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I. La migrazione femminile

II.2. Lo sfruttamento della prostituzione femminile migrante, in particolare

II.2.1. Il fenomeno della prostituzione

Generalmente la prostituzione indica l’attività delle persone che offrono delle prestazioni di tipo sessuale in cambio di una somma di denaro o di un'altra forma di compenso.

In particolare la prostituzione può essere descritta nei seguenti termini: “[…] una prestazione sessuale a scopo di lucro [rispetto alla quale si evidenziano] due caratteristiche universali del fenomeno: la componente economica per cui la prostituzione si configura come una transazione commerciale, e la natura relativamente indiscriminata di tali transazioni, che coinvolgono estranei anziché il coniuge o persone amiche”.45

Pertanto la prostituzione rappresenta un fenomeno in cui una persona acquista, attraverso il pagamento di denaro, un servizio di natura sessuale da parte di un’altra persona che lo eroga.

Più specificatamente “l’uso del denaro come intermediario della relazione sessuale ha un forte valore simbolico, indicando una mancanza di simmetria tra le parti: si scambiano servizi sessuali con ‘altro’. ”46

Quindi la prostituzione si configura come una sorta di mercato, in cui è possibile che i soggetti che vi partecipano possono scambiare le prestazioni sessuali con il denaro, che rende sproporzionata la relazione sociale fra la prostituta e il cliente, in quanto i servizi di tipo sessuale diventano un qualcosa a cui può essere attribuito un prezzo e che può essere acquistato con una certa somma di denaro.

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45. J. N. Davis, “Prostituzione” in Enciclopedia delle Scienze Sociali, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, volume VII, 1997, p. 134 cit. in Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 4.

46. Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 4.

Tuttavia la prostituzione si differenzia dagli altri tipi di servizio che prevedono il raggiungimento di un piacere fisico da parte di chi li acquista.

Ad esempio l’occupazione della massaggiatrice “nella quale la dimensione erotica è stata ridimensionata, assimilando tale professione al campo medico- sanitario”,47 non è caratterizzata da una connotazione negativa come quella dell’attività della prostituzione.

In particolare la figura della donna che fornisce delle prestazioni sessuali in cambio di denaro, ossia la prostituta, è stigmatizzata dalla società.

Più specificatamente “[…] il marchio sociale che imprimono sulla prostituzione è qualcosa di molto potente. Fa della prostituzione una specie di stato assoluto di modo che una puttana sarà sempre una puttana.”48

Infatti la prostituta assume un comportamento deviante, ovvero non rispetta le regole su cui si basa la dimensione sessuale nella società, cioè l’assenza di costrizione e di un compenso.

Più specificatamente lo stigma si appiccica addosso alla persona che fornisce le prestazioni sessuali, ossia alla prostituta e non su chi le richiede ovvero il cliente, di conseguenza è la prostituta che viola le suddette regole su cui si fonda la sessualità nella società e non il cliente.

Laddove per stigma si intende la “trasgressione, da parte delle donne, delle norme di comportamento sessuale ritenute valide in rapporto al contesto sociale.49

In aggiunta nell’ambito del fenomeno della prostituzione il genere rappresenta un aspetto molto importante.

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47. Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 5.

48. K. Millet, “Prostituzione. Quartetto per voci femminili” (Torino: Einaudi, 1975), 27 cit. in Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 5.

49. Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 5-6.

Difatti spesso la prostituzione assume la forma di una relazione sociale fra la prostituta e il cliente in cui a volte ci possono essere delle disparità per quanto riguarda ad esempio il genere.

Più specificatamente le donne “si sono trovate inserite in una serie di rapporti di produzione e riproduzione che le hanno relegate in una condizione di svantaggio rispetto agli uomini, determinando una disparità di accesso al lavoro e all’istruzione, condizioni fondamentali per il raggiungimento di una propria autonomia.”50

Inoltre la possibilità di scelta che le donne hanno di fornire delle prestazioni sessuali a pagamento può rappresentare un modo attraverso il quale le prostitute possono sia progredire nella scala sociale, mediante un percorso di mobilità ascendente, sia guadagnare somme ingenti di denaro in poco tempo.

Dunque tutto ciò contribuisce a far sì che a volte le ragazze o le donne migranti spinte da una serie di motivazioni, come ad esempio quella di sostenere economicamente la propria famiglia di origine, scelgono una volta giunte nel paese di arrivo, di svolgere questo tipo di professione tra una serie di offerte lavorative.

In particolare “la commercializzazione delle prestazioni sessuali si configura come un rapporto sociale che porta con sé disuguaglianze di potere, di status, di ricchezza e di genere.”51

Quindi la prostituzione rappresenta un fenomeno complesso e che non è riconducibile semplicemente ad uno scambio di prestazioni sessuali con il denaro tra la prostituta e il cliente.

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50. Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 6.

51. Ibid., 6-7.

Sul fenomeno della prostituzione sono state elaborate una serie di teorie nell’ambito delle scienze sociali che si differenziano tra di loro sulla base della considerazione della prostituzione come un qualcosa di negativo o di positivo e di origine individuale o sociale.

Le “teorie classiche” si collocano alla fine del XIX secolo e sostengono una visione tradizionale dei ruoli di genere, la quale è influenzata in modo significativo dalla morale cristiana, che ritiene che la prostituzione sia un fenomeno negativo di origine individuale.

In particolare le donne sono “per natura, dedite alla riproduzione e alla cura della famiglia; la loro rispettabilità e moralità è connessa al ruolo di spose e madri virtuose.”52

Quindi la figura della donna è connotata da una certa moralità, configurandosi al contempo come una sposa e come una madre, ossia come una donna che adotta un comportamento virtuoso.

Di conseguenza le prostitute sono considerate delle donne non rispettabili e che adottano un comportamento e un atteggiamento che trasgredisce le regole relative alla morale cristiana, oltre che quelle sociali.

Tuttavia la prostituzione secondo la morale cristiana si configura “come un ‘male necessario’, grazie alla quale gli uomini possono dare soddisfazione ai loro ‘ineluttabili’ istinti senza insidiare l’onore delle donne oneste né la pace delle famiglie.”53

Pertanto il fenomeno della prostituzione, nonostante sia valutato in modo negativo, viene ritenuto un modo fondamentale attraverso il quale gli uomini, anzitutto quelli sposati e che hanno dei figli, possono placare le loro pulsioni di natura sessuale e mantenere integre le loro famiglie.

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52. Ibid., 8. 53. Ibid.

Lo studioso Cesare Lombroso ha analizzato il fenomeno della prostituzione, ipotizzando che gli uomini per natura sono superiori alle donne.

In particolare Lombroso “da un lato riconosce che lo sviluppo inferiore dell’intelligenza della donna è dovuto alla supremazia sociale dell’uomo, dall’altro, tuttavia, riconduce tale inferiorità alla natura femminile.”54

Più specificatamente sottolineava che “le ‘prostitute-nate’ si distinguono per la loro pazzia morale, ovvero per il fatto di trasgredire le norme dell’evoluzione morale, che prevede per le donne il rafforzamento del pudore e l’adesione al modello femminile della madre e sposa morigerata.”55

Quindi Lombroso riteneva che le donne nella società occupano una posizione subalterna per natura rispetto a quella degli uomini e sostiene che le prostitute sono contraddistinte da un comportamento deviante, che le conduce a non rispettare le regole morali che disciplinano la sessualità nella società.

Secondo il sociologo Georg Simmel, che nella sua opera la “Filosofia del denaro” ha analizzato anche il fenomeno della prostituzione, sostiene che quest’ultima rappresenta, come Lombroso, un modo attraverso il quale è possibile appagare gli istinti sessuali dell’uomo, che quest’ultimo non riesce ad adempiere nell’ambito del matrimonio.

In particolare Simmel affermava che la prostituzione è “un rapporto momentaneo di natura sessuale, che si realizza al di fuori della relazione coniugale per il quale viene pagato un prezzo sotto forma di denaro.”56

Quindi il denaro rappresenta il mezzo principale attraverso il quale si instaura la relazione tra la prostituta e il cliente, e che fa sì che lo scopo di tale rapporto sia meramente il conseguimento di un beneficio individuale e non quello di creare un legame tra i soggetti coinvolti.

______________________ 54. Ibid.

55. Ibid., 8-9. 56. Ibid. 9.

In particolare la donna che fornisce delle prestazioni sessuali a pagamento subisce un processo di profondo avvilimento, in quanto la prostituta “gett[a] via quanto ha di più intimo e personale, che dovrebbe essere sacrificato soltanto in base ad un impulso del tutto individuale”.57

Ossia anche se nella relazione tra la prostituta e il cliente entrambi gli individui perseguono un interesse soggettivo la degradazione per la prostituta è più intensa. In particolare “uomini e donne partecipano al rapporto sessuale con un diverso grado di coinvolgimento: l’uomo vi impegna una piccola parte di sé, mentre per la donna il coinvolgimento del proprio sé è massimo.”58

In aggiunta nel caso delle ragazze e delle donne migranti, in particolare nigeriane, che finiscono nel mercato della prostituzione soprattutto l’inizio dell’esercizio dell’attività è difficile, in quanto “non capisci i clienti, non capisci bene cosa devi fare e come ti devi proteggere. Sono i momenti più terribili e più umilianti. I più pericolosi.”59 Pertanto la prostituzione si configura come un fenomeno che consente ai clienti uomini di soddisfare i propri istinti di tipo sessuale, mentre per le donne che forniscono le prestazioni sessuali a pagamento tale attività determina spesso una condizione di degradazione della loro personalità.

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57. Georg Simmel, “Filosofia del denaro” (Torino: UTET, 1984), 537 cit. in Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 9.

58. Ibid.

59. Laura Maragnani e Isoke Aikpitanyi, “Le ragazze di Benin City. La tratta delle nuove schiave dalla Nigeria ai marciapiedi d’Italia” (Milano: Melampo , 2007), 61.

Inoltre secondo il sociologo Kingsley Davis la prostituzione appaga “gli ‘appetiti’ biologici’ di un elevato numero di uomini, appetiti che altrimenti non troverebbero uno sfogo.”60

In particolare Davis sosteneva che la prostituzione rappresenta un fenomeno che, consentendo agli uomini di soddisfare i propri istinti di natura sessuale, preserva il vincolo matrimoniale e la stabilità della famiglia.

Le “teorie radicali”,i cui contributi principali sono forniti dal pensiero femminista, come quelle classiche, hanno una connotazione negativa della prostituzione, la quale è considerata come un male per le donne che la esercitano e per la società.

In particolare secondo le studiose femministe di tipo abolizionista, contrariamente al pensiero marxista, il quale sottolinea l’importanza dell’influenza dei fattori di tipo strutturale che spingono gli individui a collocarsi nel mercato della prostituzione, mettono in evidenza come nell’ambito della prostituzione l’aspetto del genere sia connotato da profonde disparità, soprattutto dal punto di vista economico e sociale. Più specificatamente le femministe di tipo abolizionista, in contrasto con le studiose che sostengono il modello che si fonda sull’emancipazione femminile e che vedono nelle donne e in modo specifico “nell’uso della propria sessualità un possibile mezzo di affrancamento dal sistema di potere maschile”,61 ritengono che la prostituzione rappresenta uno dei modi più forti in cui si manifesta il dominio dell’uomo sulla donna nella società.

Differentemente le studiose femministe di stampo radicale pensano che la prostituzione sia “una violazione dei diritti umani delle donne, una forma di violenza di genere, un abuso a danno della sessualità femminile e che l’attività sessuale e, infine, non mancano coloro che ritengono l’attività sessuale tout court, in una società sessista, come espressione della violenza maschile sulle donne.”62

Ciononostante le studiose femministe di tipo radicale reputano, come le femministe di stampo abolizionista, che la prostituzione determini un processo che riduce la donna che fornisce le prestazioni sessuali a pagamento ad una merce a cui è attribuito un prezzo e che è possibile scambiare nel mercato dello sfruttamento della prostituzione. __________________

60.Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 10.

61. Ibid., 11. 62. Ibid.

Secondo la sociologa Kathleen Barry il fenomeno della prostituzione rappresenta uno dei modi più forti in cui si può manifestare il processo di sfruttamento all’interno della società.

In particolare le donne che offrono delle prestazioni sessuali a pagamento, finendo nel mercato dello sfruttamento della prostituzione, diventano una merce che soddisfa la domanda di bisogni di natura sessuale da parte di alcuni soggetti, ossia dei clienti, e che viene acquistata, venduta e scambiata dalle persone e dalle organizzazioni criminali che fanno parte di questo tipo particolare di mercato.

Più specificatamente secondo Kathleen Barry “[q]uando l’essere umano è ridotto a un corpo, reificato per servire sessualmente un altro, che vi sia o meno un consenso, accade una violazione dell’essere umano”.63

Quindi anche se la donna che fornisce le prestazioni sessuali a pagamento ha deciso di svolgere tale attività consapevolmente e deliberatamente, permane una violazione dei diritti umani della donna.

In aggiunta secondo la studiosa Sheila Jeffreys, la prostituzione “è legittimata dagli uomini nel momento in cui reputano ‘normale’ la compravendita delle donne per soddisfare le proprie richieste sessuali.”64

Ossia sostiene che nel fenomeno della prostituzione, in particolare nel caso delle donne che forniscono prestazioni sessuali a pagamento, i ruoli che rivestono i protettori e i clienti maschi abbiano una funzione centrale al fine di legittimarlo. Inoltre alcuni studiosi aderenti al pensiero marxista sostengono che il fenomeno della prostituzione determini una condizione di oppressione della persona, che a sua volta è causata da fattori di tipo materiale e sociale.

Più specificatamente la studiosa Julia O’Connell afferma che: “le questioni sul potere e sulla prostituzione non si possono ridurre a semplici argomenti riguardo alla violenza maschile contro le donne, ma ci devono invece far pensare alle prostitute come soggetti attivi che vengono spinti, con diversi tipi e gradi di costrizione, a prostituirsi, indipendentemente oppure per uno o più partiti terzi beneficiari”.65

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63. Kathleen Barry, “The Prostitution of Sexuality”, (New York: New York University Press, 1995), 23 cit. in Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 11.

64. Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 12.

65. Julia Davidson O’Connel “La prostituzione. Sesso, soldi e potere” (Bari: Dedalo, 2001), 150 cit. in Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 12.

Quindi O’Connel supera la concezione della donna che offre prestazioni sessuali a pagamento come una vittima che subisce una violenza di genere e una violazione dei diritti umani a causa dell’esercizio della prostituzione.

In particolare sottolinea il fatto che le prostitute possono anche scegliere di collocarsi autonomamente nel mercato dello sfruttamento della prostituzione, di conseguenza non necessariamente si configurano come delle vittime che sono in qualche modo costrette, ad esempio dagli sfruttatori, ad esercitare tale tipo di professione, di conseguenza pure le prostitute come i clienti hanno dei margini di potere e di possibilità di azione all’interno della relazione.

Ad esempio la prostituzione per le ragazze o per le donne migranti, che scelgono di lasciare il proprio paese di origine e di giungere in quello di arrivo ad esempio a causa delle condizioni estreme di povertà che caratterizzano il proprio paese di origine, può configurarsi come una valida alternativa rispetto agli altri tipi di lavoro, in quanto tale tipo di professione consente di accumulare una cospicua somma di denaro in poco tempo per sé e per la propria famiglia di origine a cui può essere inviata dalla ragazza o dalla donna migrante.

Quindi i fattori materiali come la povertà di un paese influenzano il tipo di lavoro che la persona può scegliere e di conseguenza la posizione che l’individuo può occupare all’interno della società.

In particolare per quanto concerne i margini di potere che possono avere la donna che fornisce le prestazioni sessuali a pagamento e il cliente si può affermare che "il potere che il cliente si assicura sulla persona della prostituta mediante il denaro trova un corrispettivo nel potere di resistenza della prostituta: l’uno e l’altro variano in relazione a diversi fattori.”66

Ovvero la relazione tra la prostituta e il cliente è caratterizzata da rapporti di potere, in particolare il cliente esercita il suo potere sulla prostituta acquistando mediante il denaro determinate prestazioni sessuali, tuttavia la donna che offre le prestazioni sessuali a pagamento ha dei margini di potere che dipendono da una serie di fattori. Ad esempio può accadere che la prostituta che esercita l’attività in strada abbia un protettore che tiene costantemente d’occhio il suo lavoro e che di conseguenza condiziona i margini di potere che la prostituta ha nella relazione con il cliente.

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66. Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 12.

Tuttavia anche se la prostituta può avere dei margini di potere nel rapporto che instaura con il cliente, la prostituzione determina un processo che fa sì che le donne che forniscono dei servizi sessuali a pagamento da persone diventino delle cose nelle mani degli uomini che le acquistano.

In particolare O’Connel sostiene che: “[ …] la prostituta è costruita come un oggetto, non un soggetto all’interno dello scambio. Non importa quanto controllo esercita la prostituta sui dettagli di ciascuno scambio, l’essenza della transazione è che il cliente paga la prostituta per essere una persona che non è persona. I clienti riescono quindi ad avere sesso con un essere umano reale, in carne ed ossa, e tuttavia ad evadere tutti gli obblighi, le dipendenze e le responsabilità che sono implicite nella ‘fusione’ sessuale in contesti non commerciali. Riescono ad avere sesso con una persona che è fisicamente viva ma socialmente morta”.67

Pertanto secondo O’ Connel la prostituzione si configura come un fenomeno nel quale è importante la forma che assume la relazione fra la prostituta e il cliente e in modo specifico i rapporti di potere che si creano all’interno di essa.

In particolare entrambi possono avere dei margini di potere anche nel definire i termini della contrattazione, che assume le sembianze di un rapporto meramente commerciale in quanto il cliente acquista con il denaro le prestazioni sessuali da parte della prostituta a cui è stato attribuito un prezzo, trasformando la donna in un oggetto che soddisfa i loro desideri di natura sessuale.

In aggiunta secondo la studiosa Franca Bimbi, la quale analizza il fenomeno della prostituzione migrante in Italia, “i meccanismi di gestione della prostituzione migrante possono essere interpretati come: una spia della persistenza dello scambio delle donne tra gruppi di uomini, anche nei ‘paradisi’ della parità e reciprocità, e mette in luce la disponibilità degli uomini dei paesi ricchi ad agire in questo scambio, come clienti, mediatori, o soci delle imprese di prostituzione, libera e forzata”.68

Pertanto il mercato della prostituzione migrante è caratterizzato dalla presenza di uomini che ad esempio in qualità di clienti o di sfruttatori si scambiano tra di loro le ragazze o le donne migranti persino nei paesi sviluppati, come quelli occidentali. ___________________________

67. Julia Davidson O’Connel “La prostituzione. Sesso, soldi e potere” (Bari: Dedalo, 2001), 182 cit. in Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 13.

68. Franca Bimbi, “Prostituzione, migrazioni e relazioni di genere”, in πόƛƖc, XV, n. 1, 2001, pp. 28 cit. in Stefano Beccucci e Eleonora Garosi, “Corpi globali: la prostituzione in Italia” (Firenze: University Press, 2008), 13.

In particolare anche se nella maggior parte di tali paesi le donne possono fornire delle prestazioni sessuali a pagamento o meno e gli uomini possono acquistarle o decidere di non farlo liberamente, il fatto che lo sfruttamento della prostituzione migrante persista può significare che la società contemporanea sia ancora caratterizzata da profonde disparità di genere. Più specificatamente le ragazze o le donne migranti che finiscono nel mercato dello sfruttamento della prostituzione a volte rappresentano le principali vittime di questo processo, ossia dello sfruttamento della prostituzione migrante.

Le “teorie dell’attore razionale” interpretano “la prostituzione come una risorsa individuale per coloro che la esercitano. Le persone che si prostituiscono sono viste come attori razionali in grado di attuare scelte ponderate tra diverse alternative