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EVIdENZE EmPIRIcHE 1 S uL conceTTo di radicamenTo

Nella vasta letteratura che studia il legame tra imprese e territo- ri, il concetto di radicamento ha guadagnato un’importanza crescente (HeSS, 2004). Schematicamente, questa letteratura può essere ricondot-

ta a due filoni principali.

Nel primo filone, il radicamento (o embeddedness) è usato per spiegare i condizionamenti sociali e istituzionali dell’agire economico. Probabil- mente, il primo a utilizzare il concetto di radicamento con questo signi- ficato è stato Polanyi, nel 1944 nel libro The Great Transformation. Circa quaranta anni più tardi, Granovetter riprende questo stesso concetto per sostenere che le relazioni economiche non operano in modo astratto e ide- alizzato, ma sono radicate in una rete di relazioni sociali reali, in continua evoluzione, che ne influenzano gli esiti (granoveTTer, 1985). Ne consegue

che l’agire economico può essere spiegato in funzione delle caratteristi- che strutturali delle reti sociali in cui imprese e individui sono immersi.

Nel secondo filone, il concetto di radicamento è utilizzato con rife- rimento all’organizzazione reticolare delle imprese (dicKen e maLberg,

2001), descritte nei termini di nodi inseriti entro sistemi multiscalari di relazioni economiche, tecnologiche, sociali, ecc. (pHeLpS e waLeY, 2004)

In particolare, molti degli autori che afferiscono a questo filone studiano il radicamento, entro specifici contesti regionali e locali, dei processi di

* Dipartimento Interateneo di Scienze, Progetto e Politiche del Territorio (dist) del Politec-

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apprendimento e innovazione (KeebLe et al., 1999; baTHeLT, maLmberg

e maSKeLL, 2004; grabHer, 2006; Ter waL e boScHma, 2009).

Nel secondo filone, pertanto, il concetto embeddedness è impiega- to – non senza generare fraintendimenti (becKerT, 2007) e ambiguità

(monTgomerY, 1998) – con riferimento a un insieme molto più ampio

di condizionamenti dell’azione economica (zuKin e dimaggio, 1990;

grabHer, 1993): strutturali, culturali, cognitivi e politici.

Nel primo filone, inoltre, il radicamento è descritto come una condi- zione che, per quanto inevitabile e necessaria, limita l’agire economico; mentre nel secondo filone esso rappresenta una condizione che favorisce la crescita e la competitività. Mettendosi in rete, le imprese possono bene- ficiare di molti vantaggi tra cui la possibilità di superare alcune barriere e accedere più facilmente alle informazioni necessarie per specializzarsi e diversificarsi. Ma può anche avere risvolti negativi (lock-in, resistenza, aumento dei costi, perdita di opportunità, ecc.). Inoltre, essendo ciascuna rete determinata da motivazioni diverse, è facile che possano entrare in conflitto (deQuecH, 2003). Ne consegue che gli effetti positivi del radica-

mento non possono essere dati per scontati (HenderSon et al., 2002). Ciò

nondimeno la retorica dominante tende ad attribuire aprioristicamente un valore positivo alla partecipazione alle reti e al radicamento.

Una prospettiva analoga si coglie nella letteratura sullo sviluppo lo- cale, dove l’adesione a modelli di governance basati sulla condivisione di valori e istituzioni e la partecipazione a sistemi densi di relazioni (sticky

places) è ritenuta tout court un’efficace strategia di sviluppo territoriale

(marLow, 1992; SoLdaToS, 1992; cox, 1998). In particolare, il concetto di

radicamento sviluppato dai teorici dei sistemi locali di innovazione, pre- senta un’elevata affinità con il processo di territorializzazione descritto, tra gli altri, da raFFeSTin (1986) e demaTTeiS e governa (2005). Prenden-

do spunto da questa letteratura, nel paragrafo seguente si propone una riformulazione del concetto di radicamento, in modo da includere nella spiegazione non solo le dimensioni immateriali del territorio, ma anche quelle materiali (demaTTeiS, 2005).

2. iLradicamenToterritOriAledeLLeimpreSe

In questo lavoro, il concetto di radicamento territoriale (o territorial em-

bedment) (1) identifica la condizione dell’impresa che sviluppa con l’ambiente

esterno relazioni intense e stabili, che coinvolgono tutte le dimensioni del

(1) In inglese, la possibilità di impiegare il termine embedment, al posto del più diffuso em-

beddedness, permette di evidenziare il salto concettuale che esiste tra la condizione di radicamen-

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territorio: economica, sociale, istituzionale, culturale e politica. Ne conse- gue che l’impresa territorialmente radicata rappresenta una componente strategica del sistema locale (coLLeTiS e pecQueur, 1999).

In questo senso, il concetto di radicamento è molto vicino a quello di territorializzazione. Nello stesso tempo, però, è chiaro che una simi- le condizione sia difficile da realizzare. Più facilmente, il legame che si crea tra impresa e territorio sarà riconducibile a una situazione di ter- ritorializzazione debole o parziale.

Per questo motivo, è utile introdurre una distinzione tra:

Ancoraggio. Identifica la condizione di appartenenza di un’impresa

a un dato sistema territoriale. In genere è caratterizzato da legami deboli o temporanei che si creano come conseguenza di un proces- so di localizzazione industriale;

Radicamento. Identifica una condizione di interazione intensa tra l’im-

presa e il resto del sistema territoriale. È il risultato di un processo di territorializzazione che può prodursi in modo spontaneo o program- mato. Nella sua forma più completa il radicamento è di tipo territo- riale e presuppone la massima integrazione tra impresa e territorio. Diversamente dall’ancoraggio, il radicamento territoriale costituisce una condizione facilmente non reversibile. Dal punto di vista dello svi- luppo territoriale, questo significa che, al modificarsi delle iniziali condi- zioni favorevoli che hanno determinato l’investimento, l’impresa radicata tenderà a mantenere la propria localizzazione. Inoltre, anche nel caso in cui fosse costretta ad abbandonare il sistema locale, essa lascerebbe su territorio un’eredità duratura.

Questa condizione è particolarmente interessante se applicata al caso delle sussidiarie di proprietà di grandi multinazionali (mne) estere. Da un

lato, queste imprese possono infatti essere attori importanti dello sviluppo regionale (TaYLor e THriFT, 1982; ecKerT e engeLHard, 1999; SaSSen, 2000;

Yeung, 2009). Da un altro lato, la loro dipendenza dalle decisioni della casa

madre le rende un potenziale elemento di debolezza. Rispetto alle mne do-

mestiche, le imprese di proprietà estera sono infatti mediamente più rapi- de nell’operare scelte di investimento e disinvestimento (barba navareTTi

e venabLeS, 2004). Ciò significa che i territori hanno minori possibilità di

reagire e adattarsi alle decisioni assunte da questi attori (pHeLpS e waLeY,

2004). Un altro problema associato alle sussidiarie estere riguarda i compor- tamenti predatori e opportunistici operati da alcune mne (görg e STrobL,

2003; pHeLpS e waLeY, 2004; bernard e JenSen, 2007).

Il radicamento potrebbe limitare entrambi questi fenomeni. Non a caso, molte recenti iniziative pubbliche rivolte alla promozione degli in- vestimenti esteri assumono tra i propri obiettivi un migliore inserimento nel tessuto locale delle imprese estere già presenti (roTa e SaLone, 2011).

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Certamente, si tratta di un processo difficile in quanto si ha a che fare con soggetti esterni al sistema, spesso culturalmente distanti, che seguono logiche di scala globale (bernard e SJöHoLm, 2003).

In termini generali, si possono comunque individuare alcune con- dizioni che caratterizzano la sussidiaria estera e ne che facilitano la ter- ritorializzazione (uncTad, 2008, 2009):

essere l’esito di un investimento brownfield, piuttosto che greenfield, attraverso cui si acquisiscono preesistenti relazioni e competenze; – operare entro il paradigma tecnologico/produttivo dominante o in

settori strategici per l’economia regionale;

– disporre di un certo grado di autonomia rispetto alla casa madre; – sviluppare una presenza stabile e di lungo periodo nel sistema re-

gionale, che facilita la conoscenza reciproca e aumenta le occasio- ni di interazione.

In più, un ruolo chiave è giocato dalle condizioni del sistema ospite nei termini di forza dei processi localizzati ed efficacia delle istituzioni (pHeLpS e waLeY, 2004).

La Fig.1 schematizza le fasi attraverso cui avviene la territorializ- zazione di una sussidiaria estera.

Rispetto a una condizione iniziale (fase 1), connotata dalla presenza di un sistema locale e una mne ad esso esterna, il primo passaggio (fase 2)

consiste nell’acquisizione (o la creazione ex novo) di un’impresa del sistema

Fig. 1 - Passaggi teorici nel processo di territorializzazione di una sussidiaria estera.

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da parte della mne. La sussidiaria così creata stabilisce da subito un an- coraggio con il sistema territoriale ospite. Per quanto la sussidiaria possa

essere indifferente al sistema di cui viene a fare parte, la localizzazione in- dustriale comporta, sempre e comunque, una qualche forma anche debole o temporanea di interazione locale. Con il passare del tempo, l’impresa può rimanere in una condizione di ancoraggio, oppure può intraprendere – in modo spontaneo o indotto – un processo di territorializzazione, intensifi- cando le relazioni economiche e tecnologiche che la legano alle altre imprese del territorio (fase 3), e sperimentando nuove forme di interazione sociale e culturale (fase 4). Nella schematizzazione proposta, l’ancoraggio è infatti la condizione indispensabile, ma non sufficiente, del radicamento.

Naturalmente, ancoraggio e radicamento non sono qui intese come fasi di una procedura necessaria. In questo lavoro ancoraggio e radicamen- to rappresentano condizioni idealtipiche, utili per essere impiegate come categorie interpretative della relazione tra imprese e territori. E non si deve nemmeno pensare che l’ancoraggio sia in sé una versione meno op- portuna di questa relazione. Piuttosto, è una modalità di sviluppo delle relazioni tra impresa e territorio che mette meno in valore l’apporto delle specificità territoriali e – in prospettiva – ha quindi minori possibilità di di contribuire ad uno sviluppo duraturo del territorio (demaTTeiS, 2005).

A questo riguardo, per analizzare più nel dettaglio il contributo delle sussidiarie estere alla costruzione del territorio, può essere utile tenere a mente la classificazione delle componenti del capitale territo- riale elaborata da camagni (2009).

Fig. 2 - Tassonomia teorica delle componenti del capitale territoriale.

Fonte: camagni (2009, p. 73). Rivalità alta (beni privati) Capitale �isso Privato Esternalità pecuniarie (hard) Beni pubblici tariffati

Servizi privati relazionali: - rapporti

esterni delle imprese; - trasferimenti di risultati R&D; - Spin-off universitari Capitale umano: - imprenditorialità; - creatività; - competenze private Esternalità pecuniarie (soft) (beni di club) … ... (beni pubblici impuri) Reti proprietarie Beni collettivi: - paesaggio; - cultural heritage; - risorse culturali "di

sistema" Reti di cooperazione: - alleanze strategiche (R&D e conosenza); - servizi in partenariato p/p Governance su suolo e risorse culturali Capitale relazionale (micro: associaz.): - capacità di cooperazione; - capacità di azione collettiva, reputaz.; - competenze coll. (beni pubblici) … Rivalità bassa Risorse: - naturali; - culturali puntali Capitale �isso sociale: - infrastrutture Agenzie di trascodi�icia R&D Sollecitatori di ricettività Connettività Economie di agglomerazione

Capitale sociale (macro: civicness): - institutions; - modelli di comport.; - valori, rappresentazioni Beni materiali

(hard) (hard + soft) Beni misti Beni immateriali (soft) Materialità

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Nel prossimo paragrafo il caso di alcune sussidiarie di importanti mne che hanno investito nella provincia di Torino è presentato con il

fine di approfondire: a) la natura dei legami con altri attori del sistema locale; b) il contributo apportato alla formazione del capitale territoriale.

3. ancoraggio, (S)radicamenToeproduzionedicapiTaLeTerriToriaLe neLLaprovinciadi Torino

Per analizzare la condizione di radicamento delle imprese multina- zionali di proprietà estera si è assunto il caso di alcune sussidiarie estere della provincia di Torino, con buone precondizioni di territorializzazione (2)

(presenza nel territorio torinese superiore a cinque anni, appartenenza ai settori tradizionali del sistema produttivo torinese, icT e automotive,

presenza di forme locali di management). In particolare, la metà delle imprese è stata selezionata in rappresentanza di una condizione di radi- camento (3) (SKF, impresa svedese leader nella produzione di cuscinetti a

sfera; General Motors, multinazionale statunitense leader nella produzio- ne di vetture; Eutelsat, operatore francese nel settore delle comunicazioni satellitari). L’altra metà identifica imprese sradicate (4) (Michelin, famo-

sa casa automobilistica francese; Embraco, impresa brasiliana leader nel mercato della componentistica automotive; Motorola, multinazionale sta- tunitense leader in soluzioni icT).

I casi di queste multinazionali sono stati analizzati attraverso una campagna di interviste approfondite, condotta con persone esperte della storia e delle strategie dell’impresa locale e della casa madre, e l’anali- si di altri materiali tra cui articoli, rapporti, contenuti di siti web, ecc. Con riferimento ai legami, le informazioni raccolte non sono risultate sufficienti a identificare il tipo di radicamento raggiunto dalle imprese. Nel caso del contributo alla costruzione del capitale territoriale locale, invece, si sono ottenuti dei risultati più certi, sintetizzati in Fig. 3. Come si vede, delle nove tipologie di capitale indicate da camagni (2009) solo alcune ricevono

apporti diversificati in funzione del tipo di legame stabilito con il territorio (5).

(2) Le informazioni utilizzate nella selezione e analisi dei casi di studio derivano in larga

parte da una recente indagine sulle imprese estere della Provincia di Torino, realizzata da cei-

piemonTe (2010).

(3) Imprese che mantengono, rinnovano e accrescono i propri investimenti.

(4) Imprese che, al momento dell’indagine o in un periodo antecedente, hanno avviato inizia-

tive tese a limitare considerevolmente o interrompere del tutto l’investimento realizzato localmente.

(5) Beni e risorse pubbliche (a) e capitale fisso privato e beni tariffabili (c) non sono rilevanti ai

fini dell’indagine in quanto beneficiano dell’apporto di qualsiasi tipo di impresa. Servizi privati

relazionali (h) traggono invece beneficio solo da alcune imprese, ma in modo indifferente rispet-

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Nel caso dei beni materiali a rivalità intermedia (b), Eutelsat è pro- prietaria, attraverso le reti satellitari e le antenne del teleporto SkyPark, di importanti infrastrutture per l’informazione e la comunicazione. Gli stabilimenti SKF e gm, ricavati da antichi siti industriali dismessi, con-

tribuiscono a connotare il paesaggio industriale e urbano delle città di Torino e Airasca.

Nel caso del capitale sociale (d) è molto difficile capire se le impre- se stabiliscano legami che aiutino a rafforzare la coesione della società. Tuttavia, nel caso di SKF si registra non solo la presenza di forti relazio-

ni individuali personali (con i dipendenti, i sindacati, ecc.), ma anche la partecipazione a reti sociali locali (associazioni e iniziative, tra cui le visite periodiche delle scuole del territorio).

Beni e risorse pubbliche (a)

Beni materiali a rivalità intermedia (b) Capitale fisso privato e beni tariffabili (c) Capitale sociale (d) Capitale relazionale (e)

Capitale umano (f) Economie di agglomerazione, connettività e ricettività (g) Reti di cooperazione (h) Servizi privati relazionali (i) S k f Oneri, imposte, tasse Risorse culturali/ paesaggistiche Edifici, strutture, macchinari, arredi Reti sociali, relazioni individuali personali Relazioni fiduciarie e condivisione di modelli di comportamento Formazione/ tirocini - Accordi di carattere tecnologico e non -

Gm Oneri, imposte, tasse

Risorse culturali/ paesaggistiche Edifici, strutture, macchinari, arredi - Relazioni fiduciarie e condivisione di modelli di comportamento Formazione/ tirocini, servizi privati avanzati Legami tecnologici di prossimità Accordi di carattere tecnologico e non - Eu te ls a t Oneri, imposte, tasse Reti di informazione e comunicazione Edifici, strutture, macchinari, arredi - - Servizi privati avanzati - - - Em b ra co

Imposte, tasse - Edifici, strutture, macchinari, arredi - - - Legami produttivi di prossimità - -

M ic h el in Oneri, imposte, tasse - Edifici, strutture, macchinari, arredi - - - Legami produttivi di prossimità - - M o to ro la Oneri, imposte, tasse - Edifici, strutture, macchinari, arredi - - Formazione/ tirocini, servizi privati avanzati Legami tecnologici di prossimità Accordi di carattere tecnologico -

Per il capitale relazionale (e), sebbene tutte le sussidiarie intratten- gano rapporti bilaterali/multilaterali con altri attori locali, nel caso di gm e SKF è stato possibile documentare esempi di relazioni basate sulla

fiducia e sulla condivisione di modelli di comportamento. In particolare, è interessante la scelta di SKF e gm di partecipare alla Shell Eco-Mara- thon Europe organizzata a Lausitz (in Germania) in qualità di partner

tecnici di un team di studenti del Politecnico. Negli altri casi le relazioni

Fig. 3 - Il contributo delle sussidiarie al capitale territoriale torinese.

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avviate sono per lo più formalizzate e finalizzate al raggiungimento di obiettivi industriali di tipo economico o tecnologico.

Con riferimento al capitale umano (f), in generale, qualsiasi impre- sa contribuisce a formare personale specializzato. Tuttavia, nel caso di Motorola e gm, l’esistenza di accordi con il Politecnico per la realizza-

zione di progetti di ricerca e tirocini ha facilitato la formazione di un bacino consistente di forza lavoro qualificata. Motorola, in particola- re, nei dieci anni di attività del centro di ricerca, ha svolto non solo un importante ruolo nello sviluppare e diffondere nuove competenze, ma ha anche realizzato (insieme a Eutelsat) servizi privati avanzati nella produzione di software. SKF, infine, promuove la formazione dei propri

fornitori e, attraverso il centro SKF Solution Factory, contribuisce alla

condivisione di dati e informazioni.

Nel caso delle economie di agglomerazione, connettività e ricettività (g), tutte le imprese fanno parte di cluster locali e producono quindi, in forma aggregata, delle esternalità localizzate (di agglomerazione e specializzazione). Tuttavia, nel caso di gm, SKF e Motorola si realizza la

condizione per cui la prossimità spaziale e tecnologica con altri attori del sistema diventa il mezzo per sviluppare importanti legami produt- tivi e tecnologici. gm, per esempio, ha sfruttato l’accessibilità fisica con

il Politecnico per accedere a conoscenze e competenze specializzate e organizzare transazioni in modo efficace. Analogamente, Motorola ha saputo estrarre vantaggio dall’accesso ai servizi forniti dal Politecnico e dal Comune di Torino. Embraco e Michelin hanno inizialmente scelto la localizzazione torinese per presidiare «da vicino» il mercato locale.

Nel caso delle reti di cooperazione (h), sono pochi i casi rilevati di accordi di cooperazione fra pubblico e privato, quasi nulli quelli fra pri- vato e privato. Inoltre, nessuna impresa partecipa a forme esplicite di

governance territoriale e urbanistica. Tra gli accordi a carattere tecno-

logico, oltre al già menzionato progetto Shell Eco-Marathon Europe, SKF

e Motorola sono due dei quattro soci industriali dell’Istituto di ricerca Mario Boella (gli altri soci sono Telecom Italia e STMicroelectronics).

Un esempio di accordo non tecnologico è quello che ha portato SKF a fa-

re parte della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Storici di Torino. Mentre gm organizza una competizione podistica annuale (gmo-

ve) che vede la partecipazione di diverse imprese e associazioni locali.

4. concLuSioni

Per quanto esplorativi, i risultati dell’analisi condotta con riferi- mento ad alcune sussidiarie estere presenti nella provincia di Torino of- frono informazioni utili a sostenere che:

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– Tanto le imprese radicate quanto quelle sradicate (o semplicemente ancorate) contribuiscono alla costruzione del capitale territoriale locale, intervenendo però su asset diversi.

– Le imprese che si trovano in una condizione di radicamento sem- brano contribuire più sugli aspetti dei beni materiali a rivalità in-

termedia e del capitale relazionale.

– Le imprese che non sono radicate contribuiscono alla costruzione di capitale umano e reti di cooperazione tanto quanto quelle radicate. In più offrono un apporto importante nella formazione di economie

di agglomerazione, connettività e ricettività.

La possibilità di accrescere il capitale sociale locale si lega a una condizione di radicamento di tipo territoriale tra la sussidiaria e il territorio, che è in genere difficile da realizzare.

Se questi risultati saranno confermati da successive analisi, essi potranno determinare importanti ripercussioni di tipo teorico e pratico.

Con riferimento alla letteratura che studia il nesso impresa-territo- rio, è utile distinguere l’ancoraggio (anchorage) dal radicamento «sem- plice» (embeddedness) e territoriale (embedment), in quanto sono processi che rispondono a logiche diverse (localizzazione e territorializzazione), si connotano per percorsi evolutivi diversificati (l’ancoraggio territoria- le è una condizione difficilmente reversibile) e generano ricadute diver- se sul territorio (contribuiscono con apporti diversi alla costruzione del capitale territoriale locale).

Dal punto di vista dello sviluppo locale e regionale, i risultati ot- tenuti portano inoltre a ritenere che non sempre le imprese radicate nel territorio siano più desiderabili di quelle semplicemente ancorate: la va- lutazione dipende da caso a caso e dal tipo di apporto che ci si aspetta esse possano generare.

Dal punto di vista delle politiche, questo comporta a sua volta il ri- pensamento delle misure attualmente implementate per attrarre e man- tenere sul territorio i flussi di investimenti diretti esteri. In particolare, è possibile riportare gli obiettivi dell’ancoraggio e del radicamento entro due distinti, anche se intrinsecamente correlati, ambiti di politiche e, quindi, prevedere che vi siano soggetti e/o competenze diverse deman- date alla loro implementazione (per esempio, agenzie di attrazione degli investimenti in un caso e agenzie di sviluppo locale e regionale nell’altro).

– 128 – BIBLIOGRAFIA

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