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Capitolo 5. La gestione dei processi di recupero urbano

5.1. L E PROBLEMATICHE DEI CENTRI STORIC

Concetti come recupero o riqualificazione vogliono rappresentare pratiche di tutela e salvaguardia di un bene, specie immobile, che consente la resa di quest’ultimo a nuova vita, rispettando ciò che ha significato in passato.

L’attenuazione del conflitto di interessi tra recupero, riuso e crescita urbana, che è stato alla base dei comportamenti che, privilegiando la crescita additiva, hanno dato forma alla città contemporanea, apre credibili possibilità di riconciliazione nei confronti della riqualificazione dei centri storici. Questo atteggiamento, favorito dall’attenuazione della tensione abitativa nelle

310 Fazio M. (1977) “Il destino dei centri storici” La nuova Italia, Napoli; Fazio M. (1976) “I centri

91 aree urbane, da più riflessive posizioni culturali e da stabili condizioni economiche e demografiche della popolazione, colloca i processi integrati di rinnovamento urbano in più ampi scenari strategici di sviluppo economico del territorio e di competizione tra città.

Le operazioni di intervento all’interno dei contesti storici devono ormai rispondere a necessità di valorizzazione proposti “dall’armatura culturale” anziché ipotizzare e realizzare azioni di semplice tutela, che se prese singolarmente appaiono insufficienti non solo nella “fertilizzazione” del tessuto sociale ma anche nel rinnovamento “di quello economico richiamando invece tutti i soggetti ad un’azione creativa in grado di integrarsi in un’opera di riqualificazione urbana più generale”311.

Preso atto di ciò, sembra utile ricostruire alcuni aspetti che accomunano i recenti processi di urbanizzazione. La domanda di residenze, enfatizzata anche dall’affermarsi degli innovativi paradigmi funzionali del razionalismo, ha provocato diffusamente il disinteresse dei cittadini per l’edilizia “storica”, incapace di competere con i migliori livelli di qualità abitativa presenti nella produzione edilizia dei nuovi quartieri residenziali, dando avvio ai consistenti fenomeni di dilatazione e consumo dello spazio urbano.

L’accrescimento della città, da fenomeno di cambiamento graduale, lento, metabolizzato nello sviluppo della forma urbana, diviene nel tempo accadimento traumatico, imposto da volontà politiche e amministrative e da opportunità economiche che si compongono tra loro assecondando un disegno urbanistico finalizzato ad nuovo assetto del territorio. L’urbanizzazione e la conseguente crescita additiva dell’insediamento trovano peraltro giustificazione nel progressivo aumento di popolazione e nelle nuove forme di organizzazione del lavoro, i cui esiti spaziali condizionano i processi di costruzione della “città nuova”.

Troppo spesso si assiste al dualismo tra città “nuova” e città “vecchia” dove in quest’ultima è presente un rifiuto dell’antico da parte dei residenti, perché visto non competitivo nella trasformazione del mercato immobiliare, che vede un’offerta sempre più crescente di nuove localizzazioni abitative nelle realtà locali di nuova generazione ma anche soprattutto sotto l’aspetto della qualità abitativa, cui gravano problematiche complesse “derivanti dalla sovrapposizione di interessi, normative, problemi territoriali”312.

La qualità urbana non può più venir intesa “come […] un unicum acquisito e consolidato, ma […] come un insieme (di funzioni, eventi, azioni attrattive, …) che va […] oltre che costruito, mantenuto, arricchito […] costantemente nel tempo, tenendo conto che i gusti ed i modi di

311 Carta M., (2004), “Next city: culture city”, Meltemi, Roma, p. 46

312 Mascarucci R., (a cura di, 2005), “Complessità e qualità del progetto urbano”, Maltemi Editore,

92 percepire la qualità non sono una costante e, anzi, hanno carattere provvisorio, mutevole e vengono percepiti come in continua evoluzione” 313

Razionalismo e funzionalismo impongono infatti agli abitanti della città la “conquista dei piaceri elementari” omologando attraverso procedure standard la produzione edilizia e l’assetto urbanistico della città. La luce, il verde, gli spazi aperti, i servizi, la qualità dell’edificato della “città nuova” risultano quindi vincenti nei confronti della città antica, contribuendo in maniera evidente ad accelerare il processo di decadenza dei centri storici che perdono, con la popolazione, funzioni di rango e di rappresentanza.

Progressivamente, l’esodo del ceto medio e la non facile permanenza nel centro storico dei residenti appartenenti alle classi sociali più deboli favoriscono la presenza temporanea di una popolazione di passaggio estranea alla cultura locale, che non ha interesse a radicarsi in esso, contribuendo in modo determinante a far perdere agli abitanti la memoria storica ed il senso di appartenenza ai luoghi. Si compie così il ciclo vitale dei centri storici, che divengono in molte città singolari casi di periferie centrali ove i fenomeni di ghettizzazione sociale alimentano le progressive condizioni di degrado fisico ed economico del tessuto insediativo.

Rapidamente, in conseguenza di ciò, si affermano le condizioni strutturali che favoriscono la crescita delle periferie residenziali e l’abbandono dei centri storici. La poca attenzione della comunità per un loro futuro diviene evidente soprattutto nelle scelte operate dai piani urbanistici, nell’ambito dei quali iniziano a delinearsi contrapposte attenzioni tra città storica e periferia urbana. La città storica ha comunque continuato a vivere assecondando comportamenti non legittimi ed incontrollati dei suoi nuovi abitanti. Essa oggi mostra evidenti i segni delle quotidiane microazioni di adattamento e di sostituzione che concorrono a comporre paesaggi urbani simili, seppure rappresentativi di differenti contesti culturali e sociali, accomunati da un diffuso stato di degrado fisico del patrimonio edilizio e dello spazio pubblico. Negli ultimi anni la contrapposizione tra crescita urbana additiva e riuso del patrimonio edilizio storico è andata attenuandosi consentendo atteggiamenti consapevoli, finalizzati non soltanto alla tutela dell’eredità culturale ma anche a rinnovare sopite economie.

La propensione alla conservazione e valorizzazione dei beni ambientali e culturali depositati nei centri storici concorre infatti a formulare sempre più spesso politiche di riqualificazione urbana e comportamenti propositivi per il recupero del patrimonio abitativo privato ed il riuso degli immobili e degli spazi pubblici di relazione, integrandoli in un nuovo modello di sviluppo locale. L’interesse anche economico rivolto ai temi del recupero testimonia inoltre l’affermarsi di una matura coscienza civica cui occorre dare risposte sicure non solo individuando risorse

313 Roscelli R., (2004), “Il recupero dei centri storici come attrattore di risorse per lo sviluppo

socioeconomico”, in Deplano G., (a cura di) “Politiche e strumenti per il recupero urbano”, Edicom Edizioni, Monfalcone (GO), p. 205

93 finanziarie e nuove forme di strumenti disciplinari orientati alla soluzione dei problemi di riqualificazione urbana ma anche assumendo l’ambiente complessivo della comunità quale matrice su cui fondare le proposizioni progettuali. La conoscenza dell’eredità storico-culturale, di cui permangono tracce evidenti nella città e nel suo territorio, consente infatti di ricostruire le trame dei tessuti insediativi, le tipo-morfologie costruttive ed i modelli sociali dello spazio d’uso che sono stati condivisi nella costruzione della città.

Attraverso la conoscenza di questi elementi e la loro interpretazione si possono ricostruire le immagini collettive che hanno strutturato, attraverso il tempo, l’ambiente urbano ed hanno attribuito allo spazio ed agli oggetti edilizi funzioni sociali e culturali e valore economico. In tal modo possono essere riattribuite funzioni e valenze vitali ai luoghi della città storica ed istituite relazioni innovative con le altre parti della città contemporanea.

Le analisi interpretative dei processi di costruzione della città, riferite alle componenti economiche, sociali, urbanistiche ed architettoniche, vengono così finalizzate a comprendere le ragioni e le regole dell’organizzazione dello spazio urbano ed i suoi elementi ordinatori. Ad esse dovranno riferirsi le proposizioni di recupero e riuso perché risultino coerenti con quel particolare contesto nel quale la comunità, riconoscendo le radici della propria identità, assuma atteggiamenti consapevoli anche per affermare il proprio modello di sviluppo.

In tal senso ragionevolmente, il centro storico può ancora rappresentare il luogo della continuità delle storie locali, divenendo parte integrante di una realtà territoriale complessa tesa a conseguire un disegno unitario di sviluppo che non lo isoli più entro il limite di una “zona urbanistica particolare”.

I centri storici continuano ad essere infatti i luoghi di incontro e mediazione tra vecchie e nuove culture che in essi hanno cercato di radicarsi dapprima con i flussi della migrazione urbana e recentemente con le nuove etnie extracomunitarie, seppure in situazioni ambientali spesso fortemente degradate.

L’incertezza dell’approccio giuridico-disciplinare nella pratica del recupero dei centri storici e le esasperate forme di tutela a tempo indeterminato, che hanno sommato i loro effetti allo scarso interesse per la permanenza in essi di popolazione e funzioni vitali, sembrano infatti lasciare il campo, anche con il sostegno di consistenti incentivi economici e fiscali, a più riflessive pratiche urbanistiche ed architettoniche orientate al riuso ed alla riqualificazione.