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I. La migrazione femminile

II.3. La prostituzione all’interno dei centri di accoglienza per richiedenti asilo:

Purtroppo a volte succede che i luoghi che dovrebbero accogliere soltanto per un po’di tempo i migranti, che hanno lasciato il proprio paese d’origine e che avendo inviato una richiesta di asilo attendono una decisione da parte delle autorità competenti del paese che li ospita sul riconoscimento dello status di rifugiato, non riescono a rappresentare per loro un porto sicuro dove approdare.

In particolare la promozione delle politiche rivolte all’accoglienza dei migranti che giungono in Italia è stata significativamente influenzata dal periodo chiamato della “primavera araba”, ossia da una fase caratterizzata da una serie di rivolte e di contestazioni e che ha riguardato il sistema politico dei paesi arabi durante il 2011. Più specificatamente “il mutamento dello scenario politico internazionale, caratterizzato dalla destabilizzazione di diversi paesi dell’area mediterranea e mediorientale, ha determinato l’arrivo, in pochi giorni, sull’isola di Lampedusa di oltre 6.000 persone.”87

Quindi i flussi migratori che si verificavano in tale momento storico che era caratterizzato da una crisi di tipo politico che coinvolgeva diversi paesi in modo specifico quelli arabi, si sono diretti verso l’Italia, la quale è stata concepita dai migranti come il principale paese di arrivo in quanto è uno stato sviluppato che può offrire loro molte opportunità e che in virtù della sua collocazione strategica sul territorio è più soggetto ad essere individuato come una possibile meta da parte dei migranti.

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87. Commissione Parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impegnate, “Relazione sulle vicende concernenti il centro di accoglienza (ex Cara) Di Mineo (CT),” (Mercoledì 21 giugno 2017): 227, http://documenti.camera.it/.

Successivamente nel corso del 2011 “i flussi continui e massicci - soprattutto dalla Tunisia - verso Lampedusa, il cui centro di accoglienza (più precisamente, un Centro di identificazione ed espulsione - C.I.E.) all’epoca era peraltro chiuso (in quanto gravemente danneggiato da un incendio nel 2009), nonché i ritardi, forse inevitabili ma indubbi, della macchina dell’accoglienza, contribuirono a creare una situazione di grande allarme e preoccupazione, rappresentata dalla c.d. collina della vergogna.”88 Quest’ultima era un’espressione simbolica utilizzata per indicare la presenza di moltissimi migranti che avevano lasciato il loro paese di origine e che avevano raggiunto il paese di arrivo, ossia l’isola di Lampedusa.

Tuttavia nonostante l’importante contributo degli abitanti dell’isola e del personale della Protezione Civile non è stato possibile, a causa ad esempio dell’assenza di edifici in cui fare alloggiare per un periodo di tempo definito i migranti, predisporre una strategia appropriata di accoglienza dei migranti.

In particolare l’allora Prefetto di Roma, Franco Gabrielli, nella sua deposizione di fronte alla Commissione del 18 giugno 2015 affermava che: “all’inizio l’emergenza Nord Africa nasce essenzialmente come risposta alla famosa ‘collina della vergogna’: a Lampedusa ci sono oltre 6.000 persone, in massima parte tunisine. Il Governo non vuole riconoscere a queste persone la condizione di richiedenti asilo, in quanto sono migranti economici.”89

Più specificatamente il Prefetto Franco Gabrielli dichiarava che nel corso di tale emergenza erano coinvolti 26.000 migranti, di cui 24.000 erano originari della Tunisia e 2.000 avevano fatto richiesta di protezione internazionale, e che le regioni acconsentono all’intesa relativa al periodo del mese di marzo e di aprile riguardante i migranti richiedenti asilo.

_______________________ 88. Ibid.

89. Ibid., 227.

Inoltre il Prefetto Gabrielli asseriva che successivamente e in modo specifico nel corso del mese di agosto il numero dei migranti che avevano fatto richiesta di protezione internazionale cresceva fino a raggiungere la cifra significativa di 28.000/29.000 persone e che siccome per quanto concerneva i migranti originari della Tunisia era difficile identificarli, veniva consegnato loro una specie di permesso di soggiorno di tipo umanitario, attraverso l’applicazione di una legge contenuta nel Testo unico sull’immigrazione, e che aveva una durata di sei mesi che era possibile prolungare per altri sei mesi.

Pertanto il Presidente del Consiglio, che in quel periodo era Silvio Berlusconi, al fine di affrontare la difficile circostanza che si era creata in seguito a tali avvenimenti, annuncia mediante il proprio decreto del 12 febbraio 2011 lo stato di emergenza umanitaria.

Tuttavia per quanto riguarda la decisione di dichiarare lo stato di emergenza, non si sa con sicurezza se il procedimento da seguire in questa situazione era conforme con l’orientamento legislativo che regolarizzava l’avvalersi dello stato di emergenza. In particolare “se il presupposto normativo e giuridico dell’attività di protezione civile è la proclamazione dell’emergenza, che giustifica le deroghe alle competenze e ai regimi ordinari in materia di intervento, finanziamento e spesa, occorre che gli eventi umani di natura politica, storica, militare, come quello da cui trae origine il fenomeno migratorio di massa, non siano fatti rientrare in un latissimo concetto di calamità naturale, che invece riguarda avversità atmosferiche, terremoti e così via.”90

Successivamente il Presidente del Consiglio Berlusconi designa in qualità di commissario delegato il Prefetto di Palermo Giuseppe Caruso e affida alla Croce Rossa Italiana il compito di monitorare la situazione dal punto di vista assistenziale e umanitario.

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90. Ibid., 228.

In particolare il Prefetto Giuseppe Caruso il 2 marzo 2011 decide di sottoporre a requisizione l’edificio cosiddetto “residence degli aranci”, che si trovava nel Comune di Mineo.

Più specificatamente la “struttura, composta da oltre 400 villette, da circa due mesi era vuota a seguito della disdetta del contratto di locazione decennale, stipulato, a far data dal 31 marzo 2001, tra le forze armate statunitensi di stanza a Sigonella e l’impresa Pizzarotti S.P.A., titolare dell’immobile.”91

Quindi il “residence degli aranci” poteva essere adibito per ospitare i numerosi migranti che erano giunti sull’isola di Lampedusa.

Infatti tale edifico era adatto ad accogliere i migranti, poiché le abitazioni di cui era composto erano strutturalmente adeguate, in modo specifico erano “villette assolutamente dignitose con giardino ed aria condizionata, posizionate lungo viali alberati e campi sportivi.”92

Per quanto concerne le scelte di tipo amministrativo del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, esse si basavano sulla designazione di un soggetto pubblico, il quale aveva il compito di occuparsi della direzione del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo.

In particolare la scelta del “cosiddetto soggetto attuatore ha inevitabili ricadute sulla seconda tipologia di scelta, ovvero l’ente a cui demandare la concreta gestione del centro, ivi compresa l’erogazione dei servizi, che in una prima fase, l’ordinanza di Protezione civile aveva affidato alla Croce Rossa Italiana per i compiti di gestione umanitaria ed assistenziale del centro.”93

Il 13 aprile 2011 il Prefetto Franco Gabrielli prende il posto del Prefetto Caruso e designa come soggetto attuatore per la regione siciliana l’Ing. Pietro Lomonaco, il quale in seguito rifiuta l’incarico.

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91. Ibid., 229 92. Ibid. 93. Ibid., 230

Dunque successivamente il Prefetto Franco Gabrielli elegge il Presidente della Provincia di Catania, ovvero Giuseppe Castiglione, in qualità di soggetto attuatore. Pertanto “questi primi eventi evidenziano, da subito, come il centro sia destinato a vivere una realtà ‘a sé’, in qualche modo distinta dal resto del sistema di accoglienza che lentamente si definisce in Sicilia e nel resto di Italia. E rappresenta anche una prima spia dell’atteggiamento di deresponsabilizzazione assunto dalle Istituzioni regionali.”94

In particolare la decisione di nominare il Presidente della Provincia di Catania come soggetto attuatore “sembra dettata dalla volontà politica di affidare – fin da subito- agli amministratori locali la gestione del CARA di Mineo, anche con l’obiettivo di garantire un ritorno al territorio in termini occupazionali e di afflusso delle risorse.”95 Più specificatamente fra le diverse funzioni che il soggetto attuatore può svolgere vi è l’individuazione dell’ente gestore.

Quindi Giuseppe Castiglione era stato scelto dal Prefetto Franco Gabrielli come soggetto attuatore, che in seguito decide di affidare a Luca Odevaine il compito di dirigere il centro di Mineo.

In particolare Luca Odevaine era il Comandante della Polizia Provinciale di Roma e prima era stato scelto come rappresentante dell’U.P.I. al Tavolo tecnico di coordinamento.

Successivamente il 7 ottobre 2011 viene concluso il contratto per la gestione del Cara di Mineo tra Castiglione ed una associazione temporanea di imprese, che aveva a capo il Consorzio Sisifo e che aveva come portavoce Salvo Calì.

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94. Ibid. 95. Ibid.

In particolare qualche mese dopo il 30 dicembre 2011 Giuseppe Castiglione, in qualità di soggetto attuatore, ordina pubblicamente una gara di appalto per la direzione del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo fino al 31 dicembre 2012.

Inoltre Castiglione elegge il Dott. Giovanni Ferrera, il quale rivestiva il ruolo di dirigente dell’Assessorato per le politiche sociali della provincia di Catania, come responsabile unico del procedimento.

La gara di appalto si conclude con la vittoria dell’associazione temporanea di imprese che aveva a capo il Consorzio Sisifo.

Dopo due anni il Governo, in seguito al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il 28 dicembre 2012 annunciava la fine dello stato di emergenza per i flussi migratori che partivano dall’Africa settentrionale.

In particolare questa disposizione determinava il ripristino della situazione ordinaria prima della fine del 31 dicembre 2012, anche se presupponeva un periodo transitorio, in modo specifico di sei mesi, al fine di specificare le relazioni che riguardavano il centro di Mineo.

Più specificatamente il 20 dicembre 2012, ossia in precedenza rispetto all’attuazione della disposizione che annuncerà la fine dello stato di emergenza e nell’imminenza del termine successivo, “i comuni di Mineo, Ramacca, Vizzini, San Cono, Raddusa, Licodia Eubea, S.M. Ganzaria costituiscono il Consorzio ‘Calatino Terra d’Accoglienza’, la cui presidenza è affidata all’on. Giuseppe Castiglione, con il compito specifico di assumere la diretta gestione ordinaria del CARA di Mineo.”96

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96. Ibid., 234.

Successivamente l’8 marzo 2013 la Prefettura di Catania, in particolare il Prefetto Francesca Cannizzo, concludeva una convenzione con il Consorzio “Calatino Terra di Accoglienza”, il quale era capeggiato da Castiglione, assegnando a quest’ultimo la dirigenza del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo.

In particolare “la scelta, opzionale, di affidare la gestione del CARA di Mineo al consorzio dei comuni, nella previsione dell’ordinanza di chiusura dello stato di emergenza si presentava come una soluzione temporanea (6 mesi), quindi come una sorta di scivolo dall’emergenza al definitivo passaggio alla fase ordinaria.”97

Più specificatamente in questo periodo il Consorzio dei comuni si fa carico della funzione di stazione appaltante.

Tuttavia, dopo la cessazione dello stato di emergenza e il conseguente ripristino della situazione ordinaria, secondo il Dipartimento libertà civili e immigrazione la funzione di stazione appaltante doveva essere esercitata dalla Prefettura.

In particolare la motivazione che ha condotto alla scelta di mantenere il Consorzio dei comuni come stazione appaltante piuttosto che la Prefettura era evidente in una nota mandata da Anna Aloisi, la quale era il Sindaco di Mineo e Presedente del Consiglio di amministrazione del Consorzio dei comuni e da Marco Aurelio Sinatra, il quale rivestiva il ruolo di Sindaco di Vizzini e di Presidente dell’Assemblea del Consorzio dei comuni, ad insaputa degli altri membri del Consorzio dei comuni, al Prefetto di Catania e nella quale si affermava che “il mantenere come stazione appaltante il consorzio piuttosto che la prefettura incideva ed incide sulla economicità dell’appalto.(...)”.98

______________________ 97. Ibid., 237.

98. Ibid., 241.

In particolare il passaggio dalla gestione durante lo stato di emergenza a quella della fase ordinaria era caratterizzato dall’influenza di Luca Odevaine, il quale dichiarò, non sapendo di essere intercettato dall’Autorità giudiziaria, che poteva condizionare le scelte su come sistemare i migranti all’interno delle diverse regioni in base ai bisogni legati allo svolgimento degli sbarchi e di stabilire le autorizzazioni per l’apertura di altri centri in diverse città, garantendo a chi glielo richiedeva un’occupazione in tale ambito.

In aggiunta secondo le indagini di Roma Capitale, condotte dalla Procura della Repubblica di Roma, i legami tra Luca Odevaine e il Ministero dell’interno erano molto forti.

In particolare secondo la Corte de Conti “è bene evidenziare che non vi è stata alcuna differenziazione dalla fase emergenziale a quella ordinaria: stessi soggetti e stesso importo, con ciò disattendendo quanto disposto dall’ordinanza 33/2012 che aveva imposto adeguati risparmi di spesa …Non si vede né dove il Dipartimento competente abbia ritenuto di rinvenire il vantaggio, ben potendo espletare direttamente la gara e non attraverso un’intermediazione onerosa.”99

In seguito il 2 ottobre 2013 la Prefettura di Catania, per concludere un accordo di programma con il Consorzio di comuni, dopo aver ricevuto una segnalazione da parte del Ministero, richiede al Consorzio calatino di certificare la possibilità di trovare e di utilizzare un edificio adeguato ad ospitare 3000 migranti, per stipulare una convenzione di durata triennale.

Di conseguenza il 25 ottobre il Consorzio “Calatino Terra di Accoglienza”, emana un avviso pubblico al fine di reperire una struttura da destinare come Centro di accoglienza per richiedenti asilo.

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99. Ibid., 244.

In seguito il bando del Consorzio viene rilevato dalla Pizzarotti S.P.A. , così il 10 febbraio 2014 si concludeva la difficile contrattazione per dare un edificio adeguato in locazione e nel quale collocare i migranti.

In particolare il 2 aprile 2014 il Direttore generale Giovanni Ferrera firmava un accordo con la Pizzarotti S.P.A. , stipulando con essa un contratto di locazione che durava tre anni.

Successivamente, dopo aver ricevuto la conferma dell’utilizzabilità dell’ edificio, il direttore generale del Consorzio “Calatino Terra di Accoglienza” ordinava pubblicamente la gara per l’assegnazione dei servizi e delle forniture per la direzione del centro di Mineo.

In particolare il Consorzio “Calatino Terra di Accoglienza” protraeva il contratto che riguardava la direzione del centro di Mineo a favore dell’ATI Sisifo fino al 30 settembre 2014.

In seguito “il 26 gennaio 2015 la Corte dei Conti, incaricata della registrazione del contratto, in sede di giudizio di legittimità, muove una serie di censure al contratto triennale stipulato dal consorzio dei comuni e dall’ATI.”100

In aggiunta anche l’ANAC, la quale il 25 febbraio 2015 era stata incaricata di esternare un giudizio di tipo pre-contenzioso, muoveva delle censure.

In particolare l’ANAC riteneva non legittimo il bando di gara che era stato ordinato pubblicamente dal Consorzio “Calatino Terra di Accoglienza”, poiché era caratterizzato da diversi servizi che riducevano le opportunità di aderire alla gara da parte di altri soggetti ed enti interessati.

Di conseguenza prima il Consorzio il 19 marzo 2015 incominciava un procedimento di annullamento in autotutela dell’aggiudicazione definitiva della gara di appalto per la direzione del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo.

Ciononostante in un secondo momento il Consorzio, il 13 aprile 2015 domandava all’ANAC di rivedere il suo parere di illegittimità e interrompeva il procedimento per l’annullamento in autotutela.

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100. Ibid., 246.

Tuttavia “il 6 maggio l’ANAC dichiara inammissibile la richiesta di revisione del parere avanzata dal Consorzio “Calatino Terra di Accoglienza”, ma nonostante ciò, il 14 maggio, con determina dirigenziale n.76, il Consorzio conferma l’aggiudicazione definitiva della gestione del CARA di Mineo al vincitore della gara.”101

Quindi la vicenda dal punto di vista storico del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo è molto complessa ed è caratterizzata da notevoli difficoltà di tipo politico e amministrativo, economico e sociale.

Secondo il “Rapporto sulle condizioni di accoglienza” del maggio 2015 dell’associazione di solidarietà internazionale Medici per i Diritti Umani relativo al CARA di Mineo, nel periodo che va dal maggio 2011 sino al 29 dicembre 2014, si erano verificate delle contestazioni da parte delle persone che alloggiavano nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, a causa della situazione difficile in cui i migranti si trovavano nel CARA.

In particolare i migranti si lamentavano dei seguenti aspetti: “i lunghissimi tempi di attesa, il collegamento inesistente con i centri urbani, il pagamento del pocket money in sigarette e ricariche telefoniche.”102

Per far fronte a tali contestazioni da parte delle persone che erano ospitate nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo fu ristabilita l’operazione cosiddetta “Strade Sicure”, la quale è stata promossa nel 2008 da Ignazio La Russa che all’epoca rivestiva l’incarico di Ministro della Difesa e il cui scopo era quello di garantire, mediante lo svolgimento di un servizio di pattuglia e di sorveglianza, la vigilanza della zona e la protezione degli abitanti.

Oltre a ciò fu intensificata la presenza di militari per potenziare la vigilanza e al fine di assicurare l’ordine pubblico.

_____________________ 101. Ibid., 247.

102. MEDU (Medici per i Diritti Umani), “Rapporto sulle condizioni di accoglienza CARA di Mineo”, Progetto ON.TO, (Maggio 2015): 6, http://www.mediciperidirittiumani.org/.

Tuttavia il segretario regionale del COISP ha affermato che nel CARA di Mineo sono stati commessi dei reati, quali le rapine, la violenza sessuale, l’omicidio, lo spaccio di droga, e la prostituzione.

In particolare c’era un giro di prostituzione sulla strada Catania-Gela, che si trovava a pochissima distanza dal Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, e in cui MEDU aveva notato la presenza di alcune ragazze che aspettavano i clienti.

Inoltre “nel dicembre 2013, un operatore della Comunità di S. Egidio denunciava la presenza di un giro di prostituzione che coinvolgeva donne ospiti del CARA, del quale avrebbero approfittato non solo gli ospiti ma anche gli operatori.”103

In particolare come affermava uno degli operatori che faceva parte della Comunità di Sant’Egidio, “lo sanno tutti, compresi i mediatori culturali e la direzione, si girano dall’altra parte e fanno finta di non vedere. Qui dentro c’è un giro di prostituzione spaventoso e gli operatori del Cara sono i primi a ‘beneficiarne’ in tutti i sensi.

Dentro e fuori, perché oltre che nelle stanze del villaggio, poi molte ragazze le vediamo ferme in attesa di clienti in strada, sulla Catania-Gela, a poche centinaia di metri dal centro. E’ davvero una vergogna che queste ragazze vengano sfruttate, umiliate per pochi spiccioli e nessuno faccia niente”.104

La comunità di Sant’Egidio, di cui l’operatore fa parte, opera all’interno del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo da diversi anni, in modo specifico si occupa di promuovere un processo di integrazione con queste ragazze, le quali come tutti gli altri ospiti del CARA di Mineo, sono obbligate a permanervi per molti mesi, aspettando la risposta dell’istruttoria sulla loro domanda di asilo.

_______________________ 103. Ibid.

104. Alessandra Ziniti, “Costrette a prostituirsi per cinque euro, allarme a Mineo”, la

Repubblica, (24 dicembre 2013): 4, http://cartadiroma.waypress.eu//.

In aggiunta all’interno del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo il prezzo delle ragazze e delle donne migranti che si prostituivano era risaputo da tutti: “cinque euro le somale, dieci le eritree, tredici le nigeriane.

Il tariffario della prostituzione gira di bocca in bocca al centro richiedenti asilo, al bar, in mensa, negli uffici. Insieme alla ‘classifica’ delle ragazze, giovani, giovanissime, molte anche minorenni.”105

Successivamente la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza, di identificazione ed espulsione, nonché sulle condizioni di trattenimento dei migranti e sulle risorse pubbliche impiegate, mediante le indagini compiute direttamente sul luogo dall’autorità giudiziaria, e avvenute rispettivamente il 26 maggio 2015 e il 7 luglio 2016 e anche attraverso lo svolgimento di interviste, ha potuto constatare la problematica situazione in cui si trovava il centro di accoglienza per richiedenti asilo (ex Cara) di Mineo, così come le condizioni di vita in cui si trovavano i migranti, che in quel periodo vi erano accolti.

Più specificatamente “il CARA di Mineo, realizzato nel villaggio precedentemente occupato dai militari USA della base di Sigonella, è il centro di accoglienza più grande d’Italia con una capienza che può arrivare a 4.000 persone, una vera e propria cittadella collocata praticamente in mezzo al nulla, in un luogo caratterizzato da isolamento fisico e sociale, tanto che spesso per descrivere il centro è stata utilizzata la significativa espressione di ‘non luogo’.”106

Quindi i migranti che sono ospitati nel Centro di accoglienza per richiedenti asilo di