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egemonia culturale , si è pure detto, derivante da una posizione preminente in ambito politico locale: le più

D. I Kertzer, Bologna, 1992, p 311.

amministrative. Non è qui il caso di descrivere le vicende di una famiglia che andrà rapidamente moltiplicandosi tra Sei e Settecento, per poi scomparire lentamente nei primi decenni

de 11* Ottocento. Basta un colpo d'occhio alla genealogia

semplificata, predisposta per verificare la trasmissione del

mestiere, per capire quale intrico di eventi relazioni

rapporti abbiano segnato il percorso di questa, come del resto di molte altre famiglie fiesolane. Mi limito dunque per il momento a rilevare come tutti i discendenti di Francesco di Matteo siano sempre scalpellini. Nel 1798 ancora tre capifamiglia Patriarchi esercitano il mestiere, mentre è

molto probabile che il ramo di Lorenzo di Bartolomeo di

Gentile nel corso del XVIII secolo si sia trasferito a

Firenze ove aveva acquistato una casa, con due botteghe e un magazzino al pian terreno, "posta fuori della porta al Prato nel popolo di S. Lucia sul Prato"51 . Sempre nel Settecento, uno dei discendenti di Gentile di Matteo, Romolo Niccolò di Gio Francesco si trasferisce a Montalcino, ove si sposerà con

la figlia di uno dei membri dell'élite locale continuando ad

. 52

esercitare con successo la sua arte

INSERIRE: genealogia 3, famiglia Patriarchi.

Non è raro il caso di famiglie artigiane che si trasferiscono

in altre località , richiamate dalla buona fama di cui

godevano; e questo, insieme alla perdita di maschi combinata con un eccessivo numero di femmine, è, come vedremo più avanti, la causa più frequente di "estinzione" di una casata. E' il caso per esempio di altre tre illustri famiglie di artigiani, i Pettirossi, i Poeti e i Malavisti (si vedano le *52

ASF Decima granducale 5758, cc. 1283.

52 Archivio Vescovile di Montalcino 175, 15-11-1749. Debbo questa

indicazione a L. Carle.

Sull'emigrazione artigianale cfr. G. LEVI, Centro e periferia di uno

stato assoluto. Tre saggi su Piemonte e Liguria in età moderna, Torino,

121

rispettive genealogie nelle figure 2, 4, e 5) che, ai vertici della società fiesolana fin dal Cinquecento, all'inizio del Settecento sono ormai scomparse o in via di estinzione. Dei due rami Pettirossi, ancora presenti nel XVII secolo (come si ricorderà la famiglia aveva subito perdite durante la peste

del 1630) , uno si estingue precocemente per carenza di

maschi: l'ultimo, Bernardino di Francesco di Bernardino,

abbraccia infatti la carriera ecclesiastica (i Poeti

rappresentano un caso del tutto analogo); nell'altro ramo invece il figlio di Alessandro, che abbiamo incontrato nel paragrafo precedente, Pietro, anche lui maestro scalpellino

come il padre, si trasferisce nel 1737 (ormai quasi

sessantenne) con tutta la sua numerosa famiglia al Galluzzo

. , 54 *

per non far più ritorno a Fiesole . Le frequenti,

definitive emigrazioni, in questo caso di singoli membri

della famiglia, sono invece all'origine della progressiva scomparsa dei Malavisti nei decenni a cavallo tra Seicento e

Settecento: Giuseppe di Lorenzo di Gio Batta si trasferisce

definitivamente a Firenze (anche se poi tornerà a sposare una ragazza fiesolana nel 1720 55 ), mentre si perdono le tracce dei fratelli Giovanni e Salvestro di Alessandro e delle loro

famiglie (con tutta probabilità anch'essi trasferiti a

Firenze); Fabbrizio di Pietro Romolo, va a esercitare il

mestiere di scalpellino a Bologna alla metà degli anni novanta del Seicento (in quegli stessi anni vi si trasferisce anche un altro scalpellino Michele di Angelo Tortoli), mentre un Gio Niccola (di cui però non sono riuscito a risalire alla paternità) è costretto intorno al 1730 a fuggire "fuor di stato bandito"56 .

INSERIRE:

genealogia 4, famiglia Malavisti.

ACF Preunitario 6 e ASF Nove Conservatori 3785, ino. 39 tassa 1738.

ACapF sea. XIX, 25 Atti di matrimonio 1695-1767.

genealogia 5, famiglia Poeti,

Altre casate che dimostrano un alto grado di affezione al mestiere sono i Bozzolini, i Brazzini, i Cappelli, i Della Bella, gli Orlandini, i Sandrini e i Tortoli ; una vera e propria dinastia di scalpellini sono poi i Manuelli che nel 1864 contano addirittura 20 capifamiglia che esercitano quel mestiere (vedi rispettive genealogie e tabella cognomi 1634-

1864). Queste famiglie, con poche altre di artigiani e

negozianti, costituiscono la base di quell*élite cittadina che manterrà una forte egemonia sulla società fiesolana fino alla riforma commutativa di Pietro Leopoldo, i cui effetti su questo tradizionale assetto sociale e politico cittadino saranno oggetto di analisi nel prossimo capitolo. Torniamo ancora per un momento alla questione della riproduzione sociale del mestiere per rilevare come questo si trasmetta, nei casi esaminati, di padre in figlio senza soluzione di continuità. Questo meccanismo appare con tutta evidenza nelle catene parentali in cui sono stati riportati solo i maschi che continuano l'attività paterna.

INSERIRE:

genealogia 6, famiglia Sandrini. genealogia 7, famiglia Manuelli. genealogia 8, famiglia Della Bella, genealogia 9, famiglia Tortoli.

Come avveniva la trasmissione del mestiere? "Nei ricordi degli scalpellini emerge sempre la presenza dei ragazzi in cava, fino dall'età di sei anni: essi vengono impiegati in

piccoli servizi e lavori e iniziano così il loro

apprendistato. L'organizzazione del lavoro è risolta

esclusivamente entro il quadro familiare" . Così ancora

3 C. SALVIANTI, M. LATINI, La pietra color del cielo, p. 43; sulla

123

nella prima metà di questo secolo. Ma la presenza di giovani e giovanissimi nelle cave e nei cantieri di lavoro è molto antica, ed è tradizione del settore edilizio in generale 58 .

Nelle liste fiscali, lo abbiamo visto, molto spesso si

trovano numerosi casi di scalpellini (e anche di altri

artigiani) a cui sono associati figli e talvolta anche

nipoti.

Un problema per la famiglia artigiana era, nel caso non infrequente di più figli maschi, quello di chi avrebbe dovuto succedere al padre nella conduzione della cava (generalmente in affitto). Un problema che, di solito, veniva risolto attraverso la costituzione di società di fatto tra fratelli, lo vedremo tra breve, per proseguire in comune l'attività paterna e consentire alla famiglia di mantenere livelli di reddito soddisfacenti (Testamenti e Decima granducale). E' del tutto evidente che la disponibilità così sovrabbondante e, nello stesso tempo, così a portata di mano della materia

prima (che costituisce la fonte del proprio lavoro) è

all'origine di una così alta stabilità nel mestiere; è

altrettanto evidente tuttavia che l'attaccamento alla

professione degli scalpellini viene anche da una elevata considerazione che questa generalmente gode. Essa è stimata alla stregua di vera e propria "arte” (nel senso estetico del

. 59

termine ) e tale considerazione alimenta un generale

sentimento di superiorità degli scalpellini, soprattutto tra quelli più qualificati, rispetto ad altri addetti al settore

edilizio (una così ampia affezione al mestiere non si

riscontra, ad esempio, tra i muratori) per non parlare poi

nei confronti dei contadini, verso i quali si tende a