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ATTESTAZIONI AL DI FUORI DELL’AREA SACRA (ETÀ IMPERIALE, SECOLI I-IV)

4.2 FONTI EPIGRAFICHE

Le fonti epigrafiche contribuiscono ad accrescere la nostra conoscenza sulla vita a Sentinum nei secoli centrali dell’impero. Che si tratti di iscrizioni onorarie o funerarie, tutte concorrono a dipingere uno spaccato della società sentinate di età imperiale.

A Sentinum sono attestate epigraficamente alcune presenze senatorie che si dispongono lungo i primi tre secoli dell’impero, costituendo un indizio della vitalità della città durante tale periodo. Interessante a tal proposito è, per l’età flavia, l’iscrizione dedicatoria al futuro imperatore Marco Cocceio Nerva, che restaurò un non meglio identificato edificio pubblico, e che è ricordato come patrono del municipio258; un altro personaggio di spicco legato a Sentinum, in età adrianea, è il giurista Publio Giovenzio Celso, la cui dedica frammentaria si conserva al Museo Civico Archeologico di Sassoferrato.259 Infine, un altro personaggio di rango senatorio, questa volta da

254 BRECCIAROLI TABORELLI 1978 p. 24; FABBRINI 1961 p. 320 255

BRECCIAROLI TABORELLI 1978 p. 25 256 CONVENTI 2008b p. 381

257 MANCINI 2008 p. 101

258 CIL XI 5743 = ILS 273: PACI 1981 p. 416 259

116 collocare nel III secolo d.C., Gaio Memmio Ceciliano Placido, consolare di origine africana, è noto da una dedica a Minerva che egli pose nei suoi possedimenti nell’agro sentinate.260

I dati epigrafici mostrano una città ancora fortemente vitale per tutto il III secolo d.C. Degli anni 260 e 261 sono la tabula patronatus della corporazione dei fabbri261 e quella della corporazione dei centonarii262, che conferiscono entrambe il patronatus a membri della gens Coretia, importante famiglia della città, il cui principale esponente, Coretius Fuscus, è ricordato come splendidus decurio di Sentinum.263

L’epigrafia ci testimonia, attraverso le dediche ad alcune cittadine sentinati, che le donne sono inserite a pieno titolo nella vita pubblica di Sentinum a partire dal II secolo d.C.264, quando si trovano donne onorate e impegnate pubblicamente, che sostengono la politica imperiale e che diventano anche patrone di collegi: esempio noto è quello Avidia C.f. Tertullia, flaminica e mater municipalis, che è oggetto di dedica ob merita eius da parte del collegio dei seviri265.

Tra la fine del I e il II secolo d.C. si concentrano le iscrizioni funerarie e onorarie di Seviri, Seviri Augustales e Augustales266: abbiamo visto come la presenza del collegio dei Seviri sia piuttosto precoce a Sentinum267; il collegio è dunque attivo per tutto il secolo successivo, e l’iscrizione del seviro Heraclida Cassian(), dubitativamente attribuita alla seconda metà del III secolo d.C.268 sarebbe la più tarda attestazione della sua attività.

Un’iscrizione dell’età di Caracalla, reimpiegata in un pilastro del cortile porticato dell’abbazia di Santa Croce269, rimanda al culto egizio di Giove, Sole Invitto e Serapide: il suo rinvenimento, insieme ad altri elementi da ricondurre a culti egizi, come due bronzetti raffiguranti Iside-Fortuna e Api, rinvenuti negli scavi di fine Ottocento in una trincea scavata a sud del decumano A e a Est del Cardine A, relativi probabilmente all’esercizio di un culto domestico, testimonia della presenza nella città di culti isiaci in età imperiale270. È interessante notare che testimonianze del culto egizio nelle Marche si trovano principalmente in siti che ricalcano la viabilità lungo le valli che

260

CIL XI 5740 = ILS 3133: PACI 1981 p. 416. La dedica è stata rinvenuta nella moderna località di Nebbiano, sita tra Sassoferrato e Fabriano.

261 CIL XI 5748 = ILS 7220: PAGNANI 1954 p. 177; TRAMUNTO 2008. 262 CIL XI 5749 = ILS 7221: PAGNANI 1954 p. 178 ; TRAMUNTO 2008. 263 TRAMUNTO 2008 p. 357.

264

CENERINI 2008

265 CIL XI 5752: PETRACCIA 2008 p. 81

266 Sulle problematiche relative alla distinzione tra seviri, augustales e seviri augustales si veda PETRACCIA 2008; le epigrafi qui richiamate sono CIL XI 5757, CIL XI 5754, CIL XI 5756

267 V. cap. 3.3.3

268 CIL XI 5756: PETRACCIA 2008 pp. 78-79 269 CIL XI 5738 = ILS 4397: PACI 1981 p. 398 270

117 dall’Appennino scendono verso il mare, e tra questi Sentinum, che si trova in posizione decisamente arretrata, e non nei centri lungo la costa, come ci si potrebbe invece aspettare271. Un ruolo decisivo dovette svolgere il porto di Ancona nella veicolazione di queste credenze religiose attraverso le viabilità dell’interno. E si è più volte sottolineato come il diverticolo della via Flaminia lungo il quale sorge Sentinum sia stato tutt’altro che secondario nei collegamenti tra la costa adriatica e l’Appennino.

Il culto alla Magna Mater è attestato da una base marmorea di III secolo d.C. dedicata da un esponente della gens Coretia,272 e va ad aggiungersi alla presenza consistente di culti orientali a Sentinum nei secoli centrali dell’Impero. Il suo rinvenimento nell’area di Santa Lucia ha fatto ipotizzare in passato che in questa zona, appena al di fuori delle mura, si potesse trovare un luogo di culto forse anche con caratteristiche sincretistiche, dedicato alle divinità orientali.273 Tale ipotesi fu però formulata quando ancora si ignorava la destinazione del grande edificio suburbano che solo in anni recenti è stato interpretato senza più alcun dubbio come impianto termale.

Nel III secolo si registra una presenza fortemente radicata nella città anche del culto al dio Mitra, attestato da tre iscrizioni di III secolo d.C.274 appartenute alla collezione di Camillo Ramelli, facoltoso amante delle antichità di Fabriano. Proprio il Ramelli, sulla base di tali testimonianze, era convinto dell’esistenza di almeno due templi dedicati a Mitra, uno al centro della città e un altro nel luogo dove ora si trova la chiesa di S.Croce275. Il Ramelli non li individuò, né le indagini archeologiche del secolo successivo hanno dato conferme, ma certo uno o più luoghi di culto dovevano esistere, contraddistinti dal loro carattere di ambiente ipogeo, possibilmente all’interno di un’abitazione privata, sui modelli più noti di altre realtà quali Pompei, Ostia e altri numerosi centri dell’Impero romano. Oltre alle iscrizioni, un rilievo con Mitra nell’atto di sacrificare il toro è un’ulteriore testimonianza della presenza del culto in città.

Un altro culto pagano attestato addirittura nel IV secolo è quello a Minerva Matusia, cui è dedicata un’iscrizione del 343 d.C.276

L’appellativo Matusia per la dea è un unicum. Probabilmente è da riferirsi ad una gens Matusia che ponendosi sotto la tutela della dea le assegnò il proprio nome:

271 CAPRIOTTI VITTOZZI 1999 p. 83 272

BRECCIAROLI TABORELLI 1978; PACI 1981 p. 403

273 PACI 1981 p. 407, ripreso anche da CAPRIOTTI VITTOZZI p. 79

274 CIL XI 5735 = ILS 4208: ara votiva con iscrizione, III secolo d.C.: PETRACCIA 2006 p. 118

CIL 5736 = ILS 4207: iscrizione dedicata a Mitra, III secolo d.C.: PAGNANI 1954 p. 171; PETRACCIA 2006 CIL 5747 = ILS 4215: iscrizione dedicata a Mitra che riporta una lista di 32 cultores D(ei) S(olis) I(nvicti) Mithrae: PETRACCIA 2006

275 PETRACCIA 2006 p. 119 276

118 Minerva Matusia sarebbe dunque da considerarsi tra le divinità locali venerate in sacelli speciali e che ricevevano il nome dalla famiglia che le aveva inizialmente onorate.277

La presenza cristiana non è documentata: un unico documento, databile però a V-VI secolo d.C. ne attesta la presenza; siamo però ormai nel periodo della decadenza e dell’abbandono della città.278

Un’altra iscrizione frammentaria, studiata dal Paci, viene attribuita dubitativamente al culto cristiano: si tratta di un’iscrizione funeraria datata al IV secolo il cui formulario e l’indicazione della nascita del defunto mostrerebbero affinità con documenti epigrafici cristiani.279