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«cOSTRuZIONE» dEllA mAcROREGIONE dEl

NORd-OVEST ITAlIANO

1. premeSSa

Nate nel 1990 per consentire la privatizzazione del sistema creditizio italiano, le Fondazioni bancarie hanno conosciuto una trasformazione negli assetti organizzativi e nei campi di operatività. Da attori con prevalenti finalità etico-sociali, esse diventano attori meno autoreferenziali e capaci di assumere un ruolo attivo nel sostegno ai processi di sviluppo locale. Il paper si confronta con l’articolato panorama delle Fondazioni bancarie presenti nel Nord-Ovest, sottolineando il loro ruolo strategico nel rafforzare le relazioni fra i “nodi” di un territorio che tende alla nuova configurazione di mega-city region.

2. Fondazionibancarie, aTTorinonTraScurabiLi

Il sistema bancario italiano, a lungo descritto come «foresta pietri- ficata» per la stringente regolamentazione cui era sottoposto che aveva lasciato poco spazio alla concorrenza, conosce una profonda trasforma- zione dopo la legge «Amato-Carli» del 1990. Nell’orizzonte dell’unifica- zione dei mercati, la liberalizzazione e la privatizzazione delle banche, promosse dalla normativa, hanno consentito il consolidamento del siste- ma creditizio e la formazione di intermediari in grado di competere con i

* DiAp del Politecnico di Milano.

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maggiori gruppi bancari mondiali. Istituti di credito di diritto pubblico, Casse di risparmio e Monti di pietà, alle soglie degli anni Novanta sotto il controllo pubblico, diventano società per azioni: una trasformazione possibile grazie alla creazione delle Fondazioni bancarie (Fb) alle quali

viene trasferita inizialmente la titolarità del patrimonio delle banche da privatizzare. Nel corso del tempo il profilo delle Fb si modifica: da sog-

getto pubblico e holding, strettamente legato alla banca di cui deve ge- stire il patrimonio, a soggetto privato operante nel no-profit come ente

grant-making che eroga risorse per finalità di utilità sociale e promozio-

ne dello sviluppo locale. Un passaggio non completamente realizzato in quanto la Fb è ancora un soggetto ibrido, rivolto contemporaneamente

alla banca di origine – di cui è azionista di maggioranza o di riferimen- to – e al no-profit (corSico e meSSa, 2011). Ampio il dibattito sulle Fb

fra economisti, giuristi e sociologi ma forse anche il geografo, alle prese con la necessità di delineare nuovi strumenti disciplinari per affrontare le sfide della globalizzazione, deve avvicinarsi al tema. Le ragioni sono diverse; da un lato il cambiamento del ruolo delle Fb dopo gli interventi

legislativi e in particolare le sentenze della Corte costituzionale (2003) che hanno definitivamente riconosciuto alle Fb la natura di enti di di-

ritto privato, soggetti dell’organizzazione delle libertà sociali operanti nel campo della sussidiarietà. Questione cruciale in quanto il concetto di sussidiarietà esalta i corpi intermedi della società e le Fb, da grandi

filantropi che agivano in autonomia, diventano soggetti attivi nelle po- litiche territoriali e nella costruzione, insieme ad altri attori pubblici e privati, dei beni collettivi locali necessari per lo «scatto in avanti» dei territori nel mondo globalizzato (ciapeTTi, 2010). Attraverso le risor-

se erogate nel campo del welfare, le Fb garantiscono la coesione e la ri-

produzione del capitale sociale ma sono impegnate anche sul fronte dei fattori precompetitivi dello sviluppo (ricerca scientifica, formazione e innovazione) e in operazioni immobiliari di ampio respiro (acquisizio- ne a patrimonio di immobili di valore storico-architettonico, creazione di poli della logistica, promozione di progetti di rigenerazione urbana e di housing sociale). Specialmente quelle di grandi dimensioni, possono operare alla scala delle macroregioni per consolidare queste formazio- ni geoeconomiche alle quali non corrisponde un livello di governo ma che rappresentano ambiti strategici riconosciuti dalle stesse politiche dell’Unione Europea. Altro elemento di rilievo, l’ingente ammontare di risorse erogate dalle Fb (1 miliardo e 300 milioni di euro nel 2009). I

flussi sono alla base del processo di globalizzazione e pur tuttavia non determinano la «fine della geografia» (o’brien, 1992) e la sconfitta dei

luoghi anzi, si ancorano ai territori e contribuiscono a rimodellare le gerarchie territoriali, a definire relazionalità, a creare i prerequisiti ne- cessari per attivare processi di crescita. Vi è infine il contributo delle Fb

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al rafforzamento del no-profit, settore in Italia a lungo compresso e che solo dagli anni Novanta assume un’importanza crescente in termini di occupazione e reddito prodotto.

3. QuaLeproFiLooperaTivo?

Le 88 Fb sono largamente distribuite nel Centro-Nord, per la storica

intensa presenza di Casse di risparmio di natura associativa e fondazio- nale; poco rappresentate al Sud, tanto da spingere l’acri a promuovere

la nascita di «Fondazione con il Sud» (2006), il cui patrimonio è garan- tito dal contributo delle altre Fb italiane. La loro capacità erogativa è

assai differente tuttavia emergono alcuni tratti comuni: a) un prevalen- te profilo grant-making cioè la tendenza a finanziare progetti realizzati da terzi anche se le quote destinate all’operating sono in crescita; b) un prevalente orientamento reattivo cioè la tendenza ad erogare risorse in risposta a progetti espressi dalla società civile anche se crescono i pro- getti propri e quelli legati ai bandi predisposti dalle Fb che richiamano

l’atteggiamento proattivo; c) un’operatività indirizzata a molti settori di intervento anche se emerge la preferenza per il recupero dei beni cul- turali che assorbe il 30% circa delle erogazioni annuali delle Fb; d) un

raggio di azione prevalentemente locale che premia i territori di perti- nenza della banca da cui le Fb hanno origine, anche se si intensificano

le relazioni di lungo raggio al fine di «intercettare» risorse utili allo svi- luppo dei territori, sedimentate altrove.

Se queste in generale sono le linee orientative dell’attività delle Fb,

è difficile cogliere con chiarezza i singoli profili operativi, pur trattandosi di una questione cruciale in quanto l’assunzione di un ruolo sempre più rilevante nel campo della sussidiarietà, ha spinto le Fb a trasformarsi

da «patrimoni senza scopi» a «patrimoni alla ricerca di scopi» (borza- ga e caFaggi, 1999), con riflessi sull’individuazione delle loro strategie,

sull’architettura organizzativa, sulle forme di governance, sulla comuni- cazione degli obiettivi da perseguire e dei risultati raggiunti. La chiara identificazione di strategie operative e la ricerca dell’efficacia nella comu- nicazione diventano strumenti di legittimazione delle Fb nel variegato

panorama degli attori locali per evitare il rischio dell’autoreferenzialità (prewiTT et al., 2006). Non è facile valutare l’operatività delle Fb; spes-

so viene associato al profilo grant-making reattivo un carattere di scarso protagonismo rispetto a quanti richiedono finanziamenti; una Fb che si

limita a rispondere alle sollecitazioni degli stakeholder ma non propone, non costruisce strategie. Oggi le Fb si attivano sempre più con bandi e

progetti propri per chiamare a raccolta gli attori su temi come le ricer- ca, la formazione e l’innovazione; in realtà non è solo adottando questo

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atteggiamento proattivo che si formano strategie e si contribuisce alla trasformazione dei territori; anche azioni di limitata entità finanziaria, in risposta a sollecitazioni provenienti dalla società civile, sono utili per mantenere la coesione sociale e la riproducibilità dei contesti locali, specie in situazioni di crisi come quella attuale. Le Fb non possono finanziare

tutto quanto viene loro richiesto, devono scegliere e con ciò stabilire pri- orità che implicitamente riflettono strategie. I bilanci di missione tutta- via non aiutano a capire i criteri orientativi delle scelte, comunicano le somme erogate, le finalità dei progetti ma poco le strategie sottese: le Fb

sono dunque «pure potenzialità organizzative» (demarie, 2008), tutte

con la stessa origine ma con strategie di intervento ancora da chiarire. Servirebbero quadri interpretativi capaci di cogliere le differenze e le in- dividualità, mentre quelli disponibili veicolano un’immagine unifican- te dell’operato delle Fb come i rapporti dell’acri, strumento conoscitivo

prezioso, ma da essi nulla traspare sull’individualità delle Fb aggregate

semplicemente in quintili rispetto al loro patrimonio.

4. iLcaSodeLnord-oveST

Seguire i flussi di erogazione delle Fb non tanto rispetto ai settori

di intervento quanto ai territori di destinazione, è un primo passo per cogliere le individualità e comprendere il loro contributo nella costru- zione di piattaforme territoriali che come il Nord-Ovest, oggetto del contributo, rappresentano ambiti strategici nella competizione a scala globale (ScoTT, 2001). Il Nord-Ovest è un campo di indagine interessan-

te per l’articolato panorama di Fb presenti: le due più grandi (Cariplo,

Compagnia di S. Paolo) – del tutto confrontabili alle maggiori europee –, alcune medie, molte piccole. Nel 2009 esse concentrano il 38% del pa- trimonio e il 42% delle erogazioni complessive delle Fb italiane; la loro

capacità di finanziare i territori si è mantenuta elevata negli ultimi 5 anni, anzi il rapporto erogazioni/patrimonio è diventato (nel 2009) su- periore al corrispondente dato nazionale ad indicare, nonostante la crisi, una forte vicinanza istituzionale ai territori di riferimento (Tab. 1). Il Nord-Ovest è un ambito interessante anche per la vivace mobilitazione degli attori tesi a rafforzare la competitività di questa piattaforma ter- ritoriale strategica nel contesto europeo. Il Progetto Nord, l’auspicato asse Mi/To e il Tavolo interregionale per lo sviluppo territoriale soste- nibile, sono le più importanti manifestazioni della spinta a una proget- tualità unitaria che potrebbe essere ulteriormente rafforzata dalle Fb

(peruLLi e picHierri, 2010). Con le loro erogazioni esse contribuiscono

a costruire il Nord-Ovest, a rafforzare le interrelazioni fra i territori che lo compongono o piuttosto si chiudono sui contesti locali?

– 49 – Rank

Italia (1-88)

Fondazioni bancarie Patrimonio

(mln €) % capitale Banca conferitaria Erogazioni deliberate* Totale (mln €) patrimonio% su 2005-2009∆% 1 C.R. Province Lombarde 6.397 4,68 175,5 2,74 12,61 3 Compagnia di San Paolo 5.443 9,89 121,4 2,23 -9,91

5 C.R. Torino 2.824 3,15 163,0 5,77 63,00 8 C.R. Cuneo 1.294 19,98 23,7 1,84 -12,76 12 C.R. Genova e Imperia 893 44,06 22,6 2,53 -25,97 19 B.M. Lombardia (bmL) 554 19,98 15,1 2,72 73,23 28 C.R. Alessandria 343 20,00 6,1 1,79 1,35 34 C.R. La Spezia 214 20,01 4,3 2,00 63,06 35 C.R. Biella 213 35,00 7,3 3,43 -8,90 37 C.R. Tortona 203 0,0 2,8 1,37 -6,54 39 C.R. Asti 200 51,38 6,0 3,00 25,21 43 C.R. Savona 169 4,10 4,1 2,40 14,68 60 C.R. Vercelli 109 6,00 2,4 2,16 9,62 74 C.R. Fossano 50 76,92 2,7 5,31 40,19 77 C.R. Saluzzo 42 66,98 1,5 3,55 -21,27 81 C.R. Savigliano 35 68,99 0,8 2,34 -39,65 84 C.R. Bra 26 68,98 0,6 2,24 -29,77 Totale Nord-Ovest 19.008 − 559,7 2,94 13,51 Totale Italia 49.487 − 1333,2 2,69 2,46

Tab. 1 - Fondazioni bancarie con sede nel Nord-Ovest: patrimonio e erogazioni deliberate (2009).

* escluso Fondo per il volontariato.

Fonte: nostre elaborazioni su dati acri e bilanci delle Fondazioni bancarie.

Le Fb dovrebbero misurarsi con la scala della macroregione del

Nord-Ovest spingendosi su reti di relazioni lunghe per superare il loca- lismo insito nella loro storia e spesso sancito dai loro statuti, in quan- to il localismo coincide sempre meno con un contesto circoscritto ed è piuttosto la capacità di rafforzare i caratteri endogeni attraverso rela- zioni a scala vasta per intercettare gli attori che garantiscono l’accesso ai fattori precompetitivi dello sviluppo (conoscenza, innovazione, infra- strutture). In uno scenario in cui la competizione non è più tra singole

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città ma tra macroregioni e a queste non corrisponde ancora un livello di governo riconosciuto, le Fb potrebbero assumere, limitatamente ad

alcuni progetti, il ruolo di anticipatori della loro costruzione. Se le ma- croregioni hanno natura artificiale e volontaria e prendono forma laddo- ve c’è produzione intenzionale di relazioni (bonomi, 2011), allora le Fb,

per il loro carattere di agenti di innovazione capaci di spingersi su nuo- ve frontiere anticipando l’azione di altri attori economici e istituzionali, possono avere un ruolo chiave nell’attivare/consolidare reti di relazioni.

Sul versante delle erogazioni, le 17 Fb del Nord-Ovest manifesta-

no profili diversi e non direttamente riconducibili alla dimensione pa- trimoniale. Il grant-making reattivo caratterizza le Fb piccole mentre le

tre maggiori (Cariplo, Compagnia di S. Paolo, crT), per la più comples-

sa struttura organizzativa, tendono ad orientarsi verso il modello pro- attivo basato sulla pre-identificazione di tematiche emergenti rispetto alle quali viene sollecitata la progettualità degli attori locali. Una con- trapposizione apparentemente scontata che ricalca quella fra piccole e grandi Fb ma non mancano eccezioni: da un lato soggetti che nonostan-

te il ragguardevole patrimonio, compatibile con un profilo grant-making proattivo, adottano il modello reattivo (Cuneo, bmL); dall’altro soggetti

medi e piccoli che forzano i limiti organizzativi connessi alle ridotte di- mensioni e optano per quello proattivo (Alessandria, La Spezia) o per l’equilibrio fra i due modelli (Tortona, Carige).

Il profilo operativo non corrisponde dunque necessariamente al- le dimensioni patrimoniali ma è piuttosto la mediazione fra le ragioni delle Fb come imprese e quelle dei territori. Spesso si descrivono le Fb

come attori capaci di guidare i processi di crescita, di assumere il ruolo di innovatori sociali e anticipatori delle soluzioni ai problemi; un profilo alto ma che deve fare i conti con la natura dei territori, a volte «scam- biatori» fra flussi locali e globali sottoposti alle spinte dell’innovazione, a volte territori lenti, nodi secondari e marginali, forse più attenti alla gestione dell’esistente.

Le erogazioni deliberate dalle Fb nel 2009 a favore dei comuni del

Nord-Ovest si distribuiscono nel territorio secondo due modelli: 1. copertura capillare dei comuni piemontesi e liguri, prevalentemente

caratterizzata da elargizioni di modesta entità (inferiori a 10.000 euro);

2. copertura puntiforme dei comuni lombardi, associata a erogazioni di notevole entità, anche se tale configurazione non implica la lontananza istituzionale delle Fb dal loro territorio poiché Cariplo

eroga anche attraverso le Fondazioni di comunità che ricalcano le partizioni provinciali e fanno «filtrare» risorse nel minuto dei territori.

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Per quanto riguarda i flussi di erogazioni a corto raggio (interni al- le regioni del Nord-Ovest), in Lombardia si impone Cariplo con risorse indirizzate in misura equilibrata verso tutte le province lombarde; in Piemonte emerge il primato di crT che nell’ambito del circuito regionale

muove molto più denaro della Compagnia di S. Paolo, con un flusso pre- valente verso la provincia di Cuneo destinataria di ingenti risorse pro- venienti da tutte le Fb piemontesi. Il principale nodo di polarizzazione

delle erogazioni resta tuttavia Torino in quanto la città è sede dell’as- sociazione che federa le Fb piemontesi, ha sviluppato un’intensa proget-

tualità dopo la crisi che ha investito la sua base produttiva ed è toccata infine dai «flussi di ritorno», passanti da Torino per la presenza di attori che reinvestiranno in seguito nei territori di riferimento delle singole Fb.

Se si considerano le reti lunghe cioè i flussi di erogazioni transregio- nali, emergono i poli di Milano (con Cariplo) e Torino (con Compagnia di S. Paolo), anche se le direzioni dei flussi sono diverse e poco interagen- ti. Da più parti si insiste sulla formazione dell’asse Mi/To ma le Fb, con

le loro politiche, sembrano privilegiare altri sistemi relazionali. Il flus- so attivato da Cariplo verso Torino è modesto e per nulla confrontabile con quello in direzione di Novara e Verbania, province di operatività previste dallo statuto della fondazione: una «proiezione» che consolida la vocazione regionalistica di Cariplo e la tendenza a unire territori già nella sostanza connessi al cuore della regione urbana milanese.

Decisamente più attive nella costruzione del Nord-Ovest le Fb to-

rinesi che riflettono il clima effervescente della città, alle prese con la necessità di riposizionarsi rispetto agli altri poli della macroregione e di consolidare la sua posizione di second city a livello europeo.

Torino, attraverso le politiche di erogazione delle sue Fb, si pro-

ietta in molte direzioni: verso Milano, Varese e Como, ma soprattutto verso Genova (a rafforzare il cosiddetto Limonte). La Fb più attiva nel-

la costruzione di queste trame relazionali è Compagnia di S. Paolo che manifesta la capacità di costruire territori e di favorire coalizioni fra attori a partire da progetti quali il programma Neuroscienze (network sovraregionale di Università), la costituzione di Siti (ente impegnato nella realizzazione di un modello previsionale per il trasporto merci del Nord-Ovest) e la promozione di incontri come «Torino20venti», per svi- luppare idee sul futuro della città.

Cariplo predilige le reti corte del regionalismo lombardo ma, a dif- ferenza delle Fb piemontesi, pratica anche quelle lunghe nazionali e in-

ternazionali, attraverso progetti come ager (in campo agroalimentare)

e Fondazioni4Africa (sostegno a Senegal e Nord Uganda). La dimensione intermedia del Nord-Ovest sembra essere trascurata e Milano, anche dal punto di vista dell’operatività delle Fb, è proiettata ben al di là dei confini

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l’orientamento delle politiche territoriali degli ultimi anni: «Milano con- tinua a non guardare nella direzione di Torino non sentendo alcun biso- gno di approntare delle strategie che muovano dal capoluogo piemontese o lo assumano come problema e come risorsa di una prospettiva unitaria. Mentre Milano continua a guardare poco oltre ai confini regionali della Lombardia, Torino è spinta dal ritmo del suo mutamento a superare e a forzare i confini territoriali […], a scrutare attorno a sé in ogni direzione in cerca di ogni opportunità che si delinei» (berTa, 2006, p. 706).

Il divergente comportamento delle due grandi Fb di Milano e Tori-

no riflette non solo la loro diversa politica e origine ma probabilmente anche la necessità di ribadire la separazione nell’azionariato del gruppo Intesa-Sanpaolo, al fine di rispettare i vincoli imposti dalla normativa alla partecipazione delle Fb nel capitale delle banche.

Pur con i limiti del riferimento a un unico anno e di una mancata attenzione ai singoli progetti finanziati, questo lavoro cerca di far emer- gere i differenti orientamenti strategici delle Fb. I territori sono sempre

più partizioni fisiche dai confini incerti che si ridefiniscono rispetto alle politiche attivate dagli attori; fra questi le Fb hanno un ruolo di asso-

luto rilievo anche se, nello specifico caso trattato, il loro comportamen- to nella costruzione della macroregione Nord-Ovest è diverso e sembra riflettere la volontà di attivare differenti sistemi relazionali.

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RIASSUNTO – Le fondazioni bancarie nella «costruzione» della macroregione del nord-

ovest italiano - Le Fondazioni bancarie, istituzioni intermedie fra Stato e mercato, con

la loro capacità di mobilitare ingenti flussi di denaro destinati alla produzione di beni collettivi locali, possono assumere un ruolo chiave nella crescita e coesione delle macro- regioni, la cui importanza è esaltata dalla globalizzazione. Il contributo si occupa delle 17 Fondazioni bancarie del Nord-Ovest, diverse per patrimonio e strategie operative, mettendo in risalto la loro differente capacità di assecondare relazioni di lungo raggio in campi strategici per il consolidamento della mega-city region del Nord-Ovest italiano.

SUMMARY – Banking foundations as key players in the development of Italian north-

western macro-region - Acting as intermediaries between market and State, and thanks

to their capacity of mobilizing huge flows of money assigned to the production of lo- cal public goods, banking foundations can play a key role in the growth and cohesion of Italian macro-regions, whose importance has been enhanced by globalization. The paper analyzes 17 banking foundations – which differ in terms of assets and strategies – highlighting their different capacities to establish long-term strategic relations for territorial consolidation in the Italian north-western macro-region.

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Memorie Geografiche

n.s. 9 (2012) – pp. 55-64

Memorie Geografiche, Oltre la globalizzazione: le proposte della Geografia

Economica, a cura di F. Dini e F. Randelli, ISBN 978-88-6655-307-6 (online)

© 2012 Firenze University Press