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L’ ESPERIENZA DELLA R EGIONE S ARDEGNA : I LABORATORI PER IL RECUPERO DEI CENTRI STORIC

Capitolo 6. Riuso e riqualificazione dei centri storic

6.3 L’ ESPERIENZA DELLA R EGIONE S ARDEGNA : I LABORATORI PER IL RECUPERO DEI CENTRI STORIC

Dal 27 giugno 1949 ad oggi è stata emanata una legislazione caratterizzata in larga parte da confusione tra ambiti legislativi e regolamentari, frammentazione e scarso coordinamento delle disposizioni, permanenza di leggi ormai obsolete mai abrogate anche se non più applicate. In risposta a tale situazione, è emersa, anche a livello nazionale, una forte e ormai irrimandabile esigenza di snellimento e semplificazione normativa.

Tra gli avvenimenti che hanno caratterizzato gli ultimi dieci anni di programmazione del settore urbanistico della Regione Sardegna si può, senza dubbio, collocare l’esperienza relativa al recupero e valorizzazione delle città storiche, sia sotto l’aspetto della rivitalizzazione, in termini di qualità urbana, dei contesti abitativi locali, che dal punto di vista del ripristino storico - architettonico integrale degli antichi manufatti che caratterizzano il tessuto multiforme e polivalente dei piccoli centri urbani e delle città più antiche.

Questa sorta di nuova cultura del recupero si è introdotta faticosamente in Sardegna con comprensibile imbarazzo derivante da un assoluto immobilismo su questi temi, soprattutto dopo le vicende che hanno caratterizzato, in ambito nazionale ed europeo, il dibattito culturale sui centri storici dagli anni trenta del Novecento fino agli anni ottanta.

Nonostante quello che è stato definito il primo grande esperimento di programmazione, a scala regionale, della storia repubblicana, cioè il Piano di Rinascita, che già contemplava cospicue novità in merito alla valorizzazione delle identità locali, la pianificazione regionale volta al territorio ed alla città non sembrava recepire in pieno il ruolo centrale che le problematiche del recupero, connesse alle trasformazioni economiche, sociali e culturali del territorio, avevano ormai intrapreso. All’inadeguatezza delle politiche di recupero e valorizzazione dei centri storici che caratterizzò quegli anni, interpretabile anche come un problema di rigidità culturale di fronte ai molti segnali di cambiamento che pur manifestava la società locale, si affiancò una

117 incapacità degli strumenti pianificatori ad individuare un progetto di sviluppo prefigurando una realtà nuova in cui il recupero storico intelligente costituisse anche il perno fondante e l’attrattiva emergente di un nuovo modello economico locale.

Solo in anni recenti, è stata avviata la sperimentazione dei Laboratori per il recupero dei centri storici che ha visto l’Università di Cagliari, ed in particolare il Dipartimento di Ingegneria del Territorio, Sezione Urbanistica, impegnato nella definizione di metodologie innovative per la salvaguardia dell’ambiente storico costruito caratterizzato dalla pluralità e diversità dei suoi contesti. L’inizio della sperimentazione trova il suo fondamento istituzionale nella L.R. n° 45 del 1989 in cui l’interesse alle problematiche del recupero appare chiaramente nella cosiddetta “direttiva per i centri storici” che stabilisce, per il conseguimento degli obiettivi del recupero stesso, l’istituzione di Laboratori366 finalizzati a costruire un percorso di conoscenza, con l’intervento di contributi scientifico - disciplinari differenti, e destinati a ricomporre il complesso sistema delle risorse storiche locali e del patrimonio costruito, attraverso una soluzione operativa di tipo innovativo, con la realizzazione, cioè, di un vero e proprio sportello sul territorio, a supporto della funzione istituzionale dell’Ente Locale, con cui offrire risposte, valutazioni, schemi di intervento sul centro storico alla comunità interessata367.

Il presupposto del valore storico-culturale e architettonico dei centri storici della Sardegna, identificabile nelle permanenze pluristratificate nel tessuto urbano, risulta essere l’elemento fondamentale della riconoscibilità ed unicità dei caratteri insediativi di questi luoghi che appartengono ad un patrimonio monumentale sedimentato, nella maggioranza dei casi studiati, soggetto a degrado e fatiscenza ma sempre esprimente un forte senso di appartenenza alla memoria e all’identità locale.

Uno degli aspetti maggiormente qualificanti dell’istituzione dei Laboratori per il recupero è quello che ha riguardato la definizione del quadro metodologico che ha consentito di sviluppare politiche territoriali locali selettive, in condizione di suggerire corretti indirizzi per gli interventi di recupero congiuntamente a precise strumentazioni legislative da adottare. La realizzazione di questi obiettivi si è orientata su una preliminare sperimentazione di situazioni - campione sulle quali si è compiuta la ricerca. A scala urbana, si è proceduto dalle analisi degli isolati allo studio delle forme architettoniche, agli esiti spaziali ed alle soluzioni tecnico - costruttive. Tale

366 La successiva legge 29/1998 per la tutela e la valorizzazione dei centri storici definisce di

preminente interesse regionale la riqualificazione del patrimonio storico edificato ed orienta in merito alle politiche cosiddette sostenibili per l’uso dello stesso patrimonio. Successivamente, attraverso l’articolazione di un primo programma triennale, 1998/2000, vengono definite le modalità, in termini di pianificazione, per la predisposizione delle attività del recupero e per la ripartizione delle occorrenti dotazioni finanziarie di sostegno e con la legge 23/2000 viene finanziato il programma pluriennale, con l’aggiunta di modifiche ed integrazioni alla legge 29/1998.

367 I casi studiati hanno riguardato i centri di Bosa, Galtellì, Mamoiada, Tonara per la provincia di

Nuoro, Cuglieri, Santulussurgiu, Cabras e Terralba per la provincia di Oristano, le città di Cagliari ed Iglesias, Castelsardo, Tempio ed Alghero per la provincia di Sassari.

118 indagine si è tradotta in una serie di elaborati metodologici la cui finalità essenziale è stata la creazione di linee guida per la progettazione ed attuazione degli interventi complessivi del recupero. Questo assunto consente di introdurre e spiegare il percorso conoscitivo attuato che si è ancorato all’analisi sistematica della documentazione storico-archeologica, cartografica, catastale, appoggiandosi al rilevamento urbano ed architettonico del tessuto costruito, per evidenziarne la prassi storico - costruttiva tradizionale codificata, spesso, in forme usuali presenti in contesti appartenenti a specifici quadri ambientali di riferimento. La costruzione di questo percorso ha permesso, in seguito, di monitorare lo stato di degrado funzionale ed edilizio di taluni manufatti e di proporre soluzioni praticabili per il recupero in termini, sia di adesione connaturata al contesto, che economici.