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1. Il concetto di working class nell’analisi della Global labour history

2.2. Le reti famigliari dei portual

Le famiglie dei portuali hanno assunto un ruolo importante nella trasmissione delle competenze e nell’avviamento al lavoro dei portuali; inoltre esse sono state attrici rilevanti nelle fasi di conflitto sociale. Per questo motivo esse sono un oggetto di studio utile per definire le forme del governo dei portuali.

Nella storiografia mondiale sui lavoratori portuali, lo studio della relazione fra famiglie e portuali si è sviluppato attorno a tre ambiti di studio: a) lo sforzo di controllare il mercato del lavoro; b) trasmissione delle competenze lavorative tra lavoratori esperti/anziani e giovani apprendisti, fino al dispiegamento del nuovo governo della forza lavoro per via dell’introduzione del container; c) appoggio materiale dei lavoratori durante le fasi conflittuali e degli scioperi.

Secondo Marcel Van der Linden lo studio delle relazioni industriali si è occupato prevalentemente della relazione del lavoratore con le imprese e le autorità pubbliche. Nell’approccio teorico della Global Labour History le dinamiche di genere giocano,

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invece, un ruolo importante nella relazione fra i lavoratori e le famiglie135. Lo storico olandese muove una critica allo schema classico dello studio del lavoro, che ha dedicato scarse energie per indagare la “riproduzione e la cura” dei lavoratori136

. In altre parole, il lavoratore non può solamente esser studiato come un individuo in relazione al datore di lavoro e i colleghi, ma si deve sottolineare che le sue strategie di ricerca del lavoro e resistenza sono influenzate direttamente dalle reti familiari in cui è inserito137. In merito alle fasi di sciopero, M. van der Linden sostiene che lo studio del conflitto sul luogo di lavoro deve tener conto del peso della componente dei generi nell’atteggiamento degli scioperanti. Inoltre, durante la fase di astensione dal lavoro gli scioperanti devono avere la capacità di sostentarsi senza percepire la retribuzione, per cui l’indagine delle relazioni familiari e ci mostra aspetti essenziali della valenza mutualistica in determinati periodi conflittuali138. Lo storico olandese conduce diversi esempi in cui le donne hanno aiutato i mariti durante gli scioperi, sul piano sia materiale e sia morale139. Colin J. Davis ha mostrato come nel porto londinese “il reclutamento attraverso le reti famigliari è stato prevalente dagli anni quaranta (…). In particolare i portuali irlandesi cooptavano i propri figli, per determinare una continuità nel controllo del mercato del lavoro da parte della componente irlandese. The National Dock Labour Board riporta che dal 1947 al 1949 dei 6.425 nuovi reclutati 3.369 erano figli di portuali”140. Secondo l’analisi di Davis la gerarchia lavorativa era connessa con le famiglie di origine e determinati gruppi potevano alimentare il proprio controllo del processo lavorativo. Chi non poteva contare su legami familiari o sociali era condotto a intraprendere un percorso formativo più lungo e duro per accedere alla medesima posizione lavorativa141. Sempre sul caso londinese, Stephen Hill ha mostrato come il reclutamento dei portuali seguisse due dinamiche: quello formale, determinato dalle norme nazionali, e quello informale, qualificato dalle relazioni amicali e familiari142,

135

Marcel van der Linden, Workers of the world, op. cit., p. 6.

136 Ibidem, p. 28. 137 Ibidem, p. 37. 138 Ibidem, p. 194. 139

Ibidem, p. 195 e p. 203.

140Colin Davis, Waterfront Revolts, op. cit., pp. 12-13 e 17.

141 C. J. Davis, Formation and reproduction of dockers, as an occupational group, in Sam Davies, Dock

Workers, op. cit.

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quest’ultimo era connesso con la dimensione religiosa contemplava diverse forme di nepotismo. Le famiglie, secondo la ricerca di Hill, erano uno strumento di supervisione indiretta, per cui nella pratica quotidiana i capisquadra si rivolgevano alle reti familiari, poiché alcuni nuclei famigliari si qualificavano “come produttori di bravi lavoratori”143

. Anche Dossal Panjwani ha sostenuto l’importanza dello studio delle interazioni fra luogo di lavoro e ambiente casalingo144. Le differenti comunità etniche (irlandese, afro- americana, italiana e tedesca), agivano sulle reti sociali per provocare “un conflitto strisciante e talvolta violento” per il controllo del mercato del lavoro e per la collocazione all’interno della gerarchia lavorativa. Nelson ha mostrato come tale situazione non possa esser concepita o studiata come un’ “immagine statica” bensì come un processo storico di lungo periodo che va dalla seconda metà del XIX alla prima del XX secolo145. La città di Bombay aveva un mercato del lavoro che risentiva dell’influsso di un numero importante di migranti. I portuali non erano breawinner, ma prevalentemente dei single, i quali ottenevano il lavoro attraverso capisquadra e reclutatori con relazioni con le comunità agricole di origine dei lavoratori. La decisione di trovare lavoro nelle città portuali, come Bombay, non era sempre frutto di una decisione personale, ma interna a strategie familiari, per cui i portuali mantenevano strette connessioni con le comunità di origine. Il lavoro occasionale era la premessa di una stratificazione della forza lavoro portuale, legate alle affiliazioni familiari e di casta dei differenti gruppi di portuali146. Nella prima metà del XIX secolo nel porto di Shangai il reclutamento era condotto attraverso le corporazioni dei nativi, denominate

huiguan, controllate dai mercanti che avevano collegamenti con le regioni

dell’entroterra. Il mercato del lavoro era monopolizzato da alcune corporazioni (gongsuo e huigana) che si qualificavano come associazioni organizzate in modo verticale e capaci di impedire un’apertura reale del mercato del lavoro portuale147.

143Il termine “bravi” è utilizzato per indicare lavoratori disciplinati, qualificati e non conflittuali. Ibidem,

p. 32.

144 Miriam Dossal Panjwani, Godis, tolis and mathadis: dock workers of Bombay, in S. Davies, Dock workers, op. Cit. , pp. 429-431.

145 Bruce Nelson, Longshoremen in the port of New York, 1850-1940, in Sam Davis (a cura di), Dock

Workers, op. cit., pp. 388-390.

146 Ibidem.

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Nella storiografia italiana, Marco Doria ed Elisabetta Tonizzi hanno messo in luce la relazione fra la dimensione famigliare e l’accesso al lavoro nel caso genovese sino alla seconda guerra mondiale148.