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Partecipazione I poveri devono poter partecipare nel processo decisionale così da poter far sentire la propria voce e indicare le proprie

III.4. Le principali criticità del progetto

Essendo un progetto sperimentale le criticità non mancano, su tutti i fronti. La questione principale sulla quale i vari partner stanno lavorando riguarda la sostenibilità economica dell’intero progetto. Lo scopo principale dell’iniziativa di Gira la cartolina è infatti quella di garantire agli accompagnatori senza dimora coinvolti la possibilità di avere un’entrata fissa come compenso della propria prestazione di accompagnamento durante gli itinerari. Fino ad ora però quest’obiettivo non può dirsi raggiunto. infatti, sebbene in più di qualche occasione Biagio, Samantha e Giuseppe siano riusciti a spartirsi i proventi raccolti con le passeggiate, non possono dire di avere un’entrata garantita. Il problema di base sta, da un lato, nell’offerta libera chiesta ai partecipanti agli itinerari e, dall’altro, nella necessità del gruppo di essere sempre co-accompagnato da una guida abilitata di Ascom che possa, all’occorrenza, esibire la validità legale della propria abilitazione davanti

48 Una startup è un’impresa giovane, con poco capitale a diposizione e con l’obiettivo di dare vita a progetti

innovativi. Una startup può nascere in qualsiasi settore dell’economia, l’importante è avere alla base un’idea originale da vendere. In sostanza, una startup è un’impresa nella sua prima fase di vita, quando è ancora alla ricerca di finanziamenti e risorse per il sostentamento. (tratto da www.informazionefiscale.it)

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all’”amatorialità” dei tre accompagnatori. infatti, nonostante si richieda una donazione “libera e consapevole”, spesso il denaro raccolto, unito ai finanziamenti dei partner, non è sufficiente a coprire le spese per la guida professionista, le audio guide che si rendono necessarie durante gli spostamenti per le vie della città e a garantire ai tre ciceroni un compenso dignitoso. È per questo motivo che i partner coinvolti stanno cercando di mettere a punto la soluzione migliore a tale problema che possa soddisfare le esigenze di tutti. La proposta più convincente avanzata finora è quella che vede l’eliminazione dell’offerta libera e la fissazione di un prezzo per partecipare alla passeggiata nonché di un numero minimo di partecipanti. In questo modo sarà possibile anche inserire le proposte di Gira la cartolina all’interno dell’offerta turistica della città tramite il portale web di Bologna Welcome dal quale i visitatori potranno acquistare il biglietto di partecipazione. È curioso però notare come i primi ad opporsi a tale soluzione siano Biagio, Samantha e Giuseppe, ai quali invece questa proposta dovrebbe giovare. I tre ciceroni, infatti, hanno confidato di avere la sensazione che Gira la cartolina, da quando ha iniziato ad avere un grande successo e ha iniziato ad attirare come partner nuovi enti ed istituzioni, stia perdendo la sua anima sociale e artistica, piegandosi sempre più al servilismo del fronte commerciale e, per loro, la vendita di un biglietto a prezzo fisso tramite un portale turistico ne sarebbe la prova schiacciante. Secondo i tre protagonisti di quest’esperienza, l’inclusione di un numero sempre maggiore di figure commerciali sta facendo allontanare il progetto da uno dei suoi obiettivi di base: dare la possibilità alle persone senza fissa dimora di far sentire la propria voce, di far valere la propria individualità e di riacquistare la propria dignità in quanto persone. I tre lamentano infatti che, nel corso dell’evoluzione del progetto, molte attività, del cui svolgimento potevano essere loro stessi gli incaricati (per esempio la ricerca di partner o di aziende da coinvolgere), siano state tolte dalla loro competenza e, allo stato attuale delle cose, sentono di non poter esprimere liberamente le proprie opinioni, principalmente su questioni di carattere sociale, per non ledere l’immagine dei partner coinvolti.

Una delle difficoltà più grandi dell’intero progetto è dunque la gestione di tutti gli attori coinvolti. Essendo molti gli enti attivi ed essendo il progetto estremamente interessante ed innovativo, ciascuno voleva assicurarsene la leadership. Per esempio, quando in molti articoli pubblicati sui giornali veniva scritto, erroneamente, che la cooperativa Piazza Grande aveva formato dei senza fissa dimora per farli diventare guide turistiche,

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automaticamente la leadership dell’intero progetto ricadeva sulla cooperativa, oscurando gli altri partner. Un’altra problematica di non poco conto riguarda il rapporto tra le guide professioniste di Ascom che accompagnano nell’itinerario e i tre ciceroni. Le guide accreditate hanno più volte manifestato la propria difficoltà nel dover gestire un itinerario con più espositori rimanendo nei tempi dell’uscita. Inizialmente, infatti, la figura professionista pensava di dover avere un ruolo di partecipazione attiva, contribuendo a dare qualità contenutistica al percorso. In realtà questo non viene loro richiesto poiché il progetto si appoggia alle guide professioniste principalmente per una questione legale. Inoltre, in più di un’occasione le guide professioniste coinvolte hanno tenuto a sottolineare, in merito agli articoli dei media o agli annunci pubblicitari, che le guide senza fissa dimora non sono guide professioniste abilitate ma dei meri accompagnatori, per non veder screditata la propria figura professionale.

Un altro aspetto negativo dell’iniziativa è la frequente spettacolarizzazione e lo sminuimento della figura del senza dimora da parte di giornali e media. Nella pubblicizzazione dell’iniziativa, infatti, gli autori degli articoli tendono spesso a far risaltare maggiormente il fatto che gli itinerari siano guidati da clochard piuttosto che la possibilità di assistere ad una visita urbana alternativa, più creativa e relazionale. Gli stessi ciceroni si sono sentiti toccati da questa marcatura spettacolarizzante della loro condizione che, conseguentemente, porta le persone che partecipano alle passeggiate a stupirsi perché “si ricordano tutte le date” e “hanno studiato tutte le cose insegnate loro dalle guide professioniste”. Di fronte a questo indubbio, e spesso ingenuo ed inconsapevole, sminuimento della loro figura, Biagio, Samantha e Giuseppe sentono di dover rivendicare il loro orgoglio di persone con un lungo passato alle spalle, con carriere importanti, universitarie o teatrali, con titoli di studio ed esperienze significative. Per questo motivo ci tengono sempre a sottolineare che la formazione alla quale hanno partecipato non li ha visti tornare degli scolari che assistono alle lezioni a scuola, bensì li ha visti parte attiva di momenti di condivisione di saperi e abilità, durante i quali hanno potuto apprendere e fare tesoro degli insegnamenti delle guide accreditate e degli altri professionisti ma hanno anche potuto donare le proprie personali competenze. Anche per questo motivo, il rapporto con le guide accreditate è spesso difficile: da un lato, i professionisti del settore ritengono, in quanto tali, di poter fornire consigli e visioni critiche sull’operato dei partecipanti al progetto, dall’altro lato Biagio, Samanta e

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Giuseppe, mossi dall’orgoglio di persone con un lungo e travagliato passato alle spalle, si sentono ridicolizzati di fronte ai commenti e ai suggerimenti delle guide professioniste. La comunicazione, dunque, come per ogni cosa, influenza enormemente le motivazioni per cui i visitatori decidono di partecipare agli itinerari. Vi è poi una componente personale, poco controllabile, di chi partecipa per voyerismo, chi per solidarietà, chi per curiosità, chi perché non ha interesse ad un tour della città classico. Per i responsabili di Gira la cartolina è importante che a queste persone arrivi chiaro il fine del progetto: assistere ad un’esperienza alternativa, che possa sì risollevare la vita di persone economicamente e socialmente emarginate, ma senza cadere nel pregiudizio, nell’assistenzialismo o nella carità. È per tutte queste ragioni che l’organizzazione tenta sempre di rilanciare il progetto puntando più sulle competenze, sulle risorse dei tre accompagnatori coinvolti piuttosto che sulla loro situazione di bisogno o sulle problematiche sociali che vivono.

III.5. L’esperienza di visita con Gira la cartolina