamente come insulto. Chatilla
Chatilla
Sciocchina Gioia mia
Si tratta di un appellativo che Nacho riserva alla fidanzata Lolita. In tre casi su quattro, si è tradotto con “schiocchina” che, pur mantenendo il significato referenziale di “chato” – “persona intelectualmente pobre o corto de miras”277– di cui
“chatilla” è appunto un diminutivo, rimane confidenziale come nel prototesto dove appare con funzione tutt’altro che
275 BERRUTO Gaetano [20192°: 169]. 276 BRIZ Antonio [2011: 98].
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offensiva. Nella quarta occorrenza, invece, si è proposto come traducente “gioia mia” mantenendo solo la connotazione affettuosa del termine perché, contestualmente, il termine “sciocchina” non si sposava con il resto della frase.
Chatita Gioia mia Si tratta di un appellativo con cui Ricardo si rivolge alla moglie perciò si è scelto di far prevalere, anche in questo caso, l’elemento connotativo riproponendo come traducente “gioia mia”.
Chato Amico Si è scelto come traducente “amico” sia quando il termine “chato” viene usato per segnalare l’appartenenza ad un gruppo sia quando perde la sua carica semantica e diventa semplice vocativo.
Chaval Ragazzo
Chico/os/as Ragazzo/i/e
Condenado Sciagurato Nell’originale compare la forma “condenao” con perdita dell’occlusiva.
Criatura Cocca Si è scelto di tradurre “criatura” con “cocca” per salvaguardare la natura di appellativo dolce e affettuoso che Balbina riserva alle sue amate vicine, María e Lola.
Desgraciado Disgraziato Nell’originale compare la forma “desgraciao” con perdita dell’occlusiva.
Golfos Mascalzoni
Granuja/as Canaglia/e
Guapa Sorellina Si è scelto di tradurre “guapa” con “sorellina” perché il termine è impiegato da Agustinillo con fare ironico, pertanto il significato referenziale ci è parso sacrificabile in contesto. Hermano Amico mio Si è scelto di tradurre “hermano” con l’espressione “amico
mio” perché ci è parso il vocativo più appropriato. Hijo
Hijo/a
Cocco Figliolo/a
Si è scelto di proporre “cocco” come traducente di “hijo” quando la Nonna si rivolge ad Agustinillo mentre “figliolo/a” quando si riferisce a Juan e a Lola. Per quanto concerne gli altri personaggi, si è sempre usato “figliolo/a” come traducente di “hijo/a”.
Macho/os Macho
Amico/i Bello
Si è scelto di tradurre “macho” in alcuni casi con “amico” e in altri con “bello” per cercare di variare, considerando che “amico” era già stato proposto come traducente di “amigo”. In tutti i contesti in cui appare è usato come vocativo desemantizzato. Mamarracho Buffone Mamón Moccioso Muchacha Muchacha Sorella Figliola
Si è scelto di tradurre “muchacha” con “sorella” quando usato da Agustinillo per riferirsi a Lolita, mentre “figliola” quando Balbina si rivolge a Lola.
Muchacho Giovanotto Il termine viene usato dal Signor Paco per riferirsi a Juan. Nena
Nena
Bella Tesoro
Si è scelto di tradurre “nena” con “bella” quando il termine è usato dal Signor Paco per rivolgersi a Lolita; si è optato, invece, per “tesoro” quando è pronunciato dalla Nonna o da Lola. Niña Niña Niña Niña Bambina Piccola Sorellina Lolita
Il traducente scelto nella maggior parte dei casi è “bambina” perché suggerisce la maniera affettuosa di Lola e di Balbina di riferirsi a Lolita. Diventa “piccola” quando a quest’ultima si rivolge il Signor Paco e “sorellina” quando a farlo è Agustinillo. Si è adoperato, infine, “Lolita” come traducente di “niña” quando proferito da Lola con intento di richiamare la figlia.
Pequeña Piccola Essendo nuovamente un termine usato dal Signor Paco nel dialogo con Lolita, si è deciso di riproporre “piccola”.
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Pipiolo Mocciosetto Il termine è usato dal Signor Paco con fare offensivo e intimidatorio pertanto si è optato per il traducente “mocciosetto”.
Preciosa Bella Si è deciso di tradurre “preciosa” con “bella” evitando il superlativo “bellissima” che non è un vocativo comunemente usato in italiano.
Per quanto concerne gli appellativi con cui Lolita e Agustinillo si rivolgono ai genitori, nel testo originale, sono più frequenti i formali “madre” e “padre” rispetto alle forme colloquiali “mamá” y “papá”. In traduzione abbiamo deciso di optare sempre per le opzioni lessicali familiari “mamma” e “papà” dato che i ragazzi si rivolgono al padre e alla madre usando il pronome di seconda personale singolare “tu”. Passando invece all’allocutivo impiegato da Lola nelle conversazioni con la Nonna abbiamo mantenuto, in traduzione, la dualità presente nell’originale tra “mamá” e “madre” usando i corrispettivi italiani “mamma” e “madre” dato che la donna si rivolge all’interlocutrice sempre con la forma di cortesia, sia nel prototesto che nel metatesto.
Meritano una riflessione a parte gli allocutivi “hombre” e “mujer” che, nel testo originale, svolgono, sia una funzione fatico-intensificatrice che attenuatrice278. A seconda del contesto dunque, abbiamo cercato, in traduzione, il segnale discorsivo, il marcatore o l’interiezione italiana che meglio si adattasse alla situazione comunicativa, ricorrendo, solo in casi estremi, a una soppressione dell’elemento originale nel metatesto. A seguire riportiamo le principali scelte traduttive operate, dove nei primi due esempi l’allocutivo originale è usato come strumento espressivo-rafforzatore mentre negli altri due ha un ruolo attenuativo:
1) TP: AGUSTINILLO: “[...] ¡Hombre! ¡Pollo otra vez! [...]” = TA: AGUSTINILLO: “[...] Accipicchia, ancora pollo! [...]” (p.170);
2) TP: BALBINA: “[...] ¡Alegra esa cara, mujer! [...]” = TA: “[...] BALBINA: Forza, su con la vita! [...]” (p.206);
3) TP: LUIS: “Eso es lo normal, hombre.” = TA: “LUIS: Guarda che è nella norma.” (p.163);
4) TP: BALBINA: “No te rías así, mujer. [...]” = TA: BALBINA: “Non fare così, dai. [...]” (p.165).
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Segnaliamo infine che, per evitare una ridondanza in traduzione, abbiamo soppresso il vocativo “hijita” che aveva una sola occorrenza nel dialogo tra Lolita e il Signor Paco nel secondo atto.
APPELLATIVI NON ALLOCUTIVI
ORIGINALE TRADUZIONE OSSERVAZIONI
Canalla Canalla
Una brutta persona Carogna
Si è optato per una traduzione del termine diversa nelle due occorrenze perché, nel primo caso, la pronuncia Ricardo, in preda al senso di colpa e alla disperazione, per riferirsi a se stesso e al suo deplorevole comportamento nei confronti della moglie. Nel secondo caso, invece, la usa Nacho per definire, con rabbia e disprezzo, la personalità del Signor Paco.
Chaval/es Ragazzo/i
Chavea/as Chaveas
Ragazzo/i Figli
Si è proposto come traducente di “chavea/as” – una forma colloquiale per “chaval” propria del caló279 – in due
occasioni “ragazzo/i” mentre nelle altre due occorrenze, visto che il termine era usato da Luis per riferirsi ai suoi cinque pargoli, si è preferito “figli”.
Chico/os/as Ragazzo/i/e
Condenado/a/os Sciagurato/a/i Nell’originale compaiono le forme “condenao”, “condená” e “condenaos” con perdita dell’occlusiva e troncamento.
Crío/os Ragazzino/i
Desgraciado/a/os Disgraziato/a/i Nell’originale compaiono le forme “desgraciao”, “desgraciá” e “desgraciaos” con perdita dell’occlusiva e troncamento.
Golfillo/os Monello/i
Golfo Mascalzone
Guayabo Bella signorina Si è scelto di tradurre “guayabo” con “signorina” aggiungendo l’aggettivo “bella” per porre enfasi sul tratto distintivo principale del termine ovvero quello di riferirsi a una donna attraente.
Jovencita Fanciulla Il traducente “fanciulla” per “jovencita” è decisamente alto di registro, e forse perfino retrò, ma, trovandosi nelle indicazioni di scena, ci è sembrato appropriato.
Mocito Ragazzetto Si è scelto “ragazzetto” come traducente di “mocito” perché mantiene, sia la natura alterata che il significato referenziale del termine originale.
Mocosos Marmocchi Muchacho/os/as Ragazzo/i/e Niño/a/os Bambino/a/i Tío Tío/a/os Quello Tipo/a/i Tipo/os Tipo/i
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4.4.5 Il caso di gachó
Un termine che sicuramente ha creato delle difficoltà in traduzione è stato gachó (con le sue varianti di numero e genere), un termine proprio del caló, una variante della lingua
romaní parlata in origine da alcune comunità sinti in Spagna, Francia e Portogallo. Gachó e gachí sono propriamente due termini colloquiali per riferirsi a una persona di sesso maschile,
nel primo caso, e femminile nel secondo. Per estensione del significato, con il tempo, con il termine gachó si è passati ad indicare la figura dell’amante o del gigoló e con il femminile
gachí una donna di facili costumi. È evidente, invece, che nel nostro testo di partenza il
termine diventa sinonimo di uomo e donna e serve per apportare ancora maggiore varietà al panorama lessicale di riferimento sul tema, che abbiamo già analizzato. Pertanto, in traduzione, ogni qual volta ci siamo scontrati con questo elemento semantico, abbiamo salvaguardato la sua connotazione fortemente popolare proponendo di volta in volta il traducente che più ci pareva pertinente in contesto; come si può evincere da quanto riporta la tabella a seguire dove le occorrenze di gachó sono poste in ordine di apparizione nel testo di partenza.
ORIGINALE TRADUZIONE OSSERVAZIONI
Gachí Sventola Si è optato per “sventola” perché il termine è usato dal Signor Paco per esprimere tutta la sua ammirazione nei confronti di una donna di cui ha appena visto le gambe e il fondoschiena, ed è nota la volgarità del personaggio.
Gachó ese Quello lì Si è scelto come traducente il dimostrativo con l’avverbio perché ci sembrava che si adattasse bene al contesto.
Ninguna gachí Nessuna Si è scelto di neutralizzare il termine perché in contesto non aveva alcuna carica semantica.
Gachó este Quello lì Si è scelto come traducente il dimostrativo con l’avverbio perché a proferirli è Ricardo che, nel farlo, accompagna le parole con un gesto.
Gachís del cine Tipe del cinema Si è scelto il neutro e generico “tipe” visto che poco dopo appare la precisazione sul dominio di riferimento.
Señora gachí Bella signora Si è scelto di azzardare l’aggettivo “bella” perché ci è sembrata questa l’immagine che Nacho vuole evocare riferendosi alla sua futura moglie Lolita.
Gachises Belle ragazze Si è scelto di azzardare l’aggettivo “bella” perché ci è sembrata questa l’immagine che Lolo ha in mente nel pronunciare il termine.
Gachó de los milliones
Milionario Si è scelto di neutralizzare il termine perché in contesto non aveva alcuna carica semantica.
Da notare, a margine di questa analisi, l’incertezza nella formazione del plurale di genere femminile che compare in due forme gachís e gachises che dimostra l’impiego quasi esclusivamente orale del termine e in contesti molto familiari.
64 4.4.6 Il turpiloquio
Il testo di partenza presenta una grande varietà di termini, espressioni triviali ed epiteti ingiuriosi, che sottolineano la bassa estrazione culturale dei personaggi che ne fanno uso. Si è cercato di non edulcorare in alcun modo il linguaggio scurrile del prototesto per non incorre in quel che Morini definisce il pericolo maggiore della traduzione del turpiloquio, ovvero “l’abbassamento autocensorio del livello di volgarità”280. Allo stesso tempo, si sono proposti traducenti, a nostro giudizio, credibili in contesto e usati con una certa frequenza nella lingua italiana, senza alcuna marca diatopica. Di seguito, nella tabella, si presentano alcuni esempi, classificati in ordine alfabetico, con le relative soluzioni proposte.
ORIGINALE TRADUZIONE
¡A mí me vais a dar leches! A me non darete un tubo!
Cabrear Incavolarsi Cara281 Sfacciato Cerdo Porco Coño Cazzo Culo Culo Descarado Spudorato Fresco Sfacciato Gilí282 Rincoglionito
Hijo de puta Figlio di puttana
La madre que los parió Porca puttana