il 1914 La guerelle, che ebbe larga eco sulla stampa , su dove e come erigere il luogo della memoria dimostra la
O. MUZZI, Tenere la città abbondante, unito il popolo e la nobiltà
onorata. Tre secoli di feste a Colle tra Medioevo e Età moderna, in
Colle di Val d'Elsat diocesi e città tra '500 e '600, a cura di P.
itencini, Firenze, 1994, p. 188.
Si vedano in particolare gli atti del convegno La coscienza
cittadina nei comuni italiani del Duecento, Todi, 1972. Cfr. anche H.
SANFILIPPO, Un nuovo modello, in Storia d'Italia, voi. Ili, Milano,
1989, p. 343; J. LE GOFF, L'immaginario urbano nell'Italia medievale
(secoli V-XV), in Storia d'Italia, Annali 5, Il paesaggio, Torino,
1982, p. 24.
Sulla guerra tra Fiesole e Firenze si veda soprattutto R.
DAVIDSOHN, Storia di Firenze, voi. I, Firenze, 1972 (la ed. tedesca:
Berlin, 1896), pp. 582-592.
Per una descrizione del perimetro della cinta muraria, che si snodava per circa tre chilometri intorno ai colli di S. Francesco e di
S. Apollinare si vedano in particolare A.M. BAND INI, Lettere XII nelle
quali si ricerca e s'illustra l'antica e moderna situazione della
città di Fiesole e suoi contorni, Siena, 1800, pp. 218-19; G. DEL
ROSSO, Una giornata d'istruzione a Fiesole ossia itinerario per
31
visto, la memoria del proprio passato e dunque un forte senso di appartenenza alla propria città che costituisce, anche nei secoli in cui questa era ridotta a poco più di un
villaggio (XII-XVII), un patrimonio comunitario, un
cemento ideologico che, tramandato tenacemente di
generazione in generazione, avrebbe consentito tra l'altro
la salvaguardia del suo rango urbano, sancito dal
mantenimento di alcuni privilegi giurisdizionali sul
proprio antico territorio, fino alla sua erezione al rango di "città nobile" nel 1838 65 .
Il fatto in sé non sorprende più di tanto, dato che era
prassi del comune fiorentino quella di lasciare un certo
margine di autonomia e vari privilegi ed esenzioni alle
città conquistate; stupisce piuttosto che si lasciasse
dignità urbana ad un centro ormai ridotto a poche case
66
sparse . Il motivo credo sia da individuare
principalmente nella continuità delle funzioni militari (nel 1325 ad esempio fu ricostruita la rocca in funzione
anti-lucchese) e direttive che la città continua a
svolgere, da quelle religiose a quelle giudiziarie e
amministrative, che garantiscono la presenza costante in
loco dei detentori legali del potere, tanto laici che
ecclesiastici . E ciò nonostante che Firenze dopo aspre
contese, anche con il Papa, sia riuscita fin dalla metà del XIII secolo a trasferire il vescovo di Fiesole entro le sue mura impedendogli così la ricostituzione di una potenza
suoi dintorni, Firenze, 1826, pp. 204-17 (con una pianta della città ||rusca a p. 204).
Cfr. J. BOUTIER, I lijbri d'oro dei Granducato di Toscana (1750-
1860). Alcune riflessioni su una fonte di storia sociale, "Società e
gloria", n. 42, 1988, p. 953.
Cfr. R. DAVIDSOHN, Storia di Firenze, voi. I, p. 589. Su questo si
v^da il l.o paragrafo del capitolo successivo.
"Uno dei segni distintivi dell'essere città è rappresentato
proprio dal fatto di essere sede episcopale" (M. SANFILIPPO, Il comune
come modello economico e politico, in Storia d'Italia, voi. Ili, p.
199). Per una definizione di piccola città cfr. Les petites villes du
moyen^age à nos jours, Paris, 1987 e in particolare c. NIERES, La
petite ville du XVIIe au milieu du XlXe siècle, pp. 495-9B.
32
•
«
6 8
territoriale antagonista : Fiesole infatti, fin dalla
metà del XIII secolo, viene eretta a capoluogo di una delle 76 leghe militari istituite dallo stato fiorentino 69 .
All'inizio del XV secolo (1415) risalgono invece gli
• 70 •
Statuti che regolavano il funzionamento amministrativo
e i criteri di ripartizione del potere all'interno dei 28 popoli componenti la Lega, poi Podesteria unita a Sesto e Brozzi nel 1424 71 ) .
All'inizio dell'età moderna, la città appare dunque come un centro polivalente con spiccate caratteristiche urbane, ad onta di una persistente rarefazione del tessuto edilizio-
abitativo (riprenderemo più avanti questo aspetto),
percepibili soprattutto in quella coscienza cittadina cui accennavo prima: "questo spirito associativo - è stato detto a proposito delle città italiane medievali - questo spirito civico fa riferimento ad antichi simboli della città: il santo patrono, la cattedrale, le insegne". Ci si
sente cittadini insomma, "perchè si è legati al santo *Si
68
Si veda in particolare ANONIMO (ma D. TORTOLI), Iurisdictio
episcopi fesularli in civitate Florentiaej inoltre cfr. R. DAVIDSOHN,
Storia di Firenze, voi. I, pp. 751-57; A. BENVENUTI PAPI, Pastori di
popolo. Storie e leggende di vescovi e di città nell'Italia medievale,
Firenze, 1988, pp. 22, 99-100n e 163n; G. RASPINI, La sovranità civile
dei vescovi di Fiesole, in Fiesole una diocesi nella storia, pp. 193-
210. Il vescovo sarebbe tornato nella sua sede fiesolana, nonostante le continue istanze della città per riaverlo, solo nella seconda metà del secolo scorso: sarà infatti mone. Luigi Corsani, dopo la sua elezione il 15 giugno 1874 a ristabilire la residenza del vescovo nella sua antica sede.
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana
contenente la descrizione di tutti i luoghi del Granducato Ducato di
Lucca Garfagnana e Lunigiana, voi. II, Firenze, 1835, p. 124.
Gli Statuti di Fiesole sono conservati in ASF, Statuti dei comuni
soggetti, 311; una copia di essi con le riforme fino al 1570 fu
eseguita dal cancellliere del Monte delle Graticole di Firenze,
Claudio Boissin, nel suo manoscritto Memorie antiche e moderne della
città di Fiesole, del 1679, La copia seicentesca del Boissin è stata
di recente pubblicata, con integrazioni tratte dal ma.
quattrocentesco, in M. MANNINI, Le podesterie di Fiesole e Sesto dal
XV al XVIII secolo. Podestà - stemmi - statuti, Firenze, 1974, pp.
297-319.
vescovo, in cui si manifestano quegli "aspetti simbolici del potere" descritti con molta efficacia da Geertz 75 . Ma esprimono anche l'immagine che la città da di se stessa attraverso il linguaggio del mito e del rito.
Di particolare significato, a questo riguardo, appare la cerimonia di insediamento del gonfaloniere. Come già si è
visto nel precedente paragrafo, questa esprime e
rappresenta a un tempo l'antica autonomia cittadina e il gruppo sociale dominante, cioè quello artigiano.
Il gonfaloniere, infatti, non soltanto doveva essere sempre "uno di Fiesole e non ci è stato mai caso che sia stato un estraneo”, ma doveva appartenere ad una delle famiglie "più
principali" della città, saper leggere e scrivere e
possedere almeno la propria casa . L'assenza tuttavia di
una codificazione in materia aveva sempre prodotto, lo
vedremo meglio più avanti, una certa conflittualità tra le
maggiori famiglie fiesolane, come si inferisce dalle
"Costituzioni dell'Opera di S. Maria Primerana" approntate
nel 1843 77 (quando ormai, peraltro, l'Opera aveva perso
la facoltà di eleggere il gonfaloniere) per rimediare in qualche modo con regole scritte a questa anarchia.
La riforma del 1774, con i nuovi regolamenti relativi alla nomina dei membri del Magistrato comunitativo gonfaloniere
compreso 78 , determinò la fine di questa cerimonia, ma la Si
C. GEERTZ, Antropologia interpretativa, Bologna, 1988, pp. 156-57.
Si poteva esercitare la carica di gonfaloniere una sola volta (G.
PALAGI, Descrizione della funzione). L'elenco dei gonfalonieri ai
trova nell'Archivio dell'Opera di S. Maria Primerana (OPA) : "Libro delle tratte del gonfaloniere di Fiesole e degli operai dell'Opera"
(1515-1814) e in M. BAGNI, Relazione sullo stato antico e moderno di
Fiesole. "Per conoscere quali sono quelle case, che hanno avuto il
gonfaloniere - avvertiva il Palagi - basta fare osservazione che hanno ad una delle finestre delle case un anello ben grosso di ferro" che serviva ad esporre le insegne cittadine tutte le domeniche e le feste
(Descrizione della funzione).
Lo statuto dell'Opera fu approvato dal vescovo in data 29 aprile 1843 (AVF, serie XXVI, 127, fase. n. 6).
Da quel momento il criterio del censo sostituì, a Fiesole, quello della ripartizione del potere locale tra i due ceti tradizionali:
tradizione di tramandare le glorie fiesolane trovò altre occasioni per sopravvivere, in un periodo, oltretutto, come quello tra fine Settecento e inizio Ottocento in cui Fiesole vide rapide trasformazioni nei suoi equilibri interni e soprattutto nei rapporti con la vicina Firenze: intanto, come si è visto, il canonico Girolamo Palagi si era subito affrettato a stendere una descrizione della funzione dichiarando esplicitamente che ciò faceva perchè in "avvenire si sappia che cosa fosse il gonfaloniere, da chi si creasse, e quale la sua autorità, e perchè non si perdesse la memoria della funzione che si è fatta fino all'anno 1774 in Fiesole in occasione del possesso del nuovo gonfaloniere". Questa memoria, concludeva il nostro canonico, "è stata scritta questo dì 18 maggio 1775 e protesto, che per lo spazio di molti anni sono stato
testimone oculare di questa funzione". Lo scalpellino
Giuseppe del fu Michele Ciapetti era stato l'ultimo
gonfaloniere a cui si era fatta tale funzione.
Assai meno frequente, certo, l'insediamento del nuovo
vescovo non è tuttavia di minor significato simbolico. Dobbiamo ancora una volta al canonico Girolamo Palagi una dettagliata descrizione del "Cerimoniale solito praticarsi
alternanza i rappresentanti della Lega per il popolo della cattedrale, togliendo nel contempo all'Opera di S. Maria Primerana il secolare privilegio di esprimere il gonfaloniere. "Il Gonfaloniere fino dal detto anno (1774) si estrae dal Magistrato Comunitativo, e deve essere uno che possegga in proprio tanti beni, per i quali debba pagare di decima ogn'anno almeno un fiorino. Undici di numero al presente si estrag(g)ono ogn'anno dal magistrato Comunitativo di Fiesole, le quali persone formano poi il nuovo Magistrato, ed il primo estratto, quello è il gonfaloniere, che tiene il primo luogo nel Magistrato, ed anche
gli altri dieci estratti dopo il gonfaloniere che si chiamano
residenti devono avere ancor loro à decima per un fiorino come il
Gonfaloniere med.o" <G. PALAGI, Descrizione della funzione). Per le
norme relative all'estrazione delle cariche della Lega e Podesteria si vedano in particolare le rubriche II, III, V, VI e XII degli statuti di Fiesole. Cfr. inoltre i registri dei partiti e deliberazioni della
Podesteria di Fiesole in ACF, Preunitario, 1 - 7 (1596-1774). Su tali
norme si è soffermata M. BORGIOLI, Introduzione alla sezione Lega e
Podesteria, poi Comunità di Fiesole, in Inventario dell'Archivio
preunitario del comune di Fiesole, Firenze, 1991, pp. 23-33.
nella Cattedrale di Fiesole nel primo ingresso del Vescovo
. - 79
nella citta ..." compilato in occasione
dell'insediamento di monsignor Martino Leonardo Brandaglia il 7 maggio 1815, da cui si arguisce l'imponenza e la
solennità del rito e il significato, non soltanto
religioso, attribuito ad esso dai fiesolani in ogni tempo. Come ci conferma peraltro anche la descrizione di pochi anni successiva (dello stesso Palagi) della cerimonia di
insediamento del successore di mons. Brandaglia, Gio.
Battista Parretti. Quando, ad esempio, il nuovo vescovo nella sua allocuzione al popolo diceva di essere "ormai
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Pastore, e Padre di una città, e di una vasta diogesi"
Per l'occasione si erano fatte "bene ordinate e copiose illuminazioni in diversi punti della città, alle fabbriche dell'antica rocca, ora convento de MM. RR. Padri di S. Francesco, e a quelle adiacenti, e sottoposte; alle ville e case situate appresso all'altro colle, che compreso era nel
cerchio dell'antiche mura, le quali presentavano un
piacevole spettacolo alla bella Firenze". Ma era lo "spazio simbolico per eccellenza della città", la grande piazza
8 1
, ai cui lati si ergevano i luoghi del potere e del
culto (palazzo pretorio, palazzo vescovile, cattedrale,
seminario, S. Maria Primerana) che si presentava
"riccamente e abbondantemente ornata (. • ) per modo che la 79
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Cfr. BMF, Fondo Palagi 375, ina. 1. La cerimonia si articolava in