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2.3) “UNA COSTELLAZIONE DI INDIVIDUI IN LIBERTÀ”

Nel documento Dada in Italia. Un'invasione mancata (pagine 102-106)

I giornalisti hanno ragione quando dicono che Dada è un pretesto ma per qualche cosa che non so.272

Nel primo capitolo, seguendo una personale attrazione per un’arte che si fa gesto poetico e azione, che si intromette nell’esistenza e nell’attualità di cui condivide casualità, assurdità e sostanziale incoerenza, ho cercato di ricostruire le tappe della stagione Dada romana, dando la precedenza a quelle che Evola chiama “manifestazioni esteriori” del dadaismo, la cui conoscenza non sarebbe però sufficiente a penetrarne lo spirito.

Che questo spirito trovi nelle manifestazioni l’occasione per palesarsi con maggiore efficacia ed esplodere con maggiore violenza è ormai un fatto credo acquisito. Che via sia una dimensione pubblica inscindibile dalla vita privata del movimento anche. Vi è sempre una tensione tra l’artista, il suo pubblico e l’epoca in cui questo incontro avviene.

In Dada vi è anche un oscillare continuo e imprevedibile tra un individualismo esasperato e indifferente “quel che interessa un dadaista è il suo personale modo di vivere”273 – o il jem’enfoutisme di Tzara – e la consapevolezza che i propri gesti, proprio in quanto arbitrari, illogici, paradossali, istintivi, abbiano un’intensità maggiore della forza che lega le componenti dell’ordinamento sociale e delle convenzioni che si perpetuano nei comportamenti accettati, in grado quindi di scardinare e disordinare un sistema.

Ma se la vita è una farsa mal riuscita, senza scopo né parto iniziale, e, dal momento che noi riteniamo di doverne uscire puliti, crisantemi lavati da ogni macchia, abbiamo proclamato come unica base d’intesa: l’arte. Che non ha quell’importanza che noi masnadieri dello spirito, le stiamo cianciando da secoli.274

272TRISTAN TZARA, “Autorizzazione”, New York Dada, aprile 1921, trad.it in ARTURO SCHWARZ

(a cura di), op. cit.,p. 358

273 ID., “Conferenza su Dadà”, trad.it in SANDRO VOLTA (a cura di), op. cit.,, p. 114 274

Utilizzando i mezzi stessi e la materia prima dell’arte, per confondere generi e categorie, aggirandosi liberamente a ridosso delle frontiere che separano un genere dall’altro, introducendovi elementi o atteggiamenti nuovi – il lato scandalistico, l’umorismo – si esplora qualcosa di più generale e di più complesso, che riguarda l’uomo più da vicino di quanto egli sia disposto a credere - secondo Sanouillet “l’origine, la natura e il processo dello sviluppo dell’atto creativo”275 - e credo sia stato questo e non le singole innovazioni formali o tecniche, a determinare la fortuna di Dada oltre la sua “esistenza biologica”.

Se lo si giudica futile e non si vuol perdere tempo per una parola che non significa nulla…276

Deve essere stato quel nulla indicato proprio da quella parola e non da un’altra, la cui invenzione, abbiamo in parte visto,277 è stata a posteriori, motivo di contenzioso e a cui si è dato di volta in volta il nome di “spirito”, “stato d’animo”, “carattere”, ma anche “intensità”, “semplicità”, “dittatura del linguaggio”, “dittatura dello spirito”, ad esercitare un forza di attrazione, mai prima raggiunta dagli accordi teorici e dalle comuni ricerche intorno ai quali si sono aggregati alcuni movimenti artistici.

Pur non riconoscendosi in una scuola artistica, evitando costantemente di essere confuso con una delle tante avanguardie, preferendo sempre il nome Dada al termine giornalistico o professorale dadaismo, i dadaisti hanno accettato di configurarsi come movimento.

Nel corso di campagne contro ogni dogmatismo, e per ironia verso la creazione di scuole letterarie, DADA divenne il movimento Dada.278

275 “En particulier, les dadaïstes nous paraissent avoir empiriquement touché du doigt le problème

fondamental autour duquel gravitent depuis toujours, sans avoir jamais réussi à l’atteindre ni même à le formuler, les historiens et les critiques, celui de savoir quelle est exactement l’origine, la nature et le processus de développement de l’acte créateur. De même que c’est vraisemblablement l’étude des cellules malignes et de leur multiplication anarchique qui nous livrera un jour le secret de l’origine de la vie, de même l’examen attentif des déviations dadaïstes, des infractions au sens des mots et au bon sens des attitudes, nous ouvre d’exaltantes perspectives sur les fonctions créatrices de l’homme.” MICHEL SANOUILLET, op. cit., p. 392

276 TRISTAN TZARA, “Manifesto Dadà 1918”, trad.it in SANDRO VOLTA (a cura di), op. cit.,, p. 34 277 V. supra, pp. 4-5

278 ID., “I retroscena di Dada”, Comoedia, 7 marzo 1922, trad.it in ARTURO SCHWARZ (a cura di),

Col termine movimento non credo sia da intendersi l’unità di intenti, prassi e obiettivi comune ad un gruppo, ma piuttosto - in modo analogo ai manifesti letti nelle serate che non hanno un intento programmatico, ma bensì quello di rendere manifesto, in modo immediato e spontaneo il pensiero che per Tzara “si forma in bocca”279 - il carattere dinamico, mutevole, instabile e la tendenza metamorfica che lo ha caratterizzato. “Dadà è il camaleonte dal mutamento rapido e opportunista.”280 È al tempo stesso forza che muta e forma, aspetto o apparenza, che il mutamento assume, secondo il contesto in cui agisce.

Tzara ha usato una bellissima espressione (una tra le tante), a proposito del gruppo Dada, come di una “costellazione di individui e di sfaccettature in libertà” 281 individuando nella differenza motivo di interesse e forza di ogni aggregazione e non a caso Sanouillet ha parlato di una “nebulosa, dove il centro è dappertutto e la circonferenza da nessuna parte”282 a proposito della vastità di spazi percorsi e

influenzati dal microbo Dada: il teatro dell’assurdo, la nouvelle vague, la pop art,

l’action painting, Fuxus, gli happening, i nouveaux réalitstes, i lettristi, i situazionisti, John Cage, i Fratelli Marx, nonché scienziati come Paul Feyerabend, sono solo alcuni degli esempi citati283 e poco più avanti parla del vitalismo Dada come di “una fonte alle cui sorgenti, a lungo restate sotterranee, vengono ad abbeverarsi sempre più frequentemente i creatori di oggi.”284

279 TRISTAN TZARA, “Manifesto sull’amore debole e l’amore amaro”, trad.it in SANDRO VOLTA

(a cura di), op. cit., p. 53

280

Ivi, p. 60

281

ID., “Autorizzazione”, New York Dada, aprile 1921, trad.it in ARTURO SCHWARZ (a cura di), op.

cit.,p. 357.

282 “Depuis le big bang de la mutation duchampienne, Dada s’est transformé à une allure exponentielle

en une nébuleuse dont le centre est partout et la circonférence nulle part”, MICHEL SANOUILLET, op.

cit., p. 388.

283 Cfr. “La nébuleuse dada”, in MICHEL SANOUILLET, op. cit., p. 388-395. A proposito di

Feyerabend, Sanouillet cita da Contro il metodo “L'anarchisme [...] a des caractéristiques que je suis loin de défendre. […] C’est pour ces raisons que je préfère maintenant utiliser le terme dadaïsme. Un dadaïste ne ferait pas de mal à une mouche — et encore moins à un être humain. Un dadaïste reste complètement froid devant une entreprise sérieuse quelconque, et il sent anguille sous roche dès qu’on cesse de sourire pour prendre une attitude et une expression faciale annonçant que quelque chose d’important va être dit. Un dadaïste est convaincu qu’une vie digne d'être vécue ne sera possible que si nous commençons par prendre les choses à la légère et si nous supprimons de notre langage les sens profonds mais déjà pourris qu’il a accumulés au cours des siècles (‘chercher la vérité’; «défendre la justice’ ; ‘s'intéresser passionnément’, etc.). Un dadaïste est prêt à promouvoir des expériences joyeuses même dans les domaines, où le changement et l'expérience semblent être exclus (exemple : les fonctions fondamentales du langage). J'espère que le lecteur se souviendra de moi comme d’un dadaïste désinvolte et non comme d'un anarchiste sérieux.” MICHEL SANOUILLET, op. cit., p. 394

284 “C’est aux sources, longtemps restées souterraines, de ce vitalisme dadaïste que viennent de plus en

Non rientra nelle intenzioni, né nelle possibilità di questa tesi, quella di avventurarsi oltre le coordinate spaziali e temporali, per quanto incerte e cangianti esse siano, dell’esistenza del gruppo dadaista nel campo delle “influenze”, ma bensì quello di approfondire un volto, quello di Evola, tra i molteplici assunti da Dada nel mondo.

Dadà ha 391 posizioni differenti secondo il sesso del suo presidente.285

Tra i Presidenti e le Presidentesse Dada figura Julius Evola, gli altri italiani nominati sono Maria D’Arezzo, Gino Cantarelli e Francesco Meriano. Nei prossimi paragrafi sarà analizzata la sua posizione, problematica per vari aspetti, all’interno della costellazione.

So bene che vi aspettate qualche spiegazione su Dadà. Non ve ne darò nessuna. Spiegatemi voi perché esistete.286

È nota l’avversione Dada per le spiegazioni che non sarebbero che un modo di imporre la propria visione, del tutto relativa, di un fatto, dandole veste di verità, servendosi di una dialettica ferrea e di una sintassi chiara, e di inserire questa verità, tradotta in forma scritta o attraverso un’ossessiva ripetizione, in una catena di verità già accettate, consolidate e entrate a far parte del senso comune.

Anche se non ci credete, è la verità per il fatto che l’ho messa sulla carta – perché è una bugia che ho appuntata come farfalla al cappello. La bugia circola - saluta il signor Opportunismo e la signora Comodità: la blocco, diventa verità. 287

Rifiutarsi di spiegare un’idea può condurre al silenzio, oppure a disvelare il funzionamento di un meccanismo, renderlo pubblico e divertirsi a sovvertirlo. È come un prodotto, con alle spalle un nome noto, che si è imposto sul mercato, che gode per la sua affidabilità di un prestigio illimitato, benché nessuno sappia spiegarne il

285

TRISTAN TZARA, “Manifesto sull’amore debole e l’amore amaro”, trad.it in SANDRO VOLTA (a cura di), op. cit., pp. 59-60

286 ID., “Conferenza su Dadà”, trad.it in SANDRO VOLTA (a cura di), op. cit., p. 109

287 ID., “Manifesto sull’amore debole e l’amore amaro”, trad.it in SANDRO VOLTA (a cura di), op.

funzionamento, nel momento in cui il meccanismo si inceppa. Può avere effetti disastrosi sull’umanità, ma qualcuno può decidere di svelare quella parte interna e nascosta dalla sua immagine e i possibili punti deboli. Si potrebbe pensare agli hacker odierni, sempre di linguaggio si tratta. Nei testi dadaisti si può affermare una cosa e rivelare che si sta mentendo, poi affermare il contrario e confessare che si sta mentendo comunque… Far sembrare verosimili cose impossibili, banali cose a noi inconcepibili e assurde cose credute normali.

E non si pensi che siano giochi linguistici estranei alla vita, al contrario “la vita è solo un gioco di parole”288 e la vita di alcuni dadaisti lo dimostra.

Nel documento Dada in Italia. Un'invasione mancata (pagine 102-106)