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IL COMPLESSO DEL TEMPIO TETRASTILO 1 Sequenza stratigrafica

ATTESTAZIONI AL DI FUORI DELL’AREA SACRA (ETÀ IMPERIALE, SECOLI I-IV)

PETROSO/ PIEROSARA

6.2 IL COMPLESSO DEL TEMPIO TETRASTILO 1 Sequenza stratigrafica

L’intera area del tempio tetrastilo risulta pesantemente compromessa dalle spoliazioni di età medievale, che hanno comportato l’asportazione di ogni elemento dell’elevato del tempio e del porticato, della pavimentazione in blocchi (si conservano solo rari lacerti), dei rivestimenti.

Il muro (US 1), che chiudeva l’area sacra sul lato del decumano massimo, è conservato per l’altezza di uno o due filari. Le poderose massicciate di fondazione (US 10 e 11) che costituiscono il piano sopraelevato sul quale si imposta l’area santuariale, sono totalmente private dei blocchi di rivestimento. Una fossa di spoliazione (US 14 – riempimento: US 15) dall’andamento rettilineo O/E attraversa la preparazione pavimentale bianca (US 9 – US 57) proprio in corrispondenza della cesura tra le due fondazioni e probabilmente asporta un blocco o una serie di blocchi che dovevano sottolineare questo punto.

Il muro (US 20) del portico sud è stato spoliato fino al livello di fondazione, eccetto che nel suo tratto più occidentale (US 25), in prossimità del limite di scavo, dove si conserva fino ad un massimo di 6 filari. Ciò avviene perché in questo punto il muro era “protetto” sul lato Nord da un consistente strato di crollo (US 26)353 che gli spoliatori non ritennero utile asportare; sul lato Sud invece l’intervento di spoliazione è ben evidente: sono prelevate le pietre del paramento, lasciando a vista solo il cementizio del muro e risparmiando solo i due filari più bassi.

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Fig. 6.2 Il lato sud del muro US 20, spoliato del paramento fin quasi al livello del pavimento

La fossa di spoliazione (US 29 – riempimento: US 21), operata per ricavare materiali lapidei da destinare al reimpiego, segue pedissequa l’andamento del muro e solo in un’occasione si allarga andando ad intaccare il pavimento in lastre di pietra (US 2) del corridoio immediatamente a Sud. Quanto allo stilobate del portico sud, esso è indiziato solo dal tratto rettilineo della fossa di spoliazione (US 36), che ne ricalca il tracciato, e dal suo riempimento (US 32), costituito da un’ingente quantità di scaglie di marmo e di pietra, avanzi di quella che può essere considerata una lavorazione sul posto dei blocchi e degli elementi prima del loro trasporto altrove, verso la loro nuova collocazione354. Dal confronto con l’analisi stratigrafica della sezione est della ferrovia355, si nota come la spoliazione dello stilobate corresse lungo tutta la sua lunghezza, fino al livello di fondazione. All’estremità est dello stilobate un allineamento di 3 pietre squadrate di grandi dimensioni, non legate da malta (US 68) va interpretato come ciò che resta di un accumulo di materiali lapidei da destinare a reimpiego.

Del tempio si preserva solo il nucleo in cementizio del podio del pronao e della scalinata di accesso ad esso. Eccetto che per il primo gradino di accesso, di cui si conservano i tre blocchi in pietra

354 V. infra, par. 6.2.2 355

196 bianca che lo costituivano, degli altri rimane qualche frammento del secondo e il cementizio, sul quale si individuano le linee di imposta dei blocchi degli altri gradini. Nulla sopravvive dell’elevato.

Fig. 6.3 La spoliazione del tempio tetrastilo: i gradoni d’accesso e il pronao

L’area sacra antistante e intorno al tempio (E5-A1) è molto compromessa: non si conosce nulla della sua pavimentazione, che è stata completamente asportata. Resta così una massicciata piuttosto incoerente di pietre e scaglie di pietra miste a terra, probabile indizio di un originario vespaio (US 43 = US 37), mentre nel settore prospiciente il cardine solo alcuni dei blocchi di pavimentazione in pietra (US 3 = US 55, 56, 58, 59) sono stati risparmiati dall’asportazione. Un consistente accumulo di materiale accanto al lato Nord del pronao (US 114) è interpretabile come materiale scartato, probabilmente accumulato in vista della calcinazione. Lo stilobate è completamente spoliato anche nel suo braccio Nord: come nel suo corrispettivo a Sud, la sua presenza è indiziata solo dai frammenti marmorei e di pietra lavorata che costituiscono il riempimento (US 119) della fossa di spoliazione ad esso relativa. Le modalità di esecuzione della fossa (US 144) sono però differenti rispetto alla stessa azione sullo stilobate Sud: essa infatti segue pedissequamente l’andamento dello stilobate fino all’altezza del podio, poi si allarga intaccando una parte del pavimento in battuto di calce del portico e andando ad intaccare e ad asportare in parte alcuni brevi tratti del muro di

197 chiusura del portico (US 76) risparmiando solo alcuni lacerti (US 92 e US 103). Questo è stato risparmiato per un’altezza di tre, quattro filari, rivelando il suo rivestimento in spesso strato di intonaco rosa con tasselli marmorei, indizio di un rivestimento a crustae marmoree quasi completamente asportato (rimangono tracce in corrispondenza del pavimento)356. Una lacuna semicircolare di piccole dimensioni operata ancora nel muro di fondo del portico (US 76) è da interpretarsi come ulteriore, localizzata azione di spoliazione.

Fig. 6.4 Complesso del tempio tetrastilo, pianta di fase: Periodo V

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198 L’analisi delle stratigrafie della sezione est della ferrovia357

rivela a Nord del tempio, nello spazio compreso tra esso e il portico, una grande e profonda fossa di spoliazione che a Sud intacca la fondazione del tempio stesso358 e che va pertanto ad aggiungersi alle altre analoghe azioni di spoliazione individuate nell’area.

6.2.2 Elementi culturali

Il cantiere di distruzione non risparmia l’area del tempio tetrastilo, anzi. Anche qui si riscontrano le attività di cantiere già individuate per il tempio ad alae:

 Rasatura delle strutture in elevato e asportazione degli elementi di rivestimento e dei pavimenti

 Scavo di fosse di spoliazione mirate

 Lavorazione sul posto dei materiali architettonici prelevati

Come nel tempio ad alae, è ben evidente la rasatura degli elevati sino al livello del pavimento o di fondazione (nel caso dello stilobate del portico su entrambi i bracci); risulta completamente manomesso il pavimento della piazza antistante il tempio tetrastilo, del quale rimane solo una massicciata di preparazione costituita da pietrame frammisto a terra, sul quale restano abbandonati gli scarti di rilavorazione degli elementi architettonici prelevati. A tal proposito risulta evidente che i pavimenti furono spoliati per primi o comunque in un momento precedente alla selezione dei materiali architettonici. A differenza che nel tempio ad alae, nell’area del tempio tetrastilo non abbiamo elementi per ipotizzare che la spoliazione dei pavimenti sia avvenuta durante il Periodo IV, in quanto non abbiamo tracce di una sua anche solo parziale rioccupazione effimera. In assenza dunque di dati più dirimenti si colloca la spoliazione dei pavimenti dell’area del tempio tetrastilo nel Periodo V

Per quanto riguarda la pavimentazione dell’area, anche il corridoio parallelo al cardine massimo, in lastroni di pietra è spoliato, e vengono risparmiati solo radi lastroni in qualche caso frammentari (US 3, 55, 56, 58, 59); non viene minimamente intaccato dalla spoliazione, invece, il pavimento (US 2) del corridoio che corre parallelo al decumano massimo: si tratta di una pietra che tende a sfogliarsi, come si può verificare facilmente da un’analisi autoptica, e probabilmente proprio per

357 CONVENTI 2008, bacino stratigrafico 32.

358 La fossa di spoliazione in questione intacca anche il sottostante condotto fognario che correva in questo tratto e che è indizio della precedente sistemazione urbana prima della realizzazione del complesso sacro del tempio tetrastilo in età giulio-claudia: v. cap. 3

199 questo non si ritenne utile spendere energie per la sua asportazione: ci troviamo davanti evidentemente ad una distruzione non cieca e totale, ma condotta con criterio nell’attenzione e nella scelta dei materiali da prelevare.

La spoliazione dello stilobate è senza dubbio la più interessante: il colonnato del portico, spoliato su entrambi i bracci visibili in tutta la sua interezza, è addirittura intaccato fino al livello di fondazione: la fossa, che segue pedissequa l’andamento rettilineo della fondazione, è poi colmata con le schegge marmoree originate direttamente dalla prelavorazione sul posto degli elementi architettonici recuperati, capitelli corinzi, scanalature di colonne, elementi di cornice. Analizzando anzi i singoli frammenti, si possono notare i segni di rotture intenzionali, dunque non dovute alle conseguenze di un crollo o di degrado, ma al deliberato distacco del frammento dal suo pezzo d’origine: così le scanalature di colonna corinzia vengono staccate per il senso della lunghezza dal fusto della colonna; la superficie di distacco risulta netta e interessa la parte più superficiale dell’elemento originale, e bisogna ipotizzare che l’intenzione sia quella di ottenere un oggetto da reimpiegare come materiale edilizio dalla forma il più possibile regolare; in qualche caso non viene staccata la scanalatura, ma viene operato un taglio più in profondità nel fusto della colonna, probabilmente con l’intenzione di ricavare blocchi squadrati.

Anche le foglie d’acanto dei capitelli corinzi vengono staccate di netto dal corpo del kalathos, mediante l’uso di scalpelli e punteruoli che lasciano tracce evidenti sulla superficie di distacco. I frammenti di capitello sono sempre di piccole dimensioni, limitati ad una foglia d’accanto o anche meno, per cui bisogna ipotizzare una lavorazione del kalathos che comportasse il distacco uno per uno degli elementi decorativi sporgenti.359

Per quanto riguarda il tempio tetrastilo, nulla rimane dell’elevato, dei rivestimenti e del pavimento. Solo il primo gradino della scalinata d’accesso al pronao è stato risparmiato, così come un grosso elemento di cornice della fronte, rinvenuto in giacitura secondaria poggiato sul cementizio degli scalini, sono i soli resti risparmiati dalla spoliazione. Solo il cementizio del podio del tempio ci permette di intuire la tipologia e le dimensioni dell’edificio. Per il resto, come avviene anche per il tempio ad alae, l’elevato viene completamente smantellato dal cantiere di distruzione.

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200 6.2.3 Interpretazione/ricostruzione

Il complesso del tempio tetrastilo offre a coloro che operano sul cantiere di spoliazione di Sentinum una situazione di lavoro lievemente differente rispetto a quella offerta dall’adiacente tempio ad alae: la differenza principale sta nella possibilità di procurarsi elementi in marmo, che vengono lavorati direttamente sul posto, con una prima sbozzatura che scarta le parti sporgenti e inutilizzabili dei capitelli, delle colonne e delle cornici. Se anche nel cantiere del tempio ad alae assistiamo alla rilavorazione sul posto dei materiali prelevati e quindi allo scarto per la calcinatura dei frammenti inutilizzabili, nel complesso del tetrastilo, che ha decorazioni architettoniche in marmo, ciò è molto più evidente. Gli scarti di materiale marmoreo si localizzano principalmente all’interno delle fosse di spoliazione dello stilobate: principalmente schegge marmoree e minuti frammenti di capitello.

La situazione del complesso del tempio tetrastilo risulta comunque decisamente compromessa, perché anche se l’interesse degli spoliatori è qui rivolto principalmente agli elementi architettonici, pur tuttavia non sopravvive nulla dell’elevato. Il rivestimento in blocchi che dobbiamo ipotizzare ricoprisse il cementizio della massicciata di fondazione del piano sopraelevato del santuario rispetto al cardine massimo risulta infatti interamente asportato. Pur nell’unitarietà di intenti che muove il cantiere di spoliazione, la peculiarità del complesso del tempio tetrastilo è offerta proprio dalle decorazioni architettoniche in marmo del suo stilobate, per lavorare le quali sono necessari strumenti di fino, come scalpelli, gradine e punteruoli, che difficilmente si potrebbero utilizzare su un cantiere su grande scala come questo.

6.3 ARCHEOLOGIA DELLA DISTRUZIONE: L’ORGANIZZAZIONE DEL

CANTIERE; LE PRATICHE DELLA SPOLIAZIONE IN VISTA DEL RIUTILIZZO DEI