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3. Prove di innovazione sociale nel Casalasco

3.2. Fondazione Cariplo

3.3.1. FareLegami nel Casalasco

Durante la mia esperienza di tirocinio ho potuto quindi osservare lo svolgimento di FareLegami nel distretto di Casalmaggiore, studiando in maniera ravvicinata le dinamiche dei rapporti tra operatori e delle relazioni tra questi e il territorio. Ovviamente per la durata del progetto e per la sua complessità non è possibile per me analizzare accuratamente le fasi e gli sviluppi delle diverse azioni, sarà invece possibile scattare un'istantanea di un breve periodo.

FareLegami coinvolge tutto il distretto di Casalmaggiore ma pare che ancora

oggi sia poco conosciuto. Escludendo la popolazione in generale che poco ha a che fare con i servizi sociali, anche associazioni, istituzioni pubbliche e operato- ri del territorio non sembrano pienamente consapevoli delle caratteristiche del

progetto e della portata del cambiamento che vuole causare. Dai racconti quoti- diani pare che professionisti e volontari del sociale vedano il grande progetto provinciale come una disposizione arrivata dall'esterno e calata sul territorio. Molti dubbi vengono poi espressi dai protagonisti stessi durante i momenti di supervisione previsti dall'azione progettuale e che vedono coinvolti i principali attori del pubblico e del privato impegnati nei laboratori, nella costruzione dei patti e delle altre attività previste. Ovviamente la mia presenza per un tempo breve mi ha permesso di partecipare solamente a due incontri di supervisione, i quali mi hanno però permesso di constatare quanto non basti introdurre un nuovo approccio al welfare locale perché si realizzi a pieno. E proprio a questo scopo tali incontri sono fondamentali: è necessario che le persone coinvolte per prime siano accompagnate e preparate ad affrontare mutazioni importanti che pongono quesiti rilevanti nei confronti della propria professionalità.

Le discussioni riguardo l'evoluzione delle diverse azioni sono state numerose, ma in particolar modo i temi caldi riguardavano la ridefinizione degli oggetti e dei soggetti del lavoro sociale nella cornice di FareLegami. Se i discorsi sull'in- novare il sistema di welfare, rimodernare istituzioni vecchie e ammuffite per da- re risposte efficaci ai bisogni sociali, accomuna sia operatori del pubblico che del privato, come anche volontari e amministratori; dall’alta parte mettere in pra- tica questi concetti vuol dire rinegoziare i confini delle diverse professionalità e dei diversi ruoli. In un contesto così frammentato è necessario prima di tutto ri- definirsi e ridare valore ai partecipanti della rete. FareLegami a mio parere ha proprio mostrato quali siano le difficoltà nel fare rete e nel lavorare in

partnership proprio perché ha accelerato quei processi di dialogo che erano già

in atto, avvicinando in maniera più concreta gli attori del territorio e ponendoli in un confronto diretto e ineluttabile. Per poter far rete, come già sottolineato da Fosti, è necessario dare valore al proprio lavoro e a quello degli altri componen- ti, condividere un fine ed avviare un dialogo chiaro e diretto per negoziare le modalità di raggiungimento dell'obiettivo in questione.

Nel contesto del distretto Casalasco si nota un considerevole impegno nel lavo- ro di rete, accompagnato nello stesso momento da un notevole sforzo nel riav- vicinare ambienti che per molto tempo sono rimasti distanti e che devono rinno- vare una loro reciproca conoscenza. Questa conoscenza non diviene qualcosa di astratto ma un'azione concreta che si è palesata durante il primo anno del

progetto in una maggiore apertura del CON.CA.S.S. al privato sociale e ad altri

partner: il distretto in questione viene visto sia dall'interno che dall'esterno come

il più fragile della provincia di Cremona, ma è anche da sottolineare come sia quello che nelle maggiori difficoltà iniziali ha saputo attivare un concreto, seppur graduale, mutamento nella visione dei servizi, delle risorse e del lavoro di pro- gettazione in partnership.

“Il prodotto è fatto per l'80% dal processo” cit. supervisore (dal diario etnografico)

I gruppi di supervisione hanno fatto emergere anche un'ulteriore problematica sul territorio. Proprio l'ingente somma messa a disposizione da Fondazione Ca- riplo per FareLegami ha, in certi casi, visto l'emergere di vecchie logiche che comprendono le risorse economiche dei bandi in maniera prettamente strumen- tale. Il distretto di Casalmaggiore si è contraddistinto per una minore dinamicità ma anche per una maggiore oculatezza nella gestione dei fondi a disposizione. Si vede infatti come i laboratori e i patti gener-attivi avviati abbiano guardato ai processi di costruzione delle reti, non come voci di spesa, ma come parte inte- grante del processo di conseguimento dell'obiettivo proposto. Operatori e volon- tari hanno quindi fatto rete, non per poter accumulare maggiori entrate, ma per poter sviluppare strumenti efficaci, impiegando poi le risorse economiche in questione per dare attuazione alle idee emerse.

Riguardo questo argomento però affiora una grande difficoltà, cioè l'attuazione di un efficace fundraising. Durante l'estate 2016 i distretti di Cremona e Casal- maggiore perdono i propri fundraiser e a livello centrale viene deciso di affidare all'operatore di Crema l'attività di raccolta fondi e comunicazione per tutta la provincia. Anche prima di questa riorganizzazione però Casalmaggiore ha di- mostrato diverse difficoltà nella raccolta fondi per FareLegami. Come si vedrà in seguito, non si tratta di una questione aperta anche su altri capitoli, poiché si nota come le persone del territorio e le aziende sappiano donare per altri pro- getti. Ciò che risulta difficile è raccogliere fondi per il progetto in questione, il quale prevede proprio nel fundraising lo strumento ideale per una graduale au- tonomia delle attività rispetto i finanziamenti della fondazione. Pare che anche in questo caso la messa a disposizione di ingenti contributi abbia avviato più

una logica di accaparramento che di suddivisione delle risorse. Se le somme messe a disposizione dal progetto possono andare a pagare più esperti in co- municazione e marketing, non sembra così spontaneo avere una campagna in- formativa efficace e una raccolta fondi estremamente fertile. In contemporanea il già presente sentimento di diffidenza che alcuni operatori hanno rispetto a Fa-

re Legami, visto come un progetto calato dall'alto e poco partecipato dal basso,

l'inserimento di un esperto per la diffusione del brand della comunità che gira, pare forse una commercializzazione del lavoro sociale. Resta indubbio che un progetto di tale portata abbia bisogno di una struttura solida che permetta di dif- fonderlo tramite i canali pubblicitari, ma è anche vero che se nella rete di lavoro non vi è condivisione di obiettivi sarà difficile anche comunicare con la comunità e rendere fertile il terreno della raccolta fondi. Forse quindi, per poter attuare una strategia più da grande azienda, è prima necessario accrescere la consa- pevolezza e la credibilità del progetto stesso tra i propri partecipanti e permette- re loro prima di tutto di parlare dell'innovazione sociale di cui si stanno facendo portatori. Per far parlare di FareLegami sembra non essere abbastanza la pub- blicità sulle pagine web e sui quotidiani, è necessario che le attività del progetto si aprano alla cittadinanza e che si facciano conoscere, mentre i suoi attori pos- sano rendersi pienamente conto dell'importanza del lavoro che stanno portando avanti e farsi primi promotori dell'idea stessa.