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UN NUOVO MODO DI INTENDERE IL RAPPORTO TESTO-IMMAGINE.

26. Iniziale figurata Contadino, Gregorio Magno, Moralia in Job, ms 173, Bibliothèque

2.5. Immagini che parlano.

Per capire l’ambiguità del rapporto testo-immagine due esempi possono essere particolarmente illuminanti: i Tituli e gli Exultet. In entrambi i casi il valore didattico dell’immagine e il suo grado di subordinazione rispetto al testo verbale sono ben evidenti.

I Tituli sono brani epigrafici che accompagnano il testo. La loro priorità rispetto all’immagine è ben documentata da Paolino da Nola: i tituli, da lui composti per la restaurazione dei suoi santuari nel V secolo, non sono didascalie al servizio delle immagini con lo scopo di spiegarle; al contrario, sono le stesse immagini che svolgono il ruolo di legende dei

Tituli per i «rudes», per la «rusticitas» che non è «docta legendi».159

Anche nei Libri Carolini si sottolinea la superiorità del Titulo sull’immagine quando si narra l’aneddoto delle due «belle donne», «in tutto molto simili», dipinte e non accompagnate da iscrizioni né da

Tituli. Alla domanda da parte dei fedeli su come distinguere Maria

Vergine da Venere, il pittore risolve il problema ponendo due iscrizioni diverse ad accompagnamento dei dipinti, una che permette ai fedeli di riconoscere la Vergine, per adorarla, ed una che identifica la Dea pagana, per poterla ignorare. Entrambe sono di simile figura, i colori sono uguali, i materiali di cui sono composte sono simili: si differenziano soltanto per l’iscrizione (L.C. IV,16) La figura è evidentemente subordinata alla parola poiché la donazione di senso viene data dall’iscrizione, dal Titulo che accompagna l’immagine: il

Titulo ha la funzione di orientarne la lettura, di chiarirne il significato,

di limitarne i confini.

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H. Kessler160 sostiene che i Tituli contribuiscono ad una ricezione più

profonda delle immagini. Secondo lo studioso veniva utilizzato un doppio livello di comunicazione, attraverso i Tituli letti ad alta voce dagli officianti si realizzava una sorta di lettura multimediale, in cui le immagini sui muri delle chiese costituivano una «Biblia pauperum», una sorta di «laicorum litteratura» o «muta predicatio»161.

Nell’alto Medioevo la lettura era, tuttavia, operazione rara, pertanto, i

Tituli probabilmente non erano più neanche letti da chi era in grado di

farlo. Finivano così per avere semplicemente un valore autoritativo come testo scritto in quanto tale; era, dunque, più il repertorio figurativo a essere letto e decifrato che il testo scritto162. In tal modo il testo iconico finiva inevitabilmente per assumere un ruolo preminente rispetto al testo scritto, che a sua volta finiva per avere valore solo nel suo aspetto visivo, a conferma dell’ambiguità di ruoli fra i due media durante il Medioevo.

Per riflettere ulteriormente sull’argomento un altro esempio è fornito dai rotoli liturgici dell’Exultet, in cui massimo appare il rapporto di subordinazione della figura rispetto al testo.

In Italia meridionale, soprattutto nei secoli X-XI163, durante lo svolgimento della cerimonia religiosa del Cero Pasquale, furono adoperati dei rotoli di fogli di pergamena cuciti insieme e illustrati con

160 H.L. Kessler, Diction in the «Bibles of the Illiterate», in AA.VV., World Art. Themes

of Unity in Diversity. Acts of the XXVIth International Congress of the History of Art, I. Lavin (ed.), Philadelphia-London, University Park, 1986, pp. 297-304.

161 Cfr. L. Bolzoni, Educare lo sguardo controllare l’interiorità…, cit., p. 523. Si veda

anche S. Settis, Iconografia dell'arte…, cit., pp. 20-48.

162 Cfr. G. Cavallo, Testo e immagine: una frontiera..., cit., pp. 51-52. Per approfondire il

ruolo e la funzione dei Tituli e, più in generale, delle scritte nei dipinti, si vedano: M. Butor, Le parole nella pittura, Venezia, Arsenale, 1989; AA.VV., «Visibile Parlare». Le scritture…, cit.; si consultino inoltre M.L. Meneghetti, La cultura visiva..., cit., pp. 470- 479, e M. Shapiro, Per una semiotica…, cit., pp. 193-236.

163 Il più antico rotolo illustrato di Exultet è il Vat. lat. 9820, eseguito a Benevento tra il

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scene inerenti le cerimonie. La caratteristica di questi rotoli consiste nel fatto che le illustrazioni appaiono capovolte rispetto allo scritto: man mano che l’officiante dall’alto dell’ambone leggeva il testo incomprensibile ai fedeli, lasciava cadere il rotolo lentamente mostrandone le figure ai fedeli, spesso ignorantes, che potevano così capire il significato del testo nella sua traduzione iconografica. Ogni tappa della cerimonia era coordinata alla successione dei passi illustrati, che il diacono faceva scorrere progressivamente, con l’aiuto di un collaboratore che manovrava l’estremità inferiore del rotolo dal basso, seguendo il ritmo e il tempo della recitazione, come si può dedurre dalla stesse miniature del rotolo numero tre dell’Archivio Capitolare di Troia, in provincia di Bari. Per avere visibilità anche da lontano i rotoli erano molto grandi (lunghi tra i 2 e i 9 m. e larghi tra i 13 e i 47 cm. ca.) e colorati con tinte forti e scure. La cerimonia si concludeva quando il rotolo era completamente svolto e ammassato ai piedi dell’ambone.

Nei rotoli dell’Exultet, dunque, l’immagine è forma di lettura inferiore: la parola ha la priorità ed è appannaggio del diacono. Questi resta escluso dalla fruizione delle immagini, che gli si mostrano capovolte perché inutili per chi sa leggere il testo. Forme di lettura visuale inferiore, esse sono destinate agli illetterati, esclusi dalla fruizione del testo scritto che si mostra capovolto.

L’immagine sembrerebbe, così, passivamente ancorata al verbo. In realtà ad una lettura più attenta essa non è del tutto speculare al testo, ma è spesso manipolata per affermare concetti che non trovano spazio nel testo, funzionali al potere e alla cultura dominante. La cerimonia divenne, infatti, l’occasione unica per comunicare determinati contenuti altrimenti preclusi alla comprensione e i rotoli liturgici divennero lo

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strumento originale per raggiungere tale scopo. Scrive, a tal proposito, Guglielmo Cavallo «i rotoli liturgici illustrati rappresentano la maniera tutta originale con cui nell’Italia meridionale si instaurò occasionalmente una forma di comunicazione e di trasmissione di determinati contenuti dottrinali o politico-ideologici agli analfabeti»164. In origine la funzione dei rotoli dovette essere solo liturgica, ma gradualmente venne a mutare: divennero tramiti figurativi di cui si serviva la classe dominante per comunicare con gli indotti165. Nei rotoli liturgici, infatti, accanto alle scene tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento, si trovano anche scene che presentano legami strettissimi con una particolare situazione storica o politica, come i ritratti del potere universale e locale. Il ciclo figurativo finiva per esprimere, attraverso di essi, contenuti ideologici rivolti ai ceti subalterni per sollecitarne il consenso166. L’iconografia degli Exultet si sgancia così dal rapporto di sudditanza al testo per allacciarsi al contesto storico- politico. Non a caso le illustrazioni dei ventotto167 rotoli rimastici sono

164G. Cavallo, Aspetti della produzione libraria nell’Italia meridionale longobarda, in

AA.VV., Libri e lettori nel Medioevo…, cit., p. 121. Sui rotoli liturgici si vedano anche: Id., Rotoli di Exultet dell’Italia meridionale, Bari, Laterza, 1973; AA.VV., Exultet: Rotoli liturgici nell’Italia meridionale, a cura di G. Cavallo, G. Orofino, O. Pecere, Roma, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 1994; S.G. Tsuji, Testo e iconografia nei rotoli dell’Exultet, in AA.VV., Uomini, libri e immagini..., cit., pp. 103-140.

165 Cfr. G. Cavallo, Aspetti della produzione libraria ..., cit., pp. 122-123.

166 Si veda: G. Orofino, Strategie di immagini tra Chiesa e Palazzo: doni di libri e giochi

di potere, in AA.VV., Medioevo: la Chiesa e il Palazzo. Atti dell'VIII Convegno internazionale di studi, a cura di A.C. Quintavalle, Milano, Electa, 2007, pp. 327-337.

167 I rotoli contenenti il testo dell’Exultet sono, secondo alcuni autori, ventisette. Le due

sezioni del rotolo proveniente dalla Collegiata di Mirabella Eclano (attualmente Napoli, Biblioteca Nazionale) formano forse un complesso unitario: in proposito si veda L. Speciale, In margine al corpus cassinese degli Exultet: rotoli certi e rotoli attribuiti, in AA.VV., L’età dell’Abate Desiderio. Storia, arte, cultura, Atti del IV Convegno di studi sul Medioevo meridionale (Montecassino-Cassino, 4-8 ottobre 1987), Montecassino, Pubblicazioni cassinesi, 1992, III, 2, pp. 45-57. Ai rotoli liturgici contenenti il brano dell’Exultet vanno inoltre aggiunti due rotoli illustrati contenenti la preghiera per la benedizione dell’acqua battesimale, i Benedizionali, e un formulario per l’ordinazione sacerdotale, il Pontificale. Il numero dei rotoli liturgici illustrati è dunque complessivamente di trentuno, tutti di area longobardo-cassinese.

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tutte diverse in quanto legate ai contenuti di propaganda che si volevano trasmettere. Ad esempio nell’Exultet I della cattedrale di Bari, ordinato dall’arcivescovo di Bisanzio (1025-1035), le rappresentazioni del Papa e dell’Imperatore bizantino sono manifesti ideologici della politica dell’arcivescovo, devoto alla chiesa romana contro il patriarcato di Costantinopoli, ma in perfetta armonia sul terreno politico con il potere bizantino168 (fig. 27).

Gli agganci alla realtà del luogo erano, d’altronde, frequenti poiché la

cerimonia dell’Exultet si concludeva con le cosiddette

commemorazioni liturgiche, formule di intercessione per il clero e per i fedeli, per i papi, per i sovrani e i loro eserciti, per le autorità locali, per i principi, i vescovi, i conti. Nella maggior parte dei rotoli dell’Italia meridionale, tali commemorazioni liturgiche, sono accompagnate dal ritratto solenne dei personaggi cui sono dirette; si tratta di immagini

stereotipate, ma che rivelano, talvolta, in particolare

nell’abbigliamento, una reale precisione storica.

Negli Exultet, dunque, le immagini, che a una lettura superficiale sembrerebbero stereotipate, si rivelano, invece, attraverso la loro varietà iconografica, documenti tutt’altro che neutrali. Lungi dal parafrasare semplicemente il testo, diventano il mezzo attraverso cui si esprime il potere a scopi celebrativi e autolegittimanti con intenzioni comunicative forti.169

168 Cfr. G. Cavallo, Aspetti della produzione libraria..., cit., p. 128.

169 Cfr. G. Orofino, «Leggere le miniature medievali», cit., pp. 362-365. Sull’uso delle

immagini a fini ideologici si vedano: M.M Donato, Immagini e iscrizioni “nell'arte politica” tra Tre e Quattrocento, in AA.VV., Visibile parlare”…, cit., pp. 341-346; AA.VV., Medioevo: immagini e ideologie, Atti del V Convegno internazionale di studi, (Parma, 23-27 settembre, 2002), a cura di A.C. Quintavalle, Milano, Electa, 2005.

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