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CAPITOLO 3. POLITICHE EDUCATIVE E FORMATIVE PER L’OCCUPAZIONE E L’INNOVAZIONE

3.2. Entrepreneurship in Europa

L’Unione Europea affida al Quarto Obiettivo Strategico di Europa 2020 la sua attenzione e la sua urgenza per l’imprenditorialità e per l’innovazione attraverso queste parole: «[occorre] incoraggiare la creatività e l’innovazione, inclusa l’imprenditorialità a tutti i livelli dell’istruzione e della formazione» (European Commission, 2010). Imprenditorialità e innovazione assieme, dunque, sono viste come uno dei principali quadri reinterpretativi dei futuri del lavoro, attraverso cui cercare di riqualificare il rapporto stesso tra lavoro e persona.

L’Unione pone la competenza dell’imprenditorialità (entrepreneurship62) tra le sue otto key competences, considerandola come uno degli elementi chiave per contrastare la disoccupazione (fronteggiando le sfide poste dalla crisi e dalla globalizzazione) e come una delle leve strategiche per generare processi di innovazione. L’Unione parla della competenza di entrepreneurship ormai da diversi anni e ritiene che un futuro europeo intelligente, inclusivo e sostenibile (European Commission, 2010) debba edificarsi anche per mezzo di questa qualità.

La competenza dell’imprenditorialità viene collocata tra le otto key

competences europee tramite il documento Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, relativa a competenze chiave per

62 Si badi a una distinzione terminologica che fa l’OCSE: «a) entrepreneurs, gli imprenditori, cioè

quelle persone la cui attività genera valore attraverso la creazione o l’espansione di un’area di

business, identificando nuovi prodotti, nuovi processi e nuovi mercati; b) entrepreneurial activity,

cioè l’azione imprenditiva, tesa a creare il valore, la creazione e l’espansione di un’attività economica, l’identificazione di nuovi prodotti, processi e mercati; c) entrepreneurship, definita come il fenomeno associato all’attività imprenditoriale» (OECD, 2009, 7). È una distinzione che tiene conto del fatto che dove ci sono imprenditori ci sarà ovviamente attività imprenditoriale, ma quello che va messo in rilievo è che l’attività imprenditoriale non è per forza legata all’esistenza della prima.

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l’apprendimento permanente. Queste competenze dovrebbero essere acquisite dai

giovani entro la fine del loro ciclo di istruzione obbligatoria poiché sono considerate necessarie per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione (European Union, 2006)63. Il documento compie un’importante premessa per esprimere il senso della definizione di tali competenze, risalendo alla Strategia espressa a Lisbona nel 2000: «Il Consiglio europeo di Lisbona (23 e 24 marzo 2000) ha concluso che un quadro europeo dovrebbe definire le nuove competenze di base da assicurare lungo l’apprendimento permanente, e dovrebbe essere un’iniziativa chiave nell’ambito della risposta europea alla globalizzazione e al passaggio verso economie basate sulla conoscenza ed ha ribadito

63 Qui di seguito l’elenco completo delle otto competenze chiave europee con le rispettive definizioni:

1) Comunicazione nella madrelingua. «La comunicazione nella madrelingua è la capacità di esprimere e interpretare concetti, pensieri, sentimenti, fatti e opinioni in forma sia orale sia scritta […] e di interagire adeguatamente e in modo creativo sul piano linguistico in un’intera gamma di contesti culturali e sociali.»

2) Comunicazione in lingue straniere. «La comunicazione nelle lingue straniere condivide essenzialmente le principali abilità richieste per la comunicazione nella madrelingua: essa si basa sulla capacità di comprendere, esprimere e interpretare concetti, pensieri, sentimenti, fatti e opinioni in forma sia orale sia scritta […] in una gamma appropriata di contesti sociali e culturali […] a seconda dei desideri o delle esigenze individuali.»

3) Competenza matematica e competenze di base in campo scientifico e tecnologico. «A. La competenza matematica è l’abilità di sviluppare e applicare il pensiero matematico per risolvere una serie di problemi in situazioni quotidiane. […] B. La competenza in campo scientifico si riferisce alla capacità e alla disponibilità a usare l'insieme delle conoscenze e delle metodologie possedute per spiegare il mondo che ci circonda sapendo identificare le problematiche e traendo le conclusioni che siano basate su fatti comprovati.»

4) Competenza digitale. «La competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione. Essa è supportata da abilità di base nelle TIC: l’uso del computer per reperire, valutare, conservare, produrre, presentare e scambiare informazioni nonché per comunicare e partecipare a reti collaborative tramite Internet.»

5) Imparare a imparare. «Imparare a imparare è l’abilità di perseverare nell’apprendimento, di organizzare il proprio apprendimento anche mediante una gestione efficace del tempo e delle informazioni, sia a livello individuale che in gruppo. Questa competenza comprende la consapevolezza del proprio processo di apprendimento e dei propri bisogni, l'identificazione delle opportunità disponibili e la capacità di sormontare gli ostacoli per apprendere in modo efficace.»

6) Competenze sociali e civiche. «Queste includono competenze personali, interpersonali e interculturali e riguardano tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa, in particolare alla vita in società sempre più diversificate, come anche a risolvere i conflitti ove ciò sia necessario.» 7) Senso di iniziativa e di imprenditorialità. «Il senso di iniziativa e l’imprenditorialità

concernono la capacità di una persona di tradurre le idee in azione. In ciò rientrano la creatività, l'innovazione e l'assunzione di rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi […].»

8) Consapevolezza ed espressione culturali. «Consapevolezza dell’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni in un’ampia varietà di mezzi di comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive.» (European Union, 2006, 13-18).

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anche che le persone costituiscono la risorsa più importante dell’Europa» (European Union, 2006).

All’interno di questo quadro di riferimento, dunque, la settima competenza è quella dello spirito di iniziativa e di imprenditorialità, la cui definizione completa è la seguente:

«Il senso di iniziativa e l’imprenditorialità concernono la capacità di una persona di tradurre le idee in azione. In ciò rientrano la creatività, l’innovazione e l’assunzione di rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire progetti per raggiungere obiettivi. È una competenza che aiuta gli individui, non solo nella loro vita quotidiana, nella sfera domestica e nella società, ma anche nel posto di lavoro, ad avere consapevolezza del contesto in cui operano e a poter cogliere le opportunità che si offrono ed è un punto di partenza per le abilità e le conoscenze più specifiche di cui hanno bisogno coloro che avviano o contribuiscono ad un’attività sociale o commerciale. Essa dovrebbe includere la consapevolezza dei valori etici e promuovere il buon governo» (European Union, 2006)64.

Nel 2013 la Commissione ha redatto il Piano d’azione Imprenditorialità 2020 (European Commission, 2013b) attraverso cui ha rilanciato l’imprenditorialità come principale motore della crescita economica e con il quale ha proposto una serie di iniziative volte ad agevolare l’azione imprenditoriale comunitaria, cercando di rimuovere gli ostacoli legislativi alla creazione delle imprese, tentando di approntare un contesto adatto in cui gli imprenditori possano operare e prosperare, e soprattutto ripensando l’istruzione e la formazione come assi portanti per sostenere l’attività e lo sviluppo imprenditoriali. Quest’ultimo concetto è stato ripreso con forza nel documento del 2015 Conclusioni del Consiglio sull’imprenditorialità nell’istruzione

64 Il documento europeo specifica inoltre le conoscenze, le abilità e le attitudini essenziali legate a tale

competenza: «La conoscenza necessaria a tal fine comprende l’abilità di identificare le opportunità disponibili per attività personali, professionali e/o economiche, comprese questioni più ampie che fanno da contesto al modo in cui le persone vivono e lavorano, come ad esempio una conoscenza generale del funzionamento dell’economia, delle opportunità e sfide che si trovano ad affrontare i datori di lavoro o un’organizzazione. Le persone dovrebbero essere anche consapevoli della posizione etica delle imprese e del modo in cui esse possono avere un effetto benefico, ad esempio mediante il commercio equo e solidale o costituendo un’impresa sociale. Le abilità concernono una gestione progettuale proattiva (che comprende ad esempio la capacità di pianificazione, di organizzazione, di gestione, di leadership e di delega, di analisi, di comunicazione, di rendicontazione, di valutazione e di registrazione), la capacità di rappresentanza e negoziazione efficaci e la capacità di lavorare sia individualmente sia in collaborazione all’interno di gruppi. Occorre anche la capacità di discernimento e di identificare i propri punti di forza e i propri punti deboli e di soppesare e assumersi rischi all’occorrenza. Un’attitudine imprenditoriale è caratterizzata da spirito di iniziativa, capacità di anticipare gli eventi, indipendenza e innovazione nella vita privata e sociale come anche sul lavoro. In ciò rientrano la motivazione e la determinazione a raggiungere obiettivi, siano essi personali, o comuni con altri, anche sul lavoro» (European Union, 2006).

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e nella formazione (Council of the European Union, 2015), che è tornato ad

evidenziare una serie di benefici fondamentali derivanti dalla promozione delle capacità imprenditoriali attraverso l’educazione e la formazione. Tale documento afferma, tra i vari punti, che: «2. Lo sviluppo di uno spirito imprenditoriale può portare notevoli benefici ai cittadini, sia nella vita professionale che in quella privata. 3. L’imprenditorialità nell’istruzione e nella formazione può promuovere l’occupabilità, il lavoro autonomo e la cittadinanza attiva, nonché lo sviluppo di istituti di istruzione e formazione adattabili e orientati verso l’esterno» (Council of the European Union, 2015).

Nel documento del 2016 EntreComp: The Entrepreneurship Competence

Framework (European Commission, 2016a) l’Unione ribadisce gli sforzi profusi per

cercare di sviluppare un approccio concettuale comune a sostegno dello sviluppo delle competenze dell’imprenditorialità, tentando al contempo di gettare un ponte di collaborazione tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro.

Da tutto ciò emerge con chiarezza come l’Europa concepisca l’entrepreneurship come una competenza da non restringere al solo ambito aziendale o produttivo, poiché essa è vista anzitutto come una qualità per la persona, una possibilità per tutti, giovani e meno giovani, donne e uomini, che agisce in ogni ambito della vita, nelle situazioni della quotidianità, nel contesto sociale, personale, e non soltanto in quello professionale. Per i lavoratori, certamente, rappresenta una dimensione fondamentale, nella gestione del proprio ruolo, nella necessità di sapersi collocare all’interno di una rete di opportunità, nella capacità di esprimere una propria direzionalità di costruzione professionale.

Quel che occorre fare è tentare di stimolare una mentalità imprenditoriale, soprattutto nelle nuove generazioni, affinché si diffonda una cultura dell’imprenditorialità (Bahri, Haftendorn, 2006), dell’iniziativa e del coraggio, della capacità di assumere rischi e di scommettere e investire per il futuro. L’Europa ha avviato una serie di iniziative per la promozione di un clima imprenditoriale, questo sin dalla conferenza di Oslo del 2006, durante la quale sono stati presentati esempi di buone prassi e con la quale la Commissione ha pubblicato l’Agenda di Oslo (European Commission, 2006a). In Europa è apparso subito chiaro che un ruolo cruciale per la promozione di comportamenti imprenditoriali spetta all’educazione. Bisogna che si cominci dalla scuola a costruire un adeguato spirito di iniziativa e imprenditorialità (European Commission, 2014b).

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Da questo punto di vista, però, il nostro Paese non pare ancora aver recepito pienamente il messaggio, rivelando spesso una concezione riduttiva del concetto di imprenditorialità, troppe volte confuso all’interno di corsi generali di gestione aziendale o di progetti d’impresa per i giovani. Il termine “educazione all’imprenditorialità”, come vedremo meglio nel quarto capitolo, va inteso invece in senso più ampio, secondo i principi di Oslo, in cui si fa riferimento ad un mindset articolato e complesso in cui rientrano diversi elementi cruciali per la formazione completa della persona (creatività, innovazione, assunzione del rischio, capacità di pianificare e gestire progetti per raggiungere obiettivi, ecc.).