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Perché parlare di salute riproduttiva?

Nel documento Donne in sospeso (pagine 55-58)

Secondo il Programma di Azione della Conferenza del Cairo per lo Sviluppo Mondiale per salute riproduttiva si intende uno stato di completo benessere sico, mentale e sociale  e non semplicemente l'assenza di malattie o infermità  che riguarda tutti gli aspetti relativi all'apparto riproduttivo, ai suoi processi e alle sue funzioni. La salute riproduttiva implica quindi che le persone abbiano una vita sessuale soddisfacente e sicura, che abbiano la possibilità di procreare e di decidere quando e quanto spesso farlo [. . . ] Implicito in questa condizione è il diritto all'accesso a servizi sanitari appropriati che permettano alle donne di arontare la gravidanza e il parto con sicurezza e orano le migliori opportunità di avere un bambino sano. 12

La salute riproduttiva è un tema centrale per la lettura delle connessioni tra disuguaglianze sociali, di genere e di salute. Essa infatti non è solo un indicatore dello stato di salute specico delle donne, conseguente alla capaci- tà stretta di fare bambini, quanto piuttosto un vero e proprio indicatore di sviluppo di una società  riconosciuto da diverse organizzazioni internazionali (ONU, OMS, UNFPA). Esso viene misurato in termini di mortalità materna, salute riproduttiva delle adolescenti aborto sicuro, anemia gravidica, accesso ai servizi per la salute riproduttiva, tasso di fecondità, politiche di pianicazione familiare, violenza di genere, mutilazioni genitali femminili, diusione dell'Hiv e malattie sessualmente trasmissibili.

In molti Paesi ad economia meno avanzata la gravidanza, il parto e il puer- perio rappresentano un momento molto critico e ad elevato rischio di mortalità per donne e infanti. Prendendo ad esempio in considerazione i Paesi di maggiore

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provenienza degli immigrati regolarmente presenti sul nostro territorio abbia- mo delle percentuali di mortalità materna molto alte: Albania 27, Moldavia 41, Marocco 100, Senegal 370, Nigeria 630, Filippine 99, Sudan 730. 13

Molte sono le motivazioni che ci spingono a prendere in considerazione la salute riproduttiva come punto di partenza per fare delle considerazioni sull'in- terconnessione tra discriminazioni sociali, razziali e di genere. A tal proposito vorrei qui inserire un lavoro di ricerca, condotto negli Stati Uniti che ben espri- me come le forti disuguaglianze presentate in questo frangente si ripercuotano sulla vita degli immigrati a lungo termine. Alcune ricerche del medico ameri- cano D Kuh, che per anni ha lavorato sulla life course epidemiology, analizzano gli eetti sul lungo periodo  in termini di rischio per la salute - dell'esposizione al disagio psicologico e sociale durante la gestazione, l'infanzia, l'adolescenza, e l'età adulta.14

The catalyst for a life course approach in epidemiology stemmed from the revival of interest in the role of early life factors in cardio- vascular and other chronic diseases, in particular the ecological and historical cohort studies used to explore the fetal origins hypothe- sis. According to this hypothesis, environmental exposures such as undernutrition during critical periods of growth and development in utero may have long term eects on adult chronic disease risk by programming the structure or function of organs, tissues, or body systems. This idea of biological programming was presented as an alternative paradigm to the adult lifestyle model of adult chronic di- sease that focuses on how adult behaviours (notably smoking, diet, exercise and alcohol consumption) aect the onset and progression

13Calcolo eettuato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità su 100.000 nati vivi. United Na-

tions Population Fund (UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione). Lo stato della popolazione nel mondo 2000. Edizione italiana a cura di AIDOS. Roma; 2000.

14Kuh D, Ben-Shlomo Y, eds. A life course approach to chronic disease epidemiology; tracing the

origins of ill-health from early to adult life. 2nd edn. Oxford: Oxford University Press; Kuh D, Hardy R, eds. A life course approach to women's health. Oxford: Oxford University Press, 2002. 16 Ben-Shlomo Y, Kuh D. A life course approach to chronic disease epidemiology: conceptual models, empirical challenges, and interdisciplinary perspectives. Int J Epidemiol 2002

of diseases in adulthood.15

Lo scopo è di dimostrare che ciò che succede al nostro corpo durante la gestazione e la prima infanzia programma lo stato di salute che l'individuo manterrà durante la sua vita adulta. La life course epidemiology studia come l'esposizione ai fattori sociali di rischio durante l'infanzia e l'adolescenza  quali stato sociale (condizioni di lavoro, abitative e familiari, posizione socioecono- mica), stato psicologico (depressione, senso di appartenenza, traumi) o stato siologico (condizioni di salute pregresse) - inuenzino il rischio di ammalarsi nell'età adulta e la posizione socioeconomica dell'individuo, e come da questo possano derivare disuguaglianze sociali nel mondo adulto e fattori di mortalità. Determinati fattori socioeconomici possono operare sia come catene socia- li di rischio dirette sia inuenzando l'esposizione a fattori causali nelle prime fasce d'età che fanno parte  a lungo termine - delle catene di rischio biologi- che e psicologiche. Eetti dierenziali sulla salute, conformemente alla durata nel tempo dell'esposizione alle suddette circostanze socioeconomiche possono fornire un'importante traccia per la ricerca eziologica.(Kuh et al., 2003)

In questo senso, per tracciare un prolo sulla salute della popolazione stra- niera, in particolare sul lungo periodo e sulle seconde generazioni, diventa im- portante riettere su cosa accade nelle prime fasce d'età, quali determinanti sociali entrano in gioco per inuenzare il livello di salute in particolari fasi della vita dell'immigrata e dell'immigrato.

Ad oggi, fare analisi e riessioni sulla salute riproduttiva delle immigrate in Italia è reso più facile dal fatto che le donne, per ragioni siologiche come gravidanza, parto e cura dei gli, accedono più spesso ai servizi di quanto non facciano gli uomini, i quali vi si rivolgono solo per malattia grave o ritenuta tale. Per questo, in via del tutto generale, le donne sono più visibili per il mondo dei servizi, inteloquiscono e interagiscono con gli operatori sociali e sanitari facendo così emergere le loro storie e le loro reali condizioni di vita.

15Barker DJP, ed. Fetal and infant origins of adult disease. London: British Medical Publishing

Group, 1992. Robinson RJ. Is the child father of the man? Controversy about the early origins of cardiovascular disease. BMJ 1992

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Nell'analisi degli ambiti legati alla tutela della maternità e dell'infanzia si evidenziano aspetti critici legati soprattutto alla dicoltà di avere accesso ai servizi di cura e prevenzione: nonostante gli sforzi e i progressivi, seppur lenti e non omogenei, miglioramenti del Sistema Sanitario Nazionale l'oerta rimane a volte non adeguata alla dierenziata domanda di salute della popolazione immigrata sul territorio e spesso fatica a raggiungere le donne in modo ca- pillare, questo per quanto riguarda sopratutto gli arrivi recenti. A volte ad interferire nel rapporto tra popolazione immigrata e servizi territoriali vi sono anche forti resistenze culturali e sociali. (Lombardi, 2005) Le dicoltà legate all'esperienza migratoria si ripercuotono sulla maternità, spesso sviluppando con quest'ultima un rapporto problematico e conittuale. Da qui il frequente ricorso all'aborto, la dicoltà di gestire la propria sessualità e capacità ripro- duttiva, il rimandare a tempo indeterminato la realizzazione del desiderio di gli, situazioni che possono provocare , in molte donne, lacerazioni sul tessuto della propria identità .(Saint-Blancat, 2000) Diversi sono invece i casi di donne (soprattutto sudamericane, est-europee e cinesi) che decidono  o sono costret- te  a porre la propria maternità in una sorta di limbo di sospensione, lasciano i propri gli nei paesi d'origine, adati ai nonni o a conoscenti, in attesa di poter tornare in patria o di poter essere raggiunte.

3.4 La salute riproduttiva delle donne immigrate in Italia

Nel documento Donne in sospeso (pagine 55-58)