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Interpretazione dei dati delle catalogazion

CAPITOLO 3: I vari usi della forma dialogica Premessa

3.2 Aspetti letterari dei dialoghi socratic

3.2.3 Interpretazione dei dati delle catalogazion

Rispetto a queste catalogazioni evidenzio i seguenti aspetti:

a) I temi, i luoghi e i personaggi rimandano spesso a tematiche educative. Questo è indicativo del proposito platonico di proporre Socrate come esempio di buon maestro e, da un lato, per difenderlo dalle accuse che lo hanno portato alla condanna a morte; dall'altro lato per fornire, tramite Socrate, una critica all'educazione tradizionale e al contempo proporre una riforma della società. Per Platone e quindi anche per il Socrate personaggio platonico, la riforma della società poteva avvenire attraverso l'educazione dei suoi cittadini, attraverso una pulizia degli errori presenti nelle opinioni dei cittadini ed un conseguente accompagnamento nella ricerca della vita giusta. Nei primi dialoghi platonici troviamo già presente la tematica fondamentale dei dialoghi del periodo di mezzo, la necessità della riforma della società; la modalità per conseguirla, tuttavia, è differente rispetto alla modalità successiva.

Nei primi dialoghi, infatti, il cambiamento della società è visto come un effetto di un cambiamento degli individui. Questo cambiamento è ottenuto tramite un'azione educativa esercitata verso gli interlocutori del dialogo socratico. Nella

Repubblica, invece, il cambiamento è reso possibile tramite una conversione alla

continuità tra queste due posizioni se prestiamo attenzione ai personaggi interlocutori di Socrate. Essi sono infatti, per la maggior parte, giovani aristocratici che successivamente avranno un ruolo nella vita politica ateniese. Platone, quindi, in qualche modo, vuole dire che è necessario educare fin da giovani coloro che diventeranno reggitori dello stato. Tuttavia, l'abilità letteraria platonica, che gioca con i piani temporali dei dialoghi proiettando l'azione drammatica al passato rispetto alla contemporaneità, è tesa a ricordare che una buona educazione non è sufficiente: Crizia e Carmide, infatti, pur essendo stati interlocutori socratici faranno parte del governo oligarchico dei Trenta. Oltre a voler difendere Socrate e il suo metodo dall'aver traviato i giovani. Attraverso questo artificio di spostamento temporale, Platone vuole sottolineare che una buona educazione tramite il dialogo socratico non è garante di una riforma positiva della società. Platone conduce, con i suoi primi dialoghi, alla necessità di una riforma politica, oltre che educativa, progetto che verrà prospettato nella

Repubblica e nelle Leggi. Da sottolineare che l'artificio di spostamento

temporale non agisce solamente portando l'azione nel passato, ma anche costruendo un contesto temporale falsato rispetto alla realtà. Seguendo la correttezza cronologica, Carmide sarebbe più vecchio nel momento in cui Socrate torna dalla guerra, rispetto a come Platone lo descrive nel dialogo omonimo. Questo è indice del fatto che Platone sceglie sì di adoperare personaggi storici, ma li usa a suo piacimento in una drammaturgia che ha finalità letterarie collegate agli obiettivi che Platone pone in questi dialoghi e non immediatamente storiche.

In merito agli obiettivi platonici, è importante inoltre ricordare che gli stessi Crizia e Carmide o i loro conoscenti, probabilmente, sono i diretti uditori delle letture pubbliche dei dialoghi platonici. Il messaggio sopra espresso era un messaggio diretto immediatamente a loro: attraverso l'ascolto dei dialoghi essi potevano riconoscersi e comprendere forse il significato che Platone voleva portar loro ovvero che avevano sbagliato nell'azione politica e che non avevano tenuto fede all'insegnamento socratico. In questo modo Platone utilizza la lettura pubblica dei suoi dialoghi come mezzo di critica rispetto allo stato presente e forse, ancora come speranza di poter suscitare un cambiamento nell'uditorio

(elenchos retroattivo).

È importante tenere presente, quindi, che non solo gli interlocutori dei dialoghi socratici erano una fascia ben determinata di persone (giovani aristocratici), ma che anche gli uditori delle letture pubbliche erano appartenenti alla stessa fascia. Un discorso un po' differente va fatto per un'altra grande fascia di interlocutori socratici e che rimanda comunque a tematiche educative: i sofisti.

Platone, infatti, mettendo in scena come personaggi illustri sofisti, vuole far apparire per contrasto la bontà del metodo socratico e sottolineare come la ricerca debba essere sempre tesa alla verità e non alla vittoria rispetto al proprio interlocutore259. È interessante notare come Platone, a volte, costruisca la cornice narrativa al termine di un discorso di un sofista, sottolineando che Socrate arriva alla fine di esso. È un indizio drammaturgico che indica l'estraneità socratica a questo tipo di comizi e in un certo modo il suo disinteresse rispetto ad essi.

Sottolineo comunque che nel Parmenide abbiamo un controesempio: Socrate infatti arriva al termine del discorso di Parmenide e Zenone, dei quali, invece, Platone aveva stima. Nonostante questo disinteresse Socrate vuole interloquire con loro; egli nel momento in cui dialogherà con i sofisti, non cederà alla loro modalità comunicativa ma, anzi, li obbligherà a seguire le regole del dialogo socratico. Platone costruisce in questo modo l'incontro tra Socrate e i sofisti perché, da un lato, vuole mostrare la sua superiorità, dall'altro, per indicare che solo il metodo socratico è in grado di analizzare correttamente il discorso alla ricerca della definizione ed è in grado di non cadere vittima di lunghi discorsi vuoti tesi unicamente alla persuasione. Adottare il metodo socratico è in qualche modo, per Platone, garanzia che l'uso del linguaggio e il conseguente dialogo tra interlocutori sia corretto e non inficiato da scopi che vanno oltre le finalità del dialogo stesso (ad esempio l'ottenimento di onori e gloria).

Un altro indizio dell'estraneità socratica rispetto alle modalità dei sofisti è che l'azione drammaturgica principale del Gorgia, del Protagora e dell'Ippia minore è ambientata all'interno, in spazi protetti dove i sofisti sono accompagnati da proseliti. Socrate, invece, solitamente (nel Gorgia è accompagnato da 259 Le caratterizzazioni del metodo socratico e la differenze dal metodo dei sofisti sono state

Cherofonte260) è solo e parla liberamente per le strade.

b) Alcuni personaggi ed alcune cornici hanno il ruolo di lancio del tema che verrà affrontato nel corso del dialogo. Ad esempio, non è un caso che nel dialogo sulla pietà, l'interlocutore di Socrate sia un indovino-sacerdote (Eutifrone), o che nel dialogo sul coraggio siano interlocutori Lachete e Nicia, due strateghi, esperti nella guerra (Lachete) o, ancora, che nel dialogo sulla moderazione e sulla saggezza siano Crizia e Carmide, rappresentanti del governo dei Trenta. Questo ultimo caso è esemplificativo anche del fatto che attraverso la scelta di particolari personaggi, Platone mette in campo anche determinate tematiche; infatti, così facendo, Platone comunica che è necessario che i politici siano dotati di saggezza e moderazione. I personaggi che lanciano il tema del dialogo sono incarnazioni di virtù o di tecniche tipiche della società tradizionale che Platone vuole criticare: Socrate, quindi, nello svolgersi del dialogo proporrà una trasfigurazione in senso anti-tradizionale del tema proposto attraverso i personaggi.

c) Dalla catalogazione sui personaggi possiamo notare, combinando alcuni dati, queste due tipologie di interlocutori261: gli interlocutori ostili nei confronti di Socrate (Ippia Maggiore, Ippia Maggiore, Protagora, Gorgia, Eutidemo,

Repubblica 1) e gli interlocutori la cui attitudine è favorevole nei confronti di

Socrate (Critone, Eutifrone, Ione, Lachete, Repubblica libro 1). Nel primo gruppo troviamo principalmente retori, sofisti e politici; nel secondo gruppo troviamo vari cittadini di Atene, i quali incarnano la moralità dell'epoca. Il fatto che l'attitudine di questi interlocutori sia favorevole, non significa che Socrate non metta in atto la sua azione educativa nei loro confronti, ma forse che Platone riteneva che fosse possibile, o che si auspicava, un cambiamento da parte loro. Se nei confronti di sofisti, retori e politici, l'atteggiamento socratico, trovando interlocutori ostili, è di tipo aggressivo e teso a smascherare i loro errori, nei confronti dei cittadini di Atene, si aspettava un possibile cambiamento positivo, un possibile "parto" dopo l'azione elenctica.

Comunque sottolineo che pur nutrendo delle aspettative verso questi personaggi, 260 Rimando all'interpretazione del Gorgia per un'analisi della sua figura.

261 Questa suddivisione vale solo a livello generale perché, da ultimo, ciò che fa la differenza

nell'andamento del dialogo è lo stile di vita della persona in carne ed ossa. L'atteggiamento benevolo può aiutare lo svolgimento del dialogo ma non garantisce che si possa ottenere la conoscenza.

i destinatari principali dell'educazione socratica sono i giovani aristocratici. Con essi, probabilmente l'azione elenctica poteva riuscire più facilmente dal momento che non erano da molto tempo soggetti ad educazioni errate e quindi erano più pronti ad accogliere il metodo socratico.

Tali interlocutori appaiono nel Carmide, nel Liside, nel Menone (e nell' Alcibiade

I che qui, però, non abbiamo preso in considerazione). Essi in linea generale non

figurano né come ostili, né come ben disposti.

Conseguentemente possiamo quindi suddividere gli interlocutori in due categorie sulla base della possibilità o meno degli interlocutori di intraprendere una vita filosofica: vi sono personaggi che fanno parte della struttura della società che Platone critica e vi sono personaggi che Platone ritiene che Socrate potesse educare. Alla prima categoria appartengono sofisti, politici, avvocati, poeti, indovini e tutti coloro condividono i valori tradizionali della società ateniese. Alla seconda appartengono giovani aristocratici, padri, figli e qualche discepolo di Socrate. Riassumendo, gli obiettivi platonici rispetto alle due categorie sono differenti: rispetto alla prima l'obiettivo è, da un lato, negativo e cioè di critica della società contemporanea e, dall'altro, positivo nel senso di proporre un'immagine di Socrate come maestro anti-tradizionale (l'obiettivo è, quindi, di tipo educativo).

I familiari di Platone si trovano a cavallo tra le due categorie: sono dei personaggi positivi sui quali Platone punta per un cambiamento della società se essi seguissero l'educazione socratica, ma anche fanno parte e condividono i valori della società che Platone critica. Vi è inoltre nella descrizione platonica di questi personaggi, una delusione rispetto alla sua famiglia sulla base di ciò che è accaduto storicamente, specialmente per quanto riguarda la morte di Socrate. Platone, in un certo senso, sostiene che, se si fossero convertiti al metodo socratico, avrebbero potuto mettere in atto le potenzialità che derivavano dal fatto di appartenere ad una buona stirpe; tuttavia, non avendolo fatto, essi sono tra i maggiori responsabili della degenerazione della società ateniese.

d) Un'altra caratteristica tipica e ben nota dei dialoghi presi in esame è la loro aporeticità. Al fine della nostra ricerca qui posso solo indicare una delle tante funzioni di questo aspetto e cioè come esso sia strettamente collegato alla loro

finalità educativa. Platone fa sì che i dialoghi si interrompano nel momento in cui è compito dell'interlocutore e dell'uditore continuare la ricerca. Se Socrate indicasse un punto di arrivo, il suo interlocutore non potrebbe mettere in atto il processo di ricerca che, solo se vissuto in prima persona, fa sì che la conoscenza acquisita sia compresa e vissuta dal soggetto.

Ovviamente bisogna fare dei distinguo che qui espongo sommariamente: i dialoghi rappresentano interlocutori che si trovano a livelli differenti e che possono ottenere, tramite il dialogo socratico, punti di arrivo differenti. Il primo e fondamentale punto di arrivo è quello della consapevolezza dei propri errori. Il secondo, conseguente dal primo, è la consapevolezza di non avere opinioni certe e l'urgenza di mettersi alla ricerca. Questi due livelli si ottengono attraverso l'educazione impartita dai dialoghi socratici. Il terzo, è la consapevolezza di essere "pieni" e di essere pronti per partorire. Questo livello, tematizzato da Platone nel Teeteto è comunque già presente nei dialoghi socratici. Il quarto ed ultimo è l'esposizione del partorito, se è degno di essere considerato valido. Se così non fosse bisogna ripartire dal primo livello. Questo ultimo livello è espresso dalle posizioni positive dei dialoghi della maturità e della vecchiaia; in essi, non a caso, altri personaggi principali sostituiscono Socrate262 (lo straniero di Elea, Parmenide, l'ateniese).

Per arrivare a questo quarto livello, Platone inventa altre strategie (la dialettica, la diairesi, la partecipazione dei generi sommi, etc.) le quali sono tuttavia in continuità in quanto metodì e finalità con il metodo socratico. Vi sono, quindi, delle sostanziali differenze metodologiche, oltre che di contenuto, tra i dialoghi socratici e i dialoghi successivi; queste differenze risiedono in una fondamentale continuità di intenti e in un permanente progetto educativo di riforma della società e di formazione degli individui.

Pur adottando il termine "aporetico" per connotare la maggior parte dei dialoghi della giovinezza, vorrei qui sottolineare come tale termine non sia conforme al sistema di riferimento della presente ricerca. Infatti, il termine "aporetico" presuppone che un dialogo debba fornire delle risposte e delle conclusioni. Se non lo fa è problematico. Invece, spesso, Platone interrompe il dialogo nel 262 Non, però, nel Filebo.

momento in cui spetta all'interlocutore (e all'uditore) continuare la ricerca. Non interrompe quindi il dialogo perché non ha trovato delle soluzioni, ma perché, pedagogicamente, vuole che sia l'interlocutore a trovarle. Ciò non significa che la verità che può trovare non sia una e la medesima. Anche il personaggio Socrate spesso cade in aporia. A mio parere ciò è un rinforzo teso a mostrare che Socrate è un maestro totalmente differente dagli altri maestri tradizionali, pronto a sottolineare il proprio non sapere e pronto a lasciare all'altro, alcune volte, la parola e ad assumere il ruolo di guida.

e) Nei dialoghi socratici vi è un numero esiguo di interlocutori esperti in filosofia, a differenza dei periodi successivi. Come abbiamo già sottolineato nei punti precedenti, Socrate, con il suo modo dialogico di fare educazione, faceva politica, cercando di trasformare in filosofi coloro che sarebbero stati i futuri politici e cercando di contrastare l'educazione dei sofisti che avrebbe potuto rovinarli (Eutidemo 275 b). Vi è quindi, da un lato, un elemento di differenza rispetto ai dialoghi successivi (pochi interlocutori esperti di filosofia) ma, dall'altro, una continuità in merito agli obiettivi. Le ragioni di tale differenza non devono necessariamente portare ad una tesi evoluzionista; le ragioni infatti potrebbero essere semplicemente di ordine tematico. Platone a seconda dei temi che si trova a proporre nei dialoghi, sceglie degli interlocutori ad hoc che abbiano a che fare con il tema proposto. O, detta in un altro modo, considerando che gli interlocutori di Socrate non erano filosofi e visto che Socrate sceglie le strategie dialogiche a seconda degli interlocutori e a partire dalle questioni che essi portano, le tematiche che venivano trattate non erano immediatamente filosofiche.

f) Vi è solo un dialogo dove Socrate ha un solo interlocutore (Critone); in altri,

Ippia Maggiore ed Eutifrone l'interlocutore è uno solo anche se ci sono degli

accenni che fanno pensare ad un uditorio. In tutti gli altri dialoghi presi in considerazione c'è sì un interlocutore principale, che può variare a seconda delle fasi del dialogo, ma vi è sempre presente una cerchia di persone che ascoltano. Il significato di questa scelta drammaturgica è controverso e poco studiato. Propongo qui alcune ipotesi, le quali non si escludono vicendevolmente.

svolgevano i dialoghi socratici. Essi, infatti, non sono dei dialoghi di gruppo, ma all'interno di un gruppo, Socrate indirizza la sua azione pedagogica ad un interlocutore alla volta263.

In questa prima ipotesi risiede, inoltre, una grande ricerca platonica di dare autenticità all'immagine di Socrate che egli propone. Platone vuole con i suoi primi dialoghi difendere il proprio maestro dalle accuse che gli sono state mosse in tribunale e che lo hanno portato alla morte. Per fare questo, architetta una situazione drammaturgica nella quale siano presenti, come testimoni, interlocutori ed uditori che potessero approvare la descrizione fornita da Platone. Questi uditori che potevano affermare con la loro testimonianza che la descrizione platonica fosse veritiera, non sono solo gli ascoltatori presenti nel dialogo ma anche gli ascoltatori delle letture pubbliche dei dialoghi. Posso inoltre ipotizzare, se questa lettura è corretta, che se Platone si riteneva tanto sicuro della descrizione da lui portata da creare degli artifici drammaturgici in grado di convalidarla era perché effettivamente l'immagine che proponeva era veritiera. In altre parole, se l'immagine che proponeva di Socrate fosse stata falsa, i suoi uditori se ne sarebbero accorti subito.

- La seconda ipotesi sostiene che la cerchia di uditori sia la maschera del pubblico uditore dei dialoghi. Platone ritiene che anche nell'ascoltare un dialogo tra Socrate ed un interlocutore, sia possibile per gli uditori un cambiamento pur non essendo l'interlocutore a cui si indirizza direttamente Socrate. Questa seconda ipotesi è incentrata attorno alla funzione dell'elenchos retroattivo.

- La terza ipotesi sostiene che Socrate volesse dare dei messaggi agli uditori in modo indiretto. Nell'Eutidemo e nel Protagora, la cerchia degli ascoltatori è composta da sofisti che sono spettatori del modello educativo che Socrate mette in atto nei confronti del giovane Clinia.

- La quarta ipotesi si fonda sul fatto che spesso l'interlocutore di un dialogo, è presente in altri dialoghi come uditore. Ad esempio Carmide è interlocutore nel

Carmide ed uditore nel Protagora. Questo permette che si crei una rete di

conoscenze prerequisite che fa sì che, in casi differenti, o l'interlocutore o gli 263 Sono necessarie però delle eccezioni e sono necessarie alcune precisazioni: nel Lachete, ad

esempio, Socrate si rivolge contemporaneamente a Lachete e Nicia e ad un certo punto assume il ruolo di dialogante sia suo che di Lachete nei confronti di Nicia.

uditori non partecipino ad un dialogo socratico senza sapere nulla di esso. Platone fornisce delle indicazioni di ciò anche all'interno dei dialoghi quando sottolinea che Socrate era già conosciuto dagli interlocutori.

g) Vi sono pochi personaggi anonimi o personaggi non storici (a differenza dei dialoghi successivi): questo aspetto è indice del fatto che uno degli scopi dei primi dialoghi è ricreare la situazione storica reale; questo evidenzia come i dialoghi siano una memoria socratica, una testimonianza platonica ed un tentativo di intervento sulla società ateniese.

h) Molti personaggi sono stranieri: questo è dovuto dal fatto che molti di loro sono sofisti. È interessante sottolineare la figura di Cefalo, padre di Lisia, che appare nella Repubblica. Questo personaggio testimonia storicamente come all'epoca un meteco non poteva essere considerato un aristocratico anche se ricco; l'aristocratico, infatti, possedeva "oro antico". Il meteco, tuttavia era superiore ad uno straniero. L'utilizzazione di questo personaggio, sottolinea nuovamente, l'interesse platonico ad inserire i propri dialoghi all'interno di un contesto storico-culturale per poter proporre un'alternativa ad esso.

CAPITOLO 4: Analisi testuali