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Etica, turismo e il Codice mondiale di etica del turismo

IL MORAL TURN NEL TURISMO

II.3. Etica, turismo e il Codice mondiale di etica del turismo

L’industria turistica, pur essendo una delle più grandi ed importanti industrie del mondo, ha un’origine piuttosto recente, così come gli studi accademici in materia. Ciò può spiegare in parte perché l’interesse per un’esplorazione di tipo etico nei tourism studies sia sorta solo negli ultimi decenni. Certo è che, da vent’anni a questa parte, l’etica sembra essere un concetto impresso nella mente di tutti (Galičić e Plenkovič, s.d.), soprattutto di fronte agli scandali finanziari che hanno firmato l’inizio del terzo millennio, smuovendo la coscienza morale di molti (Lovelock e Lovelock, 2013).

La nascita di un’etica del turismo può essere vista come la risposta alla presa di coscienza del fatto che l’industria turistica non è “il gigante buono” che tutti credevano che fosse. In altre parole, non appena fu chiaro che in molte occasioni il turismo generava più costi

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che benefici, turisti e accademici iniziarono ad invocare l’urgenza di una riflessione etica in materia.

Il primo paragrafo di questo capitolo ha cercato di mettere in luce come l’etica rappresenti qualcosa lungi dall’essere astratto. Non esiste infatti contesto quotidiano in cui l’uomo non si trovi di fronte a problemi etici. Questo fa sì che l’etica applicata si ramifichi in tantissime etiche di ambito (Del Bò, 2017). L’etica del turismo rientra proprio in questa categoria. Come affermano Lovelock e Lovelock (2013), l’industria turistica non può evitare l’etica perché essa non è fuori dalla vita sociale ma anzi ne è una componente fondamentale. Ne consegue dunque che tutti noi siamo coinvolti, consapevolmente o meno, che lo vogliamo o meno, in dibatti riguardanti ciò che è giusto o sbagliato, chi è nella ragione e chi è nel torto ed ogni società umana ha principi morali e codici di condotta che ne guidano la vita sociale. A questo proposito Del Bò (2017) sottolinea come lo sviluppo di un’etica di ambito dipenda dalla combinazione di un’urgenza sociale circa determinati problemi e dal loro elevato grado di complessità e tecnicità. Nel contesto turistico, molte delle problematiche che chiamano in causa nell’etica del turismo sono facilmente riconducibili ad altri ambiti dell’agire umano. Nash (1977) notava come il turismo, specialmente nei Paesi sottosviluppati, potesse essere visto come una nuova forma di colonialismo quando le ricche multinazionali dei Paesi di origine della domanda turistica costruiscono le proprie attività sulle spalle di comunità economicamente più povere. In effetti, il problema dell’equità, del potere e della giustizia sociale nel turismo non è altro che la declinazione turistica di un problema generalizzato in ambito commerciale.

Nel paragrafo dedicato all’introduzione del concetto di etica si è visto come, fin dai tempi più antichi, nel tentativo di risolvere le questioni e i dilemmi morali della società, l’uomo abbia ricorso a codici di condotta affinché l’agire umano seguisse delle linee guida verso comportamenti giusti. L’importanza di suddetti codici può apparire più chiara riprendendo brevemente i due principali approcci etici che possono essere adottati quando si deve compiere una scelta: l’approccio dell’etica deontologica e l’approccio dell’etica teleologica. Chiunque prediliga un approccio deontologico, basando la valutazione della decisione da prendere sul principio che guida la scelta, difficilmente andrà contro la legge in quanto ciò lo porterebbe a violare la propria visione dell’etica. Chi, al contrario, predilige un approccio teleologo, per compiere una decisione, valuterà le conseguenze

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positive e negative del non rispettare la legge. Conseguentemente, in un approccio teleologo la legge verrà rispettata solo se accompagnata da una “punizione” tale da allontanare la persona dal comportamento sovversivo. Appare dunque chiara l’importanza ricoperta dai codici di condotta morale, i quali, pur non prevedendo sanzioni giuridiche, puniscono gli illeciti morali con la critica ed il biasimo, che possono avere conseguenze sociali non di poco conto, come la perdita del rispetto e della stima. Come sottolineato da Hudson e Miller (2005), studiosi quali Malloy e Fennell (1998), Cleek & Leonard (1998) e Stevens (2001) hanno a più riprese posto l’accento sulla crescente presenza di codici di condotta anche nell’industria turistica come strumento che possa guidare turisti e quanti lavorano nel settore nel processo di decision-making. Un importante contributo in questo senso è stato fornito nel 1999 dalla United Nation World Tourism Organization (UNWTO) con la pubblicazione del Codice mondiale di etica del turismo. Esso, ispirandosi a precedenti dichiarazioni, fissa il quadro di riferimento per guidare chiunque sia coinvolto all’interno del fenomeno turistico (governi, comunità locali, l’industria turistica, professionisti del settore e turisti) verso uno sviluppo sostenibile e responsabile del turismo. Così facendo introduce nuove riflessioni che ben riflettono i cambiamenti di una società che si apprestava ad entrare nel terzo millennio. Scopo primario del codice è preservare il patrimonio culturale e naturale mondiale da attività turistiche distruttive e assicurare un’equa redistribuzione dei proventi derivanti da esse. Il Codice mondiale di etica del turismo è un documento di soft law e, in quanto tale, non obbliga gli Stati membri dell’UNWTO al rispetto del suo contenuto ma si limita a raccomandarne l’attuazione. L’elaborazione del Codice mondiale di etica del turismo venne richiesto in una risoluzione dell’Assemblea Generale dell’UNWTO durante un incontro tenutosi ad Istanbul, in Turchia, nel 1997. Nei successivi due anni venne istituita una commissione per la preparazione del Codice, costituita dal Segretario Generale e i consiglieri dell’UNWTO, assieme al Consiglio Economico, alle Commissioni Regionali e al Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione. La Commissione delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile, riunitasi a New York nel 1999, approvò l’idea di creare un codice di etica del turismo e invitò l’UNWTO a continuare il proprio lavoro al fine di ottenere ulteriori contributi sia dal settore privato che da quello pubblico. Conseguentemente, più di settanta Stati membri dell’Organizzazione inviarono commenti scritti al fine di contribuire alla stesura di un codice mondiale. Il lavoro finale venne approvato

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all’unanimità dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a Santiago del Cile nell’ottobre del 1999. Successivamente, nel luglio del 2001, il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) adottò una risoluzione riguardante il Codice, chiedendone il riconoscimento all’Assemblea Generale. Ufficialmente, dunque, il riconoscimento del Codice mondiale di etica del turismo avvenne con la risoluzione A/RES/56/212 il 21 dicembre 2001, con l’invito rivolto all’UNWTO a promuoverne l’effettiva osservanza.

Il Codice si compone di un Preambolo e di dieci articoli. Il Preambolo costituisce una sorta di introduzione ai principi del Codice. In esso gli Stati membri dell’Organizzazione mondiale del turismo, oltre ad affermare il diritto di ogni persona a viaggiare e spostarsi per motivi turistici, affermano di voler promuovere un turismo più equo, responsabile e sostenibile, garantendo una corretta ripartizione dei benefici a tutti i settori della società. Riconoscono inoltre che il turismo è strumento fondamentale per il raggiungimento della pace, dell’amicizia e comprensione reciproca fra i popoli del mondo e che “tutti coloro che sono coinvolti nello sviluppo turistico […] hanno responsabilità differenti ma interdipendenti nella valorizzazione individuale e sociale del turismo e che la formulazione dei diritti e dei doveri di ciascuno contribuirà alla realizzazione di questo obiettivo” (UNWTO, 1999).

Volendo riassumere sinteticamente i concetti chiave insiti nei dieci articoli, potremmo dire innanzitutto che il Codice riconosce diritti e doveri in capo: ai turisti, che devono rispettare le comunità ospitanti astenendosi dal compiere atti illeciti ed informandosi sulle caratteristiche culturali e degli stili di vita del Paese che li ospiterà; alle comunità locali, che devono a loro volta mostrarsi accoglienti e rispettose nei confronti dei turisti; alle autorità pubbliche, che devono garantire la protezione dei turisti e dei loro beni; a quanti operano professionalmente nel settore, poiché le attività turistiche devono essere strumento di tolleranza, comprensione e rispetto reciproco nonché di promozione dei valori etici universali (articolo 1). In secondo luogo, il turismo deve permettere lo sviluppo umano, tanto dei singoli quanto della società. Pertanto, dovranno essere rispettati l’uguaglianza e i diritti umani delle persone, evitando qualsiasi forma di sfruttamento (articolo 2). Gli articoli 3, 4 e 5 insistono rispettivamente sul concetto di sviluppo sostenibile, invitando alla tutela e al rispetto dell’ambiente e delle risorse naturali per garantire una crescita economica sostenibile (articolo 3), di protezione, arricchimento e

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sopravvivenza del patrimonio culturale (articolo 4), e di distribuzione equa dei benefici e dei vantaggi derivanti dal turismo all’interno delle comunità locali (articolo 5). Vengono successivamente indicati gli obblighi degli operatori turistici, tra cui fornire informazioni oggettive e veritiere, garantire la sicurezza dei turisti ed il loro soddisfacimento (articolo 6). Gli articoli 7, 8 e 9 difendono rispettivamente il diritto di tutti a praticare turismo, il diritto a circolare liberamente per motivi turistici e i diritti di quanti lavorano nell’industria turistica, come dipendenti o imprenditori. In particolare, il punto 2 dell’articolo 7 riporta che “Il diritto di tutti al turismo sarà considerato come il corollario del diritto al riposo ed al divertimento, in modo particolare del diritto ad una limitazione ragionevole delle ore di lavoro e a congedi periodici retribuiti […]” (UNWTO, 1999). Infine, l’articolo 10 dal titolo Applicazione dei principi del Codice Mondiale di Etica del Turismo invita i responsabili privati e pubblici dello sviluppo turistico a collaborare per l’applicazione dei principi contenuti nel Codice. L’articolo istituisce inoltre la nascita di un nuovo organo imparziale, il Comitato Mondiale per l’Etica del Turismo, al cui giudizio i responsabili si impegnano a sottoporre qualsiasi controversi riguardante l’interpretazione o l’applicazione del Codice.