CAPITOLO 3. POLITICHE EDUCATIVE E FORMATIVE PER L’OCCUPAZIONE E L’INNOVAZIONE
3.1. Le policy europee per l’innovazione
È da molti anni ormai che le organizzazioni internazionali vedono nell’innovazione e negli investimenti in innovazione la strada per rispondere a questa lunga crisi economica cercando di stimolare la crescita (OECD, 2011). L’Europa, nelle conclusioni del Consiglio Europeo del 22 maggio 2008 su La creatività e
l’innovazione nel sistema di formazione e d’istruzione, sollecita la collaborazione tra
i Paesi membri sui temi della creatività e dell’innovazione per favorire lo sviluppo economico e sociale, mettendo in evidenza la centralità dell’istruzione e della formazione nello sviluppo delle qualità creative e innovative in ottica di lifelong
learning.
Nel 2009 si è celebrato l’Anno Europeo della Creatività e dell’Innovazione, che la Commissione Europea ha proclamato per agevolare la diffusione della consapevolezza del ruolo strategico della creatività e dell’innovazione, viste come competenze chiave tanto per lo sviluppo personale, quanto per quello sociale ed economico. L’obiettivo della Commissione è stato quello di incentivare le diverse forme di creatività e innovazione che nei vari campi dell’attività umana esistono attraverso la costruzione di mentalità e ambienti favorevoli.
Il 3 marzo del 2010 la Commissione Europea ha presentato a Bruxelles il documento
Europa 2020: Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva
(European Commission, 2010), che rappresenta il programma di sviluppo comunitario per il prossimo decennio (erede della Strategia di Lisbona56), realizzato
56 Nel marzo del 2000 si riunì a Lisbona il Consiglio Europeo, e in quella circostanza individuò un
obiettivo strategico l’Europa avrebbe dovuto raggiungere entro il 2010: «diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale» (European Council, 2000).
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per superare con successo la difficile congiuntura attuale e preparare l’economia dell’Unione ad affrontare le sfide dell’imminente futuro57. Il documento si apre con queste parole dell’allora Presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso:
«Il 2010 deve segnare un nuovo inizio. Voglio che l’Europa esca rafforzata dalla crisi economica e finanziaria. […] È giunto il momento della verità per l’Europa. È il momento di essere audaci e ambiziosi. […] Per conseguire un futuro sostenibile, dobbiamo sin d’ora guardare oltre il breve termine. L’Europa deve ritrovare la strada giusta e non deve più perderla. È questo l’obiettivo della strategia Europa 2020: più posti di lavoro e una vita migliore. Essa dimostra che l’Europa è capace di promuovere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, trovare il modo di creare nuovi posti di lavoro e offrire un orientamento alle nostre società. […] La Commissione propone per il 2020 cinque obiettivi misurabili dell’UE, che guideranno il processo e verranno tradotti in obiettivi nazionali. Tali obiettivi, che riguardano l’occupazione, la ricerca e l’innovazione, il cambiamento climatico e l’energia, l’educazione e la lotta contro la povertà, rappresentano la direzione da seguire […]» (European Commission, 2010).
Europa 2020 si presenta, dunque, come una strategia decennale, pensata nel
2010 e avente l’orizzonte finale nel 2020, e si fonda su tre priorità di crescita:
crescita intelligente: sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione, attraverso investimenti più efficaci nell’educazione, nella ricerca e nell’innovazione;
crescita sostenibile: favorire un’economia a basse emissioni di carbonio, efficiente sotto il profilo dell’impiego delle risorse e della competitività industriale;
crescita inclusiva: raggiungere un alto tasso di occupazione che riduca la povertà e favorisca la coesione sociale e territoriale.
57 La Commissione parte da alcuni i limiti strutturali dell’Europa che la crisi ha evidenziato: a) il
divario di produttività tra l’Europa e i principali concorrenti economici a causa di deboli investimenti in R&D e per uno scarso utilizzo delle tecnologie ICT; b) i tassi di occupazione europei sono significativamente inferiori a quelli di altri Paesi del mondo; c) è diminuito il tasso di popolazione attiva nel mercato del lavoro a causa dell’accelerazione dell’invecchiamento della popolazione europea.
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Queste priorità, che di fatto sono dei macro-obiettivi di carattere generale, vengono quindi tradotte in cinque obiettivi concreti e misurabili per l’Unione, in tema di occupazione, ricerca, istruzione, riduzione della povertà e cambiamenti climatici/energia.
«La Commissione propone i seguenti obiettivi principali per l’UE:
il 75% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni deve avere un lavoro; il 3% del PIL dell'UE deve essere investito in R&S;
il tasso di abbandono scolastico deve essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani deve essere laureato;
20 milioni di persone in meno devono essere a rischio di povertà;
i traguardi "20/20/20" in materia di clima/energia devono essere raggiunti (compreso un incremento del 30% della riduzione delle emissioni se le condizioni lo permettono)» (European Commission, 2010, 3).
Questi cinque obiettivi vanno a tratteggiare chiaramente la via che l’Unione Europea desidera percorrere: investire in ricerca e innovazione, poiché questo permetterà di accrescere i tassi di occupazione e di gettare le fondamenta per un’economia sostenibile, combattendo al contempo la povertà.
Ricerca e innovazione sono gli assi portanti della priorità della “crescita intelligente”, per cui la Commissione sta profondendo grandi sforzi al fine di promuovere la diffusione delle conoscenze e la generazione delle idee. Da idee di valore potranno nascere processi di innovazione per la realizzazione di prodotti e servizi tali che potranno, a loro volta, stimolare la ripresa economica, migliorare il posizionamento competitivo dell’Europa e creare nuovi posti di lavoro.
Va notato come la Commissione faccia trasparire una certa sensibilità per movimenti d’apertura, requisito fondamentale per dialogare con le economie emergenti e accedere a certi mercati strategici. Ad ogni modo, per promuovere una crescita davvero intelligente, oltre a incoraggiare l’aumento degli investimenti privati in R&D, sarà necessario investire maggiormente istruzione e formazione (migliorando il livello delle qualifiche) e nelle tecnologie58.
58 Anzitutto l’Europa deve recuperare il netto ritardo che ha sulla diffusione di Internet ad alta
velocità, ritardo che inevitabilmente si ripercuote sulla diffusione delle conoscenze, sulla distribuzione dei servizi online e, più in generale, sulla capacità di innovare.
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Il raggiungimento dei cinque obiettivi concreti e misurabili che abbiamo visto poco sopra è sostenuto dall’Unione attraverso sette “iniziative faro” (European Commission, 2010), che vogliono essere un importante contributo per aiutare ogni Paese membro a percorrere un percorso di sviluppo comune, pur mantenendo la propria autonomia nel gestire e valorizzare le proprie risorse e nell’affrontare i vari passaggi secondo le proprie peculiari risorse ed esigenze.
1) L’Unione dell'innovazione, per migliorare le condizioni d’accesso e di utilizzo dei finanziamenti per la ricerca e l’innovazione, permettendo alle idee innovative di trasformarsi in nuovi prodotti e servizi capaci di stimolare la crescita e l’occupazione europee.
2) Youth on the move, per migliorare, attraverso la mobilità, l’efficienza dei sistemi di insegnamento (nonché la loro attrattività internazionale) e agevolare al contempo l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.
3) Un’agenda europea del digitale, per accelerare la diffusione di Internet ad alta velocità e sfruttare i vantaggi di un mercato unico del digitale.
4) Un’Europa efficiente sotto il profilo delle risorse, per scindere la crescita economica dal consumo delle risorse, modernizzando il settore dei trasporti, incrementando l’uso delle fonti di energia rinnovabile, favorendo l’abbassamento delle emissioni di carbonio.
5) Una politica industriale per l’era della globalizzazione, per migliorare il clima imprenditoriale (soprattutto per le PMI) e favorire lo sviluppo di una base industriale solida e sostenibile, per competere efficacemente su scala mondiale;
6) Un’agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro, per modernizzare i mercati del lavoro e dell’occupazione e permettere alle persone di migliorare le proprie competenze in chiave lifelong learning, anche tramite la mobilità dei lavoratori;
7) La Piattaforma europea contro la povertà, per sviluppare coesione sociale e territoriale, affinché i benefici della crescita siano equamente distribuiti e che le persone in stato di povertà e di esclusione sociale possano vivere in condizioni dignitose, partecipando attivamente alla società.
Tra queste iniziative, L’Unione nell’innovazione, Youth on the move e
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intelligente, ma è soprattutto L’Unione nell’innovazione che mette particolarmente al centro il tema dell’innovazione. Questa iniziativa legge l’innovazione come un
continuum composto da diverse fasi, che vanno dalla ricerca teorica alla
commercializzazione del prodotto, e il documento desidera valorizzarle e promuoverle tutte. Si è individuato come uno dei maggiori ostacoli che limitano i processi di innovazione in Europa il basso livello di investimenti privati, per i quali invece si vogliono attivare delle iniziative volte ad agevolarli e a incoraggiarne l’aumento59. L’iniziativa si suddivide in due parti: la prima è dedicata a spiegare come l’Europa si adopererà a favore dello sviluppo dell’innovazione, mentre la seconda espone una serie di indicazioni e suggerimenti per gli Stati membri (European Commission, 2010). Verranno definiti degli obiettivi comuni verso cui orientare le ricerche nazionali e la collaborazione tra i Paesi membri, nonché sarà preparato un contesto adeguato60 per sostenere gli sforzi imprenditoriali delle imprese sul piano dell’innovazione. Ancora più interessante è l’accento che la Commissione pone sulla volontà di attivare «partenariati europei per l’innovazione» (European Commission, 2010, 12), centrati su alcuni temi strategici, quali la bioeconomia, le nuove tecnologie per l’industria e quelle a servizio dell’active
ageing.
Infine, la Commissione ha dichiarato che, affinché la Strategia Europa 2020 abbia successo, è necessario istituire un valido sistema di governance61 dell’economia che si dimostri in grado di coordinare tutte le azioni, sia a livello nazionale, che sovranazionale. Un governo che utilizzi un’agenda economica rafforzata e maggiormente sorvegliata, che salvaguardi la stabilità dell’area euro e che applichi misure adeguate per fronteggiare i gravi problemi del settore finanziario.
59 La Commissione infatti afferma che è necessario «conferire carattere prioritario alla spesa per la
conoscenza, anche utilizzando incentivi fiscali e altri strumenti finanziari per promuovere maggiori investimenti privati nella R&D» (European Commission, 2010, 13).
60 La Commissione fa riferimento alla creazione del brevetto unico, a processi di modernizzazione
della legislazione in materia di diritto d’autore, cercando di tutelare maggiormente la proprietà intellettuale (European Commission, 2010). Inoltre, L’ERAC (European Research Area Committee) è un organismo a sostegno della Commissione Europea in materia di ricerca e sviluppo tecnologico. Nel Rapporto del 2012 Mutual Learning Seminar on Research and Innovation Policies vengono schematizzati i meccanismi europei di supporto allo sviluppo privato dell’innovazione in questo modo: a) strumenti diretti di supporto, come finanziamenti o agevolazioni fiscali; b) strumenti che influenzano la creazione di nuova domanda sul mercato, ad esempio tramite il public procurement (ERAC, 2012).
61 Uno degli strumenti più importanti di questo sistema di governance è il Semestre Europeo, cioè un
ciclo annuale di coordinamento economico ex-ante, che produce indirizzi politici impartiti a livello UE dalla Commissione europea e dal Consiglio, che impegna gli Stati membri a realizzare le riforme necessarie, che genera raccomandazioni specifiche per i Paesi membri.
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Il 30 novembre 2011 la Commissione Europea ha redatto un’altra comunicazione sul
Programma quadro di ricerca e innovazione (European Commission, 2011), in cui
ha evidenziato con rinnovata forza quanto gli elementi di innovation and creativity contribuiscano tanto alla realizzazione personale, quanto all’evoluzione delle imprese (e alla loro capacità competitiva). Per questa strada, l’innovazione ha assunto ancora di più il ruolo di motore dello sviluppo, di fulcro del progresso e dell’inevitabile cambiamento per l’Europa.
Nel rapporto Innovation Union Scoreboard del 2013, poi, la Commissione ha fatto riferimento al concetto di innovation emergency con cui ha voluto ulteriormente evidenziare l’esigenza di porre al centro i processi di innovazione, parlando dell’innovazione come di un’emergenza da affrontare per la sopravvivenza stessa dell’Unione e di tutta l’area continentale (European Commission, 2013a).
Nel 2014, a sostegno delle linee di sviluppo della Strategia Europa 2020 e in particolare dell’iniziativa faro L’Unione nell’innovazione, la Commissione ha dato avvio ad un programma quadro per il finanziamento della ricerca e dell’innovazione intitolato Horizon 2020 (European Commission, 2014a). Tale proposta «rispecchia l’ambizione di creare idee, crescita e posti di lavoro per il futuro» (European Commission, 2011), poiché in essa vi è chiara la consapevolezza che la ricerca e l’innovazione sono fondamentali per: a) aumentare l’occupazione; b) migliorare la qualità della vita; c) accrescere il livello competitivo dell’Europa rispetto sia ai tradizionali concorrenti, sia alle economie emergenti. Horizon 2020 indirizzerà le risorse verso tre priorità:
1) Scienza di eccellenza: per innalzare il livello di eccellenza della produzione scientifica europea e sostenere gli individui più talentuosi nello svolgere ricerche di alta qualità;
2) Leadership industriale: per rendere l’Europa maggiormente attrattiva in termini di investimenti in ricerca e innovazione, e per incentivare la crescita delle PMI innovative;
3) Sfide della società: per affrontare le problematiche più urgenti dei cittadini europei e delle società contemporanee mettendo a disposizione finanziamenti che aiutino il congiungimento delle conoscenze e delle risorse provenienti dai diversi settori.
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In conclusione, in questi anni a livello europeo sono stati progettati diversi e importanti interventi di policy in tema di innovazione, con la crescente consapevolezza che questo tema è uno dei temi imprescindibili per poter pensare al futuro dell’Europa. Interventi di policy con lo scopo di favorire obiettivi comuni su cui orientare ricerche e collaborazioni transnazionali, per il sostegno degli sforzi imprenditoriali per l’innovazione, per la condivisione dei saperi e la partecipazione di tutti all’evoluzione della conoscenza, della tecnologia e del vivere assieme.