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Includere il mercato per rigenerare valore

2. L’innovazione sociale a cerchi concentrici: come la comunità locale diviene il nuovo protagonista del

2.3. Fare dell’innovazione sociale realtà

2.3.1. Includere il mercato per rigenerare valore

La condivisione di idee e di conoscenze va quindi anche operata da un punto di vista di competenze, superando le categoriche divisioni tra Stato, mercato e so- cietà civile. Implementare nuovi modelli di produzione di valore risulta fonda- mentale per rileggere le istituzioni economico-sociali e cogliere le opportunità che arrivano da diversi fronti102. È quindi da prendere in definitiva considerazio- ne l’idea di un reale coinvolgimento non solo del privato sociale ma anche del comparto economico-produttivo nella realizzazione e nel mantenimento di pro- getti nella comunità. Fare innovazione sociale non significa solo attivare la so- cietà civile nella forma di gruppi formali o informali di cittadini, vuol dire anche dare risalto al comparto economico-produttivo di un territorio e riconoscerne il ruolo fondamentale. Venturi e Zandonai propongono quindi una classificazione di trasformazioni a cui il sistema welfare in generale e la società nel suo com- plesso devono far fronte per divenire generatori di valore103. Innanzitutto per gli autori è necessario costruire un sistema di protezione sociale che tuteli quella fetta di società esclusa dai tradizionali mercati economici e del lavoro. Cercare concretamente, quindi, modelli di co-produzione funzionali e nel frattempo mu- tare il concetto di imprenditoria allontanandolo dall’aura negativa di oppressore dei diritti dei lavoratori verso nuove opportunità di mobilità sociale. In seguito bi-

99

Olivetti Manoukian F., Oltre la crisi. Cambiamenti possibili nei servizi sociosanitari, 2015, p.155

100

Giancaterina F. in Messia F. Venturelli C. (a cura di), Il welfare di prossimità. Partecipazione attiva, inclusione sociale e comunità, 2015, p. 43-53

101

Olivetti Manoukian F., Oltre la crisi. Cambiamenti possibili nei servizi sociosanitari, 2015, pp.170-171

102

Venturi P., Zandonai F., Imprese ibride. Modelli d’innovazione sociale per rigenerare valore, 2016 (e-book)

103 Ibid.

sogna rivalutare e rimettere a disposizione della comunità tutto quel patrimonio di beni immobili, ambientali, spazi comuni e risorse per finalità di natura sociale, quindi ridare spazio fisico alla comunità.

Quando si parla di mercato però, è necessario precisare la dinamica di produ- zione di servizi che investe la realtà di oggi. Andando oltre la riflessione sull’aziendalizzazione delle istituzioni, è importante riflettere sulla collocazione dei soggetti no profit nel mercato dei servizi. Infatti, come si è potuto assistere nel contesto lombardo, si nota una dualità delle organizzazioni no profit nel con- testo del welfare locale: se da una parte le organizzazioni del privato e del vo- lontariato si sono ritagliate nicchie operative ai margini dei grandi schemi della programmazione, mantenendo così un legame stretto con i propri valori sociali, ma anche una limitata capacità d’azione; dall’altro lato quelle più strutturate o che hanno saputo destreggiarsi meglio si sono trasformate in colossi del sociale e produttori di servizi, magari a basso costo, per conto delle istituzioni pubbli- che, perdendo di conseguenza il contatto con la mission per cui erano nate104. Inoltre, come già accennato in precedenza, il no profit presente nel mercato dei servizi deve la sua azione al forte legame con il pubblico che appalta al ribasso la progettualità da svolgere e vincolando così il rapporto di lavoro in un’ottica a- ziendalistica105. Il no profrit, nel contesto attuale, non deve solamente sapersi impegnare maggiormente nella produzione di servizi per la comunità, non gli viene solamente richiesto di essere più presente nel processo di co- progettazione, deve anche saper cogliere il rinnovato senso di partecipazione della società civile e la volontà da parte degli individui di allontanarsi da una vecchia logica di produzione capitalistica verso nuove idee di condivisione, sia di beni che di valori106. Sta emergendo un bisogno di riavvicinamento tra le per- sone; la crisi economica e la perdita di posti di lavoro ha causato sì un aumento della stratificazione sociale, ma anche la necessità da parte di alcuni di non ve- dersi solo come lavoratori dediti alla produzione e al guadagno. Si ravvisano sempre più iniziative innovative, non solo in ambito sociale, ma anche lavorati- vo, alla diminuzione dell’offerta di lavoro si risponde con idee nuove e carichi di

104 Ibid. 105 Ibid. 106 Ibid.

lavoro diversi verso un’ottica tesa non all’arricchimento, ma alla crescita perso- nale e della comunità in cui si è immersi tutelando il bene comune.

Non solo l’istituzione pubblica, ma anche il privato e il mercato devono cogliere questo cambiamento e quindi puntare alla cooperazione per tutelare e accre- scere i beni comuni in gioco. Questo lavoro in sincrono deve essere tale nella pratica e non solo nella teoria, perché singole azioni innovative possano appor- tare benefici alla comunità. Per procurare un reale miglioramento delle condi- zioni sociali, tuttavia, è necessario che le proposte si integrino tra di loro107. L’iniziativa di welfare aziendale intrapresa da una ditta spesso coinvolge orga- nizzazioni del volontariato o privato sociale del territorio, ma non si deve trattare solamente di una delega alla tutela di quei lavoratori specifici, la progettualità deve sapersi espandere per contaminare il territorio in cui è collocata. Allo stes- so modo il progetto di contrasto alla fragilità sociale non deve parlare solo ai suoi possibili utenti e agli esperti del settore, ma deve sapersi mostrare alla co- munità, aumentando così le conoscenze nell’ambito e cercando supporto anche economico dal mercato. In una sconcertante permeabilità dei settori è oggi più che mai importante saper costruire un dialogo e mettere in comunicazione i di- versi ambiti della società.