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Verso una svolta morale negli studi turistici passando per le scienze sociali Prima di trent’anni fa, turismo ed etica erano due termini che non venivano praticamente

IL MORAL TURN NEL TURISMO

II.2. Verso una svolta morale negli studi turistici passando per le scienze sociali Prima di trent’anni fa, turismo ed etica erano due termini che non venivano praticamente

mai utilizzati all’interno della stessa frase. Eppure, il turismo è un ambito in cui l’agire umano non di rado si trova ad affrontare problematiche e questioni di tipo morale. Per comprendere a pieno come si è giunti a parlare di etica del turismo è necessario tenere in considerazione due aspetti. Innanzitutto, gli studi turistici si dispiegano in un ambito di ricerca alquanto incerto e poco delineato e “assomigliano più ad un fuoco tematico in cui convengono una pluralità di discipline” (Del Bò, 2017) tra cui spiccano la geografia, l’antropologia, la psicologia e l’economia. In secondo luogo, gli studi turistici sono una disciplina alquanto recente, sviluppatasi a partire dagli anni ‘70 del XX secolo, in corrispondenza della crescita esponenziale del turismo di massa. Avendo dunque gli studi turistici subito uno sviluppo tardivo in confronto alle altre discipline sociali, non stupisce che l’interesse per le questioni morali abbia un’origine ancor più recente. Questo “moral turn” negli studi turistici in realtà può essere visto come la conseguenza di una svolta morale già avviata nelle scienze sociali, le quali si sono occupate della morale in maniera piuttosto esplicita (Mostafanezhad e Hannam, 2014). L’antropologia, per esempio, ha una lunga tradizione nell’affrontare problematiche morali, soprattutto da una prospettiva soggettiva ed interculturale (ibid.). Caton (2012) sostiene che quest’impossibilità per gli antropologi di fuggire dalle questioni morali è dovuta alla consapevolezza circa i forti legami storici che questa disciplina ha avuto con i progetti coloniali all’epoca del loro sviluppo. Da ciò, iniziò per gli antropologi una sorta di “crisi di rappresentazione” nella quale cominciarono ad affrontare problematiche di tipo etico sintetizzabili

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nell’interrogativo “Chi ha il diritto di descrivere/rappresentare/parlare a nome di chi?”. La sociologia dal canto suo alberga fin dai tempi di Marx una forte componente teorica critica secondo cui le discipline sociali non devono semplicemente cercare di comprendere le forze che muovono la società, i suoi processi e le sue interazioni da un punto di vista neutrale. Al contrario, esse dovrebbero, attraverso i loro studi, aiutare nella creazione di un mondo più giusto (Caton, 2012). Non da meno è stata la geografia, disciplina fondamentale per i tourism studies. A partire dagli anni ’90, la geografia si è aperta al “moral turn” e tale svolta morale ha segnato profondamente gli studi della geografia contemporanea dove l’interazione tra morale e questioni quali la razza, le classi sociali, l’etnicità ed il genere sono assai frequenti (Mostafanezhad e Hannam, 2014). Così Smith (1997), riprendendo Harvey (1992a, 1993), afferma che “la giustizia sociale è tornata all’ordine del giorno in geografia”. Il geografo sostiene inoltre che ciò che caratterizza la geografia contemporanea è una maggiore attenzione rispetto al passato alla filosofia. Tuttavia, egli afferma che si tratta ancora di “una strada a senso unico” in quanto sembrerebbe che i filosofi morali abbiano poco interesse e conoscenza circa i temi di discussione nella letteratura geografica. Tale disinteresse verrà ribadito quattro anni più tardi quando Smith (2001), riportando vari studi in ambito geografico che hanno affrontato la questione del “posto giusto” in relazione a certi tipi di essere ed agire, riconfermerà la propria tesi per cui il concetto di geografia morale viene affrontata ampiamente nei lavori di molti studiosi di altre materie ma che, come in tali discipline, le prove dell’applicazione di una riflessione filosofica sono pressoché nulle.

Va riconosciuto tuttavia che alcune discipline, tra le quali le sopra citate, si sono mostrate più aperte di altre ad affrontare questioni di tipo morale. L’economia, per esempio, si basa sull’idea di scelta razionale e parte dal presupposto che ogni individuo, in qualsiasi operazione commerciale, si impegnerà a raggiungere ciò che massimizza la sua utilità. Questa tendenza alla razionalità e all’individualismo non si presta bene ad affrontare questioni di tipo morale che invece abbracciano l’idea di collettivismo e richiedono di considerare l’intera complessità umana, e non solo l’aspetto razionale (Caton, 2012). Similmente, nell’economia aziendale l’obiettivo è quello di generare il maggior numero di output dal minor numero di input. Ne consegue dunque che l’enfasi è nel trovare i migliori mezzi per raggiungere il proprio scopo piuttosto che nella messa in discussione dello scopo stesso. Discostandosi da questa posizione, Galičić e Plenkovič (s.d.)

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sostengono invece che lo sviluppo del capitalismo ha imposto la diffusione di una “business ethics” poiché la produzione di beni e servizi nel mercato, eccedendo i consumi e dando origine a concorrenza leale, corruzione e atti immorali, ha reso necessario stabilire un insieme di principi e di standard da rispettare nelle relazioni commerciali tra produttori e consumatori. Secondo gli autori, tale etica commerciale sintetizza principi di etica generale, imponendo una serie di regole di buona condotta nell’ambito commerciale basate sul principio per cui “nessuno perde, bensì tutti vincono”.

Infine, anche la psicologia sembra aver dedicato un’attenzione superficiale nell’ambito dei tourism studies. infatti, come sottolineato da Caton (2012), gli psicologi nel tempo hanno concentrato i propri sforzi nello studiare come poter modellare i desideri e i comportamenti dei turisti ma hanno dedicato poco spazio allo studio della mente umana in quanto luogo primario in cui avvengono le riflessioni in ambito turistico.

In questo paragrafo abbiamo dunque appreso che le questioni relative agli studi turistici vengono affrontate anche in altre discipline come l’antropologia, la sociologia, la psicologia e la geografia. Data l’interconnessione di tali discipline, la svolta morale che sembra aver preso piede nell’ambito turistico riflette un rinnovato interesse per le questioni morali da parte delle singole discipline sociali. Tra queste, solo alcune vi hanno dedicato studi approfonditi. Altre invece si sono dimostrate strutturate in modo tale da essere poco propense all’esplorazione morale.