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UN NUOVO MODO DI INTENDERE IL RAPPORTO TESTO-IMMAGINE.

26. Iniziale figurata Contadino, Gregorio Magno, Moralia in Job, ms 173, Bibliothèque

2.4. Quando l’immagine diventa testo.

Nel tentativo di definire il ruolo dell’immagine come testo, determinanti si dimostrano gli intendimenti della Chiesa, preoccupata di giustificare l’uso delle immagini sacre contro le accuse di idolatria e ansiosa di evangelizzare, in un periodo in cui la comunicazione diventa sempre più difficile152. Durante la controversia iconoclasta, il ruolo

152 Sull’uso delle immagini da parte della chiesa si vedano: H. Toubert, Un’arte orientata.

Riforma gregoriana e iconografia, a cura di L. Speciale, Milano, Jaca Book, 2001; L. Bolzoni, La rete delle immagini. La predicazione in volgare dalle origini a san Bernardino da Siena, Torino, Einaudi, 2001; A.C. Quintavalle, Immagine e racconto: parole, figure e ideologie da Gregorio Magno a Bernardo di Chiaravalle, in AA.VV., Medioevo: Immagine e racconto…, cit., pp. 11-55; L. Bolzoni, Educare lo sguardo controllare l’interiorità: usi delle immagini nella predicazione volgare del Tre e

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didascalico assegnato all’immagine costituisce la forma più importante di difesa contro l’accusa di idolatria. Già nel IV secolo Gregorio aveva affermato che «il pittore insegna quant’altri mai con le immagini»: «γραφεύς διδάσκει τό λ ον τοι ς ε κτύ οις»153.

Riallacciandosi ai Padri della Chiesa, i difensori delle immagini sottolinearono il ruolo pedagogico di queste. San Giovanni Damasceno nell’VII secolo scrive: «ciò che è il libro per quanti sono esperti nelle lettere dell’alfabeto, è l’immagine per gli analfabeti» (‘ό ερ τ τοι ς

γραμμάτα μεμυ μ νοις ‘ ί λος, του το τοι ς α γραμματοις ‘ ει κών)154; e ancora «le immagini sono ί λοι aperti alla lettura dei fedeli»155. In Occidente Gregorio Magno così si esprime nelle lettere inviate al vescovo Sereno di Marsiglia nel luglio-ottobre 599-600:

«Idcirco enim pictura in ecclesiis adhibetur, ut hi qui litteras nesciunt saltem in parietibus videndo legant, quae legere in codicibus non valent»:

e ancora:

«Nam quod legentibus scriptura, hoc idiotis praestat pictura cernentibus, quia in ipsa ignorantes vident quod sequi debeant, in ipsa legunt qui litteras nesciunt; unde precipue gentibus pro lectione pictura est»156.

Quattrocento, in AA.VV., Arti e storia nel Medioevo, III, Del vedere…, cit., pp. 519-549; S. Settis, Iconografia dell'arte…, cit., pp. 60-85.

153 Cfr., G. Cavallo, Testo e immagine: una frontiera..., cit., p. 40. 154 Ivi, p. 41.

155 Ibidem.

156 Ivi, pp. 46-47; Il testo si può consultare in J. Schlosser, Quellenbuch: repertorio di

fonti per la storia dell'arte del medioevo occidentale (secoli IV-XV): con un'aggiunta di nuovi testi e aggiornamenti critico-bibliografici, Firenze, Le Lettere, 1992, pp. 415-416.

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Nella cultura occidentale medievale veniva così sancito il ruolo pedagogico dell’immagine, ma vi erano implicazioni più profonde. Riconoscerne la funzione pedagogica significava vincolarla al testo, sottrarla a qualsiasi ricezione autonoma e deviata, ancorarla in maniera coerente alla dottrina cristiana e infine sottometterla al controllo delle gerarchie. Riconoscendo alle immagini il ruolo di testo scritto, si ribadiva, infatti, l’equivalenza tra scrittura e testo iconico, ma si riconosceva una dicotomia tra parola e immagine e una superiorità della prima sulla seconda.

In età carolingia i Libri Carolini resero esplicita l’idea di fondo dell’immagine come forma subalterna di conoscenza propria di tutta la cultura medievale almeno fino al XIII secolo157. I Libri Carolini stabilirono che l’immagine, nonostante non potesse essere oggetto di culto, avesse parimenti una funzione nella civiltà cristiana: lo scopo dell’immagine è rievocare i fatti cui lo spettatore non ha potuto essere presente. «Le immagini non hanno quasi nessun altro compito se non quello di suscitare il ricordo nelle menti» (L.C.I,10). Il fedele che guarda le immagini è già a conoscenza dei fatti, appresi tramite altre forme di comunicazione: «è dato di capire che non le pitture ma le Scritture sono state concesse per l’educazione della nostra fede» (L. C. II, 30). L’immagine deve fungere da memento continuo per il fedele e da ammonimento riguardo ai principi della vita cristiana.

La funzione riconosciuta al linguaggio visuale nei Libri Carolini è molto simile a quella assegnatagli due secoli prima da Gregorio Magno, ma in essi viene sancita la superiorità del Verbo. Verità e immagine si collocano su due orizzonti differenti e non possono

157 Sul rapporto tra scrittura e immagine nei Libri Carolini si veda A. Freeman, Scripture

and Images in the Libri Carolini, in AA.VV., Testo e immagine nell’alto Medioevo..., cit., pp. 163-189.

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relazionarsi fra loro: la conoscenza della Verità non può nascere dalla visione della realtà materiale, ma si colloca esclusivamente in ambito spirituale e si rivela tramite il sermo. L’immagine non può, dunque, collocarsi sullo stesso piano della parola o sostituirla; può

semplicemente fornire un aiuto158. La Verità spirituale non va cercata

nelle immagini materiali, ma nella Rivelazione che si esprime per mezzo della Parola.

I Libri Carolini sottolineano evidentemente la superiorità del Verbo sull’immagine, ma riflettendo su questo assunto e confrontandolo con la realtà dei risultati concreti, è possibile cogliere l’ambiguità della relazione parola-immagine al di là delle intenzioni dei teologi del tempo. Se è innegabile, infatti, che fra le due intercorre sempre un rapporto di potenziale subordinazione e che l’immagine è soprattutto posta al servizio della Scrittura, come didascalia del Verbo, è vero anche che la dicotomia fra parola e immagine non esiste mai in modo univoco. Il testo iconico produce un discorso non sempre e non tanto complementare a quello verbale, ma alternativo e di valenze diverse: il discorso visuale supera spesso i confini della subordinazione, assumendo un ruolo attivo e dinamico.

158 Cfr. A. Bianchi, I Libri Carolini, in Le parole della filosofia. Seminario di filosofia

dell’immagine, II, 1999, www.lettere.unanimi.it. Si veda dello stesso autore, La teoria delle immagini dei libri carolini, «Doctor Virtualis. Rivista on line di Storia della Filosofia medievale», htpp://riviste.umini.it/index.php/DoctorVirtualis/article/wiew/29/40

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