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Il valore dell’innovazione e le sue forme

CAPITOLO 2. IMPRENDITIVITÀ E INNOVAZIONE

2.1. Il valore dell’innovazione e le sue forme

L’attuale scenario economico, difficile e complesso, mostra la necessità di individuare e percorrere nuove strade di produzione, di sviluppo e di ripensamento dei processi organizzativi e lavorativi. Per questo motivo emerge con sempre più forza e importanza il tema dell’innovazione, letto come il vettore sintetico dell’ideale triangolo lavoro-territorio-sviluppo. L’innovazione è un fenomeno che «esiste da quando c’è l’uomo» (Fagerberg, 2007), ma attualmente rappresenta il fulcro delle trasformazioni economiche in corso, tanto più che il paradigma della società della conoscenza esalta i processi di innovazione, poiché essi, a causa delle peculiarità del capitale cognitivo, ruotano attorno ad altri due tipi di capitali fondamentali per il nostro tempo, il capitale umano31 e il capitale sociale32.

Innovazione non è invenzione. L’invenzione riguarda la comparsa di un’idea per la prima volta, e questo fenomeno può accadere in qualsiasi momento e in qualunque contesto; un’invenzione è la scoperta di qualcosa che prima non esisteva. L’innovazione è, invece, la concretizzazione di questa idea attraverso un processo che ne dà forma. In economia, l’innovazione può essere concepita come la traduzione di un fenomeno inventivo in una realizzazione concreta, applicando l’invenzione nell’implementazione di un processo produttivo diverso o nell’ottenimento di un prodotto nuovo, e mettendo a frutto tutto ciò a livello commerciale (Malerba, 2000)33.

31 Il concetto di “capitale umano” deriva dall’idea che le persone, e il sapere di cui sono portatrici,

rappresentino una risorsa su cui investire per lo sviluppo sociale, culturale, economico e politico di un Paese.

32 Coleman descrive il concetto di “capitale sociale” come l’insieme delle risorse che discendono dalle

reti di relazioni proprie di un soggetto (che sia soggetto individuale o soggetto collettivo); queste reti di relazioni si tessono nei diversi contesti di vita del soggetto, e da queste reti egli può trarre vantaggi (Coleman, 1988).

33 L’invenzione, dunque, non è di per sé innovazione, ma lo può diventare quando si riesce a giungere

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Tuttavia, invenzione e innovazione non sono collegate in modo automatico, poiché, per tramutare un’invenzione in innovazione, sono necessarie le opportune risorse, il giusto tempo (che talvolta può essere molto) e la strutturazione corretta delle fasi del processo trasformativo. Un’altra via che può condurre all’innovazione è legata a processi combinatori dell’esistente: connettere, sovrapporre, interporre, mescolare elementi esistenti in modo completamente nuovo.

L’economista austriaco J. A. Schumpeter (1883-1950) fu uno studioso fondamentale per i temi dell’innovazione, poiché fu il primo a realizzare la distinzione tra invenzione e innovazione34, e soprattutto perché fu il primo a compiere un’analisi scientifica del concetto di innovazione, descrivendola, alla luce dei mutamenti industriali dell’epoca, come la risultante dell’azione dell’imprenditore e delle dinamiche della tecnologia. Per Schumpeter l’innovazione non è un fenomeno casuale, ma è il risultato di una risposta creativa che si verifica ogni qual volta un’economia fa qualcosa di diverso (Schumpeter, 1967). Egli individua alcuni aspetti caratterizzanti il concetto di innovazione: a) l’incertezza intrinseca, poiché gli eventi futuri sono imprevedibili e l’innovazione può essere compresa solo ex-post; b) la razionalità limitata che di fatto guida l’imprenditore durante il processo innovativo, poiché egli non potrà mai conoscere tutte le sfaccettature e le implicazioni delle scelte compiute e pertanto non potrà mai calcolare con esattezza la soluzione ottimale; c) l’innovazione va a concentrarsi in specifici tempi, settori e contesti, tendendo ad emergere “a grappoli”; d) l’età delle imprese (“giovani” o “vecchie”), come la dimensione (grandi, medie o piccole), sono elementi che caratterizzano il livello di innovazione e di investimenti per l’innovazione35.

Insomma, il processo dell’innovazione può essere visto come un complesso e articolato fenomeno di «sintesi cumulativa» (Usher, 1954), non lineare, che, prendendo le mosse da una situazione di incertezza, si dirige verso il nuovo, oscillando tra «caos creativo» e «ridondanza»36 (Nonaka, Tackeuchi, 1997). Tale

34 Nel 1971 Schumpeter scrisse: «l’invenzione è una nuova idea, una scoperta scientifica o una novità

tecnologica che non è ancora stata realizzata ed ispirata da motivazioni non economiche, mentre l'innovazione è l'incarnazione dell'invenzione in un nuovo prodotto o servizio» (Schumpeter, 1971).

35 Schumpeter dimostrò che le capacità di innovazione delle grandi imprese sono significativamente

maggiori di quelle delle piccole imprese. Le grandi imprese, infatti, si possono permettere maggiori economie di scala e di apprendimento. Le grandi imprese, ancora, si possono permettere l’assunzione di progetti rischiosi e di grandi proporzioni (Schumpeter, 1971).

36 Nonaka e Tackeuchi precisano che la ridondanza, per il processo innovativo, ha il significato del

fare fluire informazioni oltre lo stretto necessario, ossia al di là delle richieste operative immediate di un’organizzazione (Nonaka, Tackeuchi, 1997).

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processo evidentemente si contraddistingue per un carattere dinamico e sistemico, è generato dalla continua interazione tra diversi attori ed è qualificato da una molteplicità di aspetti (tecnologici, economici, organizzativi, sociali, politici, ecc.)37. Viene da sé che l’innovazione, pur avendo per natura uno stretto legame con la tecnologia, non è limitata al solo settore tecnologico, ma nasce e si sviluppa in diversi e plurimi contesti (Denicolai, 2010).

Amabile (1988) compie un importante lavoro d’analisi: individua due livelli dell’innovazione connessi alla dimensione della creatività, quello individuale e quello di gruppo. Il livello individuale è collegato alla singola persona e alla sua forza creativa personale, la quale può essere condizionata da tre fattori: le competenze di settore, le capacità creative e la motivazione intrinseca al lavoro38. Il livello di gruppo è collegato alla dimensione sociale della creatività, che si riversa sulle dinamiche organizzative. Al livello di gruppo vi sono, poi, due modelli che analizzano il processo di innovazione (Battistelli, Picci, 2009): il modello “input- processi di gruppo-output” (per cui gli input sono delle precondizioni che determinano il numero di innovazioni, ossia gli output di gruppo), e il modello che considera il processo di innovazione come un ciclo composto da quattro fasi (riconoscimento, iniziazione, implementazione e stabilizzazione).

Schilling (2005) enuclea alcuni fattori che sembrano determinare le fonti e le forme dell’innovazione: 1) la natura dell’innovazione, la quale può essere di prodotto o di processo; l’innovazione di prodotto rafforza l’impresa sull’offerta, mentre quella di processo sulle modalità di produzione o di erogazione dei beni e servizi; 2) l’intensità e il grado di ampiezza dell’innovazione, per cui esiste un’innovazione

incrementale e una radicale, dove la prima comporta un miglioramento sostanziale

di un prodotto o di un processo esistenti, mentre la seconda provoca una rottura vera e propria con ciò che esiste già; 3) l’ambito di destinazione dell’innovazione, per cui esistono innovazioni architetturali che modificano la struttura generale di un sistema,

37 All’interno di questo processo diviene fondamentale gestire la conoscenza, il che significa anche

sapere gestire il suo gradiente di incertezza. In questo senso, Rullani afferma che «l’innovazione è ciò che genera una discontinuità tra vecchio e nuovo. La conoscenza, invece, stabilisce un legame processuale, di reciproca dipendenza, tra le vecchie conoscenze e le nuove» (Rullani, 2012).

38 Le “competenze di settore” riguardano le competenze specifiche legate al settore professionale

d’appartenenza e, dunque, più elevate saranno questo tipo di competenze, maggiore sarà la possibilità per il singolo di essere creativo. Le “capacità creative” sono legate, invece, alle caratteristiche della persona, e vanno dal suo stile cognitivo al suo stile lavorativo. La “motivazione intrinseca al lavoro”, infine, è il più importante dei tre fattori, in quanto può sopperire alla mancanza di competenze di settore o di capacità creative (Amabile, 1988). È la motivazione al lavoro il vero motore generativo della creatività.

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oppure innovazioni modulari che conducono semplicemente a cambiamenti di uno o più componenti di un sistema; 4) l’origine dell’innovazione, che può essere market-

pull (innovazioni spinte dalle esigenze di mercato), technology-push (innovazioni

generate dalle possibilità tecnologiche), o design-driven (innovazioni generate dall’esplorazione dei trend e dei modelli socio-culturali emergenti); 5) l’effetto sulle competenze dell’azienda, per cui si può avere un’innovazione competence

enhancing, che deriva dalle competenze, dalle capacità e dalle conoscenze già

presenti in azienda, oppure un’innovazione competence destroying, la quale non deriva da competenze già possedute, ma anzi trasforma il già posseduto in obsoleto e inutilizzabile.

E, continuando a ragionare all’interno dell’ambito aziendale, Denicolai (2010) approfondisce il concetto di innovazione in azienda illustrando quattro suoi attributi: a) l’innovazione aziendale è una capacità che non nasce dal caso e che può essere pensata e gestita; b) l’innovazione aziendale si basa su ciò che già esiste; c) l’innovazione aziendale è un doppio movimento di attivazione e di combinazione di ciò che esiste, ovvero delle conoscenze possedute o acquisite; d) l’innovazione aziendale è generatrice di valore aggiunto e di risultati concreti. L’innovazione aziendale, infine, spesso deve fare i conti con la resistenza al cambiamento e ancora più spesso scaturisce dall’esigenza di muoversi per primi per anticipare i

competitors.

Nel 1995 l’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha redatto il documento chiamato Manuale di Oslo (OECD, 2005)39, con il quale ha proposto una definizione internazionale del concetto di innovazione e una classificazione delle quattro principali tipologie di innovazione. Anzitutto, l’innovazione è stata definita come «the implementation of a new or significantly

improved product (good or service), or process, a new marketing method, or a new organisational method in business practices, workplaces organisation or external relations» (OECD, 2005, 46). Quindi, ecco le quattro tipologie di innovazione:

 innovazione di prodotto: è data dall’introduzione di un bene o servizio nuovo, oppure migliorato significativamente rispetto alle sue caratteristiche o ai suoi

39 Il Manuale di Oslo ha visto succedersi tre edizioni: la prima nel 1995, la seconda nel 1996 e

l’ultima nel 2005. L’edizione del 2005 ha compiuto un ampliamento della prospettiva sull’innovazione, aggiungendo le tipologie dell’innovazione di marketing e organizzativa. Gli

standard elaborati dal Manuale di Oslo sono usati in molti ranking internazionali, tra cui quello

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usi originali. I miglioramenti si possono rinvenire in questi aspetti del prodotto: nei materiali, nei componenti, nelle caratteristiche funzionali, nelle specifiche tecniche, nel software;

 innovazione di processo: è data dalla significativa implementazione di un metodo nuovo di produzione o di distribuzione. L’innovazione di processo comporta un cambiamento delle attrezzature, delle tecniche, dei software. Questo tipo di innovazione può portare a diminuire i costi di produzione o di distribuzione, e può portare a migliorare la qualità dei prodotti già esistenti, come anche a produrne di nuovi;

 innovazione di marketing: è data dall’implementazione di nuove modalità e tecniche di marketing, che possono riguardare: il design del prodotto, il

packaging, la promozione del prodotto, il product placement, finanche il

prezzo. Queste tipologie di innovazione mirano a influenzare le esigenze dei consumatori, oppure cercano di aprire nuovi mercati, o di posizionare un nuovo prodotto sul mercato;

 innovazione organizzativa: è data dall’implementazione di un metodo organizzativo nuovo nelle relazioni interne all’azienda, in quelle esterne, o nelle pratiche di business. Questo tipo di innovazione influenza le

performance, andando a diminuire i costi amministrativi o di transazione

dell’azienda, nonché migliorando la soddisfazione dei lavoratori (con il conseguente aumento della loro produttività).

Infine, il tema dell’innovazione si lega certamente e strettamente al tema della creatività (che svilupperemo approfonditamente nel paragrafo 2.3). La creatività è uno dei fattori principali che alimentano il processo innovativo, poiché essa riguarda la possibilità di generare idee, di scorgere scenari nuovi, di creare connessioni tra diversi contesti d’azione, e di individuare strade inedite di contaminazione degli elementi. È da sempre che innovazione e creatività vengono accostate, compiendo però una netta distinzione, per cui la creatività è intesa maggiormente come una dote individuale, mentre l’innovazione come un fenomeno collettivo (Legrenzi, 2005). Nel ambito del lavoro, c’è dunque la necessità di trovare quei canali di interpretazione, comunicazione e processo che consentano ai singoli di dirigere la loro creatività verso l’innovazione per l’impresa.

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E questo ci riporta a riflettere sul dibattito che oggi va producendosi riguardo al capitalismo cognitivo, tornando a evidenziare la posizione di coloro che desiderano dare forza agli aspetti positivi di questo paradigma, poiché il tema dell’innovazione collegato a quello della creatività mette al centro proprio le opportunità trasformative che i lavoratori possono cogliere oggi. Il lavoratore – la persona – è il fulcro imprescindibile del processo innovativo, con i suoi potenziali di creatività e con le dinamiche di relazione e interazione che solo da esso possono scaturire. Nel contesto attuale, globale e competitivo, la creatività e l’imprenditività sono le chiavi per connettere il singolo agli altri, e per giungere così a processi collettivi di innovazione e di generazione di valore, non solo economico, ma anche culturale e sociale.