Saskia Sassen, in un famoso articolo in cui tratta di città globali (Sassen, 2004), ci ricorda che per capire il rapporto fra la globalizzazione economica e acquisizione di servizi dal Terzo Mondo è importante scegliere una prospettiva
di soggiorno e di conseguenza la possibilità di rimanere sul territorio italiano.
6L'economia italiana è composta da un intreccio funzionale tra economia emersa ed economia
sommersa, le ripercussioni economiche di tutto il mercato del lavoro illegale trovano il loro epicentro nel mercato del lavoro legale, dove i protti emergono e vengono riciclati. citepbasso
7Dal 2009 al 2011 il tasso dei disoccupati stranieri è passato dall'8,5% al 14,1% secondo i dati
della Fondazifone Leone Moressa. Il tasso per gli autoctoni nel 2011 è al 7,3 %
8L'avanzamento di carriera è una possibilità per pochi e spesso è legato all'anzianità migratoria.
Proprio l'anzianità migratorio, però a volte costituisce un ostacolo a causa della frequente tendenza alla sostituzione dei veccih lavoratori con braccia giovani e fresche.
9La Fondazione Leone Moressa registra l' 80,3% di presenze straniere tra i contribuenti nazionali
che metta in primo piano alcune questioni planetarie e che consenta un'ottica generale del fenomeno migratorio. Sassen ha postulato l'esistenza di una rela- zione sistemica fra la globalizzazione e la femminilizzazione del lavoro salariato, nell'ottica in cui
le strutture produttive che non possono venire trasferite oshore e devono funzionare laddove è la domanda, possono utilizzare mano- dopera femminile, mentre le strutture suscettibili di venire trasferite all'estero possono utilizzare manodopera a basso salario nei paesi meno sviluppati (Sassen, 2004, p. 236)
Ill concetto di femminilizzazione del mercato del lavoro si indica non solo l'aumento quantitativo della presenza femminile nel mercato del lavoro - anche immigrato - , ma funge da chiave di lettura per comprendere anche la stes- sa qualità del lavoro contemporaneo (Morini, 2010), che immette nel circolo produttivo non solo le attitudini e le caratteristiche storicamente associate al ruolo femminile, ma anche i caratteri che lo hanno contraddistinto nella storia dell'occupazione, quali la essibilità, la precarizzazione, la terziarizzazione delle mansioni e delle occupazioni. La congiunzione storica fra due grandi processi - la massiccia entrata delle donne nel mercato del lavoro e la globalizzazione - si è risolto al ribasso, aprottando dei dierenziali di sviluppo (di genere ed eco- nomico) che si sommano sul corpo della donna immgirata, creando un ambito favorevole per un processo di svalorizzazione del lavoro e di massimizzazione dei protti. Scrive Cristina Morini:
Sia nel caso delle migranti che si spostano dai paesi d'origine per prestare la loro opera nel Primo mondo, che in quello del loro impie- go sempre più massiccio nel terziario dei paesi occidentali, le donne sembrano rappresentare un modello a cui il capitalismo contempora- neo guarda con crescente interesse, sia per quanto riguarda le forme
26 Capitolo 2. Donne immigrate e lavoro
della somministrazione del lavoro (precarietà, mobilità, frammenta- rietà, bassi livelli salariali), sia i contenuti, vista la nuova centralità antropologica che il lavoro pretende di assumere attraverso lo sfrut- tamento intensivo di qualità, capacità e saperi individuali (capacità relazionali, aspetti emozionali, di linguaggio, propensione alla cura). (Morini, 2010, p.81)
In sostanza il lavoro della donna ha incontrato le esigenze della nuova strut- tura economica neoliberista, la quale quando non riesce a delocalizzare l'attivi- tà, ha a disposizione questo tipo di manodopera a basso costo che le serve per incotrare la domanda locale, molto dierenziata e essibile. Il capitalismo mo- derno ha preso a modello le qualità e gli svantaggi del lavoro femminile, in primo luogo la precarietà, ma anche la duttilità, la mobilità, la frammentarietà, proponendole come caratteri costitutivi del lavoro salariato contemporaneo, e trasformando in spazio economico quelli che un tempo erano stati riconosciuti come spazi sociali in senso stretto, quali la famiglia, la città, le relazioni tra le persone. In questo modo il sistema produttivo odierno risce ad `appropriar- si della polivalenza, della multiattività e della qualità del lavoro femminile, sfruttando, con ciò, un portato esperienziale delle donne che deriva dalle loro attività relaizzate storicamente nella sfera del lavoro riproduttivo, del lavoro domestico`(Morini, 2010).
La femminilizzazione del lavoro segnala quindi da un lato un'implementa- zione del lavoro a basso costo sui mercati globali, mentre dall'altro lato, una tendenza verso il progressivo inserimento delle donne nel mercato del lavoro, laddove la produzione dell'economia dei servizi assume un peso sempre più rile- vante, e le forme di contrattazione del lavoro diventano sempre più individuali. Il lavoro post fordista, dal forte carattere `totalizzante`(in termini di risperse individual, dedizione, attaccamento e tempi di vita) ben si combina con il mul- titasking femminile, con la capacità di adattamento in contesti plurimi, con la possibilità di rispondere in modo elastico e essibile alla molteplicità di ruoli che sono chiamate a ricoprire nella società. Inoltre le donne storicamente hanno
sempre operato una sovrapposizione tra tempi di lavoro e tempi di vita, a causa del carattere domicilaire del loro lavoro, altra qualità che il sistema economico ha assorbito e immesso nel mercato della produzione.
I rapporti di produzione sono fortemente inuenzati dai rapporti sociali, che a loro volta inuenzano; il discorso attorno al tema del lavoro femminile chiama in causa una serie di considerazioni legati alla trasformazione del ruolo riproduttivo della donna. Il secolo scorso, caratterizzato dalla massiccia entrata delle donne nel mercato del lavoro, non ha visto un mutamento cutlurale della società nel suo modo di concepire il compito riproduttivo; questa situazione ha lasciato alla popolazione un senso di spaesamento nel quale le donne si sono ritrovate a ricoprire un doppio ruolo, una doppia presenza. L'abbattimento del muro tra lavoro produttivo e riproduttivo riguarda anche le donne immigrate, pienamente inserite in questo meccanismo globalizzato dove nel mercato del lavoro sono messe in gioco non sono soltanto le competenze materiali, ma anche e soprattutto le attitudini personali e relazionali.
Esse sono chiamate a sostituire le lavoratrici cognitive nei loro compiti ri- produttivi, arginando una rivoluzione incompiuta del movimento femminista, che avendo perso la battaglia per l'equa suddivisione dei compiti riproduttivi con l'universo maschile, delega ora ad altre donne la cura dell'invisibile mondo del privato familiare. Dunque il processo di femminiliazzazione del lavoro con- temporaneo si realizza con due volti, da un lato l'entrata massiccia delle donne occidentali nella sfera produttiva, dall'altro l'avvicendamento delle donne stra- niere nel settore riproduttivo occidentale, ora salariato. Le donne dell'est e del sud diventano in questo modo 'sostitute salariate della riproduzione delle don- ne del nord del mondo, a scapito della propria capacità/volontaà riproduttiva; le donne del nord del mondo vengono spinte verso la produzione e addirituttra verso l'orizzonte della vita articiale e/o sterile'(Morini, 2010).