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Se il Commento alle Sentenze è il luogo ove si dispiega l’esercizio della teologia, il Prologo allo stesso è quello in cui se ne teorizza la figura228. Usiamo il termine «teologia», che Aureolo

stesso utilizza – insieme anche a «divina scientia»229 e a «scientia nostra»230 – subito però

avvertendo che l’attenzione del maestro francescano è orientata a determinare la natura della disciplina, precisandone in particolare l’«habitus» (disposizione stabile, permanente, generata da atti ripetuti231) o gli «habitus». Per questa ragione egli si avvarrà quasi sempre del

termine «habitus theologicus», talvolta anche per indicare quasi metonimicamente la stessa disciplina teologica.

Ma di là da questa congruenza, e dalla convergenza delle nozioni di scienza e di abito – la precisazione del concetto di scienza quale habitus è di origine aristotelica, derivata da un passaggio delle Categorie232 –, troveremo che l’espressione «abito teologico» indichi più

propriamente il risultato e, per così dire, il prodotto – nella differenza rispetto a scientia, fides e opinio – dello studio della teologia233.

Ora, l’esame relativo alla natura e alle prerogative dell’«habitus theologicus» è tuttavia preceduto da alcuni rilievi sul Liber Sententiarum. Possiamo accostare tali rilievi riferendoci sia al Proemium dello Scriptum, sia alla collatio234 della Reportatio.

2.1. «Expandit librum coram me»

Nei tre articoli introduttivi che costituiscono il Proemium allo Scriptum, l’Aureolo definisce il Liber Sententiarum quasi un’espansione della Sacra Scrittura, secondo un’interpretazione del versetto del libro di Ezechiele: «Expandit librum coram me, qui scriptus erat intus et foris» (Ez 2, 10). Rifacendosi a Gregorio Magno, che spiega in che senso il testo sacro possa esser definito «scriptus... intus et foris»235, Aureolo afferma che il Maestro delle Sentenze ha aperto

228 Al Prologo si dovrà aggiungere l’analisi dell’articolo 3 della dist. 48 del I Libro dello Scriptum: «Ubi

ex toto decursu libri aliqua, quae assumpta sunt a principio inferuntur» (Commentariorum in primum librum Sententiarum Pars Prima, dist. 48, art. 3, Typografia Vaticana, Romae 1596, pp. 1120-1126, qui 1120). Sulla congruenza di questo articolo con la terza quaestio del Prologo della Reportatio, secondo il Cod. 292 della Biblioteca Antoniana a Padova (utrm talis habitus sit faciens adhaerere vel non; foll. 8rb- 9vb), e assente negli altri due codici, cfr. L.O.NIELSEN, Peter Auriol’s Way with Words, pp. 207-210.

229 Scriptum, p. 132, n. 1, ll. 4-5.

230 Cfr. Reportatio, fol. 15ra. Che qui il termine scientia non sia sinonimo di conoscenza in senso lato,

lo attesta il fatto che per indicare questo secondo plesso semantico Aureolo si avvalga sempre del termine notitia.

231 Cfr. Scriptum, p. 160, n. 95, l. 40.

232 ARISTOTELES, Categoriae VIII, 8b 25-34; 9a 3-9.

233 «Utrum studio theologiae [...] aliquis habitus acquiratur» (Scriptum, p. 132, n. 1).

234 «[...] a short of laudatory speech on the Sentences as an authoritative text, and which a sententiarius

was obliged to deliver before the start of his lectures on each book» (L.O.NIELSEN, Peter Auriol’s

Way with Words, p. 153).

il libro «involutus» della Scrittura («per intellectus latitudinem aperitur»), poiché «liber Scripturae Sacrae in quatuor libris Sententiarum quasi expanditur»236.

Il libro della Scrittura sacra, oscuro, ma anche chiuso, a causa della sua difficoltà, viene ora, per così dire, srotolato, aperto, mediante la sua dilatazione o espansione nelle Sentenze. È precisamente in questa dilatazione che risiede la sua utilità: «Magistri labor utilis quia expandit»237. Ancor più nella misura in cui procede mediante uno sviluppo piano,

accessibile («tenor facilis», «procedit [...] connexe et idcirco clare»): è infatti «coram me», poiché «[est] nobis obiectus ratione suae proportionis [...], traditur enim ut capabilis a nobis»238.

Il suo valore appare pertanto degno di ammirazione («valor admirabilis»), esattamente nella misura in cui «in eo continetur liber “scriptus intus et foris”, liber Scripturae Sacrae». Esso pertanto non costituisce una semplice espansione della Scrittura, ma in certo modo la contiene («in eo continetur»), rivestendosi della sua stessa prerogativa («quidem privilegium»): «Liber [...] Sententiarum scribitur supra et extra, intus et subtus, ut sit scriptus subtus et supra, intus et extra. Et hoc propter diversas materias quas determinatas invenies in hoc libro»239. D’altronde, i contenuti, la materia delle Sentenze del Lombardo, nella loro

regionalità onnicomprensiva («exterius apparentes»; «interius residentes»; «inferius detrahentes»; «superius erigentes») ne consentono questa non poco audace assimilazione.

2.2. «Ingredere in medio rotarum»240

Nella Reportatio Aureolo ricorre invece a un altro versetto di Ezechiele: «ingredere in medio rotarum quae sunt subtus Cherubyn» (Ez 10, 2). Egli lo interpreta come un invito rivolto dalla «tuba prophetica» a perforare un «profunditatis nimiae tegumentum»241 che

avvolge un carro intelligibile, una quadriga ideale dotata di quattro ruote in grado di condurre l’animo «ad sublima»:

«Super hiis itaque Cherubyn, sub veritatis testimoniis in aeternum fundatis, Magister Petrus Lombardi Sancto Spiritu inspiratus, in uno curro intelligibili, in unica mentis quadriga, quattuor rotas constituit, apposuit et perficiti, dum ex divinorum librorum sententiis volumen unum compegit in quo libros quattuor distinxit quibus quasi rotis atque vehiculis studiosus animus theologicis inquisitionibus posset ad sublima elevari»242.

Ora, nell’immagine dei Cherubini – i quali, come a guardia del propiziatorio dell’Arca, così sono eletti a tutela di questa quadriga –, è simboleggiata tutta la Scrittura: «libros novi

236 Scriptum, p. 127, n. 2. 237 Ibid., p. 128, n. 4. 238 Ibid., p. 130, n. 7. 239 Ibid., p. 131, n. 9.

240 Sul probabile gioco di parole tra rota e Aureolo, cfr. E.BUYTAERT, Introduction, p. XVIII, nota 6 e

V.HEYNCK, Die Kommentare, des Petrus Aureoli zum dritten Sentenzenbuch, in «Franziskanische Studien»

51 (1969), 1-77, qui 70.

241 Reportatio, Vat. Borgh. 123, fol. 1rb. 242 Ibid., fol. 1ra-1rb.

et veteris testamenti, libros utique sacri canonis universos ad modum et instar Cherubyn collocavit. Nempe quilibet liber sacri canonis est quasi unus Cherub et eorum universitas quasi Cherubyn cum sit in eis ad instar Cherubyn»243.

D’altra parte questa quadriga altro non è che lo stesso Liber Sententiarum: costituito infatti da quattro ruote, ossia diviso in quattro libri, esso ha lo scopo di elevare («ad sublima elevari») l’animo impegnato («studiosus») nelle «theologicae inquisitiones». Di qui l’invito a penetrare («ingredere in medio»), a raggiungere cioè quel centro ammantato di profondità:

«Quapropter cuilibet studioso theologico tuba canit prophetica in verbo proposito iniungendo “Ingredere in medio” etc.»244.

«Profunditate nimiae tegumentum quod praecipitur indagari: “ingredere”. Integritatis propriae complementum quod aspicitur circulari: “ingredere in medio rotarum”. Auctoritatis variae fulcimentum quod ostenditur suffragari: “quae sunt subtus Cherubyn”. Ergo Liber Sententiarum primo indagari praecipitur propter pofunditatis tegumentum et velamen»245.

Di queste «quatuor rotae» della visione del profeta, ossia di questi quattro libri delle Sentenze, Aureolo precisa poi il contenuto, sottolineando – ci pare –, mediante la metafora della ruota, la perfetta circolarità, per così dire, di un processo quasi di exitus e reditus, che prendendo avvio dal principio di tutte le cose («a rerum principium»), attraverso lo scorrere delle cose («in rerum profluvio»), si inarca nel connubio delle nature, umana e divina («ex rerum connubio»), per terminare nel silenzio («cum rerum silentio») del giudizio finale e del premio eterno:

«Liber enim iste circularis dicitur et rotundus propter sui perfectionem, nam a rerum principio eius doctrina inchoatur, videlicet a Deo, et hoc in libro primo. Et in rerum profluvio eius doctrina dilatur cunctans de homine et angelo et de omni creatura in libro secundo. Ex rerum connubio (tanquam in angulo) eius doctrina archuatur tractans de Christo in quo tanquam in angulo arcuali facta est rerum copula et connubium naturarum et hoc in libro tertio. Et cum rerum silentio eius doctrina terminatur quia in finali iudicio et praemio bonorum in libro quarto ut iste sint rotae quas visio prophetica describit Ezechiel»246

Ma ecco che a sostenere questo libro, nel suo onnicomprensivo progetto, interviene la Scrittura – insieme suo fondamento («auctoritatis fulcimentum et fundamentum») e riparo («sub alis protectis») – identificabile nuovamente nella metafora dei Cherubini:

«libro Sententiarum suffragari ostenditur auctoritatis fulcimentum et fundamentum, auctoritas videlicet Sacrae Scripturae, nam sequitur in hoc verbo “Quod rotae istae sunt subditus Cherubin”, sub alis videlicet protectis divinorum librorum et sacrorum consiliorum originalium, quae sanctorum ac sublimium vel doctorum Cherubin siquidem leguntur in Scripturis divinis»247.

243 Ibid., fol. 1ra. 244 Ibid., fol. 1rb. 245 Ibidem. 246 Ibidem. 247 Ibid., fol. 1va.

Di qui l’estrema esortazione all’ascesa – che lo stesso Aureolo rivolge a ciascuno, e che si trasforma in preghiera –, per verificare che anche di lui è scritto: «cavalcava un Cherubino e volava sulle ali del vento»248:

«Unum tamen est quod exortor: videlicet ut super istos libros Cherubitos cum ratione et studio mentaliter ascendamus, ut de quolibet nostrum verificetur quod scriptum est: “ascendit super Cherubyn et volavit super pennas ventorum” [Ps 17, 11]. Et ubi volabimus nisi in locum a Deo nobis paratum de quo scriptum est “Venite, benedicti Patris mei, percipite vobis paratum regnum ab origine mundi” [Mt 25,35]; ad hoc regnum perducat nos Dei Filius, Filius benedictus qui cum Patre et Spiritu Sancto vivit et regnat in saecula saeculorum. Amen»249.