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“In feudo nobile, retto e gentile”

Nel documento al servizio di Venezia (pagine 121-200)

Da questa sezione in avanti passeremo finalmente in esame le di-verse concessioni elargite da Venezia al suo beneficiato Cristoforo Mauruzi da Tolentino, soffermandoci sulle peculiarità delle giuri-sdizioni a lui concesse, sulla storia di famiglia del condottiero, a partire dalle gesta del padre, a sua volta provisionato di Venezia, e sulla sua tanto discussa discendenza.

Il 30 dicembre 1451, la celeberrima “giornata memorabile” dei condottieri di ventura, il Senato veneziano, memore anche delle promesse fatte al padre, ma soprattutto per legare i suoi capitani all’obbedienza in vista di un nuovo scontro con Milano, da affron-tare senza le truppe di Bartolomeo Colleoni (che da sole rappresen-tavano quasi i due terzi dell’esercito di Venezia), concesse in “feudo nobile, retto e gentile” il Castello di Aviano e le Ville di San Polo e San Giorgio a Cristoforo da Tolentino, appunto uno dei suoi prin-cipali uomini d’arme.194

Ecco l’investitura nel Feudo, come è riportata dai Libri Com-memoriali della Repubblica Veneziana:

“1452 – Ind. XV – Marzo 11.

Il Doge, in premio dei servigi resi allo stato dal Condot-tiero Cristoforo Mauruzi del fu Nicolò da Tolentino, in seguito a deliberazione del Senato, concede al medesimo, rappresentato da Pasqualino di Giovanni da Tolentino (procura in atti di Giovanni del fu Stefano Danavoi) in

194 Al tempo della sua investitura, arrivata nel marzo del 1452, la condotta del Tolenti-no era di 800 cavalli e 100 fanti.

feudo nobile, per esso e discendenti maschi legittimi, lo oppidum di Aviano in Friuli e le terre di San Polo e di San Giorgio del Patriarca nel distretto di Conegliano, con tutte le loro dipendenze e diritti e gliene dà investi-tura.

Fatto nella sala delle Due Nappe nel Palazzo Ducale in Venezia.

Testimoni: Andrea del fu Francesco Bernardo e Cristofo-ro MoCristofo-ro, PCristofo-rocuratori di San Marco, Zaccaria Trevisano dottore, Andrea del fu Vittore Marcello, Paolo del fu Egi-dio Morosini, Lorenzo del fu Antonio Moro e Lodovico Foscari dottore. Atti Marco de’ Recanati.”195

In cambio della concessione i Tolentino avrebbero solamente dovuto offrire ogni anno in occasione della Festa di San Marco, un

“cero candido” da 10 libbre alla chiesa omonima.

Alcune cose vanno segnalate: seppur il mezzo più efficace per garantirsi i servigi di un comandante militare era comunque sem-pre quello di renderlo un feudatario dello stato, cosa che poteva ga-rantirgli non solo un luogo per alloggiare truppe e famiglia, in cui potersi mantenere e procurarsi rimpiazzi, ma anche garantirsi una certa predisposizione alla difesa dello stato mediante la tutela della

195 Estratto da: Eno Bellis, San Polo di Piave. Cenni storici, p. 53. Per dovere di cro-naca dev’essere qui riportata anche una notizia erronea, frutto di una cattiva inter-pretazion e che riguarda però molto da vicino l’investitura del Tolentino: nel suo Archivio di Conegliano infatti, il Botteon sosteneva che la concessione di San Polo in feudo sarebbe stata data nel 1454 (28 XII) ma a Guido Rangone (Rangoni), pure lui condottiero di Venezia, e solo nel 1455 a Cristoforo da Tolentino. In realtà anche Rangoni fu uno dei beneficiati della “giornata memorabile”, in cui ricevette il feudo di Cordignano. Altra obiezione da muovere al Botteon è che le ostilità con Milano erano già chiuse alla data del 28 dicembre, e poiché la Serenissima concluse le sue operazioni militari più grandi sul territorio veneto proprio in quell’anno, sapendo che queste concessioni erano elargite solamente in casi straordinari per legare a sé un condottiero importante nel periodo di emergenza, sarebbe stato a dir poco anacro-nistico che Venezia si smentisse in tal modo regalando concessioni in tempo di pace, cosa ben lontana dalla politica che la Dominante condusse sempre nei confronti dei suoi capitani.

propria giurisdizione personale, di norma però queste énclaves era-no aree essenzialmente rurali, sulle quali l’autorità del condottiero era di poco superiore a quella esercitata da un potente proprietario terriero, situate in zone di frontiera o strategiche,196 quindi lontane dalla Capitale, difficilmente controllabili ma abbastanza contenu-te da pocontenu-tersi garantire che cercontenu-te prerogative non diventassero trop-po pretrop-ponderanti rispetto alle forze già esistenti sul territorio pri-ma dell’infeudazione. Inoltre, i nidi dei condottieri si costruivano anche con donazioni di terreni privi di qualifiche feudali, incorag-giando i soldati ad acquistare a prezzi favorevoli le proprietà con-fiscate ai ribelli o a riceverle in cambio di parte del soldo; tutto ciò rientrava nel sistema difensivo dello Stato di Terraferma, senza ne-cessariamente che ci fosse anche concessione di una autorità civile ai condottieri.197

Nessuno dei casi appena citati corrisponde tuttavia alla partico-lare concessione fatta ai da Tolentino. Per spiegarne il perché però, occorre riassumere brevemente la storia di famiglia dei Mauruzi, e soprattutto riepilogare per sommi capi le vicende legate in partico-lare ai feudi di San Polo, San Giorgio e Aviano, nonché, primaria-mente, operare un’accurata analisi del privilegio stesso.

Eccolo nella sua forma originale, così come fu rogato il giorno 11 maggio 1452:

196 Sergio Zamperetti, I piccoli principi…, p. 238.

197 La concessione qui citata era dovuta all’eccezionale stato d’emergenza in cui si tro-vava Venezia dopo la diserzione del Colleoni e l’inizio della guerra contro lo Sforza, situazione che la pace di Lodi (aprile 1454) non risolse. Fu sancito lo statu quo in Lombardia, Venezia perse il Polesine in favore di Ferrara ma otteneva Crema da Milano, in cambio però del riconoscimento della legittimità dello Sforza a regnare sul Ducato. Compromesso insoddisfacente per entrambe le parti, poichè Venezia non era riuscita a garantirsi una solida frontiera sulla linea del Po, e da Milano non si intendeva rinunciare a zone così importanti dell’entroterra. Comunque la pace fu il primo passo per la costituzione di un’alleanza che potesse assicurare stabilità alla situazione italiana, e il 25 marzo 1455 fu proclamata la Lega Italica.

“In Christi Nomine Amen. Anno a Nativitate Milesimo qua-drigentesimo quinquagesimo secundo, Idictione quintadecima, Mensis Martij Die undecima.198

Constat ex veris analibus Reipublicae Venetiarum quae annis circiter Mille Principetum et dignitatem Ducalem obtinuis-se, et Deo propitio, felicius obtinere videtur, sese munificien-tiam, et liberalitatem erga benemeritos ut decet gratiosus osten-disse, ut unus quisque se integre, et fideliter se gesserit procul dubio sentiat et sciat merita et gratitudinem rerum suarum bene gestarum consequi posse. – Quamobam volens Illustrissi-mus Princeps, et execellentissiIllustrissi-mus Dominus Franciscus Foscari, Dux Inclitus omnisque Respublica Venetiarum, hanc virtutem Munificentiae et liberalitatis ad ipso tributam ostendere erga Magnificum Armorum Capitaneum Christophorum Tolenti-num filium quondam praeclari et magnanimi Militum Capi-tanei Nicolai Tolentini, ad praemium aliquod eidem impen-dendum gratiam, et munificentiam suam, quia in peritia, et virtute militari dudum comprobata, pro salute, et amplitudine Status Reipublicae Venetiarum ipse Christophorus multa ani-mi magnitudine, zelo, et fide laboravit eundem comendatum propensius suscepit; et ita Serenissimus Princeps, et excellen-tissimus Dominus Dominus Dux pro se, et successoribus suis ex Senatus consultu, solemnique, et omni libertate, et aucto-ritate observatis, ex certaque scientia, omniaque deliberato ac motu proprio dedit, tradidit et concessit, ac dat, tradit et con-cedit in pheudum rectum, nobile, et gentile, ac jure pheudi no-bilis et gentilis, praefacto Christophoro Tolentino absenti, sed tamquam praesenti, seu egregio Viro Pasqualino Joannis de To-lentino ejus Cancellario, et procuratori, ut constat Pub.° In-strum.°, scripto et publicato manu Joannis quondam Stephani Dantrei Publici et autentici, et Imperialis Notarii, in millesi-mo quadrigentesimillesi-mo quinquagesimillesi-mo secundo, Indictione quin-tadecima, die septimo Mensis Martii, a me Notario infrascrip-to viso et lecinfrascrip-to, praesenti, et stipulanti, et recipienti, ac flexis

ge-198 Per il privilegio si confronti, ASV, Senato Secreta, registro 19, carta 110 verso.

nibus reverenter acceptanti, pro eo Christophoro, ejusque filiis et haeredibus masculis ab eo legitime descendentibus, et ab ipsis legitime descendentibus in perpetuum, Oppidum Aviani situm in Patriae Fori Julij, et Villam seu Villas Sanctorum Pauli et Georgij del Patriarca sic vulgariter nuncupatis, positas propre Agrum Coneglani, cum omnibus possessionibus, Juribus, Ac-tionibus, pertinentiis, Introitibus proventibus, emolumentis, usibus, utilitotibus, aquis, paludibus, nemoribus, selvis et pa-sculis ad ea loca, et ad ipsum Ducale Dominium Venetiorum, ratione eorum locorum quomoda libet pertinentibus.”

I termini del privilegio sono così chiari che le successive conces-sioni motivano di fondo le perplessità di Giovanni Bonifacio nel trovarsi a commentarle. Ci arriveremo più avanti.

Si notino alcune cose: il documento è datato 11 maggio 1452, ma nel testo si dice che gli accordi intercorsi alla presenza del Pro-curatore di Cristoforo, Giovanni di Angelo dei Francescucci da To-lentino si svolsero già il 7 dello stesso mese,199 ma soprattutto i ter-mini della concessione;

- in feudo nobile retto e gentile coi diritti dei feudi nobili e gentili, significa innanzi tutto due cose: inalienabili e tra-smissibili solo ed esclusivamente agli eredi maschi;

- per Cristoforo, i suoi figli e tutti i suoi eredi maschi (e dalla frequenza con la quale la parola maschi é ripetuta nel privile-gio, la Ducale in favore di Lancilotto desta ancor più mera-viglia) discendenti legittimi...come vedremo già pochi anni dopo il privilegio si provvederà a renderlo più conforme alla situazione venutasi a creare;

- Oppidam Avianum ... et Villam seu, quindi sia la fortificazio-ne, il Castello, che la villa in sé. Questo é importante

sottoli-199 Antonio De Pellegrini, Aviano i Tolentino e i Gabrielli, Pordenone, Arti Grafiche già F.lli Gatti, 1923, p. 18.

nearlo alla luce delle molteplici prerogative che la Comunitas Aviani e i nobiles habitatores avevano guadagnato nel feudo stesso e, come vedremo più avanti, Aviano fu una dimostra-zione esemplare del districarsi di Venezia tra forze locali e i suoi funzionari o privilegiati, in questo caso;

- Si noti inoltre la vastità dei privilegi e degli usi concessi: tutti i possedimenti, diritti, atti, pertinenze, introiti, foreste, pa-ludi, acque, emolumenti, usi, con il dovere di dare ragione solamente alle pertinenze spettanti esclusivamente alla Do-minante, che ora vedremo nelle parti restanti del privilegio.

“Declarato tamen, quod in hac pheudali concessione non intel-ligatur, nec comprehendatur, aliqua bona, vel loca, quae non sint de veris pertinentiis, jurisditionibus, possessionibus, et re-ditibus ipsorum locorum, et ad ipsum Ducale Dominium Ve-netiarum pertinentibus, cum quibus ad praesens praefactum Illustrissimus Dominum ea loca tenet, et illis de praesenti uti-tur, sive ad dictum Illustrissimus Dominium spectare possent.

Dans et concedens ipse Dominus Dux, nomine dicti Ducalis Dominij, eidem Chistophorus, seu dicto ejus Procuratori, ac mihi Notario infrascripto, ut publicae personae stipulantibus, et recipiuntibus pro eo, Christophorus et Filiis, et haeredibus suis Masculis ab eo legitime descendentibus, ut habeant, tene-ant et possidetene-ant et quale jure pheudi omnia, et singula supra-scripta cum Juribus et pertinentis, et jurisdictionibus, et pos-sessionibus, redditus et emolumentis, accessibus, ingressibus et regressibus ad praedicta loca, et ad suprascriptum Dominem Ducem et Ducale Dominium, nomine ipsorum locorum per-tinentibus, cum omnimoda Jurisdictione et potestate; et haec omnia non obstantibus aliquibus juribus tam Comuni, quam Canonicis, Municipalibus, aut aliis in contrarium facentibus;

salvo semper Jure debitae Fidelitatis et vere superioritatibus ac veri Dominij. Isto etiam declarato, quod in eis locit non possit se reducere vel stare aut habitare aliquis ex fiis, qui stare et ha-bitare non possent, nec a praedictis subditis ipsorum locorum,

occipere Vastatore, et Plaustra, et Cernetas, prout accipient ab aliis subditis suis Tarvisij et Cenetensibus, pro Villis Sancto-rum Pauli et Georgij del Patriarca, et pro loca Aviani subditis Patriae; Hoc etiam expresse, et specialiter declarato, quod loca praedicta, possessiones, et homines in Facto Salvis sint, et esse debeant ad conditionem aliorum locorum Nostrorum Distric-tus Tarvisij, Cenetensis et Fori Julij, sicut ordinabitur pro ipso Ducali Dominio, et non aliunde occipiant Sal, nec de alio Sale utantur, quam de cenepis ipsius Ducalis Dominij, quod Sal dabitur eis ipso praetio, quo dabitur per ipsum Dominium seu vendet aliis subditis suis; Videlicet pro loco Aviani, sicut ven-ditur, et venditur illis de Patria Forij Julii, et Sanctorum Pau-lij et Georgij del Patriarca, sicut venditur et vendetur subditis Tarvivij et Cenetensibus; et in evidentiam, et confirmationem huius Feudalis Concessionis, praefactus Illustrissimus Domine Dux pro se, et successoribus suis, ac pro Ducali Dominium Ve-netiarum eundem Christophorum absentem tanquam praesen-tem, seu ejus praedictum Procuratorem praesentem genibus fle-xis acceptantem et reverenter suscipientem pro eo Christophori, filiis et haeredibus suis masculis ab eo legitime descendentibus, in omnibus et singulis predictis jure pheudi per impositionem annuli solemniter investit.”

Innanzi tutto si nota come per altre due volte la Ducale espliciti chiarimente “soli eredi maschi e suoi legittimi eredi”, segno che forse Venezia, come fece per il caso Colleoni, con il quale sarà effettuato più avanti un debito paragone, intendeva prepararsi a rientrare in possesso delle concessioni non appena la discendenza maschile del Maurizi si fosse estinta, ma che in seguito altri fattori sono emer-si a mutarne l’indirizzo politico: forse la Dominante non aveva in quel momento possibilità di infeudare qualcun altro di fiducia che sostituisse il Mauruzi, o forse la minaccia dei Turchi costrinse la Se-renissima a ritenere che un condottiero fidato fosse più affidabile di una famiglia nobiliare, magari friulana, pronta alla fuga in caso di invasione, o peggio, di assoggettarsi volontariamente al nemico.

Fatto sta, che le successive elargizioni giuridiche a favore della fami-glia da Tolentino testimoniano la volontà di Venezia di non volersi privare prematuramente di tali “Armorum Conductori dilectissimi”.

Questa seconda parte del privilegio pone in risalto le limitazioni della concessione stessa, come il fatto che fosse vietato ai Mauru-zi ospitare chi non potesse essere ospitato, metafora che significava

“divieto di dare asilo ai banditi”, l’interessantissima clausola, sicura-mente riferita alla situazione di Aviano, di esercitare la propria au-torità sul dominio concesso sino a che non entri in contrasto con precedenti prerogative concesse ad altre entità, come il Comune o gli ordini religiosi, l’obbligo di fedeltà alla Repubblica Marciana, l’obbligo del rifornimento di sale veneto allo stesso prezzo che ne-gli altri luoghi del Dominio di Terraferma, il divieto di proclama-re una cernita, cioè la coscrizione obbligatoria, diritto che Venezia avocava a sé stessa.

“Dans et concedes eidem Christophorus, seu suo Procuratori, li-centiam omnimodam et auctoritatem adipiscendi, et recipien-di auctoritate propria, et de caetero retinenrecipien-di possessionem li-beram, et expeditam omnium singolorumque praedictorum in pheudum concessorum eidem Christophorus, filiis et haeredi-bus suis Masculis legitime descendentihaeredi-bus; Promittens praedic-ta omnia et singula attendere et observare, et jura pheudalia ipsi et filiis, et haeredibus suis masculis ab eo legitime descen-dentibus defendere, manutenere, auctorizare; et disbrigare ab omni persona, Collegio, Communi et universitate, et habere ratum, gratum et firmum quidquid predicto Christophorus, filii et haeredes suis predicti constituent et ordinabunt in pra-edictis locis, dummodo talia sint, quae honorem, et statum ip-sius Domini Ducis, et successorum suorum, et Ducalis Domi-nij Venetiorum conspiciant et naturam pheudi sequantur.”

Giuramento di fedeltà che suona quanto mai anacronistico alla luce delle successive erogazioni, visto che si pospone la fedeltà all’osservazione dei diritti feudali presentati nella Ducale in esame, al rispetto di Venezia alla natura dei feudi, rispetto che

evidente-mente, andò non poco ad assottigliarsi nelle concessioni seguenti.

Oltre all’ormai ripetitiva e quasi ossessiva sentenza di ereditarietà ai soli figli maschi legittimi, troviamo in questo frammento l’ob-bligo dei feudatari a mantenere e difendere il feudo. Come visto nella premessa, legare un condottiero di ventura alla Repubblica attraverso la concessione di un feudo da difendere, posto magari ai confini del Dominio Marciano, era un ottimo deterrente per evita-re il passaggio di questi agli Stati rivali e aumentarne la fedeltà alla Dominante attraverso la difesa della Serenissima mediante il con-trollo del suo stesso feudo; in questo modo gli intererssi di Venezia e del condottiero andavano a coincidere, diminuendo la possibilità che il capitano in questione trasferisse le sue truppe in campo ne-mico. Inoltre, concedere una giurisdizione feudale a un condottie-ro di ventura al servizio permanente dello Stato, significava limarne i costi, avendogli conferito le ampie prerogative che permettevano alla sua famiglia e alle sue lanze di sostentarsi da sé, senza ricorrere al vettovagliamento veneziano.

Proseguiamo nell’analisi del testo della concessione, poiché re-stano da evidenziare ancora alcuni punti molto importanti.

“Qua investitione facta e converso Procurator ipsius Christo-phorus suprascriptus pro eo, et Filiis et haeredibus suis, ac ha-eredibus haeredum predicte sponte libere, et ex certa scientia, nulloque errore, vel metu videlicet omni modo, via et forma, ac jure quibus validus et efficatius potest, intervenientibusque om-nibus solemnitatibus, quae tam de jure quam de consuetudine in talibus requiruntur per solemnem stipulationem promisit, atque promittit in manibus praefati Domini Duci recipientis, nominibus praedicti tenere, regere et custodire praedicta loca ad honorem ut bonum statum praefati Ducali Dominium Ve-netiarum; Promittenteque dictis nominibus per solemnem sti-pulationem pro recognitione hujus pheudalis concessionis sin-gulis annis in Vigilia Festi Beati Marci Apostoli et Evangeli-stae de Mense Aprilis, dare Ecclesiae ipsius in Venetiis Cereum unum ponderis librarum decem candidum, juransque ac pro-mittens solemniter in animas ipsius Christophorus, filiorum et

haeredorum suorum, in manibus prefati Dominus Ducis re-cipientis pro se et successoribus suis, ac pro Ducali Dominium Venetiarum ad Sancta Dei Evangelia corporaliter tactis Scrip-turis, bona Feudatarij ex forma juris et consuetudinis, eorum Dominij, et superioribus obbligantur: quae omnia et singu-la suprascripta, et infrascripta Praefatus Illustrissimus Domine Dux pro se, et successoribus suis, ac pro Inclito Ducali Domi-nium Venetiarum, et praefatus Procurator ipsius Christopho-rus vice et nomine quo sopra, sibi invicem et vicissim promise-runt, et convenepromise-runt, ac mihi Notario infrascripto ut Publicae Personae stipulanti, et recipienti vice, et nominibus omnium quorum interest, grata, firma et valida habere, tenere, attende-re, et observare et non controfacere vel contravenire pro se, vel alium seu alias aliqua ratione, vel causa de jure vel de facto sub poena integrae restitutionis, seu refecionis omnium et sin-golorum donnorum, expensarum, et interesse litis et extra, quae pena salvatur per partem inobservantem, vel contravenientem parti observanti qua poena saluta vel non, nihilominus omnia et singula suprascripta et infrascripta firma perdurent, promi-sitque dictus Procurator vice, et nomine supradicta quotidem Christophorus, Filij et haeredes sui, nullo umquam tempore re-nuntiabunt dicto pheudo sine licentia et consensu prefati Du-cali Dominium Venetiarum, faciente ipsi Dominum Dux erga ipsium Christophorus filies et haeredes sues praedicta id quod requiritur, ex ordine pheudali; renuntians ex nunc omni jure, seu consuetudini pheudorum, per quod, vel quam tenentur, tribueretur, vel tribui posset potestat sive libertas ipsi Christo-phorus et ejus Filiis et haeredibus renuntiandi, scilicet ipse, et eius Filii et haeredes et fidelitatem, et ad alia superius conten-ta in perpetuum remanerent obligati, et renuntiaverunt dicconten-tae partes nominibus omnibus quibus supra exceptione non sic, vel aliter gestorum, promissorum, et pactorum ut supra; nec non exceptioni non sic factae pheudalis concessionis, et non praestiti juramenti, et non praestitae fidelitatis exceptioni doli, metus, causa, et in factum actioni, conditioni, sine causa, vel injusta causa, sive ob turpem causam, omnique alij jure exceptionis et deffensioni, ac omnibus productionibus, et approbationibus te-stium contra omnia et singula suprascripta.”

Tre le cose da segnalare in questo frammento: il tributo alla

Tre le cose da segnalare in questo frammento: il tributo alla

Nel documento al servizio di Venezia (pagine 121-200)