dei servizi strutturali e infrastrutturali della Pubblica Amministrazione in relazione ad altri enti territoriali della Pubblica Amministrazione stessa
Capitolo 3. Etnosemiotica per la città di Bologna
3.1 Scritture: a Bologna non c’è la metropolitana
3.1.1 W
Quando si passeggia e si cammina per le strade della città di Bologna e si deve organizzare uno spostamento per continuare a muoversi e percorrere la città, ci si accorge che a Bologna non c’è la metropolitana.
Tuttavia, se ci si trova in uno dei punti denominato spesso come “il centro” o “il cuore” della città, se per caso ci si trova a passeggiare lungo il marciapiede antistante a Palazzo Re Enzo, costeggiato dalla carreggiata a tre corsie di Via Rizzoli, si nota uno strano artefatto, un arredo urbano particolare: un segnale quadrato di colore rosso collocato su un tubo metallico. L’incedere del passo può allora deviare la sua direzione, può avvicinarsi per guardare meglio. Ecco che il quadrato si fa più nitido: sembra essere “proprio come quello della metro”. Il segnale di colore rosso, uguale su entrambi i lati, quando è sera diventa brillante, a causa della retro-illuminazione dei pannelli di plastica. La scritta, di colore bianco o bianco brillante – a seconda che lo si noti di giorno o di notte – reca al suo interno la lettera W.
Il tubo metallico che lo sorregge è posto vicino ad un ingresso interrato; man mano che ci si avvicina al cartello si colgono gli scalini, si ha la possibilità di saggiare la profondità della rampa. L’ingresso, di forma rettangolare, è contornato da un una ringhiera metallica scura con basamento in pietra. Non si può girare attorno al cartello, a patto che non si costeggi il perimetro delineato da tutto l’ingresso. Ponendocisi di fronte, si nota anche che un cancello scuro, simile ai tubi di cui è composta la ringhiera, inibisce il passaggio: a Bologna non c’è la metropolitana. Se per un momento, passeggiando per via Rizzoli, si credeva di poterne scorgere l’entrata, di poter scendere sottoterra e servirsi di un mezzo di trasporto interrato per muoversi, raggiungendo altre fermate e stazioni, ci si trova di fronte un sottopasso chiuso.
A ben guardare, quello posizionato sul marciapiede antistante a Palazzo Re Enzo non è l’unico ingresso possibile: ve ne è un secondo, posto sul marciapiede di fronte, che di solito non viene notato per il cartello con la lettera W, ma per la serie di biciclette accostate e legate attorno alla ringhiera metallica, o per il fatto che, restringendo la dimensione del marciapiede, funziona da intralcio allo scorrere del flusso pedonale proveniente dall’incrocio e dai portici di via Indipendenza o da Piazza di Porta Ravegnana. Meno ancora si nota il terzo ingresso: accostato all’angolo dell’edificio della Sala Borsa, sul marciapiede che costeggia via Ugo Bassi,
esso si scorge se, in attesa che scatti il verde semaforico, gli si concede uno sguardo, anche distratto. Poiché aderisce al prospetto lungo dell’edificio, se si proviene da via Ugo Bassi, se ne percepisce a fatica la volumetria, si è portati poco ad aggirarlo, come se fosse un ostacolo, o a considerarlo come artefatto rilevante, a causa della mancanza anche delle bici, collocate questa volta su una rastrelliera poco lontana, nei pressi di una fontana pubblica in pietra, che aderisce anch’essa al prospetto dell’edificio.
Se si prosegue da via Ugo Bassi verso l’incrocio che ne segnala la conclusione, la carreggiata a due corsie può ospitare sino a quattro flussi automobilistici e ciclistici, ed è costeggiata da edifici e marciapiedi, porticati e non, che alternandosi, disegnano il profilo della città secondo un senso di contrazione ed espansione, restringimenti e aperture.
Il tratto di carreggiata da via Indipendenza a via Giacomo Venezian è delimitato da un profilo porticato di edifici, sul lato destro, e da un profilo scoperto sul lato sinistro. Da questo primo incrocio sino a via Nazario Sauro e al monumento intolato a Ugo Bassi, la copertura dei profili edificati si inverte. Da questo secondo incrocio in poi, la copertura porticata dei profili edificati si inverte nuovamente, mostrando un profilo scoperto sul lato sinistro e uno porticato sul lato destro. I prospetti delimitano un tratto di carreggiata che via via si espande verso l’incrocio con via San Felice, via Marconi e Piazza Malpighi. Proprio qui si incontra nuovamente lo strano segnale, il cartello rosso e bianco con la lettera W, piantato nel marciapiede pavimentato con sanpietrini. Come per l’incrocio tra via Rizzoli e via Indipendenza, anche qui si è di fronte ad attraversamenti semaforici con strisce pedonali. All’angolo tra via Ugo Bassi e Piazza Malpighi, il cartello con la lettera W è affiancato a un altro ingresso sotterraneo chiuso. Altri due ingressi si trovano sui marciapiedi che costeggiano l’inizio della carreggiata di via Marconi.
La W bianca e rossa si trova anche in altri due punti della città; il terzo cartello è posizionato non proprio al centro di una rotonda erbosa e illuminata, dove non vi sono sottopassi, né aperti, né chiusi, o attraversamenti pedonali che permettano di raggiungerlo; se si prolungasse in linea d’aria l’asse che congiunge il cartello di via Ugo Bassi con questo di via Riva di Reno, si vedrebbe come questa direttrice separa in due metà un’area compresa fra gli importanti assi viari di via San Felice e via Lame. La rotonda di via Riva di Reno fa da snodo tra i due tratti di carreggiata a doppio senso di circolazione, divisi da uno spartitraffico, a tratti verde, con parcheggi. Sebbene la rotonda rompa la continuità della strada, essa favorisce maggiormente lo scorrere del flusso di traffico automobilistico rispetto ai tempi e al funzionamento di un incrocio semaforico. Dalla rotonda si snodano altre due strade, via Ugo Lenzi e Piazza Manfredi Azzarita. Anche qui non tutti gli edifici che compongono gli isolati mantengono i portici; i caseggiati più bassi, a tre o quattro piani, mantengono i colori che caratterizzano l’area del centro della città, con un gradiente che va dal giallo al rosso acceso e passa per l’arancione, mentre gli edifici più alti – condomini fino a sette piani, presumibilmente eretti tra gli anni ’50 e gli anni ’80, in stile architettonico relativamente recente – prendono colori meno accesi, diverse gradazione di bianco e di grigio.
Il quarto ed ultimo cartello è posto esattamente all’angolo dell’edificio porticato che affaccia, da un lato, su Piazza VIII Agosto e, dall’altro, su via Irnerio. Esso è affiancato alla
colonna di un profilo porticato ed è collocato vicino a un semaforo e ad altri segnali stradali, che forniscono indicazioni sulla viabilità e sui modi di circolazione preferenziale nel tratto di strada. Il cartello si colloca in una posizione in cui via Irnerio si espande e si allarga: da un lato si apre sulla piazza, sul lato opposto si apre su uno dei parchi del centro città: la Montagnola. La luce che il segnale W emana di notte, se fosse canalizzata verso il basso e se puntasse verso la piazza, incontrerebbe un altro ingresso sotterraneo, meno esteso rispetto ai precedenti. Esso ha una scala quadrata a più pianerottoli e risulta lievemente diverso rispetto alle rampe precedentemente denominate, le quali fanno pensare maggiormente a un ingresso o all’uscita di un servizio sotterraneo di trasporto. Se si scendono le scale, si va incontro a una porta anti- incendio: l’ingresso del parcheggio sotterraneo per automezzi “VIII Agosto”. L’entrata è
subordinata al possesso di un codice numerico, che permette l’apertura dell’anta di una porta a vetri.