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2.3.1) VITA DADAISTA

Nel documento Dada in Italia. Un'invasione mancata (pagine 106-111)

Brevemente, vorrei parlare di Johannes Baader, citato nel primo capitolo289 per essere stato dimenticato da Motherwell nella sua antologia Pittori e poeti Dada e incarnazione a mio avviso perfetta del “gesto dada”. Le seguenti informazioni sono tratte da un’intervista di Andreï Nakov a Vera Brodo-Cohn,290 compagna per molti anni di Hausmann e si riferiscono in parte, attraverso i ricordi di lui, al periodo Dada e in parte, attraverso l’esperienza diretta di lei, al periodo post-dadaista ma, nel caso di Baader ugualmente Dada, tra il 1930 e il 1933.

In quel periodo, racconta, Baader era senza ombra di dubbio uno psicopatico, che circa ogni sei o otto mesi scompariva. A seconda della stagione, si recava, con la sua macchina da scrivere, in qualche clinica in riva al mare o in Bavaria, scriveva un dossier analizzando perfettamente il suo caso e poi si tratteneva generalmente qualche mese prima di tornare in città. In quel periodo scriveva per il quotidiano “Hamburger Fremdenblatt”, articoli che sembravano di attualità e che invece avevano a che vedere

288

“Non capirete mai che la vita è solo un gioco di parole, perché non sarete mai abbastanza soli da poter opporre all’odio, al giudizio, a tutto quello che richiede un grande sforzo, uno stato d’animo equilibrato, dove tutto è senza importanza”, TRISTAN TZARA, “Conferenza su Dadà”, trad.it in SANDRO VOLTA (a cura di), op. cit., p. 110

289 V. supra, p. 30

290 “Discussion of A.B. Nakov with Madame Vera Broido-Cohn”, in The twenties in Berlin. Johannes

Baader, George Grosz, Raoul Hasmann, Hannah Hoch, Annely Juda Fine Art, London, 8 novembre

con problemi cosmologici. In quanto giornalista la Lufthansa gli offrì un biglietto per una destinazione a sua scelta, purché si trattasse di un grande raduno in Germania. Erano gli anni dell’ascesa di Hitler e un sintomo dei problemi che la Germania stava attraversando era il consistente numero di persone che si credevano Cristo. Tutti gli aspiranti, ciascuno con i propri apostoli, si erano dati appuntamento in un prato in Turingia per scoprire tra di essi eventuali impostori e autentici salvatori. Baader scese letteralmente dal cielo: chiese alla Lufthansa di far atterrare il suo aereo in mezzo al prato, rimase in silenzio in attesa di essere riconosciuto e poi come era arrivato di nuovo scomparve.

Questo fu dopo Dada, prima di Dada, sembra che Baader fosse un architetto pieno di talento e conducesse una vita normale, ma in seguito ad una depressione smise di lavorare e fu sua moglie, militante nel movimento femminista, con i suoi scritti di propaganda e con un asilo improvvisato a casa sua, a mantenere i figli e fu lei a conoscere i dadaisti, con i quali Baader si trovò naturalmente e completamente a suo agio.

Un giorno lui, Hausmann e forse Heartfield, affittarono un piccolo negozio nel quartiere borghese di Steglitz, dove Baader viveva. Il negozio era composto da una grande stanza che dava sulla strada, su cui si apriva una seconda e infine una terza, molto piccola. Hausmann e - forse - Heartfield, nella prima sala iniziarono a vendere biglietti. I curiosi, vedendo dalla strada assembrarsi piccoli gruppi entravano a loro volta, trasformando in breve quei pochi in una folla crescente. La prima stanza era vuota e questo amplificava l’attesa, la seconda anche, poi qualcuno scostava le tende di velluto rosso…ma i dadaisti non avevano preparato alcuno spettacolo e dietro le tende ad aspettarli non c’era nient’altro che Baader, in silenzio e per giunta completamente nudo, sdraiato su un enorme e lussuoso divano rosso. I tre sparirono con l’incasso prima dell’arrivo della polizia, ma i soldi guadagnati in questo e in modi analoghi, non bastavano a Baader per pagare l’affitto della sua casa. Allora andò in biblioteca e lesse in un manuale di diritto che, se un artista affresca le pareti di un edificio, quei muri gli appartengono. Iniziò così a ricoprire i suoi muri, non di immagini, ma di poesie. Il proprietario gli fece ovviamente causa, ma prima dello sfratto passò un anno, durante il quale la famiglia rimase tranquilla tra quelle pareti. E di confusione o integrazione tra poesia e pittura e, in questo caso architettura, non mi sembra poter esserci esempio migliore. Subito dopo lo sfratto, Baader prese il primo treno per Lipsia e mentre stava tornando dalla stazione fu preso da uno strano senso di

trionfo all’idea di essere da lì a poco, risucchiato nel vuoto. Di fatto fu colpito e ucciso dallo scoppio di una lampadina, ma come se niente fosse accaduto si ritrovò in piedi e continuò a vivere come se non fosse mai morto. Così almeno raccontava.

Qui si interrompono i ricordi di Vera Brodo-Cohn, ma da quel giorno, 1 aprile 1918, inizia il calendario Dada che viene adottato come inizio di una nuova epoca e della vera pace.

La notizia viene comunicata a tutti i presenti la sera del 18 giugno al Caffè Austria in Potsdammerstrasse, durante la seconda manifestazione del Club Dada di Berlino fondato da Huelsenbeck, Hausmann e Jung in casa di Jung e che ha “la particolarità tipicamente dadaista che non esisteva, non vi era quindi né un ufficio, né un’insegna, né una lista, né una tessera o altri distintivi.”291

Nel 1918, Baader candida i suoi Acht Weltsätze (Gli otto teoremi del mondo, di cui fa parte il manifesto “Gli uomini sono angeli che vivono in cielo” letto al Caffè Austria) al Nobel per la chimica, la fisica, la letteratura, la medicina e la pace. Fa irruzione nel Duomo, interrompe la messa e urla ai fedeli: “Un momento! Voglio chiedervi cosa significa per voi Gesù Cristo. Voglio dirvi che ve ne fregate completamente di lui.” Arrestato e processato per vilipendio, legge il testo della sua arringa: “Jesus Christ ist mir wurscht” (me ne frego di Gesù Cristo) nel quale accusa l’allontanamento della Chiesa, dei Cristiani e dei loro capi spirituali dagli insegnamenti di Cristo.

Nel 1919, progetta con Hausmann la fondazione della Repubblica Dadaista di Nikolassee per dimostrare “che si possono fondare delle repubbliche senza violenza, senza spargimento di sangue, senza armi, senza nient’altro che una macchina da scrivere”292 e a Weimar, nel corso di una seduta plenaria lancia dal balcone

291 Sull’attività del dadaismo berlinese si vedano e confrontano la Cronologia di ARTURO SCHWARZ

(a cura di), op. cit. pp. 567-646 e quella di MATTHEW S. WITKOVSKY in LAURENT LE BON (a cura di), op. cit., pp. 224-231

292

“Un pomeriggio ero seduto con Baader al Café Josty alla Potsdamersplatz, nostro quartier generale. Era verso la fine di marzo del 1919. Da tutte le parti rivolte e colpi di forza esplodevano, repressi in maniera più o meno sanguinosa. In un lampo mi venne un’idea: ‘Portami la guida stradale di Nikolassee’, dico a Baader. ‘Cosa ne vuoi fare?’’Ascolta: noi fonderemo una repubblica dada a Nikolassee’ ‘E in che modo?’ ‘Non lo so ancora, ma lo sapremo presto.’ Baader se ne va e ritorna due minuti dopo con la guida. “Bene ora fai attenzione. Noi dimostreremo che si possono fondare delle repubbliche senza violenza, senza spargimento di sangue, senza armi, senza nient’altro che una macchina da scrivere. Ma prima dammi la guida e segna i nomi che ti dirò e le multe che infliggeremo loro.’ Baader fiuta l’aria libera e si mette all’opera con ardore. Scriveva sul suo blocco: Signor Caio

dell’Assemblea nazionale il volantino con su scritto “Il presidente del globo terrestre sta in sella al cavallo bianco dada”, proponendosi come presidente della neonata repubblica. Autoproclamatosi Oberdada e presidente dell’Universo, scrive - anzi confeziona a mano - un libro dal titolo Hado, manuale dell’Oberdadaismo, esemplare unico, consultabile previo appuntamento nella sede centrale del dadaismo, da chiunque avesse voluto essere informato su Dada, di cui sia chiaro “l’intima essenza resta un mistero.” 293

Per tornare a noi, Baader scrive una cartolina ad Evola, che poi incolla su uno dei suoi collage autobiografici Reklame für mich:294 in essa Baader chiede ad Evola di contattare il Governo cinese per ottenere il permesso di effettuare a Pechino il Convegno Cosmico Mondiale del Primo Spirito Dadaista nell’anno C del Paradiso. La sede del convegno è probabilmente scelta sulla base dell’interesse che entrambi nutrivano per le teorie orientali e per il taoismo in particolare: Evola traduttore del

10.000 marchi di multa ecc. ecc. dopo aver stabilito una buona lista di nomi io dissi: ‘Basta ora vengono gli ordini rivoluzionari: La Repubblica dadaista di Nikolassee è proclamata dal Consiglio Generale Dada il 1 aprile 1919. Il traffico ferroviario tra Nikolassee e Wansee da una parte e Schlachtensee dall’altra è definitivamente interrotto. I pompieri dovranno stare in allerta, per principio, a tutte le ore. Gli uscieri sono chiamati a incassare le ammende fissate presso gli accusati menzionati nella lista. Questi sono dichiarati Borghesi futili perché sono proprietari di ville e in caso di resistenza devono arrestarli e metterli in prigione.’ Baader scriveva. ‘Bene ma non vedo ancora come tu…’ ‘Stai tranquillo, noi vogliamo, te l’ho già detto, dare l’esempio, che si può, senza violenza, rovesciare l’ordine pubblico la sera del 1° aprile noi arriveremo alle sei meno un quarto a Nikolassee e incolleremo i nostri ordini sui muri e sulle piante, poi andremo diritti in Municipio. Là noi chiederemo di parlare al Sindaco e gli diremo: Signore noi abbiamo proclamato Nikolassee Repubblica indipendente. Restituiteci il potere, dateci la cassa della città, ordinate agli impiegati di obbedire ai nostri ordini. Abbiamo fuori 2000 uomini di truppa con fucili e bombe a mano. Ogni resistenza è inutile. Naturalmente noi saremo soli, ma vedrai che questo lo impressionerà.’ Baader era entusiasta. ‘Permettetemi di mettere il mio amico M. al corrente, propongo di nominarlo Ministro delle finanze.’ Io ero d’accordo ma questo doveva rivelarsi un errore. Il buonuomo prese paura e svelò il segreto in Municipio. Più tardi un’amica, la baronessa de Glumer, che lavorava in Municipio, m’ha raccontato che i Consiglieri municipali ebbero una tale fifa che il 1° aprile c’era veramente un reggimento di soldati a Nikolassee, non per noi, ma contro di noi. Non cedettero che noi volessimo venire in due, armati solamente di una macchina da scrivere. Così la bella occasione di mostrare al mondo che si può fare qualche cosa con niente venne a mancare e niente potrà testimoniare le nostre intenzione pacifiche.” RAOUL HAUSMANN , Courrier Dada, Editions Le Terrain Vague, Paris, 1958, pp. 86-88, trad.it in ARTURO SCHWARZ (a cura di), op. cit., p. 596

293

Cfr. JOHANNES BAADER, “Hado”, Dada Almanach, 1920, trad.it in ARTURO SCHWARZ (a cura di), op. cit., pp. 213-214, “Veni creator spiritus…dada”, Der Dada, n. 1, giugno 1919, “Pubblicità per me”, Der Dada, n. 2, dicembre 1919, “Grandezza e decadenza della Germania”, Dada Almanach, trad.it in ARTURO SCHWARZ (a cura di), op. cit., pp. 137-138, pp. 138-140, pp. 212-213

294 V. infra, app., imm. n.46. Il collage di Baader è riprodotto nel catalogo della vendita all’asta della

collezione di Arturo Schwarz, cfr. Collection of Dada art. The property of a swiss private collector,

formerly the collection of Arturo Schwarz, catalogo Sotheby’s della vendita all’asta Large Galleries,

Libro del Tao295 e Baader che dice “il papa sarà scomunicato da Lao tse. Egli ride con il presidente dell’universo, il Dadadioniso del Club Dada”.296

Ho fatto politica da sempre, io e l’universo poiché noi siamo affini. Non soltanto sono presidente dell’universo dal tempo della rivoluzione. Sono presidente da sempre e ho predetto la storia del mondo dal parto del sole fino alla Costituzione e al risveglio del Club dada. Si da quando il sole era ancora un vermiciattolo nelle ovaie della sua ava uranica che io ho fecondato. Ve ne darò la prova. Essa è congruente al parallelogramma degli avvenimenti diviso per la radice del cosmo in ideale concorrenza con la popolarità della direttrice astronomica dal contrasto tra proprio ed estraneo, la cui dissonanza viene annullata nella componente di aggregazione del dada. 297

Questo può essere il modo di un dadaista di spiegare Dada e non vi è dubbio che Baader sia, con la sua biografia prima ancora che con le sue opere, dimostrazione del fatto che distinguere tra arte e vita sia nel caso del dadaismo totalmente inopportuno. Credo che Baader incarni, più di ogni altro - e per questo ho voluto parlare di lui - quel “carattere Dada” di cui parla di Tzara, che col tempo, con la ripetizione e l’abitudine - così come è avvenuto per il termine “romantico” - sarebbe divenuto un aggettivo qualsiasi, da usare comunemente e associare ai più svariati oggetti, perdendo ogni legame con il movimento Dada.298 Lo stesso sarebbe accaduto sul piano morale e nell’esistenza quotidiana, dove gesti e atteggiamenti, resi visibili attraverso il chiasso e lo scandalo, si sarebbero spogliati del loro aspetto più spietato e antidogmatico, oggi necessario e sarebbero diventati, o ridiventati, gesti comuni, comprensibili, accettati.

295 V. supra 27n

296 JOHANNES BAADER, “La corte universale giudica l’Oberdada nel ventre-cabaret di Lipsia”, Der

Bastard, n. 2, ottobre 1921, trad.it in ARTURO SCHWARZ (a cura di), op. cit., pp. 302-303

297

Ibidem

298 “Senza essere dei letterati, voi potete essere romantici, sognatori, stanchi, capricciosi, interessati,

magri, esaltati, vanitosi, amabili o dadà. Piú tardi, con l'evoluzione storica, quando Dadà diventerà una parola precisa e corrente, e quando la ripetizione popolare le avrà dato quel certo qual senso di parola organica col suo contenuto indispensabile, si sarà dadà senza vergogna ne disprezzo; infatti, chi mai pensa oggigiorno alla letteratura quando definisce romantico un lago, un paesaggio, un carattere? Un po' alla volta, ma inevitabilmente, si sta formando un carattere dadà.” TRISTAN TZARA, “Conferenza su Dadà”, trad.it in SANDRO VOLTA (a cura di), op. cit., p. 113

Capitolo 3

JULIUS EVOLA, BLEU E

Nel documento Dada in Italia. Un'invasione mancata (pagine 106-111)