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4 Evoluzione dei sistemi politic

Faccio una breve panoramica sull'evoluzione dei sistemi politici per cercare alla fine di ipotizzare a quale di questi avesse pensato Moneta.

Hobbes credeva che gli uomini uscissero dallo stato di natura perché era lo stato di guerra di tutti contro tutti, in cui ognuno poteva uccidere gli altri e non c'erano leggi. Gli uomini decidono di formare una società rinunciando alla loro libertà in favore di un monarca assoluto che ha il solo dovere di garantire loro il diritto alla vita. Non possono più uccidersi liberamente ma il sovrano può farli uccidere attraverso la pena di morte. Il modello di Stato di Hobbes è troppo riduttivo, è un primo passo oltre l'anarchia dello stato di natura.

Locke garantiva dei diritti fondamentali che secondo lui esistevano già nello stato di natura, li chiama legge di natura e sono il diritto alla vita, alla salute, alla libertà e alla proprietà. Lo stato di natura non è per forza uno stato di guerra ma si decide di abbandonarlo perché potrebbe diventarlo, nel caso in cui qualcuno ricorra alla forza per ottenere ciò che la norma naturale vieterebbe. Nella società i cittadini hanno garantiti i diritti fondamentali che avevano già nello stato di natura, ma non quello di farsi giustizia da sé.

“La libertà dell'uomo nella società consiste nel non sottostare ad altro potere legislativo che a quello stabilito per consenso, né al dominio di altra volontà o alla limitazione di altra legge da quella che questo potere legislativo stabilirà conformemente alla fiducia riposta in lui”161.

Rousseau con l'opera Du Contrat social del 1762 mostra che la sovranità popolare è la sola fonte legittima del potere e che l'unico contratto accettabile è un contratto che assicuri a tutti libertà e uguaglianza e che impegni ciascuno a rispettare la volontà generale, cioè le leggi che servono gli interessi di tutti. In effetti, l'individuo isolato non può garantirsi la sua libertà: il contratto sociale traspone la sua libertà naturale in seno alla società e la trasforma in libertà morale e politica. Fino a quel momento, constata Rousseau, ogni sovrano ha fatto al suo popolo il seguente discorso:

“Faccio con te una convenzione tutta a carico tuo e tutta a profitto mio, che osserverò finché vorrò, e che tu osserverai finché io vorrò”162.

Al contrario, per Rousseau, il governo che esercita il potere esecutivo deve essere un semplice intermediario tra il popolo e la volontà generale. La miglior soluzione è quindi un'aristocrazia elettiva dove un piccolo numero di persone scelte per la loro saggezza governano la moltitudine. Du Contrat social avrà un'influenza considerevole sull'evoluzione del pensiero e sugli avvenimenti politici della fine del XVIII secolo. Contrariamente agli altri filosofi, Rousseau non si limita a proporre delle riforme a partire dalla situazione reale; definisce un regime ideale, fondato sui principi di libertà e uguaglianza sociale. Du Contrat social ha il merito di introdurre il concetto di volontà generale, un'assemblea di cittadini che rinunciano a far prevalere i loro interessi particolari in nome del bene comune. E' un modello di democrazia diretta, pensato per piccole comunità, come poteva essere la Ginevra di Rousseau.

Kant parla di contratto originario su cui deve fondarsi la costituzione, un contratto in cui ogni uomo decide di entrare nella società rinunciando a parte della sua libertà a condizione che ogni altro uomo faccia lo stesso. In una repubblica tutti i cittadini eleggono i propri rappresentanti che non hanno il potere assoluto dei sovrani ma ne hanno solo una parte, dato che vige la separazione dei poteri. Quali sono le caratteristiche della repubblica? Prima di tutto la libertà: la libertà intesa però come coincidente con la legge, quindi non la libertà sfrenata dello stato di natura, ma la libertà di leggi accettate razionalmente. Questa libertà si traduce in uguaglianza: le leggi sono un fatto razionale, valgono in maniera uguale per tutti, quindi la repubblica è contraddistinta da libertà e uguaglianza, uguaglianza del cittadino di fronte alla legge. Da ciò che ha scritto Moneta nell'articolo citato sembra che tra gli Stati viga ancora lo stato di natura descritto da Hobbes, quello del bellum omnium contra omnes. Come far sottoscrivere un contratto agli Stati? Per gli uomini è semplice voler uscire dallo stato di natura, perché è l'istinto di sopravvivenza che li spinge a farlo. Per gli Stati è più complesso, perché credono di poter sopravvivere alle guerre anche se muoiono i soldati. Un altro aspetto del problema è: chi partecipa a una guerra crede di vincerla il suo esito spesso è imprevedibile, perché non basta avere un esercito più numeroso e meglio

162Jean Jacques Rousseau, Du contrat social, 1762, tradotto da Jole Bertolazzi e Andrea Marchilu, Ed.

addestrato. Gli Stati si fanno guerra perché spesso sono convinti della propria superiorità morale, credono di aiutare i vinti ad evolvere verso la civiltà. Questo vale soprattutto per le guerre coloniali, in cui gli europei si facevano carico del fardello dell'uomo bianco e credevano di aiutare gli indigeni portando loro il cristianesimo e le istituzioni europee. Anche se oggi abbiamo organismi sovranazionali, continuiamo comunque a farci la guerra; di solito ci sono sanzioni per chi la inizia, ma non è sempre così perché se l'aggressore è membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU spesso non viene sanzionato. Purtroppo gli Stati non hanno tutti lo stesso peso e lo stesso potere a livello internazionale ed è difficile che chi ne ha di più ne ceda.