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fio rii* o * i com piono w cio 4 Vadula 0 * 1 banco del complotto

notabili della antichissima et nobile città di Fiesole,

N. MANCINI, Orazioni o discorsi istorici sopra l'antica città d

1. fio rii* o * i com piono w cio 4 Vadula 0 * 1 banco del complotto

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In ogni epoca troviamo così, e non solo tra i membri del clero, dei veri e propri uomini-memoria, per dirla con Raul Merzario. Ma, a differenza dei paesi del comasco dove l 'uomo-memoria è il vecchio che trae autorità e prestigio dalla sua capacità di ricordare e di trasmettere la memoria

. 39

genealogica , a Fiesole questo assume connotati e

funzioni in parte diverse. L*uomo-memoria fiesolano (che

non è necessariamente vecchio) il più delle volte è

chiamato dall'intera collettività a cercare raccogliere e conservare la memoria storica della città, è insomma per così dire una figura istituzionale: così su incarico degli operai di S. Maria Primerana e di S. Romolo, il maestro scalpellino Filippo di Bernardino Pettirossi redige nel 1593, il libro dei gonfalonieri e delle tratte degli operai

40 . . . . .

a partire dal 1515 . 1 1 figlio di Filippo, Sebastiano,

lo abbiamo appena sentito recitare di fronte al nuovo gonfaloniere, la seconda domenica di maggio del 1623, le

Croniche della città di Fiesole (compito, come si è visto, che toccava ogni anno ad un giovane artigiano di Fiesole). Un altro membro della famiglia Pettirossi, Alessandro di

Domenico, maestro scalpellino (cugino di 2o-3o di

Sebastiano) è autore nel 1688 di una pianta della città, la

Fesularum Civitas (Carta n. I)41 da lui dedicata ad un

fiesolano di elezione, come il dottor Claudio Boissin, in

questi termini: "fu suo consiglio il persuadermi a

disegnare la mia Patria, nel modo, che ora si trova, onde è ben dovere, che io le ne faccia un regalo, per darle

Cfr. R. MERZARIO, il paese stretto. Strategie matrimoniali nella

diocesi di Como secoli XVI-XVIII, Torino, 1981, p. 36, una conferma

del monopolio della memoria detenuto dagli anziani anche in G.

DELILLE, Famiglia e proprietà nel Regno di Napoli XV-XIX secolo,

Torino, 1988, p. 261.

OPA, 2, Libro delle tratte del gonfaloniere 1515-1814.

Conservata per lungo tempo nella villa Tolomei a Maiano (A.

BANDINI, Lettere XII, p. 256-57), si trova oggi nel Museo "Firenze

incentivo maggiore di scrivere la istoria di Fiesole, come

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Ella inclinava di voler fare"

Domenico Tortoli (1646-1692) invece, è un ecclesiastico. Figlio di Benedetto maestro scalpellino, viene ordinato sacerdote nel 1672 e per 10 anni insegna lettere nel locale seminario, del quale assume la direzione fino al 1688. Nel

1682 pubblica in latino un trattato sulle origini,

antichità e prerogative di Fiesole; inoltre nel 1686 redige una descrizione (in forma anonima) dei festeggiamenti fatti in occasione dell'esposizione dell'immagine della Vergine

conservata nell'Oratorio di S. Maria Primerana 43 . *1682

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A.M. BANDINI, Lettere XII, p. 257; in effetti il Boissin aveva

predisposto una mole notevole di materiale che tuttavia è rimasto

inedito (C. BOISSIN, Memorie antiche e moderne della città di Fiesole,

Firenze, 1679, conservato nella Biblioteca Riccardiana di Firenze, Ms. Moreniani, n. 26). E ’cancellerie del Monte delle graticole, possiede a R e s o l e (cfr. D. Tortoli e collette fine Seicento).

lurisdictio episcopi fesulani in civitate Florentiae, Venezia,

1682 (un riferimento a questa opera si trova in BMF Palagi 375, ina.

2, fase. 2); Ragguaglio della festa fatta nell'oratorio di S. Maria

Primerana di Fiesole in onore della SS. Vergine Madre di Dio. Nè tre

giorni solenni della Pentecoste quest'anno 1696, Firenze, 1686 (una

copia è conservata in AVF, s . XXVI, n. 32). Per una sua biografia si

veda G. RASPINI, Domenico Tortoli e la giurisdizione fiorentina del

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Nel XVIII secolo incontriamo un altro ecclesiastico

proveniente da una antica famiglia artigiana di Fiesole: è Girolamo Palagi, figlio primogenito del legnaiolo Cosimo

(degli altri quattro fratelli maschi un altro, Romolo

Donato, sceglie come lui la carriera ecclesiastica, due vanno a lavorare nelle cave di pietra e solo uno Antonio Gaspero continuerà l ’attività paterna) che nel corso di oltre mezzo secolo raccoglie una quantità notevole di materiali e reperti relativi alla storia della città (il fondo Palagi è conservato nella Biblioteca Moreniana di Firenze). A lui dobbiamo in particolare sia la descrizione della cerimonia di insediamento del gonfaloniere sia di quelle dei vescovi. E' inutile moltiplicare gli esempi,

basti ancora dire che in molte case, e non solo di

chierici, si trovano libri. Lo apprendiamo da alcuni

testamenti: il canonico Filippo Cappelli (1719-1787),

figlio dello scalpellino Protasio, lascia al seminario "di questa suddetta città di Fiesole, (in) cui egli ha servito in qualità di Governatore per il corso di quattordici anni"

tutti i suoi "libri da studio, (...) niuno di essi

eccettuato, asserendo averli acquistati con i denari dal medesimo percetti per sua mercede del servizio", precisando

che il loro valore "non eccede la somma di cento

. . 44

zecchini"

La , r u r i ( p l i i u < ■> l i a a l t a i r . l a .la t a <1 l a r i * .

4 4

Il mereiaio Bartolommeo Peliucci, figlio pure lui di un maestro scalpellino, nel suo testamento del 1785 lascia ai

figli del signor Francesco Orlandini, maestro scalpellino (non sembra ci siano tra i due legami di parentela), "e in mancanza di questi ai figli del maggior fratello” del

suddetto, "tutte le sue macchine, libri e carte di

geografia e mattematica che si ritroverà avere (...) con

obligo di servirsene per loro uso, ed apprendere tali

scienze", e allo scalpellino Giuseppe Cancelli, quasi

certamente un suo operante, lascia "jure legati (...) tutti li libri di canto fermo e di note" più altri dieci "dei suoi libri stampati, che il detto Cancelli sceglierà a suo

, 45

piacere" . Il marmista Antonio Rossi nel 1799 lascia al

nipote Gaetano Cappelli (figlio della sorella Maria

Caterina) "tutti i libri teologici e di morale (...)

esclusi gl'altri che non trattassero di detta materia

. . 46

ecclesiastica" . E* interessante notare, a questo

riguardo, l'esistenza di un teatro costruito all'inizio del Seicento nel quartiere di Borgunto "in cui la gioventù di

Fiesole si esercitava rappresentando varie decenti

commedie, or serie, or facete. Questo teatro fu non ha guari fatto disfare - scrive l'architetto Del Rosso nel

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1826 - dai padroni dello stabile per un mal inteso

spirito di religione; causa per cui que*giovani, che si

ASF Notarile Moderno 30317, cc. 14. Tali disposizioni vengono poi

confermate nel codicillo del 19 febbraio 1799 (ASF Notarile Moderno

prot. 29180, cc. 123). Le vicende dei Peliucci sono narrate nel 3.o paragrafo del V capitolo.

^ ASF Notarile Moderno prot. 29180, cc. 126.

G. DEL ROSSO, Una giornata d'istruzione a Fiesole ossia itinerario

per osservare gli antichi e moderni monumenti di quella etrusca città

e suoi dintorni, Firenze, 1826, pp. 134-136. Anche il Bandini accenna

al "pubblico teatro dei fiesolani aperto circa l'anno 1600" (Lettere

XII nelle quali si ricerca e s'illustra l'antica e moderna situazione

della città di Fiesole e suoi contorni, Siena, 1800, p. 196). Sarebbe

stato molto interessante conoscerne l'attività sia eul piano

organizzativo sia su quello culturale: quali autori venivano

rappresentati? Tanto il Bandini che il Del Rosso tuttavia si limitano a dare la notizia senza altri particolari e soprattutto senza citare la fonte da cui hanno attinto.

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contentavano di tal meschino sollievo al loro faticoso

mestiere di scarpellino, scendono con più frequenza a

dissipare il loro tempo, ed i loro guadagni per sollazzarsi in Firenze".

Non stupisce quindi constatare quanto fosse radicata la coscienza del proprio passato e della propria storia tra

gli abitanti, non solo della città ma dell'intera

giurisdizione. Essa emerge anche negli affari della vita quotidiana. Eccone un esempio: nel 1667 i rappresentanti del consiglio della Podesteria (composto da otto membri più il gonfaloniere, tutti artigiani e contadini di Fiesole e

dei popoli che la componenevano) negano ad un fabbro,

Leonardo Fancelli (la famiglia proveniva dal villaggio di

Settignano), il permesso di abbattere un tratto delle

antiche mura, richiesto per poter sfruttare meglio una sua cava di pietre lì nei pressi: "dopo lungo e maturo discorso avuto fra di loro dissero, deliberarono, e risolvettero non essere decente, ne convenirsi in modo alcuno il farsi detta demolizione in riguardo che dall'aspetto di detto muro si viene in cognizione dell'antichità di detta città, et

inoltre facendosi detta demolizione si rende difforme tutto

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quel luogo"

Il prestigio di Fiesole, dunque, è grande anche tra i popoli che compongono sia la comunità amministrativa che l'intera diocesi. La nuova comunità del Pellegrino, creata nel 1808 dai francesi smembrando quella di Fiesole, se ne

ACF, Preunitario, 3, cc. 15v. A Buggiano, in un case analogo, il

permesso fu subito concesso cfr. R. PAZZAGLI. Mentre a Fiesole, dopo la riforma comunitativa, i nuovi amministratori provenienti in gran parte dalle file dell'aristocrazia terriera fiorentina appaiono meno sensibili alla salvaguardia del patrimonio culturale fiesolano, cfr.

ACF Preunitario 7.