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Il territorio di Sentinum/Sassoferrato nell'Alto Medioevo

ATTESTAZIONI AL DI FUORI DELL’AREA SACRA (ETÀ IMPERIALE, SECOLI I-IV)

DELL’UMBRIA TRA L’ETÀ TARDOANTICA E L’ALTO MEDIOEVO

5.3.2 Il territorio di Sentinum/Sassoferrato nell'Alto Medioevo

Il settore centrale del versante Adriatico è nel suo complesso tra le aree d'Italia meno esplorate anche per quanto riguarda l'orizzonte archeologico di età medievale315. Ad uno sviluppato interesse per l'epoca romana abbiamo già visto come non abbia corrisposto, come si può riscontrare a livello di storia degli studi, un altrettanto sviluppato interesse per le fasi di transizione all'età medioevale316. Manca un accurato e sistematico studio archeologico del territorio marchigiano anche per i secoli dal V al X, secoli per i quali è assente pressoché totalmente qualsiasi fonte

314 V. cap. 4; PACI 1981. 315 MARAZZI 2001, p. 499 316

144 documentaria. Registriamo così un vuoto informativo, e una conoscenza di conseguenza piuttosto confusa, per i secoli dell'Alto Medioevo, corrispondenti all'occupazione longobarda del Ducato di Spoleto e alla contemporanea Pentapoli Bizantina, fino all'occupazione franca e poi ottoniana di quegli stessi territori. Per l'Alto Medioevo, dunque, non si hanno fonti, pertanto i soli dati deducibili sull'abbandono e sull'occupazione di territori e nuovi insediamenti si possono ottenere solo su base archeologica ma, dato lo scarso interesse che questa fase storica ha suscitato in passato, solo raramente essi sono disponibili. Da fine X-XI secolo iniziano a comparire fonti scritte che finalmente nominano la presenza di insediamenti – siano essi semplici abitati, castelli, pievi, chiese e possedimenti agricoli – dei quali però non si conosce la data esatta o il periodo della fondazione.

Fortunatamente, alla scarsità di studi archeologici per il periodo che qui interessa, si vanno sommando studi di carattere topografico che, con l'aiuto della toponomastica da un lato, e dello studio della viabilità antica dall'altro, stanno dando notevoli risultati per ricostruire, se non la storia di ogni singolo centro, quantomeno quella del territorio nel suo complesso. Si individuano delle linee guida generali, che si possono applicare, come vedremo, anche al territorio più vicino a Sentinum/Sassoferrato, oggetto di queste riflessioni.

Innanzitutto emerge che a partire dai secoli V e VI muta sensibilmente il rapporto tra città e campagna: il ripetersi di eventi bellici, con tutto ciò che comportano, induce le popolazioni ad abbandonare i campi e a rifugiarsi nei centri abitati, i quali, indifferentemente se di piccole, medie o grandi dimensioni, afferiscono in genere alla medesima tipologia: sono cinti di mura e posti su luoghi elevati317. Quasi tutti gli altri centri, che in età romana erano la gran parte, sono invece abbandonati, perché vengono meno le condizioni di sicurezza che avevano caratterizzato i secoli precedenti. A questo si aggiungono, ovviamente, le mutate condizioni politiche dell'area, che si ritrova divisa in territori pertinenti alla Pentapoli bizantina, a N, e al Ducato di Spoleto, longobardo. I Longobardi infatti si inseriscono nel territorio umbro-marchigiano all'indomani della conclusione della guerra Greco-gotica, dando il via ad uno stato di guerra permanente con i Bizantini. L'inserimento nel territorio dei Longobardi, che si vengono a frapporre tra Roma e la costa Adriatica lungo la via Flaminia, obbliga a trovare attraverso l'Appennino una viabilità alternativa, che è individuata nella via Amerina318, e ciò di fatto comporta un mutamento nell'organizzazione

317

MELELLI, FATICHENTI 1999, p. 337

318 Alla fine degli anni ’90 risale un convegno dedicato proprio alla via Amerina e alla nuova situazione politica che si venne a creare nel territorio con l’avvento del Ducato di Spoleto: il convegno affronta la problematica storica guardando ai mutamenti di lungo periodo, all’ambiente naturale, alla toponomastica e ai mutamenti nelle istituzioni politiche: MENESTO’ 1999

145 economica dei centri che, sorgendo lungo la Flaminia, un tempo erano fiorenti e dal passaggio della via avevano tratto grandi benefici economici.

Abbiamo visto che i centri di fondovalle scompaiono pressoché tutti sia in territorio occupato dai Longobardi che nell'area di influenza bizantina. Molti centri sono abbandonati definitivamente, altri vengono abbandonati in favore di siti più difendibili, dunque in altura, poco distanti dal vecchio centro romano, mentre nei centri posti in altura già in età romana si registra una contrazione dell’abitato e il ricorso ad edilizia povera in materiale deperibile.

A titolo d'esempio si riscontra la seguente casistica:

Centri romani abbandonati e sviluppo di siti d'altura poco distanti

Nocera Umbra, Fossombrone, Gualdo Tadino, Gubbio

Centri romani d'altura che sopravvivono Urbino, Perugia

Vici e pagi d'altura già in età romana che si sviluppano in età altomedievale

Cagli (Cales in età romana)

Centri romani abbandonati ma sviluppo di una costellazione di monasteri rurali, villaggi rurali, centri fortificati (castelli)

Sentinum, Attidium, Tuficum, Suasa e la valle del Cesano; valle dell'Esino

La situazione è comune sia all'area pentapolitana che a quella sottoposta a controllo longobardo: ovunque quindi si manifesta il fenomeno della scomparsa e della decadenza dei centri urbani. Con l'arrivo dei Longobardi le città non sono oggetto di particolari distruzioni, perché si trovano già, forse, in uno stato di sofferenza derivante dal trentennio di guerra tra Goti e Bizantini. L'arrivo dei Longobardi certo non favorisce una ripresa, ma non è la causa ultima della scomparsa delle antiche città romane di fondovalle319.

Va rilevato, e in questo gli studi di topografia sulla viabilità si sono rivelati fondamentali, che a fronte della scomparsa dei grandi centri di fondovalle, non viene meno una fitta e funzionante viabilità, lungo la quale si sviluppano i piccoli centri rurali, i monasteri rurali, i castra sulle alture a controllo delle vie di comunicazione. Ciò è particolarmente evidente, ad esempio, nella valle del Cesano, dove in seguito all'abbandono della città romana di Suasa si sviluppa (senza che vi sia la prova di una diretta continuità), una serie di insediamenti, castelli, chiese che sfrutta la viabilità

319

146 antica320 (e ciò si vede soprattutto, nel caso suasano, nell’abbondante materiale romano rinvenuto reimpiegato nei vari piccoli centri/chiese del circondario, il che presuppone una viabilità funzionante, sicura e in buone condizioni anche nell’alto medioevo). Nel territorio di Suasa l’unico segno di una qualche forma di continuità può leggersi nella chiesa di Santa Maria in Portuno, sotto la quale sono state individuate tracce di un impianto produttivo di età romana e che vede reimpiegati nella navata capitelli di V secolo, provenienti dalla vicina Suasa o da qualche monumento funerario della zona321.

Come si è evidenziato più sopra, il periodo di passaggio dal tardoantico all'alto medioevo, e l'alto medioevo nello specifico, sono caratterizzati dalla scarsità per non dire assenza di fonti documentarie e da pochi e parziali studi di carattere archeologico. Anche nell'area che qui interessa, ovvero il territorio prossimo a Sassoferrato, comunque, si sta facendo strada un ramo di studi dedicato alla topografia322, connessa agli studi sulla viabilità e i percorsi, e alla toponomastica, cosicché il quadro per i secoli VI-XI, per quanto non proprio chiarissimo, è comunque meno oscuro e confuso di quanto si potrebbe pensare.

Fonti documentarie fondamentali per ricostruire la storia e il paesaggio del territorio che qui interessa sono le Carte del Monastero di San Vittore alle Chiuse nella valle del fiume Sentino, raccolta di pergamene che a partire dal 999 consente di acquisire attraverso atti di donazione pro remedio animae, di vendita di terre e di concessioni di terre in enfiteusi, notizie e riferimenti toponomastici utili per la lettura dell'antico paesaggio rurale323.

Per meglio orientarsi nello studio del territorio, per individuare tendenze utili a costruire un modello insediativo, si è costruita una tavola sinottica che prende in considerazione una quindicina di centri cercando di tener conto anche della varietà presente nella casistica presentata nella tabella più sopra, per valutare anche somiglianze e differenze in un territorio più ristretto qual è quello della valle del Sentino e del territorio che in epoca romana apparteneva ai municipia di Sentinum, Attidium, Tuficum e Nuceria (e che in età longobarda passano sotto il controllo dei nuovi dominatori fino ad entrare a far parte del comitatus di Nocera). Come già detto le informazioni, scarse, spesso si possono desumere solo dai dati conosciuti per i secoli posteriori al X, quando la comparsa di fonti

320 SILANI 2010 321

LEPORE 2010

322 A partire dal contributo di CASTAGNARI, LIPPARONI 1987 al grande lavoro su “Le strade delle Marche e il problema del tempo” per quanto riguarda la viabilità nel territorio fabrianese in età medievale.

323 Le carte di San Vittore alle Chiuse sono pubblicate da SASSI 1962; sull’importanza delle Carte per la ricostruzione della topografia e della viabilità del territorio v. CASTAGNARI, LIPPARONI 1987

147 scritte aiuta a interpretare un territorio altrimenti illeggibile senza l'apporto di mirati studi archeologici.

I centri presi in considerazione sono Sassoferrato, Fabriano, Attiggio, Albacina, Ceresola, Pierosara, Genga, Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Gubbio, Fossombrone, Urbisaglia, Suasa. Ad essi ho aggiunto anche Civita Roselle/Civita di Sassoferrato, che pur non esistendo più, è un insediamento che sorse direttamente sulle rovine di Sentinum. Mentre i primi sei centri dell’elenco sono stati presi in considerazione per la loro stretta relazione territoriale con Sassoferrato e tra di loro (il monastero di San Vittore alle Chiuse per un certo tempo giocò un ruolo importante nella gestione di queste terre), Nocera, Gualdo e Gubbio sono stati inseriti in quanto sono i tre centri che non solo hanno una qualche sorta di continuità dall’età romana, ma che hanno anche un’importanza politica più pesante, Nocera in particolare, nel territorio; Fossombrone, Urbisaglia e Suasa sono state inserite perché, pur non essendo in connessione territoriale con Sassoferrato e il suo areale, tuttavia hanno fornito degli elementi di confronto e di riflessione utili per la lettura della problematica storica.

Nella tavola sinottica per ogni città si cerca di evidenziare l'epoca di fondazione, quando possibile con l'apporto del dato archeologico, o quantomeno la prima menzione nelle fonti; si valuta la continuità, meglio sarebbe dire la discontinuità, con i centri di età romana abbandonati quando presenti; i motivi della nuova fondazione, quando noti dalle fonti o desunti dai dati archeologici; quindi i principali caratteri geografico/politici dei siti; la specificazione se si tratti o meno di un sito di altura. Le ultime due voci riguardano infine l'attestazione o meno di casi documentati di spoliazione e di reimpiego di materiali architettonici ed edilizi di epoca romana, già in vista del prosieguo di questo studio324, che dovrà interessarsi alla problematica della spoliazione e del cantiere di distruzione della città romana di Sentinum con il conseguente reimpiego dei materiali negli edifici di Sassoferrato e dintorni.

324

148 Città Epoca fondazione/comparsa Continuità con epoca romana Motivi di fondazione Caratteri geografici del sito Casi documentati di spoliazione Casi documentat i di reimpiego bibliografia

SASSOFERRATO 1024: prima menzione di Sassoferrato come pertinente

al comitatus di Nocera 1191: citazione del Castrum

Saxiferrati in una bolla di

Papa Celestino III del 1191

NO il castello sorge su

un’altura poco distante dalla città romana di fondovalle.

Non esiste prova di una continuità tra il centro in piano e l'insediamento d'altura

In altura, ottima posizione di controllo sulla valle

e sulla viabilità SÌ SÌ PAGNANI 1975 CASTAGNA RI, LIPPARONI 1987 DESTRO 2004 VILLANI 2005 FABRIANO Il castello esiste nel 1040

L’incastellamento medievale crea una costellazione di piccoli nuclei abitati che si

infittiscono nei pressi dei

castra più potenti

Non esiste un centro di età romana Tradizione locale: profughi provenienti da Attidium e Tuficum in abbandono

Sorge su due poggi d’altura CASTAGNA RI, LIPPARONI 1987 PILATI 2004 SASSI 1962 CASTELLEONE DI SUASA

1186 prima attestazione del toponimo Conocla, nucleo di

Castelleone Nel territorio si sviluppano numerosi insediamenti rurali,

pievi, castelli

NO Abbandono Suasa Ottima situazione della viabilità che

permane nell’altomedioevo SÌ (A suasa) SÌ (San Lorenzo in Campo, Santa Maria in Portuno) BERNACCHI A 2004 LEPORE 2005 GUBBIO Progressiva contrazione e

spostamento dell’abitato verso le pendici del M.te Ingino nei sec. VI-VII Prime strutture sommitali risalgono al X-XII secolo

NO Si sposta l’abitato dalla pianura all’altura Posizione strategicamente importante nei collegamenti tra Ravenna e Roma MELELLI,FA TICHENTI 1999 BERNARDI et al. 1991 NOCERA UMBRA Occupazione longobarda individuabile nei due sepolcreti longobardi relativi

uno a Nocera l’altro ad un insediamento limitrofo NO Nuceria romana è in piano, Nocera è in altura è diocesi in età longobarda (599) Almeno in un primo tempo dev’essere terra di confine del ducato

di Spoleto

SIGISMONDI 1979

149

fino al X secolo – documentata fase di riutilizzo

a fini abitativi delle antiche strutture

Castro de Orbesaglia è il

nucleo della città medievale in altura abbandonata non si sostituisce un insediamento, ma nasce un nuovo sistema abitativo basato su vici e villae, nuova organizzazione territoriale ed economica (Abbazia di Chiaravalle di Fiastra) 2007 FABRINI 2005 GUALDO TADINO Il toponimo Gualdo è di origine longobarda Procopio: quando vi si accampa Totila , Tadinae era

ridotta a kòme, villaggio nel 552, ma nel 599 è sede vescovile sotto i Bizantini

dopo la pace del 598 tra longobardi e bizantini Distrutta da Ottone III nel

996, la sua diocesi viene assorbita da Nocera

Il centro di VI secolo non pare coincidere con la città romana, la

quale fu abbandonata probabilmente nel corso della I metà del

V secolo, forse in seguito alla calata dei

Goti di Alarico

In altura ARCAMONE

1997

SIGISMONDI 1979

FOSSOMBRONE Il centro di altura sostituisce quello romano di pianura

NO Abbandono della città per mutate

condizioni di sicurezza lungo la Flaminia Altura limitrofa al centro di pianura. Lungo la Flaminia DESTRO 2004 CAGLI Da vicus in età romana è nota

come civitas nel IV secolo (Servio); diventa poi sede di

diocesi (nota con certezza dall’VIII secolo) SÌ La sua posizione in altura fa sì che si sviluppi mentre le città di fondovalle vanno in crisi Su un altopiano lungo la Flaminia BERNACCHI A 2004 DESTRO 2004 GENGA Il castello è noto almeno dal

1090

NO Tradizione locale vuole che l’altura su cui sorgerà il castello

sia stata occupata da cittadini Romani che nel 69 d.C. volevano sfuggire all’ira di

PILATI 2004 SASSI 1962

150

Nerone CASTEL

PETROSO/