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elementi e figure doppi, contrari e dialogici

4.3 Il ruolo della psicanalisi

4.4.2 Michael e l’individualismo

La società e la cultura americane cambiarono moltissimo dopo la Seconda Guerra Mondiale. I recenti studi nell’ambito della comunicazione interculturale hanno sottolineato come la cultura americana sia molto più orientata all’individualismo,

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Jack Kerouac, The Town and the City (1950), London, Penguin, 2011, p. 129.

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rispetto a culture, come quelle orientali, più orientate al collettivismo e dunque al benessere del gruppo piuttosto che del singolo275.

Rispetto ad altre opere di Kerouac dove il senso di amicizia, fratellanza e condivisione è più forte e saldo, in Orpheus Emerged si avverte invece, a mio avviso, una nota di individualismo che a volte sfocia persino nel cinismo e nell’egoismo quando gli interessi personali scavalcano con nonchalance quelli altrui. In realtà, spesso, più che per vero egoismo, i personaggi di Kerouac peccano per mancanza di contegno, sono in balia dei loro desideri. Barilli osserva come i personaggi di Kerouac non si facciano scrupoli ad abbandonare tutto per seguire le loro pulsioni:

I personaggi di Kerouac non hanno alcuna esitazione ad abbandonare i ménages familiari, gli impegni di lavoro, le responsabilità civili o sociali per affidarsi ad un umore randagio. I suoi eroi non violano le norme del codice penale, ma solo le convenienze e le norme. 276

In effetti, Michael non si fa scrupoli ad affittare un appartamento per i suoi incontri clandestini con Marie, la moglie del suo amico; allo stesso modo Marie, senza molti dilemmi, abbandona il marito per un’intera settimana per ʿprendersi una vacanzaʾ dalla sua vita quotidiana e coniugale.

Di fronte al cinismo di Michael, Paul lo accusa di essere un misantropo ed asociale le cui uniche emozioni sono di ordine estetico:

“You don’t like people,” Paul mocked. “You hate people. Your emotions are unreservedly aesthetic, aren’t they? Didn’t you tell me that when you left?...” (p. 66)

Michael sembra appartenere, a mio avviso, ai “miti” del moderno individualismo. A tal proposito, nello studio Myths of Modern Individualism, Ian Watt prende in considerazione i personaggi di Faust, Don Quixote, Don Juan e Robinson Crusoe, rintracciando in loro dei caratteri e atteggiamenti comuni, quali solitudine, narcisismo, predominanza delle proprie necessità ed indifferenza rispetto a quelle altrui, rapporti instabili con l’altro sesso:

275 Sugli studi in termini di comunicazione interculturale, si vedano, tra gli altri, Milton J. Bennett, Principi

di comunicazione interculturale, a cura di Ida Castiglioni, Milano, Franco Angeli, 2002 e Geert Hofstede, Cultures and Organizations: Software of the Mind, London, MacGrew Hill, 1991.

107 The four figures reveal the problems of individualism in the

modern period: solitude, narcissism, and the claims of the self versus the claims of the society. None of them marries or has lasting relations with women; rather has as his closest friend a male servant.277

Watt osserva altresì che tali protagonisti sono solitari, non particolarmente interessati alle altre persone, totalmente immersi nella loro impresa, e sono definiti in base a ciò che essi hanno deciso di essere o di fare278. La figura di Michael sembra possedere tutte queste caratteristiche: come si è detto in precedenza, Michael non ama particolarmente la compagnia delle persone e, benché gli amici lo ricerchino comunque, il suo atteggiamento a volta rasenta i toni della sufficienza, anche se in realtà ha ʿbisogno di loroʾ, per la sua vanità, per creare un rapporto di subalternanza dal quale trarre piacere nel sentirsi superiore. Con le donne il suo atteggiamento è del tutto superficiale; come si vedrà, le sue relazioni appaiono improntate sul cinismo ed orientate a fini utilitaristici. Ciò che si avverte in lui è una grande indifferenza per i sentimenti altrui: il suo ego appare del tutto proteso ad ascoltare ed assecondare le proprie esigenze. In realtà, al di là di questa freddezza, vi è in Michael una profonda infelicità. Nei suoi scritti, che Paul legge e commenta, si scorge la ricerca di un nuovo sentire, benché Michael paventi il dubbio che una nuova sensibilità sia a lui preclusa. Il fallimento della ricerca sin lì condotta da Michael viene proclamato nel componimento Song of My Modern Sorrow, dove egli afferma “Happyness is dead” (p. 83).

Il vero problema di Michael è quello di non riuscire ad essere felice (pp. 107-108) e, quando gli si ricorda che “a little misery is good for the poet”, poiché, del resto, “pain is the substance of your life” (p. 117), egli ammette di non voler essere coraggioso, ma solo felice: “I don’t want to be courageous, my emotions are against it; I want to be happy” (p. 117).

Nel suo scontro finale e dai toni tragici con Paul, Michael mette in guardia il suo alter

ego su quanto le liriche di morte, e quelle d’amore, siano lontane dalla verità dei

sentimenti e delle cose:

Come with me and I’ll recite you all the death lyrics in literature, and the love lyrics, too, just to prove to you how far they fall off the mark. I had the mark!- but it was poisoned…(p. 142)

277

Ian Watt, Myths of Modern Individualism, Cambridge, Cambridge University Press, 1997, p. 233.

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Ciò di cui Michael si rende conto, e che all’inizio rifiuta, è che la realtà sia indiscutibilmente da considerare in “termini umani”. Tuttavia lui non trova bellezza in questi termini:

Oh, I am remembering everything now, and all the things I wrote that don’t mean anything, and the things I wrote that meant too much. On human terms, you see, that’s how life is. On human terms. I don’t want those terms. They’re ugly; there’s no more beauty. I revolt! I refuse! I’m finished! God’s defeated me […] It’s like being a fish trying to live on land: One suffocates. I’m suffocating in the ether; God’s air is choking me. I went to it in all innocence; I didn’t know it would choke me. Now, am I supposed to return to human conditions? Hey? Well; I damned well refuse, that’s all. (p. 142)