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1.5 Interpretazione letterario o filosofica

1.5.3 La forma ed il contenuto

Blondell88 ritiene che una delle cause per le quali nella storia della filosofia si sia dato poco peso all'aspetto letterario dei dialoghi platonici, sia ascrivibile allo stesso Platone e alla critica che compie nei confronti della poesia e al dualismo che pone tra la poesia e la filosofia in Repubblica X 607b.

Accetto in parte questa posizione di Blondell perché, in primo luogo, la critica alla poesia compiuta da Platone non è critica alla poesia tout court ma ai contenuti che essa veicola ed, anzi, prevede una riforma della poesia, la quale possa, grazie alla sua forma estetica che è in grado di toccare il piano emotivo degli ascoltatori, veicolare contenuti filosofici; in secondo luogo perché ritengo che il considerare unicamente l'aspetto teorico della filosofia di Platone sia cifra di un atteggiamento filosofico che è diventato imperante nel corso della storia 86 "i dialoghi lasciano trasparire con estrema chiarezza il fatto di non essere stati concepiti come

opere autarchiche che contengono già in sé medesime tutti gli strumenti concettuali atti a risolvere le questioni poste in ciascuna di esse", Ibidem, p. 23.

87 Ad esempio, Migliori sottolinea l'importanza dell'esercizo di lettura (riallacciandosi al lasciarsi

interrogare dal testo gadameriano) e dell'esercizio ermeneutico (riallacciandosi, di nuovo, alla consapevolezza della propria precomprensione, sottolineata anch'essa da Gadamer). I dialoghi sono dei giochi, dei puzzle, delle fictions, con determinate regole che vanno rintracciate. Cfr. M. Migliori, Tra polifonia e puzzle. esempi di rilettura del "gioco" filosofico di Platone, in G. Casertano (ed.), La struttura del dialogo platonico, Napoli 2000, pp. 171- 212.

della filosofia occidentale che cancella l'aspetto del "filosofare" come filosofia vissuta in prima persona, come stile di vita del filosofo. La forma in cui sono esposte le teorie perse di valore nel momento in cui non si considerò più l'aspetto performativo dei testi89, nel momento in cui la forma e lo stile divennero accessori e non essenziali nell'esposizione di ciò che era importante (la teoria). Come il corpo fu messo in secondo piano dal pensiero90, così lo stile (che è il corpo della scrittura) fu messo in secondo piano rispetto alle teorie.

Blondell sostiene che la forma dialogica (l'"aspetto letterario) ed i contenuti esposti (l' "aspetto filosofico") siano interdipendenti e che il luogo migliore per cogliere questo aspetto sia la caratterizzazione dei personaggi91. In questa ricerca fornisco una lettura del contesto che dà risalto ai singoli interlocutori socratici, ma sottolineo che la forma dialogica non è solo un "aspetto letterario" ma che è un anche "aspetto filosofico", dal momento che rappresenta la metodologia filosofica, rappresenta la spinta della filosofia a farsi prassi.

1.5.4 I personaggi

Rispetto all'interpretazione di Vidal-Naquet che tende a leggere nei personaggi platonici una rappresentazione dell'Atene contemporanea a Platone, Blondell sottolinea che i personaggi platonici sono chiamati a trascendere la propria situazione socio-politica per emanciparsi da essa92. Ritengo che questa questione vada contestualizzata e che non possa essere attribuita a tutti i dialoghi platonici. Mi sembra chiaro l'intento platonico, in alcuni dialoghi socratici, di rappresentare, tramite certi personaggi (retori, sofisti, politici), la negatività dello stato attuale; vi è in Platone una tendenza didascalica (pur all'interno di una finzione letteraria) di rendere veri e concreti i propri personaggi. Tuttavia, se consideriamo la spinta socratica (attraverso i vari tipi di elenchos) di mettere in 89 Naturalmente questa è una generalizzazione. Per avere un'indicazione in merito agli autori che

non seguirono questa linea, cfr. P. Hadot, La filosofia come modo di vivere. Conversazioni con J. Carlier e A. Davidson, Torino 2008.

90 Su questo aspetto, cfr., per esempio, M. Onfray, La cura dei piaceri. Costruzione di un'erotica

solare, Milano 2009.

91 R. Blondell, The Play of Character in Plato's Dialogues, Cambridge 2002, p. 2. 92 Ibidem, p. 3

atto un cambiamento dei propri interlocutori e del pubblico e la finalità di Platone di mettere in atto, attraverso i dialoghi, una trasformazione etico-politica del suo uditorio, possiamo accogliere la lettura generale93 della Blondell, senza però cadere nell'errore di credere che i personaggi di Platone non vogliano rappresentare effettivamente determinate persone. Erler inserisce la descrizione platonica dei personaggi all'interno di una consapevolezza letteraria e drammaturgica, presente nella cultura greca già da Omero, capace di rendere i personaggi storici delle figure teatrali e di rendere i dialoghi delle mescolanze di storicità e finzione.

È possibile dire, ponendoci nella prospettiva della presente ricerca, che vi è il tentativo pedagogico di innescare nei personaggi, nell'uditorio e nel pubblico un cambiamento rispetto al loro modo di essere che incarnano e alla società ateniese che rappresentano. Adkins94 individua con chiarezza quali siano i valori ai quali rispondono i personaggi ateniesi e di che tipo di psyche siano dotati; Platone, partendo da questa caratterizzazione psicologica e valoriale, che non è solo del singolo personaggio, ma, attraverso di lui, è della società ateniese, dimostra la necessità di un suo superamento per poter arrivare ad una forma di vita felice95. Nella mia prospettiva il dialogo si caratterizza a seconda degli interlocutori con i quali Socrate si trova a dialogare, esso assume stili differenti96 perché Socrate

93 Infatti, se andiamo ad un livello più analitico dell'interpretazione della Blondell, notiamo come

lei abbia di mira specialmente il personaggio Socrate (ed analizza i vari personaggi "Socrate" dei differenti dialoghi) e non gli altri personaggi e come spinga l'interpretazione della pedagogia platonica attraverso i dialoghi su un piano della "riproducibilità" di Socrate. Cfr.

Ibidem p. 3.

94 A.W.H. Adkins, From the Many to the One. A Study of Personality and Views of Human

Nature in the Context of Ancient Greek Society, Values and Beliefs, London 1970, pp. 127-169.

95 "They and the ordinary man desire eudaimonia, a fully satisfactory life with no regrets, which

they interpret in terms of political power, wealth and self-gratification. Socrates and Plato agree with them in desiring a fully satisfactory life with no regrets, and in terming it

eudaimonia; but disagree in their interpretation of its necessary constituents.", "Loro e l'uomo

comune desiderano l'eudaimonia, una vita piena, soddisfacente e senza rimpianti e la interpretano in termini di potere politico, salute e soddisfazione di sé. Socrate e Platone sono d'accordo con loro nel desiderare una vita piena, soddisfacente e senza rimpianti (per caratterizzare l'eudaimonia), ma sono in disaccordo nel determinare quali sono i costituenti necessari per determinarla.", Ibidem, p. 147.

96 "C'è un aspetto essenziale del pensiero di Platone che, a mio giudizio, non è stato finora

valorizzato adeguatamente dalla critica; forse nemmeno individuato con la necessaria chiarezza sul piano teorico: è il suo studio attento, costante, dei diversi tipi di discorso, visti in rapporto ai diversi tipi di uditorio presenti nel panorama della città greca e dalle diverse modalità di trasmissione e ricezione dei vari messaggi.", G. Cerri, Platone sociologo della comunicazione, Milano 1991, p. 5.

deve mettere in atto strategie differenti con interlocutori differenti97. L'analisi dei personaggi permette di cogliere il significato di queste differenziazioni stilistiche. Questo tema ci conduce ad un aspetto del capitolo successivo e cioè al rapporto che sussiste tra il dialogo e la retorica.

Esso pone anche le differenze che soggiaciono tra la presente ricerca ed una lettura esoterica. Szlezàk sostiene che "I dialoghi, che sono drammi in prosa, manifestano costantemente, nella trama e nel modo in cui sono costruiti i personaggi, il fatto di volere mettere in scena solo una forma di fare filosofia strettamente circoscritta a coloro cui si rivolge, vale a dire esoterica."98 ed aggiunge che un'interpretazione anti-esoterica è possibile solo se non si considerano i dialoghi platonici come drammi.

La presente ricerca vuole mostrare la possibilità di un'interpretazione letteraria che tenga conto dell'adeguazione socratica ai singoli interlocutori (assumendo così una lettura maieutica ristretta), che non assume però le conclusioni dottrinali (teoria dell'uno e della diade infinita) dell'interpretazione esoterica; esse infatti sono un aggiungere una teoria a ciò che il testo non dice e non sono direttamente implicate da una lettura maieutica che tenga conto della forma drammatica e della presenza di particolari interlocutori. Ovviamente se per "esoterico" intendiamo "che comunichi al suo interlocutore solo ciò che questi sia in grado di comprendere, a partire dal livello di conoscenza filosofica di cui al momento dispone"99, si può trovare un accordo anche se manca l'indicazione della spinta socratica, attraverso la maieutica, di far progredire il proprio interlocutore, ma l'interpretazione esoterica non si è fermata a questo perché ha tratto delle conclusioni dottrinali.

Giannantoni100 sottolinea come i dialoghi socratici possano essere suddivisi in

97 Da notare come lo stesso Socrate sia un "personaggio" di Platone. Nella presente ricerca tendo

ad analizzare in particolar modo i personaggi interlocutori di Socrate e le strategie che Socrate mette in atto con loro; questo però non significa che lo stesso Socrate non sia un personaggio della drammaturgia platonica. Cfr. per un'analisi di Socrate personaggio (anzi, secondo la prospettiva di Blondell, dei vari personaggi "Socrate") R. Blondell, The Play of Character in

Plato's Dialogues, Cambridge 2002.

98 T. Szlezàk, Oralità e scrittura della filosofia. Il nuovo paradigma nell'interpretazione di

Platone, trad. it. N. Scotti, Napoli 1991, pp. 28-29.

99 Ibidem, p. 34.

100 G. Giannantoni, Dialogo socratico e nascita della dialettica nella filosofia di Platone, Napoli

base alle idee morali degli interlocutori e in base alla modalità con la quale partecipano al dialogo; vi sono i dialoghi nei quali gli interlocutori, a causa di un'incapacità argomentativa, non riescono a portare avanti la ricerca (Ippia, Carmide e Cefalo) e i dialoghi nei quali gli interlocutori sono abbastanza aperti ed intelligenti per partecipare attivamente alla discussione (Menone, Alcibiade, Polemarco, Trasimaco e Protagora).

Da notare che i personaggi indicati da Giannantoni non appartengono ad una medesima categoria o ruolo sociale; la capacità o meno di argomentare non è il solo discrimine che soggiace al buono o cattivo esito del dialogo. Un sofista come Protagora, pur sapendo argomentare, non partecipa in modo adeguato al dialogo socratico. A mio parere, il discrimine principale non è tanto la capacità argomentativa (la quale può essere propria anche di un sofista) ma la biografia del personaggio, chi è concretamente e che stile di vita conduce.

In nome di questa ragione, non credo che si possano suddividere i dialoghi in base alle capacità argomentative degli interlocutori o in base alla loro buona disposizione verso il dialogo; la suddivisione, invece, in base alle idee morali è fondamentale dal momento che queste ultime vanno ad incidere sulla forma di vita e sulla biografia del personggio. A mio parere è necessario compiere un'analisi degli interlocutori all'interno di ogni singolo dialogo e non uniformare l'atteggiamento degli interlocutori nemmeno per un singolo dialogo perché all'interno di esso, essendoci spesso più personaggi, cambiano gli atteggiamenti di ciascuno e cambia l'atteggiamento di Socrate nei loro confronti.

Socrate considera l'interlocutore che ha di fronte nella sua concretezza, non attacca un gruppo di persone (ad esempio i sofisti o i retori), ma dirige la confutazione verso l'interlocutore concreto in carne ed ossa che ha di fronte a sé. Per un'analisi dei personaggi è certamente utile sapere quale ruolo sociale riveste l'interlocutore di Socrate; questo, tuttavia, non esaurisce la sua descrizione. È necessaria, infatti, un'analisi che tenga conto di chi è concretamente l'interlocutore e di che stile di vita conduce. Lo stesso Socrate, all'interno dei dialoghi analizza l'intera persona e non solo le sue teorie cercando di cogliere chi è veramente il suo interlocutore senza ritenere che sia solo ciò che dicono gli altri di lui. Per poter mettere in atto la purificazione, Socrate ha bisogno di rivolgersi

alla totalità della persona che ha di fronte, facendo sì che ella si metta in discussione; Socrate non si rivolge solo alla parte dell'interlocutore che rappresenta il suo ruolo sociale (pur essendo esso fondamentale).

ou)/ moi dokei=j ei)de/nai o(/ti o(\j a)\n e)ggu/tata Swkra/touj h)=? [lo/gw? w(/sper ge/nei] kai\ plhsia/zh? dialego/menoj, a)na/gkh au)tw=?, e)a\n a)/ra kai\ peri\ a)/llou tou pro/teron a)/rchtai diale/gesqai, mh\ pau/esqai u(po\ tou/tou periago/menon tw=? lo/gw?, pri\n <a)\n> e)mpe/sh? ei)j to\ dido/nai peri\ au(tou= lo/gon, o(/ntina tro/pon nu=n te zh=? kai\ o(/ntina to\n parelhluqo/ta bi/on bebi/wken: e)peida\n d' e)mpe/sh?, o(/ti ou) pro/teron au)to\n a)fh/sei Swkra/thj, pri\n a)\n basani/sh? tau=ta eu)= te kai\ kalw=j a(/panta. e)gw\ de\ sunh/qhj te/ ei)mi tw=?de kai\ oi)=d' o(/ti a)na/gkh u(po\ tou/tou pa/sxein tau=ta, kai\ e)/ti ge au)to\j o(/ti pei/somai tau=ta eu)= oi)=da:

Non mi sembra che tu sappia che chi si avvicina molto ai discorsi di Socrate e ha con lui familiarità nel dialogare, di necessità, se anche comincia in un primo momento a discutere di qualcos'altro, viene da lui condotto nel discorso in un giro senza tregua sino a che non finisce con il dare ragione di se stesso, in quale modo ora viva e come abbia vissuto la vita trascorsa. E una volta che vi è finito, Socrate non lo lascerà andare prima di aver saggiato bene e in maniera esauriente tutte queste cose. Io ho consuetudine con quest'uomo e so che è necessità subire questo da lui e inoltre, che anch'io subirò questo, lo so bene.101

Ritengo, a fronte degli atteggiamenti che Socrate mette in atto specialmente con i sofisti, retori e politici, che il Socrate personaggio di Platone volesse incidere indirettamente anche sull'uditorio.

Platone, cioè, era interessato ad agire anche a livello più ampio; per fare questo mette in atto i meccanismi dell'elenchos retroattivo per poter incidere maggiormente sul piano etico-politico della sua città.

CAPITOLO 2: Dialogo, retorica, dialettica