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3.1.1) EVOLA PRIMA DI DADA

Nel documento Dada in Italia. Un'invasione mancata (pagine 114-119)

sulle montagne vicino Asiago, è il 1917 ed Evola ha solo diciannove anni. Prima di parlare della sua adesione al dadaismo, vorrei dare qualche informazione sulla sua vita prima di questo momento, sulla sua formazione intellettuale, sulle sue letture e sulla sua frequentazione dell’ambiente artistico romano. La quasi totalità delle seguenti informazioni – che si riferiscono ad un periodo limitato, dal 1915, inizio della sua attività artistica al 7 ottobre 1919, data della prima lettera a Tristan Tzara - è tratta dalla sua autobiografia Il cammino del cinabro o da testimonianze di chi lo ha conosciuto.

3.1.1) EVOLA PRIMA DI DADA

Iscritto alla Facoltà di Ingegneria di Roma, ma aspirante pittore e desideroso d’avanguardia “dato che in Italia come movimento artistico d’avanguardia praticamente esisteva quasi soltanto il futurismo”305 ad esso si avvicina divenendo in particolare amico di Balla. Il suo studio era divenuto, intorno alla metà degli anni dieci, luogo di incontro e di apprendistato per i giovani artisti romani. Per Evola non si tratta però solo di pittura e frequentando Balla e i suoi allievi ha anche modo di alimentare la sua curiosità per le discipline di natura esoterica, interesse comune nei circoli intellettuali di inizio secolo e molto diffuso in ambito artistico sia europeo306 – basti pensare a Kandinsky, Mondrian e, per noi di maggiore interesse Duchamp307 –

305

JULIUS EVOLA, Il cammino del cinabro, Vanni Scheiwiller, Milano, 1963, p. 17

306 Su questo argomento, sulla leggibilità di temi e forme ricorrenti nell’arte astratta attraverso

riferimenti alla tradizione ermetica, esoterica, alla teosofia e alchimia cfr. JOLANDA NIGRO COVRE,

Astrattismo. Temi e forme dell’astrazione nelle avanguardie europee, Motta, Milano, 2002

307 Nel ricostruire origine ed evoluzione dell’interesse di Duchamp per la tradizione ermetica, Calvesi

descrive quanto questi interessi fossero condivisi negli ambienti intellettuali parigini di fine ‘800 e inizio ‘900. Dai Rosacroce, ad Anatole France e l’alchimista del suo romanzo La Rosticceria della

regina Piè d’oca, dove si incontrano alchimia e ironia, in un curioso antecedente dell’opera di

Duchamp, da Jacques Villon (fratello di Duchamp) e la Section d’Or a Apollinaire, Savinio, De Chirico, Raymond Roussel e Breton. I primi contatti tra Duchamp e i testi della tradizione ermetica sarebbero avvenuti durante la sua esperienza impiegatizia alla Bibliothèque Sainte-Geneviève di Parigi, tra il 1912 e il 1913 e sarebbero divenuti col tempo sempre più stretti, tant’è che non si può parlare, secondo Calvesi, di riferimenti alchemici ‘inconsci’ come una parte della critica, tra cui Schwarz, ha fatto, interpretando in chiave psicanalitica le analogie tra immaginario alchemico e inconscio collettivo. Riferimenti consapevoli, ma nascosti, come richiesto dalla tradizione ermetica ed esoterica, e dissimulati da Duchamp attraverso l’ironia, il non-senso apparente, il gioco di parole. I baffetti alla Gioconda, non sarebbero solo un gesto irriverente, nei confronti di un genio riconosciuto, ma piuttosto una complice allusione alla androgina della figura, tema chiave dell’alchimia, in uno dei quadri non a caso pià amati dai pittori rosacriciani. Cfr. MAURIZIO CALVESI, Duchamp, Art e Dossier n. 78, Giunti, Firenze, 1993 e dello stesso autore Arte e alchimia, Art e Dossier n. 4, Giunti, Firenze, 1986.

sia italiano – serpeggia tra gli aderenti al gruppo futurista, da Balla308 a Bragaglia, tra le pagine di Italia Futurista e nell’opera pittorica del versante più astratto del movimento: Ginna, Maria Ginanni, Rosa Rosà e Mario Carli.

In una testimonianza su Evola il pittore Arnaldo Ginna ricorda: “non so precisamente definire gli studi e le esperienze di Evola, so soltanto che ciascuno di noi aveva tra le mani i libri di teosofia della Besant e della Blavatsky, e poi le opere di antroposofia di Rudolf Steiner. Si parlava, da Balla, soprattutto di arte, ma non si disdegnava anche quest’ultimo interesse.”309

Altri libri di cui Evola è avido lettore sono quelli della collana “Cultura dell’anima”310 fondata da Giovanni Papini – seguito da Evola anche sulle colonne di

308 Cfr. MAURIZIO CALVESI, “Penetrazione e magia nella pittura di Balla”, in Il Futurismo, Fabbri,

Milano, 1975. Elisabetta Valento, nel ricostruire l’ambiente in cui Evola si forma, riporta alcune informazioni in proposito in Homo faber. Julius Evola fra arte e alchimia, Fondazione Julius Evola, Roma, 1994, pp. 16-17. Nello stesso Elisabetta Valento propone una lettura alchemica di alcuni quadri di Evola nel paragrafo “A dice, anche: alchimia”, pp. 45-60

309

ARNALDO GINNA, “Brevi note su Evola nel tempo futurista”, in GIANFRANCO DE TURRIS (a cura di), Testimonianze su Evola, Mediterranee, Roma, 1985, pp. 144-145.

310 Questa la presentazione della Collana da parte di Giovanni Papini nel 1909: “Questa nuova raccolta

non vuol contrapporsi ad altre simili che già prosperano in Italia e piuttosto gioverà a completarle. Non ha scopi dogmatici ma vuol soltanto offrire agli studiosi ed ai lettori intelligenti cose importanti ma rare ad aversi, sia per la difficoltà della lingua, sia per la dimenticanza, sia per la scarsità delle edizioni. Nonostante ciò essa avrà un carattere ed un ufficio suo proprio. Infatti accoglierà opere non solo di filosofi antichi e celebri ma anche di recentissimi ancora discussi - non solo scritti originali, ma riassunti di sistemi e monografie su pensatori o su religioni - non solo opere filosofiche, nel senso rigoroso della parola, ma anche documenti religiosi e letterari che hanno rappresentato idee e tendenze dominanti in qualche gran momento della coscienza umana - non solo opere di uomini che han dato tutta la vita alla filosofia, ma anche raccolte di pensieri di artisti e di scienziati. Molto posto sarà dato al pensiero orientale, specie indiano e cinese; così poco noto fra noi; e al pensiero italiano non ancor studiato e apprezzato come si dovrebbe. Ogni volumetto conterrà una breve prefazione sul carattere e l'importanza dell'opera pubblicata e spesso la biografia dell'autore e abbondanti indicazioni bibliografiche.” La collana pubblicò 163 titoli, esaurendosi con i Testi Taoisti nel 1938. Di questi 163 riporto i titoli pubblicati fino al 1921 che possono aver in qualche modo influito sulla formazione del pensiero di Evola nel periodo di nostro interesse: 1.Aristotele, Il primo libro della metafisica 2.G. Galilei, Pensieri 3.A. Schopenhauer, La filosofia delle Università 4.E. Boutroux, La Natura e lo Spirito 5.P.Sarpi, Scritti

filosofici inediti 6.J. Swift, Libelli 7.F. Guicciardini, Ricordi politici e civili 8. E. Bergson, La filosofia dell'intuizione 9.S. Kierkegaard, In vino veritas 10.U. Foscolo, Il tomo dell'io 11.P. B. Shelley, La difesa della poesia 12 N. Machiavelli, Pensieri sugli uomini 13.P.Verri, Discorso sull'indole del Piacere e del Dolore 14.W. James, Saggi pragmatisti 15.Francesco Acri, Le cose migliori 16.F.

Hölderlin, Iperione 17.F. Schelling, Ricerche filosofiche su la essenza della libertà umana 18.N. Malebranche, Pensieri metafisici 19. G.Sorel, La religione d'oggi 20.Africano Spir. Religione 21.C. Puini, Mahaparinirvana-sutra 22.E. Carpenter, Verso la democrazia 23.I. G. Fichte, Sulla missione del

dotto 24. F. Hebbel, Diario 25. Novalis, Inni alla notte e canti spirituali 26.Testi di morale buddistica 1. Dhammapada, 2. Suttanip âta, 3. Itivuttaka. 27. Due Upanisad. La dottrina arcana del bianco e del nero Yajurveda 28.E. Hello, L'uomo 29.S. Anselmo, Monologio 30.G.Calvino, La religione individuale

31.M. de Unamuno, Commento al «Don Chisciotte» Vol.I 32. M. de Unamuno, Commento al «Don

Chisciotte» Vol.II 33.G. B. Vico, Opere minori 34.P.S. Pitagora, I versi aurei, I simboli, le lettere 35.F.

Brentano, La classificazione delle attività psichiche 36.E. Le Roy, Scienza e filosofia 37.D.Lazzaretti,

Leonardo e Lacerba - ed edita dall’editore Rocco Carabba. Collana di natura

essenzialmente filosofica e attraverso cui l’Italia conosce Nietzsche, alterna al prezzo popolare di una lira, filosofi greci e contemporanei, scritti di mistici e santi, testi esoterici, buddisti e di filosofia ebraica e apre agli adolescenti di allora orizzonti ben più vasti di quelli offerti dalla cultura ufficiale. Con questa collana, le riviste e i suoi scritti, Giovanni Papini diviene figura fondamentale nella formazione di Evola, principale esponente “dell’unico vero Sturm un Drang che la nostra nazione abbia conosciuto, dell’urgere di forze insofferenti del clima soffocante dell’Italietta borghese del primo novecento.”311 Lo attrae di lui l’aspetto più nichilista, paradossale e polemico contro l’accademismo, il servilismo intellettuale e la morale borghese, vissuto con l’autenticità che emerge nell’autobiografico Un uomo finito, opera che raccoglie unanimi consensi e suscita incondizionati e giovanili entusiasmi.

Vi sono alcuni aspetti però dei futuristi che Evola non condivide e l’insofferenza nei loro confronti si fa più acuta allo scoppio della guerra e al contrapporsi di vedute tra interventisti e non, nel periodo della dichiarata neutralità del paese. Ad Evola sembra inconcepibile che i futuristi abbracciano i luoghi comuni patriottici e accettino, supinamente, l’idea che si tratti di una guerra per la difesa della civiltà contro il barbaro invasore. Si proclama sì interventista, ma a fianco della

proprio sistema e Dialogo su la vera natura del conoscere 40.I.Kant, Prolegomeni ad ogni futura metafisica che si presenterà come scienza 41.Novalis, Frammenti 42.F. Nietzsche, Lettere scelte e frammenti epistolari 43.M. Ficino, Sopra lo amore 44.G. Leopardi, Pensieri di varia filosofia 45.A.

Schopenhauer, La quadruplice radice del principio di ragion sufficiente 46.Lichtenberg, Osservazioni e

massime. 47.E. Regalia, Dolore e azione 48.G. Ferrari, Il genio di Vico 49.G. Vailati, Gli strumenti della conoscenza 50. Il libro di Job 51.Feuerbach, La morte e l'immortalità 52.C.Puini, Taoismo 53.G.

Papini, Polemiche religiose 54.L.A. Seneca, Il libro della morte 55.B. Spinosa, Tractatus politicus 56.A. Tassoni, Paragone degli imgegni antichi e moderni. Vol.I 57.A.Tassoni, Paragone degli imgegni

antichi e moderni Vol. II 58. J. Slowacki, Anhelli 59.G. Locke, Saggio sull'intendimento delle epistole di S. Paolo 60.F. Dostoievsky, Pensieri 61.E. Kleist, Epistolario 62.G. D. R Romagnoli, Opuscoli filosofici 63.G. Berkeley, Saggio di una nuova teoria della visione. 64.E. Heine, Pensieri e ghiribizzi

65.Eraclito D'Efeso, Frammenti e testimonianze 66.Il protevangelo di Jacopo 67.F.D.E. Schleiermacher, Monologhi 68.A. Manzoni. Pensieri di letteratura e filosofia 69.G. Locke. Epistola su

la tolleranza 70.K. J. Weber, Lo spirito e l'arguzia 71.M. Calderoni – G.Vailati, Il pragmatismo 72.G.

Bruno, Spaccio della Bestia Trionfante Vol.I 73.G. Bruno, Spaccio della Bestia Trionfante Vol.II 74.

Antologia di Cattolici Francesi del secolo XIX 75.A. Tennyson, In memoriam. 76.N.Tommaseo, Studi filosofici 77.C. Baudelaire. Pagine sull'arte e la letteratura 78. P. G. Proudhon, La guerra e la pace

79.Boezio. La consolazione della filosofia 80.Il pensiero di Q.S.F. Tertulliano. 81.E. Heine, Scritti

minori 82.Le lettere di S. Ignazio martire 83.G. V. Gravina. Della ragion poetica. 84.S. Mill, Autobiografia Vol.I 85.S. Mill. Autobiografia Vol.II 86.Gli Eleati. Frammenti e testimonianze.

311

Germania, nel rispetto della Triplice Alleanza e questa sua posizione fa inorridire e dire a Marinetti: “Le tue idee sono più lontane dalle mie di quelle di un eschimese.”312

Non tardai però a riconoscere che, a parte il lato rivoluzionario, l'orientamento del futurismo si accordava assai poco con le mie inclinazioni. In esso mi infastidiva il sensualismo, la mancanza di interiorità, tutto il lato chiassoso e esibizionistico, una grezza esaltazione della vita e dell'istinto curiosamente

mescolata con quella del macchinismo e di una specie di americanismo, mentre, per un altro verso, ci si dava a forme sciovinistiche di nazionalismo.313

Rientrato a Roma dalla guerra cade in un profondo stato di malessere esistenziale. Spinto dal disgusto e dall’insofferenza per la vita quotidiana e incalzato da un innato impulso alla trascendenza, si dedica dapprima all’esplorazione della coscienza e dei suoi stati di alterazione con l’uso di stupefacenti e poi allo studio di testi esoterici, entrando in contatto con gli ambienti occultistici romani.

Il dadaismo gli viene incontro in questo periodo, probabilmente attraverso Prampolini e la collaborazione di alcuni dadaisti alla sua rivista Noi, offrendogli il miraggio di un affrancamento dall’avanguardia italiana e la possibilità di un’apertura, a livello internazionale e su un piano più elevato, non solo artistico, ma esistenziale, di un’adesione incondizionata e di un riconoscimento, che è per lui quasi identificazione, nella figura di Tristan Tzara.

Caro signore

ho avuto tempo fa il piacere di conoscerla tramite le riviste “Diana”, “Pagine”, “Cronache Letterarie”. Attualmente, liberatomi dalla guerra, ho saputo della fondazione del movimento “dadaista”, e da quanto mi dicono i miei amici, credo di averne senza neanche seguirlo, mutuato le idee e le basi teoriche nella mia raccolta di poesie “Raaga blanda mia cattiva sfera” e nei saggi di filosofia

312 Ivi, p. 19 313

mistica “Il sole della notte” che uscirà l’inverno prossimo. Per questo motivo desidererei molto conoscere le posizioni del movimento dadaista e ricevere le vostre ultime riviste. Sto formando a Roma una Rivista d'Arte moderna (Govoni Mannelli Onofri D'Alba Folgore Casella Prampolini Tirwhytt Depero ecc.) Se sarà possibile entrare in contatto, come desidero, sarò ben contento di chiedervi di essere il primo collaboratore e di fare della rivista una fonte di propaganda dadaista in Italia.314

È questa la prima lettera che Evola scrive a Tzara il 7 ottobre 1919.

Malgrado la sua apparente brevità in essa si racchiude un periodo di tempo ampio e denso di avvenimenti, che inizia nel 1917 - con i riferimenti alle riviste ove vengono pubblicati i primi poemi di Tzara – attraversa il periodo della guerra e del primo dopoguerra quando, l’affinità tra la produzione poetica e filosofica elaborata autonomamente da Evola e il dadaismo, viene a lui rivelata da “qualcun altro”, forse da Prampolini, che con il dadaismo aveva avuto a che fare a partire dal 1916. Prampolini probabilmente avverte l’alterità di Evola in seno al futurismo e ne predice l’imminente separazione del movimento. Evola, fin da questa prima lettera, dichiara il suo interesse per aspetti teorici e fondanti che il dadaismo invece rifiutava di avere e benché dichiari di voler fare della sua rivista un organo di diffusione del dadaismo in Italia, risulta schiacciante nella lista dei collaboratori indicati a Tzara, la presenza futurista.

Semplificando, si possono isolare tre “questioni” che saranno analizzate nei successivi paragrafi: la prima fase della partecipazione italiana al dadaismo, l’elaborazione teorica dell’attività artistica di Evola e il suo progetto di fondare in Italia una rivista dadaista.

314 V. infra, app., lettera n. 22, Roma, 7-10-1919, ELISABETTA VALENTO (a cura di), op. cit., pp.

Nel documento Dada in Italia. Un'invasione mancata (pagine 114-119)