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1.3 Evoluzione storica e socio-culturale dell’area del quartiere El Pozon

Il quartiere El Pozòn rappresenta attualmente una delle zone della città di Cartagena De Indias che manifesta situazioni più forti di difficoltà, disagio e disuguaglianza sociale. La stessa università della città, nella facoltà di scienze sociali ed educazione ha affrontato questo tema analizzando dall’interno la situazione. La società del quartiere appartiene alla famiglia dei “Despalzados”, ovvero degli sfollati dalla campagne di etnie mistificate che oggi si sono stabiliti nei pressi della

prima periferia cittadina alle spalle della città [14]. La popolazione

appartiene a diversi ceti sociali e presenta situazioni individuali del tutto differenti. Il quartiere presenta però alcuni problemi e difficoltà comuni a tutti, secondo processi di emergenza legati al clima, alla topografia del territorio ed alla gestione delle risorse, prendendo in considerazione la mancanza a volte totale dei servizi di prima necessità. La ricerca affrontata dall’università descrive i processi di nascita e sviluppo del territorio in modo da comprendere attraverso quali dinamiche la progettazione può orientarsi. Partendo da una condizione di insediamento informale con forte sentimento di appropriazione legato all’abitazione, si cercano di definire le linee guida nel campo sociale per affrontare il cambiamento da situazione a rischio, in linea con l’integrazione legale del quartiere nel tessuto cittadino.

El Pozòn è situato nella zona sud-orientale della città di Cartagena De Indias; al giorno d’oggi è uno dei quartieri più vasti e densamente popolati della città ed arriva a superare le 40.000 persone. Ai suoi inizi si presentava come insediamento semi-rurale senza legame con il centro cittadino e talvolta senza connessioni di servizi con la rete

pubblica [15]. La nascita di El Pozòn avvenne principalmente per motivi

di sfollamento dalla città, purtroppo in condizioni di violenza e povertà rurale.

Verso la fine degli anni 60’, circa 57 contadini di Bolívar, Córdoba e Sucre, presero alcune delle terre vicino alla “Ciénaga de la Virgen”, baia

[14] [15] maria jose llorente jimenez

“informe deinvestigacion el pozon,

un acercamiento a los procesos de surgimiento y apropriacion del territorio desde las voces de sus actores como estrategia de reconocimiento de las narrativas locales; estudio de caso: barrio el pozon, sector primero de mayo de la ciudad de cartagena de indias”, facultad de ciencias

31 naturale interna alla città per coltivare il riso, ed il 4 febbraio del 1969 venne ufficialmente fondato il quartiere.

Tra le molte ragioni principali dell’arrivo dei primi coloni nel quartiere, ci fù il fenomeno dello sfollamento legato alla violenza che il popolo Colombiano stava subendo nella seconda metà del XX secolo. Le cause principali di queste violenze sono state ritrovate in posizioni politiche che hanno portato alla mancanza di sostegno da parte del governo centrale verso i contadini e l’impotenza delle autorità locali, regionali e governative, nel gestire con sicurezza la situazione nella campagna Colombiana. Le guerre interne poi tra l’esercito e la guerriglia hanno costretto molti dei contadini a lasciare le loro terre native e spostarsi nella città, poiché il “campo” era diventato la scena principale di queste lotte. Una delle conseguenze della violenza e dello sfollamento degli indigeni è la perdita di terra per molte famiglie contadine ed il conseguente spostamento in ambienti totalmente estranei a loro per sopravvivere.

Un altra causa legata a questa condizione risulta essere la corruzione amministrativa, la quale ostacola il progresso del paese in termini di occupazione, istruzione, alloggio, salute e ricreazione, ed ha costretto la popolazione dei dipartimenti della costa atlantica a trasferirsi nelle città come Cartagena De Indias, Barranquilla e Santa Marta.

Ma come hanno fatto questi contadini a raggiungere il Pozón? 

Per rispondere a questa domanda dobbiamo prendere in considerazione la necessità di una casa ed un proprio lotto libero per coltivare, l’indipendenza della famiglia ed il bisogno di stabilità in un luogo fisso. La condizione di povertà in molti casi non permetteva un affitto e più in generale i problemi erano legati alla sofferenza dei contadini in mobilità, rispetto alle risposte che questi nuovi coloni stavano cercando vicino alla città. Questo fenomeno di migrazione massiva iniziò a generare zone come quella di El Pozon.

A Cartagena, il fenomeno della migrazione interna, chiamato “inter-vicinato”, continua ancora oggi ed è un fenomeno che apre molte possibilità all’analisi ed allo studio di come i raggruppamenti

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architettonici instaurino diversi meccanismi di sopravvivenza. Questi stessi meccanismi, sempre in evoluzione, generano mistificazione urbana e portano alle condizioni per instaurare insediamenti informali. Da un’ altra prospettiva si può dire che il fenomeno della migrazione inter-vicinato è condizionato da diversi fattori legati al ruolo della famiglia nella tradizione e alla necessità di spazio sempre maggiore; queste condizioni, valutate in altri contesti nel mondo, spesso portano ad una gestione soggettiva e disordinata dello spazio con conseguente

problema di sovraffollamento [16].

La topografia del territorio inoltre non ha migliorato le condizioni del quartiere; i terreni infatti sono bassi ed in molti casi pianeggianti e presentano un basso dislivello, sono impregnati d’acqua e fangosi; per questo motivo sono stati chiamati “Pozón”. A causa delle frequenti alluvioni e al ristagno delle acque, i primi residenti si misero alla ricerca di una migliore qualità della vita, trasferendosi nel lembo di terra più vicino alla strada che porta alla città a quello che oggi viene chiamato il “Settore Centrale”; in questo territorio più staccato dalla baia, costruirono le prime case e formalmente iniziarono a gettare le basi del quartiere. 

Tra il 1970 e il 1976, il territorio cominciò ad essere organizzato grazie al governo locale e alla amministrazione di Álvaro Escallón Villa, che per risoluzione dell’incorporazione N. 001571 dell’8 luglio 1977 del codice terreni, legalizzava la terra, riconoscendo così i primi residenti. Il 25 ottobre 1993, furono venduti parte dei terreni ancora illegali nel quartiere per un numero pari a 106 ettari, in favore di “Cor-vivienda”, un associazione ancora oggi attiva che censisce gli immobili ed i proprietari terrieri. Iniziava così il processo di legalizzazione dei terreni che oggi corrispondono a settori chiamati “Central”, “Ciudadela”, “La Paz”, “1 ° Maggio”, ecc., Ad oggi il processo di legalizzazione della terra ed il censimemto della medesima è ancora una sfida in questo quartiere poichè quasi il 35% dei terreni non sono ancora legalizzati. Gli stessi assi di comunicazione interni, ed alcune volte esterni, presentano ancora

condizioni di dissesto e non- curanza [17]. Nel 2012 il quartiere conteneva

[16] https://barriosdelcaribe.wordpress. com/2012/12/04/el-pozon-entre-fan- go-y-pavimento/ [17] https://barriosdelcaribe.wordpress. com/2012/12/04/el-pozon-entre- fango-y-pavimento/

33 circa 41.068 abitanti, distribuiti in 33 settori che oggi compongono la sua divisione politica. Oggi si stima un incremento di circa 15-20% considerando alcune nascite attualemnte non censite.

Il quartiere di El Pozón rimane oggi in continua espansione, da sud a nord lungo la strada principale, unica strada asfaltata.  Dalla zona consolidata precedentemente sino a sud, gli effetti delle inondazioni dalla Cienaga de la Virgen sono sempre più forti a causa della topografia del luogo. Il quartiere è caratterizzato da alti tassi di popolazione sfollata proveniente da molte parti del mondo e la criminalità è alta, così come i livelli di povertà legati ai bisogni primari; anche le istituzioni educative esistenti e le cooperazioni di quartiere sono presenti sul territorio ma non riscuotono grande successo a causa della necessità di lavoro anche nelle fasce più giovani; per esempio alcuni dei bambini incontrati durante il sopralluogo presentavano un età approssimativa vicino ai 6

anni e stavano lavorando alla propria abitazione [18].

Gli abitanti stessi risentono di questa condizione attuale di bassa istruzione e condizioni di lavoro infantile. Alcuni progetti prevedono l’inserimento delle comunità a disagio nella partecipazione attiva per la riqualificazione socio-culturale e produttiva, dove, soprattutto nella fascia più giovane, si prevedono dei laboratori didattici pratici che mettano in comunicazione il lavoro e l’istruzione. Uno di questi progetti si chiama “World Vision”, fondato nel 1986 in appoggio alle comunità in emergenza abitativa, applicato nei luoghi dove il tasso di istruzione è più basso. Questo progetto forniva aiuto nell’educazione, nel miglioramento della condizione abitativa e nella salute. In questo gruppo facevano parte anche famiglie intere con diverse madri lavoratrici in diversi ambiti capaci di insegnare e diffondere la loro competenza.

Nel 1981, con l’aiuto dell’ex governatore di Bolivar Alvaro Escallon Villa, il quartiere ricevette in parte l’allacciamento all’elettricità e all’acqua corrente, e nel 1986 Manuel Domingo Rojas portò la luce nella maggioranza delle case presenti nel quartiere. Il sistema di raccolta delle acqua reflue invece ancora oggi non è diffuso in tutto il territorio

[18] http://barrioelpozon.blogspot.com.

co/2008/07/fundamentos-historicos- de-el-pozn.html

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costruito e diverse abitazioni non ne sono fornite. Nel 2011 il quartiere ha subito una delle inondazioni più intense nella sua storia e dopo questo disastro è stato creata una cooperativa che ha svolto un ruolo di pressione nei confronti della città di Cartagena De Indias per un miglioramento delle condizioni legate a questo fenomeno che si verifica due volte l’anno. Grazie a queste continue sollecitazioni, qualche anno dopo è stato creato il canale “Chiamaria dos” che oggi impedisce a una parte del quartiere di essere inondata durante i periodi di piena. “Dopo l’inondazione, racconta un abitante del quartiere, quasi tutto era distrutto e le strade avevano acqua fino sopra alle porte di ingresso in alcuni punti. Credo che quello che non ti uccide ti renda più forte! Per questo oggi abito ancora quì, perchè è il posto in cui sono nato e sarà il posto in cui morirò; per quante alluvioni possano venire la casa l ho

costruita con le mie mani e potrei rifarla altre mille volte”[19].

La costituzione politica della Colombia, nel suo articolo 51 afferma: “ Tutti i Colombiani hanno il diritto ad un alloggio dignitoso. Lo stato stabilirà le condizioni necessarie per rendere questo diritto efficace e promuoverà piani di interesse sociale, sistemi adeguati di finanziamento a lungo termine e forme associative di esecuzione di questi programmi abitativi”. Per tanto tutti i Colombiani hanno diritto ad accedere ad una casa in condizioni dignitose.

Il sentimento di impegno che identifica gli abitanti del Pozòn, rivela un carattere positivo e unito nell’insieme. Le persone del vicinato spesso sono disponibili ad aiutare e molti lavorano in modo costante per migliorare le condizioni generali, non solamente nella propria abitazione. Questo grande senso di appropriazione che lega le persone del quartiere alla terra in cui sono nate, fa si che si sviluppino meccanismi per i quali molti costruiscano marciapiedi per la collettività , sistemino parchi e aree verdi [20].

Il senso di appropriazione legato ad una terra o a un’abitazione nasce da fattori e da condizioni non sempre dipendenti dall’acquisto o dalla proprietà, nel possesso o dall’acquisizione volontaria. Talvolta può svilupparsi nelle persone tramite una sensazione correlata alla

[19] maria jose llorente jimenez

“informe deinvestigacion el pozon,

un acercamiento a los procesos de surgimiento y apropriacion del territorio desde las voces de sus actores como estrategia de reconocimiento de las narrativas locales; estudio de caso: barrio el pozon, sector primero de mayo de la ciudad de cartagena de indias”, facultad de ciencias

sociales y educaciòn,ano 2014

[20] http://barrioelpozon.blogspot.com.

co/2008/07/fundamentos-histori- cos-de-el-pozn.html

35 costruzione stessa, alla materialità della casa. Guardando questa situazione e questa condizione sociale da un punto di vista più ampio, si potrebbe considerare anche un aspetto legato alla diversità intrinseca delle abitazioni, riconoscere perciò nell’unicità dell’elemento architettonico un senso di identificazione personale. Questo concetto, emerso durante un momento di riunione e confronto di un Workshop a Bogotà con il professor Carlos Hernandez Correa, viene correlato alla proprietà, ovvero al possesso materiale dell’oggetto. Da questa definizione sono stati considerati diversi aspetti: la capacità e la necessità di identificare inequivocabilmente il possesso di un bene ed attribuirlo al suo possessore che, nel caso specifico di un’abitazione, sta nell’identificare i confini entro i quali questa diventa di appartenenza privata ed i limiti oltre il quale diventa spazio comune e pubblico; un secondo ragionamento si collega invece al possesso dell’abitazione dal punto di vista del possessore , definendo quali siano le caratteristiche più influenti per poter rafforzare questo concetto abitazione-abitante. Come aspetto maggiormente significativo per il rafforzamento di tale rapporto, l’auto-costruzione o costruzione partecipata è stata definita come punto cruciale e motivo di sviluppo ed approfondimento. Questa metodologia di progettazione e costruzione in sito, diventa così il fulcro attorno al quale l’utente può creare e personalizzare la propria abitazione e interagire costruttivamente nella sua realizzazione. Tale metodo, nei paesi più poveri e nelle condizioni più sfavorevoli, abbassa ed in alcuni casi toglie, il costo della manodopera. Questa metodologia però presenta alcune problematiche, come la necessità di conoscenza e cultura nella costruzione, capacità legate a una figura professionale che, tramite la sua esperienza, possa fornire un contributo tecnico.

Nello stesso anno dell’inondazione, il sindaco di Cartagena De Indias, aveva provveduto alla risistemazione parziale del quartiere con fondi pubblici e impiegato altre risorse per migliorare il sistema di censimento fino ad un risultato di 130 nuove abitazioni legali nel quartiere e altrettanti titoli per la coltivazione e l’uso del suolo [21].

La maggior parte delle persone incontrate e intervistate concordano

[21] maria jose llorente jimenez

“informe deinvestigacion el pozon,

un acercamiento a los procesos de surgimiento y apropriacion del territorio desde las voces de sus actores como estrategia de reconocimiento de las narrativas locales; estudio de caso: barrio el pozon, sector primero de mayo de la ciudad de cartagena de indias”, facultad de ciencias

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sul fatto che, nonostante tutti i problemi attuali del quartiere, ci sia un desiderio da parte degli abitanti a migliorare la condizione sociale e urbana ma mantenendo le abitazioni auto-costruite, poichè parte della loro vita. In una città come Cartagena De Indias, dove molti quartieri vivono in condizioni di povertà, si sono sviluppate memorie e legami che hanno condotto alla formazione di comunità quasi autonome secondo insediamenti informali. L’imprevedibilità dello sviluppo degli insediamenti deve essere punto di partenza, la chiave attaverso il quale ripensare all’architettura. Il ruolo della stessa, calato in queste condizioni, nasce da un analisi sociale molto precisa, da uno studio dentro alla società che lo abita per capirne le condizioni ma soprattutto le radici; la consapevolezza sociale arriva poi a tradursi così in tecnica.

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“Cartagena de Indias [1.3] è una città della Colombia, situata sulla costa

Nord del paese. È la capitale del dipartimento di Bolívar, regione posizionata a nord dello stato, e conta 895.400 abitanti (censimento 2005), sesta città Colombiana per popolazione.

Cartagena De Indias è una delle principali destinazioni turistiche della Colombia ed una delle più frequentate della regione caraibica, grazie

Colombia

[1.3] inquadramento della

colombia, della regione Bolivar e di cartagena de indias