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3 La guerra italo-turca e l'intervento militare europeo in Cina

Anche per quanto riguarda l'imperialismo la posizione di Moneta non sembrerebbe pacifista perché egli affermò nel 1911:

“L'Italia, impossessandosi di quel lembo di terra africana che prospetta la Sicilia, toglie per sempre il pericolo non del tutto immaginario che in un avvenire prossimo o lontano un'altra potenza potesse impossessarsene. Il mio voto ardente è che la guerra sia breve e le vittime poche; il pericolo gravissimo per tutta l'Europa è che la guerra non rimanga più circoscritta, ma divampi prima nei Balcani, indi nel resto del continente. Io e miei amici ci siano associati al movimento quasi unanime del paese perché tra l'altro

ritenevamo per fermo che la pace europea da tale impresa sarebbe uscita rafforzata. Noi distinguiamo fra pace con popoli civili e pace con gente barbara e semibarbara. E' legge fatale la loro sottomissione ai popoli civili”.

Sono così diversi i turchi descritti da Moneta come incivili rispetto agli italiani? Di certo ci sono delle similitudini. Ci sono analogie tra l'irredentismo e la storia dei Balcani dalla seconda metà del secolo XIX fino al 1914: è essenzialmente la storia della lotta, infine coronata da successo, per l'indipendenza.

Il congresso di Berlino del 1878 aveva sanzionato la definitiva abolizione di tutti i legami di servitù ancora esistenti da parte di Serbia e Romania nei confronti della Sublime Porta e riconosciuto la piccola e non ancora del tutto indipendente Bulgaria, che avrà la piena indipendenza solo nel 1908.

Nonostante le perdite del 1878 (quando la Sublime Porta riconobbe di fatto l'autonomia bulgara e fece altre concessioni a Grecia, Serbia, Montenegro, Austria-Ungheria), i territori turchi in Europa si estendevano ancora fino all'Adriatico. Erano tutti in potenza territori irredenti, soggetti alle pretese, talora sovrapposte, dei vari popoli balcanici, mentre le isole Egee erano abitate soprattutto da greci. Non vogliamo addentrarci nella politica dei vari regni balcanici, i quali avevano tutti formalmente regimi costituzionali, ma in realtà erano sovente preda di instabilità e disordini. Il lungo periodo di soggezione al governo turco aveva lasciato una duplice eredità di forte desiderio d'indipendenza e di debole rispetto per ordinati metodi di governo; i metodi turchi, in guerra e in pace, vennero in larga misura ereditati dai popoli balcanici liberati. Al tempo stesso, i successi raggiunti sulla via dell'indipendenza fecero prevalere sul comune obiettivo antiturco le varie reciproche liti. Tali condizioni, unite agli interessi rivali delle potenze, dell'una o dell'altra delle quali gli Stati balcanici erano clienti, rendono le vicende di questo periodo assai complicate, edizione su scala ridotta del più vasto quadro europeo. Il fatto che la Turchia fosse coinvolta in una guerra sfortunata con l'Italia nel 1911-12 in Libia, spinse i popoli balcanici a profittare delle difficoltà ottomane. L'accantonamento momentaneo delle loro rivalità, con l'alleanza balcanica del 1912, era ciò che mancava affinché la situazione precipitasse e scoppiasse in ottobre la guerra.

Le guerre balcaniche del 1912-13 furono un avvenimento importante nella vita politica dell'Europa. I turchi ne uscirono ovunque malconci. Con il Trattato di Londra del 30 maggio 1913, essi cedevano tutti i loro possedimenti nei Balcani, tranne la zona europea degli stretti (Bosforo che ancora possedevano, essendo abitata da popolazione in

prevalenza turca).

Agli alleati balcanici non fu concesso di rendere effettivi i loro precedenti accordi sulla divisione delle spoglie: le potenze interferirono per motivi loro propri e misero gli alleati l'uno contro l'altro. La Bulgaria ne sopportò le conseguenze più gravi. Un altro risultato delle decisioni delle grandi potenze fu la creazione del nuovo Stato di Albania. Ciò fu per certi aspetti giusto, emergendo da una guerra in cui il nazionalismo era stato un fattore importante, e gli albanesi erano un gruppo etnico distinto. Altra cosa era la possibilità di sopravvivere dello Stato albanese, con 1 milione di abitanti divisi tra greci ortodossi, musulmani e cattolici, e in condizioni non paragonabili a quelle del resto dell'Europa. Il principe tedesco di Wied venne designato a governare l'Albania, ma per lo scoppio della guerra nell'agosto del 14 non entrò in carica.

La facilità con cui i turchi furono sconfitti sorprese. Avevano dovuto contendere con disordini scoppiati in Albania, Armenia ed Arabia, che affrontarono brutalmente. Nonostante le norme introdotte nella costituzione del 1909, il sultano sciolse il parlamento nel 1912 usando la forza. Il suo tentativo di governare contro i desideri dei più radicali Giovani Turchi, indusse costoro a un colpo di Stato nel gennaio del 13, dopo la sconfitta iniziale della prima guerra balcanica.

Da ciò che ho riportato sinteticamente emerge che le lotte per l'indipendenza e l'autodeterminazione dei popoli coinvolgevano anche i Balcani e il patriottismo di Moneta può essere paragonato a quello dei leader di quella regione.

Da ciò che ha scritto Moneta emerge la sua preoccupazione per una guerra europea, la stessa che avevano già gli antichi greci che distinguevano tra guerre tra greci e guerre contro i barbari. Nelle guerre tra greci esistevano delle regole perché c'era interesse a ristabilire la pace, in quelle quelle contro i barbari no perché venivano considerati incivili e per questo non erano trattati con umanità.

Per le guerre moderne questa distinzione secondo me vale solo in parte perché, anche se dopo la pace di Westfalia esiste in un certo senso un ordine internazionale europeo, gli eserciti europei non si sono combattuti con umanità. Va precisato che fuori dall'Europa hanno applicato lo stesso ragionamento che i greci applicavano ai barbari ma, anche se c'era una differenza ideologica, la brutalità è stata applicata sia all'interno che all'esterno del Vecchio continente.

Oggi può sembrare strano che un pacifista sia un patriota convinto, probabilmente perché intendiamo la pace come un valore universale che trascende i vari nazionalismi, però non deve stupire troppo il patriottismo di Moneta che viveva in un'epoca in cui era

forte in tutta Europa il desiderio dei popoli oppressi di raggiungere l'indipendenza e lui faceva parte di questi oppressi, dato che era milanese e che il Lombardo -Veneto era governato dagli austriaci. Moneta era sicuramente influenzato dall'idea romantica di nazione, formata da un popolo che parlava la stessa lingua, viveva nello stesso territorio, professava la stessa religione, aveva le stesse radici culturali e le stesse tradizioni.

Del risorgimento Moneta ha scritto:

“ Mettere d'accordo i diritti della personalità umana con quelli della comunità, gli interessi del proprio paese con quelli della grande società del genere umano, promuovere in tutte le occasioni la libertà, la giustizia, la pace in pro di tutti, fu il pensiero costante, lo scopo supremo dell'apostolato dei maggiori precursori e cooperatori del politico nostro risorgimento. Queste idee e questi principi sono pur quelli che, più o meno scientemente, sentono gli uomini buoni e di sano intelletto che trovansi in ogni parte del mondo. E' per difenderli e trasfonderli nella coscienza delle masse, è perché diventino col tempo base e norma della politica degli Stati, che si son costituite negli ultimi trent'anni tante Società per la Pace”157.

E' collegata alla patria un'altra idea cardine del pensiero di Moneta, quella dell'autodeterminazione dei popoli che può essere raggiunta con la lotta per l'indipendenza dei popoli oppressi e con i buoni rapporti tra i Paesi europei. E' come se per lui si potesse combattere per creare il proprio Stato-nazione ma, una volta raggiunto, gli Stati indipendenti e sovrani dovessero usare solo il diritto per dirimere le loro controversie. La sua idea di autodeterminazione è un po' diversa dalla nostra perché oggi se ne parla soprattutto per quanto riguarda le minoranze etniche minacciate nei Paesi in via di sviluppo che non possono vivere secondo le loro tradizioni. L'autodeterminazione per Moneta riguarda solo le genti civili, cioè l'Europa, gli Stati Uniti e pochi altri perché secondo lui i popoli barbari e semibarbari vanno sottomessi. Non so esattamente se intendesse civilizzarli per farli evolvere, è plausibile data l'epoca in cui viveva. Riporto parte di un discorso scritto da Moneta:

“Le Società per la Pace è vero, non avevano protestato contro il proposito delle principali potenze di una concorde spedizione militare in Cina. E perché dovevano protestare? Si trattava di difendere le delegazioni da certissimo non lontano eccidio; si

trattava di difendere e preservare la vita e le proprietà di tutti gli stranieri stabiliti nelle città marittime e nell'interno della Cina; si trattava di mettere fine a una rivolta che aveva già costato molte vittime innocenti, rivolta che il governo cinese non sapendo più domare favoriva palesemente; si trattava infine di difendere la causa della civiltà moderna in quel vasto impero, mandandone libere le vie, e altre aprendone al commercio mondiale. Non solo non avevano protestato, ma avevano anche veduto con soddisfazione nell'azione comune delle principali potenze in Cina, e nella nomina di un unico capo delle truppe delle varie nazioni, un altro avviamento verso quella federazione, prima europea, poi universale, che metterà fine alla rovinosa anarchia degli Stati, causa ognora di odiose rivalità e di guerre nazionali. Ma nel medesimo tempo le Società per la Pace e i loro giornali non nascosero le responsabilità che parecchie delle potenze europee avevano avuto nella sollevazione del sentimento popolare cinese contro l'elemento straniero... I cinesi non sono selvaggi; sono un popolo civile, industrioso, dotato di meravigliose attitudini commerciali e il trattamento ingiurioso che si volle infliggere loro fa la causa del movimento nazionalista dei boxers”158.

Moneta vede di buon occhio l'intervento militare europeo in Cina che farà finire l'anarchia degli Stati, causa di guerre nazionali. Un organismo sovranazionale può essere un deterrente alla guerra tra Stati, ma invadere la Cina per fare un'operazione militare comune che porti alla nascita di questa federazione non mi sembra il metodo più adatto. Alla nascita di organismi internazionali si perviene con i congressi pacifisti, i dibattiti della società civile, il dialogo istituzionale, non con l'aggressione della Cina. Nell'articolo citato i cinesi sono definiti un popolo civile, ma non la pensava così buona parte dell'opinione pubblica europea. Il luogotenente tedesco Krohn ha rilasciato la seguente intervista al “Frankfurter Zeitung”:

“E' impossibile far prigionieri i cinesi; essi non sono ancora abbastanza inciviliti. Noi siamo stati costretti a finire tutti i feriti cinesi con la baionetta, non potevamo curarci di loro, ed anche per sicurezza, poiché finché un cinese ha un fil di vita cerca di nuocere al bianco”159.

A proposito della pace tra i Paesi europei Moneta ha scritto nello stesso articolo:

158La Vita internazionale, 20 novembre 1900 159Ibidem

“Coloro i quali l'opera della nostra società, intesa ad affrettare l'avvento della vera pace nel mondo, cominciando con quella dell'Europa, e a sostituire alla violenza forme giuridiche nella soluzione dei conflitti, internazionali e sociali, credono buona ed utile, hanno il dovere di sostenerla con tutti i modi. Vengono a noi; ci aiutano a fatti non con voti sterili, accrescendo il numero dei nostri soci, e allora sorretti da novelle energie, noi potremo dare maggiore estensione alla nostra propaganda, e portare nella opinione pubblica tanta forza da indurre governi e popoli a non più violare, nelle relazioni internazionali, quelle norme di giustizia elementare, di rispetto alla vita e alla roba altrui, che sono sanzionati dai Codici d'ogni nazione nei rapporti dei singoli, anche se non sono della stessa patria... Io mi rivolgo agli onesti di ogni classe ed ogni fede religiosa e politica; se essi vorranno, il giorno non sarà lontano in cui l'uomo non alzerà più l'arma omicida contro un altro uomo, e nella società e tra i popoli non vi saranno altre lotte che quelle intellettuali ed economiche, per la maggiore prosperità comune”160.

In questo passo credo ci siano due aspetti importanti. Il primo è sostituire alla violenza forme giuridiche nella soluzione dei conflitti. Le società pacifiste si occupavano spesso di arbitrato internazionale e credevano che esso potesse dirimere qualsiasi controversia, almeno tra le nazioni civili. Però un problema del diritto internazionale era, e in parte è ancora oggi, che gli Stati devono cedere parte della loro sovranità a organismi sovranazionali. Essendo così forte il nazionalismo era improbabile che gli Stati rinunciassero a parte della loro sovranità, preferivano allearsi tra loro per fronteggiare eventuali aggressioni da parte di terzi. Molti Paesi europei erano monarchie costituzionali e il suffragio non era così ampio, oltre ad essere solo maschile. Questi elementi spiegano perché fosse facile andare in guerra, dato che lo decidevano in pochi che spesso erano militaristi convinti. Un caso emblematico di questa visione dello Stato è la Prussia che era fortemente militarizzata e che anche grazie a questo riunirà sotto di sé la Germania. Tra i suoi valori fondanti c'è il popolo, inteso come comunità che ha lo stesso sangue, parla la stessa lingua, crede negli stessi miti ancestrali e si sente discendente di valorosi guerrieri. Tutti questi aspetti sono stati ripresi dal romanticismo tedesco che ha influenzato molto la cultura ottocentesca.

Il secondo aspetto importante è il passaggio dal rispetto della vita e della roba altrui, che si deve ai singoli negli Stati, a un rispetto simile sul piano internazionale.