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UN NUOVO MODO DI INTENDERE IL RAPPORTO TESTO-IMMAGINE.

10. Pagina di testo romano (particolare) Virgilio Augusteo, Cod Vat lat 3256,

2.2. L’equivalenza tra scrittura e immagine.

Nel tentativo di definire le dinamiche della relazione testo-immagine nel Medioevo, ci si trova di fronte a un rapporto ambiguo, difficile da definire, per l’impossibilità di stabilire in maniera univoca la funzione e la posizione dell’immagine nei confronti del testo e viceversa: diventa impossibile stabilire se l’immagine si trovi al servizio del testo o accanto ad esso, se esista un rapporto di subordinazione o di parità fra i due.

A tal proposito scrive ancora Agostino Paravicini Bagliani:

«L’ambiguità della frontiera tra testo e immagine è concetto fondamentale. L’ambiguità si fa complessa, perché la dicotomia o la compenetrazione tra testo e immagine non esistono quasi mai in modo univoco, come lo vorrebbe la dottrina moderna che sottende la polarità Text und Bild»126.

Per affrontare queste questioni è necessario sottolineare con Michael Camille l’esistenza di un problema di metodo. Secondo lo studioso il sintagma «testo e immagine» è stato abusato negli ultimi anni dai medievalisti e, quindi, necessita di una chiarificazione. Michael Camille afferma che è stata creata una dicotomia che non esisteva nel Medioevo:

«the notion of the text is a distinctly modern, if not a postmodern preoccupation[…]. Neither have much to do with medieval notions of what constitutes written comunication. The influential notion ennunciated by modern linguist Ferdinand de Sussure, that language is oral and that writing is not a fundamental part of it, is

54 misleading for the Early Middle Ages, since it suggest that writing

exists indipendent and distinct from the same word uttered»»

E ancora Camille

«in our contemporary logocentric culture that is difficult to appreciate is how mutch both writing and picturing were seen as secondary, mediating and fallible means of human comunication, costituting what Augustin called signs»127.

Se Sant’Agostino, nel terzo secolo, in un periodo in cui ancora era percepita una distinzione tra pittura e scrittura, sostiene che «Aliter videtur pictura, aliter videntur litterae»128, più tardi, tra VIII e IX secolo, nelle Etymologiae di Isidoro di Siviglia, troviamo un’interpolazione che recita «Verba enim per oculos non per aures

introducunt»129.

La confusione tra testo scritto e arti visive nella cultura medievale era autorizzata anche dall’ambiguità di alcuni termini greci come «γραφή»=«scrittura», «pittura», e «‘ιστορία»=«narrazione scritta», «narrazione figurata»130. I Padri della Chiesa orientale, già nel IV secolo, sottolineano il funzionamento dell’immagine come testo: Basilio accomuna «λογογράφοι», «autori», e «ζωγράφοι», «pittori» in

127 M. Camille, Word, Text, Image in the Early Church Fathers in the Egino Codex, in

AA.VV., Testo e imagine nell’alto Medioevo..., cit., pp. 67-70.

128 Cfr. G. Cavallo, Testo e immagine: una frontiera…, cit., p. 36.

129 Isidori Hispalensis Episcopi, Etymologiarum sive originum, libri XX, a cura di W.M.

Linsday, Oxford, Clarendon Press, 1911, I, 3.

130 Crf. G. Cavallo, Testo e immagine: una frontiera…,cit., p. 39. Per uno studio

approfondito delle concezioni dei Padri della Chiesa sul rapporto testo immagine si vedano: A. Quacquarelli, Parola e immagine nella teologia Comunitaria dei Padri, in AA.VV., Complementi Interdisciplinari di Patrologia, Roma, Città Nuova, 1989, pp. 109-185; R.A. Markus, Signs and meanings: world and text in ancient Christianity, Liverpool, Liverpool University press, 1996; H. Belting, Il culto delle immagini. Storia dell’icona dall’età imperiale al tardo Medioevo, Roma, Carocci, 2001, pp. 181–227; J. Wirth, Il culto delle immagini, in AA.VV., Arti e storia nel Medioevo, III, Del vedere…, cit., pp. 3-48.

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quanto entrambi comunicano, gli uni con le parole, gli altri con le immagini: «quanto la parola imprime nella mente mediante l’ascolto, altrettanto la pittura mediante l’immagine»131.

La posizione dei Padri della Chiesa del IV secolo, relativa al funzionamento dell’immagine come testo, viene riproposta per tutto il Medioevo orientale e occidentale. In Occidente Gregorio Magno, tra VI e VII secolo, per primo sottolinea la funzione dell’immagine come testo, muovendosi nel solco dei Padri della Chiesa del IV secolo: «sic

est enim Scriptura Sacra in verbis et sensibus, sicut pictura in coloribus et rebus»132: vi è corrispondenza, dunque, tra le parole e la

pittura133. Nel manoscritto Dionysiou 61, XI secolo, conservato presso

il monte Athos e contenente i discorsi di Gregorio di Nazianzo, al folio 35r., ove l’autore apre l’orazione funebre per Basilio di Cesarea, il corpo della Y iniziale, sul margine sinistro, è costituito dall’immagine stessa di Gregorio in atto di scrivere il suo testo. In posizione simmetrica a questa iniziale, sul margine destro del foglio, è raffigurato un pittore in atto di dipingere: «testo e immagine non potevano trovare rappresentazione più efficace, sia come traduzione visuale immediata del senso del testo in immagine, sia come percezione della loro

equivalenza»134: il testo come immagine, l’immagine come testo.

131 AA.VV., Testo e immagine nell’alto Medioevo…, cit., p. 39. 132 Cfr. G. Cavallo, Testo e immagine: una frontiera…, cit., p. 48.

133 Sulle posizioni degli autori orientali e occidentali durante la controversia iconoclasta,

si possono consultare: J.M. Sansterre, La parole, le texte et l’image selon les auteurs byzantins des époques iconoclaste et posticonoclaste, in AA.VV., Testo e immagine nell’alto Medioevo..,cit., pp. 197-241; M. McCormick, Textes, images et iconoclasme dans le cadre des relations entre Byzance et l’Occident carolingien, in AA.VV., Testo e immagine nell’alto Medioevo..., cit., pp. 95-159; C. Rudolph, La resistenza all’arte nell’Occidente, in AA.VV., Arti e storia nel Medioevo, III, Del vedere…, cit., pp. 49-84; S. Settis, Iconografia dell'arte..., cit., pp. 3-12.

134 G. Cavallo, Testo e immagine: una frontiera..., cit., pp. 32-33, in cui si trova anche

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