S CHEDA A – A NALISI I SOLAT
7.2 R ICADUTE OPERATIVE
Il modello definitivo proposto si prefigura quindi come strumento per la attivazione della discussione e come veicolo di una comunicazione strutturata dove le ipotetiche azioni, affermazioni e proposte possono essere condivise e motivate tramite un metodo strutturato di interazione tra i diversi soggetti, pubblici e privati.
Le interessanti possibilità di utilizzo combinato del software consentono una sua interpretazione che, oltre ad esplicitare le caratteristiche metodologiche e di comunicazione dei risultati di studio condotto, crea sapere condiviso aumentando la consapevolezza del tessuto d’antica formazione tra gli attori coinvolti, offrendo inoltre numerose e interessanti possibilità di collaborazione, oltre che di condivisione, esplicitate attraverso la complessa funzionalità del WebGis.
L’intento è la prefigurazione di scenari (o costruzione di vision), che non contraddicano l‘importante attività di condivisione di conoscenza offerta dal WebGis. In questo caso, la qualità delle rappresentazioni derivate è direttamente vincolata alla qualità e all’architettura dei livelli informativi redatti.
La progettazione attenta dei diversi livelli che costituiscono il WebGis, è risultata fondamentale in modo da avere poi, materialmente, una base adeguata nella quale reperire (attivare informazioni tramite query, o incrociare e sovrapporre più livelli) “entità” da elaborare e rappresentare (o elaborare per rappresentare); ma nel contempo si è affermata l’importanza di prevedere nella progettazione dei livelli e dei protocolli di implementazione, la possibilità di un loro arricchimento costante, quindi anche nelle fasi di discussione e confronto pubblico.
Tale strumento operativo acquista quindi valore ed originalità nel proporre una procedura, attenta ed interattiva ogni qual volta occorra intervenire consapevolmente
161 nel tessuto sempre delicato e complesso dell’area di più antica formazione del contesto cagliaritano.
Dall’utilizzo del WebGis studiato per il centro storico di Cagliari (cfr. Figura 47) deriverebbero infatti non solo le conoscenze necessarie per un’esplicitazione immediata dei processi di uso e di trasformazione del territorio, quantificando anche le attività evolutive dei diversi quartieri, valutandone i più attivi e cercando invece di capire le motivazioni dei più passivi, ma, attraverso la visualizzazione, l’acquisizione, la lettura e l’utilizzo di flussi dei dati territoriali, diventa possibile collaborare e partecipare alla formazione di costrutti collettivi, sulle quali sarebbe possibile applicare strategie di riqualificazione urbana.
I risultati dell’applicazione sperimentale hanno permesso di dimostrare che la disponibilità di uno “sportello” e l’utilizzo del WebGis risultano decisivi per la condivisione delle politiche e delle scelte di piano. Il suo impiego nella costruzione del Piano Urbanistico consente un intreccio complesso di relazioni che possono far emergere la voce degli attori più deboli, garantendo in tal senso una effettiva democratizzazione del processo pianificatorio.
Affiancando quindi i contenuti che fanno capo al concetto di “tecnologie informatiche” ai contenuti propri della partecipazione, si ottiene così realmente un nuovo approccio metodologico, già definito come forma di partecipazione elettronica, che tende a una nuova presa di coscienza dei processi decisionali.
Figura 47. Prototipo della distribuzione dell’informazione informatizzata attraverso il WebGis studiato per il centro storico di Cagliari (Mia rielaborazione)
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8. Conclusioni
Con questo lavoro è stato implementato e messo in pratica un approccio partecipato di aiuto alla decisione tra pubblica amministrazione e comunità atto a coordinare in modo costruttivo processi potenzialmente costituiti da una molteplicità di attori, guidati idealmente dallo stesso ente pubblico, ritrovatosi a gestire importanti problemi di natura complessa.
Tutto ciò con l’obiettivo esplicito di mantenere un processo orientato alla pianificazione strutturato e trasparente, quale condizione necessaria ed essenziale per avere un miglioramento qualitativo della consapevolezza attorno a problemi complessi, nel tentativo di creare le condizioni iniziali per tendere a risultati realmente efficaci, efficienti e orientati alla sostenibilità di lungo periodo.
In fase preliminare si è tentato di fornire una visione panoramica delle nuove forme assunte dalla ampia galassia di discipline e di teorie, definita con il nome di pianificazione, collegandola ad una analisi e ad una valutazione degli aspetti legati alle istanze partecipative sempre maggiormente considerati da più parti come fattore decisivo nella definizione di piani di lavoro e progetti.
Si sono così ripercorsi rapidamente i caratteri principali della pianificazione territoriale, presentando i fattori alla base della sua crisi nelle forme tradizionali ed evidenziando le possibili risposte proposte nello scenario internazionale integrate nei nuovi paradigmi della sostenibilità, che attribuiscono alla partecipazione un ruolo chiave. Il concetto di partecipazione è stato quindi scomposto in quelle che sono le sue forme e le sue componenti, definendone le caratteristiche principali, gli obiettivi perseguiti e i metodi principali adottati per una sua effettiva traduzione nella pratica. In questo percorso teorico si sono volute segnalare le forze motrici principali che hanno contrassegnato l’evoluzione di tali aspetti teorici cercando di proporre nel contempo gli spunti proposti dalla sfida dell’introduzione delle tematiche caratterizzanti le nuove tecnologie negli approcci, nei metodi e nelle tecniche dei processi di pianificazione partecipata. In tal senso l’Information Communication Technology (ICT) hanno offerto al planner, alla Pubblica Amministrazione ed ai city users la possibilità d’impiegare strumenti innovativi per la costruzione della conoscenza comunicativa che, in un ideale scenario di democrazia partecipativa, sono intervenuti nella fase informativa, valutativa e deliberativa necessaria per la definizione degli scenari di progetto e per l’attuazione e gestione dei processi di riqualificazione urbana.
In quest’ottica si è visto come il recupero e la riqualificazione dei centri storici possa essere inserito in un programma partecipato di tutela ad opera non solo dell’amministrazione ma anche di tutti i cittadini.
163 Il lavoro svolto è stato quindi incentrato sia su aspetti di carattere teorico che su aspetti di carattere applicativo ed empirico, attraverso l’ elaborazione di un WebGis. Tale processo si è dipanato attraverso la messa in atto di diverse fasi, che vanno da una prima creazione di un database strutturato, attraverso un studio “a tavolino” di diverse fonti e materiali relativi al caso oggetto di studio, ad una successiva sistematica e partecipativa raccolta di conoscenza che ha costituito la base per un servizio di supporto alla partecipazione nei processi di uso e di trasformazione del territorio.
Sotto il profilo teorico si è quindi presentato un contributo che ha considerato la “partecipazione” come strumento necessario per il processo pianificatorio, che non viene più visto come una sorta di “cammino” da esaurire per il compimento di un “atto finale” ma, al contrario, si pone l’accento sulla strutturazione in fasi dell’intero processo dove, dalla definizione del problema sino alla presa di decisione, ogni passo assume una importanza che prescinde dall’intero processo e si configura come un momento cruciale per la riuscita di quanto si è intrapreso.
Al centro dell’intero processo vi sono però una serie di soggetti, ognuno portatore di diverse istanze, che si confrontano, anche attraverso l’esplicitazione di contrasti e posizioni differenti, che, se lasciati al di fuori del processo, non governati, o semplicemente ignorati, finirebbero per far sorgere un inevitabile conflitto che, alla lunga, causerebbe una impasse inevitabile e difficilmente superabile. La partecipazione permette invece di tenere nella giusta considerazione le preferenze dei diversi soggetti direttamente o indirettamente influenzati dalle scelte in discussione, permettendo di trasformare nella carta vincente il confronto costruttivo originato appunto dalle diverse interazioni tra gli attori coinvolti.
Una democratizzazione che viene rafforzata oltremodo dalla partecipazione globale di tutti gli attori, che a sua volta genera un processo di apprendimento collettivo che si coagula attorno ad un consenso diffuso relativamente alle caratteristiche del problema esaminato e alle soluzioni ottenute in tale contesto condiviso. È da notare però che anche se da un punto di vista teorico sembra esservi un parere pressoché unanime nel sostenere che la partecipazione, intesa come momento in cui si ascolta, in cui si coinvolge e in cui si danno risposte, non può che apportare benefici al processo pianificatorio, migliorando la qualità degli interventi e diminuendo la conflittualità, in realtà essa non gode di altrettanta considerazione nella pratica. Consultando la letteratura si ricavano opinioni discordanti390: alcuni autori ritengono che la
pianificazione partecipata sia comunque una pratica diffusa, altri affermano invece che la attivazione di un processo partecipativo, essendo il frutto di esigenze maturate in uno specifico
164 ambito locale, rimanga un qualcosa di “unico” e particolare e quindi difficilmente riproducibile in contesti diversi. L’eventuale successo di uno specifico processo non è affatto garanzia di ottenimento di un analogo successo in un ambito diverso.
Nel presente lavoro si è cercato di dimostrare che probabilmente la realtà si pone a metà tra le due posizioni e che una combinazione efficiente di diversi strumenti, che contempli sia quelli più tradizionali che quelli maggiormente tecnologici, impiegata in un procedimento metodologico esplicito, coerente, dotato di trasparenza e ripercorribilità, può rappresentare una valida chiave di volta nel superamento dei limiti legati alla unicità dei processi implementati. I risultati ottenuti hanno permesso di sottolineare come le tecnologie WebGis possono fungere da elemento di potenziamento dei flussi di informazione tra saperi, cittadini e istituzioni, attraverso la definizione di protocolli e tecnologie per una procedura partecipativa. In tal senso è stato possibile sperimentare modalità operative che potranno in futuro essere applicate alle reali pratiche partecipative, garanti di un confronto tra amministrazioni, gruppi di interesse e le collettività locali.
Concludendo, quindi, il presente lavoro di Tesi ha affrontato le tematiche della pianificazione partecipata e dell’importante ruolo che le nuove tecnologie dell’informazione possono assumere riguardo a tali temi, cercando di avvalorare quanto esposto nella teoria con una applicazione pratica. La piena accettazione di un processo comunicativo e partecipativo può sembrare ancora lontana a molti soggetti pubblici o privati, tuttavia la semplice “conoscenza” dei diritti ad una migliore qualità non è più sufficiente a garantire con il soddisfacimento degli interessi individuali, una sostenibile visione del futuro della città.
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