il mito, la creazione e la figura dell’artista
6.2 L’energia degli opposti: William Blake
6.2 L’energia degli opposti: William Blake
Lo slancio vitalistico dei poeti romantici, il loro sguardo genuino – ma mai semplicistico – sulla natura e sull’essere, l’ispirazione visionaria, l’idealismo, il loro tendere a nuove verità e rivelazioni sono alcuni degli aspetti che più affascinarono i
beats. Tra i poeti romantici, uno dei più rivoluzionari ed innovativi, nella forma e nel
contenuto, fu certamente William Blake, di cui anche in Orpheus si trova traccia attraverso un esplicito riferimento: quando Arthur spiega a Michael le sue ultime riflessioni sulla sua idea di artista, egli ammette di essersi ispirato al pensiero di Blake:
None of this is original. […] Now you see the system implies much that is Cabalistic, in a sense: you know, to stand on the threshold of vegetable life facing God and sharing his secrets, as in Blake also. (p. 96)
suggestive. Kerouac provò a cimentarsi nella stesura di haiku, sebbene tralasciando l’aspetto metrico, e concentrandosi invece sulla creazione di piccole immagini aeree: i suoi componimenti sono raccolti in
The Book of Haikus. Un esempio: “Birds singing/in the dark/ - Rainy dawn”. Filippetti individua una
radice romantica nella poesia di Kerouac e sottolinea come essa debba rientrare nell’ottica della poetica
beat: che aveva tra i vari bersagli la “poesia colta”, che era piuttosto esplicita nelle scelte lessicali, e che
prendeva a modelli Rimbaud e Whitman, in favore di una poesia pubblica.
425
Jack Kerouac, The Scripture of the Golden Eternity (1960), in Id., Collected Poems, a cura di Marilene Phipps-Kettlewell, New York, The Library of America, 2012, pp. 177-178.
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William Blake, grande poeta preromantico, fu anche pittore, incisore e musicista; in lui si uniscono senso mistico e misterico, esoterismo e religione. L’intero corpus dell’arte blakiana si fonda su un complesso sistema filosofico, cosmologico ed epistemologico di derivazione gnostica, neoplatonica, teosofica, cabalistica ed alchemica in cui immagine e parola convivono in un rapporto di interdipendenza. Blake era giunto attraverso vari studi alla sua personale visione e revisione cosmologica, mitologica e filosofica del mondo. Secondo Blake, ʿl’Uomo Cosmicoʾ è composto da quattro Zoas (aspetti fondamentali della personalità umana, quali istinto, ragione, emozione ed immaginazione) che cooperano mantenendo l’individuo in un armonico equilibrio. Dopo la Caduta provocata dallo scontro tra i diversi Zoas, il mondo, i cui elementi erano uniti in origine, si trovò di fatto scisso in parti opposte.
Blake si iscrive a pieno titolo tra le fonti di Orpheus, sia in quanto contributo alla riflessione sugli opposti, sia, nello specifico, per i suoi studi sulla mitologia. Benché interessato ai miti greci, l’apparato mitologico a cui Blake si rifà non può esser definito precisamente come Greek Revival in quanto non c’è nulla di neoclassico nel suo stile: egli è affascinato dal gotico e non nomina le sue divinità con nomi greci, bensì con nomi di sua invenzione426. Vi è inoltre in Blake una tendenza a cristianizzare i miti, tendenza che si evince in Milton e che prosegue con Jerusalem. Per quanto riguarda la conoscenza del mito di Orfeo e dell’orfismo, l’influenza della tradizione ermetica su Blake è stata puntualmente studiata da Kathleen Raine, la quale, oltre alla ricostruzione delle fonti, ha dimostrato l’influenza di elementi teosofici su Blake (oltre a quelli neoplatonici e gnostici) e la loro continuità con quelli orfici ed alchemici. Esemplare in tal senso è il testo orfico, più volte citato e parafrasato dagli alchimisti, che costituisce uno degli assunti della Tavola Smeraldina di Ermete Trismegisto: “ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso, e ciò che sta in basso è come ciò che sta in alto”427. Probabilmente Blake ne era venuto a conoscenza attraverso The Mirror of Alchemy di Roger Bacon e aveva letto i versi di Magia Adamica di Thomas Vaughan, che riprendono lo stesso concetto:
Heaven above, heaven beneath Starres above, starres beneath, All that is above, is also beneath;
426
Sul rapporto tra Blake e la mitologia greca, si veda Kathleen Raine, Blake and Tradition, London,
Routledge and Kagan, 1968, 2 voll., vol. I, p. 69.
167 Understand this, and be happy.428
Blake conosceva anche la traduzione secentesca del Corpus Hermeticum a cura di John Everard, The Divine Pymander of Hermes Trismegistus, in cui poté venire a conoscenza, tra le altre, dell’idea della tenebra come rovescio della luce. Da Thomas Taylor invece apprese gli insegnamenti orfici (connessi all’anima) attraverso i Mystical
Hymns of Orpheus. Per Blake, come per i neoplatonici, l’anima è soggetta a un
necessario ciclo di tre stadi che comprendono la discesa da uno stato eterno, un passaggio nella sofferenza, ed un’ultima fase di rigenerazione in cui l’anima torna alla nativa purezza429. Secondo Blake, l’anima condivide col corpo (sua controparte) un rapporto di alterità funzionale430. Il corpo non viene percepito come fardello da sopportare, ma, al contrario, da ʿassecondareʾ: se si ricorda che la separazione tra i sessi è una conseguenza della Caduta, l’unione sessuale sarebbe il naturale desiderio di riconciliare la divisione e, pertanto, viene santificata in Blake, perché riavvicina anima e corpo all’immagine divina di un dio androgino431.
Inserendosi in una tradizione culturale di origine classica, Blake avvicina lo stato di innocenza all’età dell’oro, età che anche in Orpheus Emerged si configura come epoca da celebrare e verso la quale aspirare al ritorno. Nel romanzo, Arthur, rispondendo alla domanda di un amico, sostiene che il poeta moderno desidera tornare precisamente ad uno stato di Golden Age:
“Tell me now in all seriousness: what does the modern poet want, hey?”
“That’s a vague question. But perhaps I can answer it. Yes! He wants a return to the conditions of the Golden Age” (p. 58)
In merito a Blake, Raine chiarisce come vi sia una coincidenza significativa tra la
Golden Age della mitologia orfica e l’Eden blakiano:
Zeus, according to the Orphic tradition, is the demiurge, a second deity, and himself the usurper of Satan’s rule. The reign of Saturn, or Uranus, is the Golden Age - Blake’s Eden. The second, or silver age, is under the rule of Zeus (Urizen too, in his unfallen state, is ruler of the silver age).432
428
Citato da Kathleen Raine, Blake and Tradition, cit., vol. I, p. 119.
429
Sul mito dell’anima in Blake, si veda Kathleen Raine, Blake and Tradition, cit., I, p. 67.
430“The notion that man has a body distinct from his soul is to be expunged”: William Blake, The
Marriage of Heaven and Hell, (Pl. 14). 431
Sul rapporto tra anima e corpo in Blake, si veda, tra gli altri, Sergio Givone, William Blake, cit., p. 53.
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Blake sembra essersi ispirato a un passo preciso delle Metamorfosi di Ovidio: “per prima fiorì l’Età dell’Oro, che senza alcun controllo e senza bisogno di leggi, spontaneamente, rispettava la fedeltà e la giustizia”433. Il racconto ovidiano prosegue poi chiarendo i passaggi gerarchici: “quando Saturno fu confinato tra le tenebre del Tartaro e Giove assunse il comando del mondo, alla stirpe aurea subentrò quella argentea.”434. È assai probabile che Kerouac, che aveva letto opere di Ovidio, conoscesse i versi in questione, oppure ne fosse al corrente tramite Blake: ad ogni modo, considerato che il testo è molto noto, diverse avrebbero potuto essere le fonti di suggestione per Kerouac.
Lo stesso Blake chiarisce la propria concezione edenica accostandola all’età dell’oro e specificando che è ad essa che la sua opera tende: “the Nature of my Work is Visionary or Imaginative; it is an Endeavour to Restore what the Ancient call’d the Golden Age”435. Questo, come osserva Frye, in termini cristiani significa che “the end of art is the recovery of Paradise”436.
Se il fine dell’arte è quello di restaurare la situazione precedente alla Caduta, ovvero quello stato edenico di unitarietà, ciò significa anche dover ammettere e sopperire ad un presente caratterizzato da forze ed elementi contrari. La visione blakiana della fenomenologia degli opposti è certamente uno degli aspetti di maggior fascino dell’autore inglese: secondo Blake, la presenza di forze opposte è una realtà, e dunque tali forze non devono essere domate, ignorate o annullate, perché la loro energia ed il loro senso stanno nel loro inesausto e tumultuoso rapporto di interdipendenza. Di questo rapporto Blake ha scritto in particolare in The Marriage of Heaven and Hell e nei Songs
of Innocence and of Experience. In The Marriage of Heaven and Hell il tema è la
coesistenza, nell’essere vivente, dei principi opposti di bene e male, mentre nei Songs of
Innocence and of Experience il tema è la duplice modalità con cui si rivela l’esistenza
umana, mostrando, di fatto, i due stati contrari dell’animo umano, quello dell’innocenza e quello della perdita di essa (l’età adulta, corrotta, inaridita ed incattivita).
Tuttavia, concedere a bene e male un’origine comune ed eguale significato, rendeva Blake assolutamente rivoluzionario (sebbene l’idea della loro intima comunione fosse
433“Aurea prima sataest aetas, quae vindice nullo,/ sponte sua, sine lege findem rectumque colebat” (I, vv. 89-90): Ovidio, Metamorfosi, cit., p. 50.
434
“Postquam Saturno tenebrosa in Tartara misso/ sub Iove mundus erat, subii argentea proles” (I, vv.
113-114): Ibidem, p. 53.
435
William Blake, A Vision of the Last Judgment, Rossetti MS, pp. 71-72, in Id., Complete Writings, a cura di Geoffrey Keynes, London-Oxford-New York, Oxford University Press, 1969, p. 605.
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sostanzialmente ripresa da Böhme). In The Marriage of Heaven and Hell, nella sezione “The voice of the Devil”, Blake mette in guardia da quelli che sono gli errori indotti dai testi sacri, che inducono a una visione semplicistica e frammentata dell’esistenza:
All bibles or sacred codes have been the causes of the following errors: 1. That man has two real existing principles, viz, a body, and a soul.
2. That energy, called evil, is alone from the body, and that reason called good, is alone from the soul.
3. That God will torment man in eternity for following his energies. (The Marriage of Heaven and Hell, Pl. 4)
Poi spiega come stiano realmente le cose, ovvero che la verità giace in una visione che supera le distinzioni tra corpo e anima, tra energia e ragione:
But the following contraries to these are true:
1. Man has no body distinction from his soul, for that called body is a portion of soul discerned by the five senses, the chief inlets of soul in this age.
2. Energy is the only life and is from the body, and reason is the bound or outward circumference of energy.
3. Energy is eternal delight.
(The Marriage of Heaven and Hell, Pl. 4)
Il fascino trasgressivo dell’energia dei “Proverbs of Hell” doveva essere fonte di seduzione per i giovani ribelli aspiranti beat. La strada indicata qui da Blake è una strada dell’eccesso che però conduce alla saggezza, una strada che esorta a rivendicare il primato del desiderio:
The road of excess leads to the place of wisdom. Prudence is a rich ugly old maid courted by incapacity. He who desires but acts not breeds pestilence.
(The Marriage of Heaven and Hell, Pl. 7)
Per Blake gli opposti sono tutti egualmente parti integranti di un Tutto – le loro forze contrarie sono necessarie e complementari – e la loro riconciliazione (intesa come dominio, repressione, privazione delle caratteristiche precipue) significherebbe distruzione dell’esistenza:
Thus one portion of beings is the prolific, the other, the Devouring. To the devourer it seems as if the producer Was in chains, but it is not so; he only takes portions Of existence and fancies that the whole.
170 These two classes of men are always upon earth, and
They should be enemies; whoever tries to reconcile them Seeks to destroy existence.
(The Marriage of Heaven and Hell, Pl. 17)
Appare interessante notare come, nella stessa tavola, Blake aggiunga inoltre programmaticamente (e sorprendentemente per la morale cristiana) come Cristo fosse venuto per separare:
Religion is an endeavor to reconcile the two.
Note: Jesus Christ did not wish to unite but to separate Them, as in the parable of sheep and goats. And he says, “I came not to send peace, but a sword”.
(The Marriage of Heaven and Hell, Pl. 17)
A mio avviso, Blake, ammettendo la reale e necessaria esistenza di pulsioni antitetiche e conferendo loro uguale dignità e ragion d’essere, offre a Kerouac un importante contributo alle sue riflessioni. Blake invita a far co-esistere, non a scegliere. Trasponendo il principio in termini di definizione identitaria, ritengo che l’accettazione della propria pluridimensionalità sia un traguardo che Kerouac concede al protagoinista del suo romanzo, Michael, ma a cui egli stesso invece non seppe mai giungere.