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4.1

Introduzione

Il capitolo si concentra sulle imprese private che hanno effettuato, dal 2000 al 2008, corsi di formazione continua co-finanziati da Regione Toscana ed erogati direttamente o attraverso le Province e i Circondari. L’obiettivo è quello di pervenire a una prima individuazione delle principali criticità che hanno interessato la fase implementativa della politica, traendo spunto dalle problematiche messe a fuoco dalla teoria (cfr. capitolo 1) e, più in generale, dalla letteratura sulla valutazione delle politiche pubbliche destinate alle imprese.

L’analisi seguente si basa, sul piano metodologico, sui risultati di interviste telefoniche di approfondimento alle imprese (CATI) e di un focus group. La numerosità di partenza delle imprese intervistabili era tale da non consentire la realizzazione di una vera e propria strategia di campionamento; pertanto si è optato per contattare tutte le beneficiare presenti negli archivi amministrativi. Sono soltanto 258 le imprese che si sono rese disponibili all’intervista, riconducibili a due sottoinsiemi distinti: le imprese che hanno direttamente presentato la domanda di co-finanziamento (141 intervistati) e quelle che si sono avvalse dell’intermediazione di un’agenzia formativa (117).

Nel paragrafo 4.2 si delinea il profilo delle imprese intervistate con riferimento ad alcune caratteristiche non disponibili negli archivi amministrativi, in modo da verificare ulteriormente la tesi, già emersa nel capitolo 2, secondo la quale agiscono meccanismi di autoselezione nella fase di accesso ai benefici della politica.

Il tema dell’autoselezione è approfondito nel paragrafo 4.3, con riferimento alla fase di individuazione del fabbisogno formativo e di scelta del corso; in questa sede si propone anche un primo riscontro sull’effettiva addizionalità della politica e si verifica quali categorie professionali possano essere considerate le beneficiarie ultime degli interventi.

Nel paragrafo 4.4 si analizzano gli effetti che la formazione ha prodotto sui salari dei lavoratori e più in generale, sulla capacità innovativa e competitiva delle imprese. Il paragrafo 4.5 è invece dedicato a delineare il giudizio delle imprese rispetto all’operato della Regione Toscana, con riferimento alla fase di attuazione della politica.

Infine, i risultati emersi dall’indagine diretta sono stati discussi in un focus group – par. 4.6 - con alcune tra le imprese beneficiarie del co-finanziamento, in modo da far emergere ulteriori elementi interpretativi che il questionario, da solo, non era in grado di fornire.

4.2

Il profilo delle imprese. Un problema di autoselezione?

Nel delineare il profilo delle imprese intervistate si distinguerà, in coerenza con quanto effettuato nel secondo capitolo, tra soggetti che hanno direttamente presentato la domanda di co-finanziamento (141 intervistati) e soggetti che invece si sono avvalsi dell’intermediazione di un’agenzia formativa (117).

Tra le imprese intermediate è più marcata la presenza di imprese di piccolissime dimensioni:

le microimprese fino a 9 addetti rappresentano circa il 40% del totale, alla pari con le piccole

imprese da 10 a 49 addetti (Graf. 4.1). Le imprese che accedono direttamente al finanziamento tendono a essere più grandi: tra di esse l’incidenza delle microimprese è molto inferiore a quella delle piccole, mentre anche per le medie e le grandi si hanno valori superiori al caso delle imprese intermediate.

Grafico 4.1

DISTRIBUZIONE % PER CLASSE DI ADDETTI DELLE IMPRESE INTERVISTATE

27,9 45,7 39,7

39,7

20,0 18,1

6,4 2,6

0 10 20 30 40 50

Accesso diretto Tramite agenzia

Fino a 9 Da 10 a 49 Da 50 a 249 250 e oltre Fonte: elaborazioni indagine IRPET

In entrambi i gruppi l’incidenza delle imprese familiari e artigiane è relativamente contenuta.

Si deve tuttavia rilevare che tra le intermediate le imprese familiari rappresentano il 30,8% del totale, le artigiane il 21,4%; mentre tra le imprese con accesso diretto al finanziamento le imprese familiari rappresentano il 10,6% del totale, le artigiane il 14,2%. Il peso relativamente maggiore che le imprese di piccolissime dimensioni, familiari e artigiane, ricoprono tra i soggetti che accedono tramite agenzia alla formazione finanziata è indicativo delle maggiori difficoltà che la piccola e piccolissima impresa tipicamente incontrano nelle fasi di autodiagnosi del fabbisogno e di organizzazione del percorso formativo.

L’analisi dell’età media delle imprese permette di verificare se esiste, tra i due gruppi, un differenziale in termini di effetto esperienza, che potrebbe favorire l’accesso non mediato alle politiche dei soggetti di più antica fondazione. Il grafico 4.2 mostra come si possa escludere l’esistenza di un effetto esperienza, in quanto i due gruppi presentano una distribuzione per età di impresa del tutto simile.

Grafico 4.2

DISTRIBUZIONE % PER DELLE IMPRESE INTERVISTATE PER ANNO DI FONDAZIONE

19,9 26,2 19,7 24,8

53,9 55,6

0 15 30 45 60

Accesso diretto Tramite agenzia

Dal 2000 Anni '90 Fino al 1989 Fonte: elaborazioni indagine IRPET

Un elemento che sembra assumere maggior rilievo nella scelta dei canali di accesso alla formazione è rappresentato dalla qualificazione del personale dell’impresa. Il grafico 4.3 mostra l’incidenza del personale laureato, per dimensione di impresa, nelle due tipologie di accesso considerate in questo lavoro. Ebbene, per tutte le dimensioni di impresa, il personale laureato è più numeroso presso i soggetti che hanno direttamente presentato la domanda di co-finanziamento. Il divario è molto marcato anche presso le piccole e piccolissime imprese, soggetti che, nel complesso presentano livelli sorprendentemente elevati di personale qualificato.

Grafico 4.3

INCIDENZA % DEL PERSONALE LAUREATO NELLE IMPRESE INTERVISTATE 21,0

15,0

12,0 15,0 17,0

9,0 10,0 11,0

0 5 10 15 20 25

Micro Piccola Media Grande

Accesso diretto Tramite agenzia Fonte: elaborazioni indagine IRPET

La distribuzione per settore di intensità tecnologica delle imprese intervistate non differisce molto da quella rilevata nel capitolo 2 per l’insieme delle beneficiarie. Le unità a bassa intensità tecnologica rappresentano la maggioranza delle imprese che accedono alla formazione co-finanziata mediante l’intermediazione di un’agenzia formativa; tra queste è significativo anche il sottoinsieme delle imprese a medio-bassa tecnologia (Graf. 4.4). Tra i soggetti che accedono direttamente alla formazione prevalgono ancora i settori a bassa tecnologia (senza però essere maggioritari), ma l’incidenza dei settori a più elevata intensità tecnologica è molto marcata.

Grafico 4.4

DISTRIBUZIONE % DELLE IMPRESE INTERVISTATE PER SETTORE/INTENSITÀ TECNOLOGICA

19,6 10,3

24,5 13,8

16,7 20,7

39,2

55,2

0 10 20 30 40 50 60

Accesso diretto Tramite agenzia

Alta tecnologia Medio-alta tecnologia Medio-bassa tecnologia Bassa tecnologia Fonte: elaborazioni indagine IRPET

Un aspetto ulteriore che qualifica le imprese fruitici dei corsi di formazione riguarda il tipo di sbocco di mercato cui queste si rivolgono. La produzione e vendita in conto proprio, ossia attraverso la spendita di un proprio nome o marchio, è tipica di imprese più complesse sul piano organizzativo; la produzione in conto terzi, invece, rappresenta in genere la principale caratteristica delle piccole imprese subfornitrici, che non necessitano di disporre al proprio interno di un reparto vendite né, spesso, di un reparto progettazione molto strutturati.

A prescindere dal canale di accesso alla formazione, si deve rilevare che le imprese che operano -totalmente o prevalentemente- in conto proprio rappresentano circa i tre quarti del totale (Graf. 4.5); pertanto si può affermare che, in generale, sono le imprese caratterizzate da una certa complessità organizzativa ad accedere alla formazione continua, mentre le conto-terziste ne rimangono tendenzialmente escluse. Contrariamente alle attese, tuttavia, la scelta del canale di accesso non dipende dal tipo di approccio al mercato: non si ha, in altri termini, una maggior propensione all’accesso diretto da parte delle imprese che operano in conto proprio.

Grafico 4.5

DISTRIBUZIONE % DELLE IMPRESE INTERVISTATE PER TIPOLOGIA DI SBOCCO DI MERCATO

55,4 59,1

20,1 16,5

12,2 11,3

12,2 13,0

0 10 20 30 40 50 60

Accesso diretto Tramite agenzia

Solo in c/proprio Preval. in c/proprio Solo in c/terzi Preval. in c/terzi

Fonte: elaborazioni indagine IRPET

Dall’insieme di questi risultati emerge un quadro in cui l’accesso alla formazione co-finanziata da parte delle piccole e piccolissime imprese è condizionato, almeno in una certa misura, da dinamiche di autoselezione. Sono infatti le imprese con una maggior dotazione di capitale umano qualificato, a maggior intensità tecnologica e caratterizzate da una certa articolazione organizzativa, ad avvalersi delle opportunità garantite dalla politica pubblica, in quanto più capaci di circoscrivere il proprio fabbisogno formativo e di attivarsi in tal senso.

Viceversa, l’accesso alla formazione co-finanziata dei soggetti più rispondenti al modello di piccola o microimpresa tradizionale, fortemente focalizzata sulle attività produttive in senso stretto, sembra ancora incontrare alcuni ostacoli, solo in parte mitigati dall’intervento di mediazione svolto dalle agenzie formative.

4.3

Disponibilità a investire e accesso alla formazione

Oltre la metà delle imprese ha attuato interventi di formazione continua per la prima volta nel periodo 2000-08. Non è tuttavia trascurabile il numero di soggetti che hanno attuato investimenti già prima del 2000, sostenendone direttamente il costo o, più raramente, avvalendosi di un finanziamento pubblico destinato allo scopo (Tab. 4.6).

Tabella 4.6

PRIMA DEL 2000, AVEVA GIÀ EFFETTUATO INVESTIMENTI IN FORMAZIONE CONTINUA?

Valori %

Accesso diretto Tramite agenzia

Si a mie complete spese 26,2 32,5

Si con il cofinanziamento della Regione Toscana 14,9 12,8

Si con un altro cofinanziamento pubblico 6,4 4,3

No questa è la prima volta 52,5 50,4

Fonte: elaborazioni indagine IRPET

Con riferimento al periodo 2000-08, la formazione co-finanziata non esaurisce l’insieme degli interventi attuati dalle imprese. Una parte non trascurabile, pari al 30%, della formazione complessivamente attuata è stata realizzata a completo carico delle imprese. La grande maggioranza dei corsi, tuttavia, si è avvalsa di una qualche forma di co-finanziamento pubblico.

L’interpretazione di questo dato non è scevra da ambiguità: da un lato esso sottolinea la centralità dell’azione pubblica nella promozione della formazione continua; dall’altro esso mostra come esista una domanda di formazione direttamente espressa e finanziata dalle imprese.

Non è evidente, però, se e in quale misura la politica pubblica abbia agito da induttore di una domanda privata o, piuttosto, abbia spiazzato investimenti privati che sarebbero in ogni caso avvenuti.

Anche circoscrivendo l’attenzione ai soli corsi co-finanziati30 si deve rilevare come la politica pubblica non abbia prodotto effetti completamente addizionali in termini di propensione all’investimento. Sul principale target, quello della piccola e piccolissima impresa, circa il 40%

delle intervistate dichiara che, in assenza di un aiuto pubblico, nessun investimento in formazione continua avrebbe avuto luogo; meno del 30% dichiara che avrebbe avuto luogo solo in parte (in genere al 50%, o inferiore); un terzo delle intervistate, infine, avrebbe comunque effettuato un investimento di pari entità. Per le imprese medie e grandi la politica pubblica ha un ruolo determinante soltanto nel 17% e nell’8% dei casi rispettivamente, mentre si fa assai elevata l’incidenza delle imprese che avrebbero comunque effettuato l’investimento, in tutto o in parte (Graf. 4.7).

L’analisi del percorso decisionale propedeutico alla realizzazione del corso fornisce ulteriore conferma alla tesi secondo la quale sono in atto meccanismi di autoselezione. Tale percorso si articola tipicamente in due fasi: nella prima l’impresa mette a fuoco il proprio fabbisogno formativo, da sola o con l’ausilio di soggetti esterni; nella seconda l’impresa prende visione dell’offerta formativa esistente e sceglie il corso (o i corsi) che risponde meglio ai propri fabbisogni.

30 Da questo punto in avanti si farà riferimento al corso più costoso fruito dalle imprese o, qualora tale informazione non fosse ricavabile, al corso che ha avuto la maggior durata. Questa selezione ex-ante del corso a cui riferirsi durante l’intervista è stata effettuata allo scopo di concentrare l’attenzione sull’attività formativa più rilevante, evitando la sovrapposizione di valutazioni per le imprese che hanno effettuato più corsi.

Grafico 4.7

PERCENTUALE DELLE IMPRESE CHE, IN ASSENZA DI UN CO-FINANZIAMENTO PUBBLICO, NON AVREBBERO INVESTITO (NESSUN INVESTIMENTO) O AVREBBERO INVESTITO SOMME MINORI (IN PARTE) IN FORMAZIONE CONTINUA

36,0 41,8

Nessun investimento In parte Tutto l'investimento Fonte: elaborazioni indagine IRPET

Con riferimento alla prima fase, oltre la metà delle imprese dichiara di aver individuato da sola il proprio fabbisogno di formazione, contando sulla percezione dell’imprenditore o di altri soggetti coinvolti nel management; le sollecitazioni provenienti dai dipendenti hanno invece un ruolo trascurabile (Graf. 4.8). L’intervento di soggetti esterni, consulenti o agenzie formative, ha rilievo soltanto in un terzo dei casi (Graf. 4.8).

Anche con riferimento alla seconda fase, la metà delle imprese sceglie in completa autonomia quale corso realizzare; si fa tuttavia più significativo il ruolo di consulenti e agenzie formative (queste ultime offerenti di servizi formativi) che, nel complesso, intervengono in circa il 40% dei casi.

Non si riscontrano differenze significative tra le imprese che presentano direttamente la domanda di finanziamento accedono direttamente alla formazione co-finanziata e quelle che invece lo fanno tramite agenzia.

Grafico 4.8

PERCORSO DI INDIVIDUAZIONE DEL FABBISOGNO FORMATIVO E SCELTA DEL CORSO DA EFFETTUARE Valori %

Ha scelto il corso Ha scelto di effettuare FC Fonte: elaborazioni indagine IRPET

Va infine considerato che, secondo le dichiarazioni degli intervistati, il finanziamento pubblico arriva a coprire la maggioranza dei costi legati all’investimento in formazione: in media il 59%, contro il 41% che le imprese sostengono direttamente.

Considerando l’insieme delle evidenze fin qui analizzate, si può ragionevolmente affermare che le politiche siano andate a intervenire su soggetti che, ex ante, mostravano una certa propensione alla formazione continua e che esse, in non pochi casi, si siano fatte carico di oneri che comunque le imprese erano disposte a sostenere. Pertanto, appare solo parzialmente raggiunto l’obiettivo di avviare alla pratica della formazione continua quei soggetti, specialmente nel piccolo tessuto imprenditoriale, che mostrano resistenza culturale e/o non dispongono di risorse sufficienti da investire allo scopo.

L’attività formativa attuata dalle imprese è rivolta a tutte le tipologie di figure professionali presenti nelle aziende. Presso le microimprese prevalgono i corsi destinati all’imprenditore o ad altre figure manageriali, seguiti a distanza da quelli per il personale impiegatizio e, infine, operaio (Graf. 4.9). Vista la ridottissima dimensione aziendale, il fatto che i progetti formativi si concentrino sulle figure di vertice appare, per molti versi, auspicabile, oltre che inevitabile. Al crescere della dimensione di impresa la formazione destinata all’organo imprenditoriale perde il proprio primato in favore di quella rivolta agli impiegati e agli operai specializzati, mentre la categoria degli operai non specializzati rappresenta più raramente il target degli interventi.

All’interno della categoria impiegatizia, le attività formative riguardano sia il segmento a medio-bassa che quello ad elevata qualifica. In altri termini, le imprese non appaiono sempre orientate a rinforzare, attraverso la formazione co-finanziata, i soggetti professionalmente più deboli, ma anzi tendono a premiare gli elementi relativamente più forti e skilled, come gli operai specializzati e gli impiegati (anche ad alta qualifica). Su questo stato delle cose può influire non poco il fatto che i corsi ammessi al co-finanziamento prevedono formazione in aula, laddove per il lavoro meno qualificato, in particolare operaio, le imprese optano tipicamente per un modello di formazione on-the-job. Nonostante questo aspetto discutibile, non deve essere trascurato l’impatto comunque significativo prodotto dalle politiche nell’offrire opportunità formative alle categorie di lavoro unskilled, come pure alle donne.

Grafico 4.9

TIPOLOGIA PROFESSIONALE A CUI SONO DESTINATI I CORSI Valori %

Infatti, circa il 43% degli fruitori di corsi di formazione aziendale co-finanziati è rappresentato da individui di genere femminile, un dato assolutamente in linea con quello della più generale partecipazione femminile al lavoro. Pertanto, si può concludere che il fenomeno del cosiddetto cream skimming (v. capitolo 1) tende a penalizzare più frequentemente il lavoro unskilled che quello femminile.

Per quanto riguarda le tipologie di corso scelte si osservano alcune peculiarità legate al livello tecnologico che caratterizza le imprese. I corsi riguardanti l’ambiente e la sicurezza sul lavoro (compreso antincendio) -in gran parte obbligatori per legge- sono i più frequentemente realizzati da tutte le categorie di impresa (Graf. 4.10). Tuttavia, le unità a tecnologia bassa e medio-bassa appaiono più orientate delle altre su questa tipologia di corso: è su questa opzione che viene spesa, più che altrove, l’opportunità offerta dalla politica pubblica. In modo analogo le imprese meno avanzate dal punto di vista tecnologico optano per corsi generalistici dedicati allo sviluppo di abilità personali; mentre in quelle più avanzate si ricorre più spesso a una formazione destinata a rinforzare alcune competenze critiche di tipo manageriale, oppure legate al ciclo produttivo, all’attuazione di strategie della qualità (certificazioni), alla qualificazione dell’interfaccia con la clientela e con il mercato, alla programmazione e controllo di gestione, ecc..

Grafico 4.10

TIPOLOGIA DI CORSI SCELTI A SECONDA DEL LIVELLO TECNOLOGICO DELLE IMPRESE Valori %

4.4

Gli effetti della formazione continua sui lavoratori e sull’impresa

Le imprese intervistate attribuiscono un giudizio di efficacia medio-elevato ai corsi di formazione co-finanziata di cui hanno fruito. Con riferimento a una scala 1-5, il giudizio medio è pari a 3,8: il 46% delle imprese dà un voto pari a 4; il 30% a 3; il 19% a 5; mentre le valutazioni più negative (1 e 2) si attestano insieme intorno al 5%.

E’ interessante rilevare come i corsi che ottengono le valutazioni migliori siano quelli che offrono contenuti più generalistici: sviluppo di attività personali, informatica, ambiente e sicurezza sul lavoro; mentre i corsi finalizzati alla formazione di figure professionali più specifiche ottengono punteggi leggermente inferiori.

Di seguito si delineano i principali effetti che l’intervento formativo ha prodotto sui lavoratori, e più in generale, sulle imprese che ne hanno beneficiato.

La maggioranza delle imprese (74,4%) dichiara che il lavoro dei soggetti che fruiscono di corsi di formazione diviene più produttivo in seguito all’intervento. Si tratta di un risultato rispetto al quale è opportuno usare la massima cautela, dal momento che è il frutto di un’autovalutazione delle imprese. Il guadagno di produttività si connette a un arricchimento delle mansioni svolte (38,2%), o anche a una specializzazione nelle mansioni coperte già prima dell’intervento (36,2%). Laddove le produttività individuali non siano aumentate, si riconosce comunque l’acquisizione di utili competenze nel 18,5% dei casi; mentre nel 7,1% si ritiene che le nuove competenze siano poche e/o scarsamente rilevanti.

Quali sono i corsi che, nella percezione delle imprese intervistate, hanno avuto più effetti sull’aumento della produttività? I corsi apparentemente più performanti sono quelli volti a rinforzare le capacità di progettazione e R&S, seguiti dai corsi di informatica, servizi alle persone e, sorprendentemente, dai corsi più generici per lo sviluppo di abilità personali (Graf. 4.11). Tra i meno efficaci nel determinare un aumento della produttività emergono, secondo le interviste, i corsi di lingue, quelli per il lavoro di ufficio e, naturalmente, quelli riguardanti la sicurezza sul lavoro.

Grafico 4.11

TIPOLOGIA DI CORSO FRUITA E AUMENTO DELLE PRODUTTIVITÀ INDIVIDUALI. EFFETTO PREVALENTE DICHIARATO DALLE IMPRESE Valori %

Se a partire dalle dichiarazioni delle imprese sulla produttività si delinea un impatto tendenzialmente positivo delle politiche, gli effetti assai contenuti prodotti su stipendi e salari non consentono di pervenire a conclusioni altrettanto positive. Nel complesso, la quota di soggetti che, per effetto delle competenze acquisite con la formazione, ha conseguito un aumento retributivo non supera il 17%. E’ evidente che su questo dato possono influire diversi fattori distinti: in primo luogo esistono rigidità salariali legate ad aspetti istituzionali (contratti collettivi, relazioni sindacali, ecc.) che possono incidere sull’effettiva possibilità di tradurre gli incrementi di produttività in aumenti salariali; in secondo luogo, la formazione da sola potrebbe non essere sufficiente a giustificare l’aumento del salario in presenza di posizioni professionali dalle mansioni complesse; in terzo luogo, va considerata la forte eterogeneità dei corsi offerti, che già a prima vista si caratterizzano per una possibilità teorica di incidere sui livelli salariali assai difforme. In effetti, sono i corsi caratterizzati da contenuti relativamente più professionalizzanti a offrire le maggiori opportunità di avanzamento salariale; opportunità che vengono spesso a mancare in seguito alla fruizione di corsi generici. Tra i primi si ricordano i corsi in progettazione/R&S e, in misura minore, quelli a rinforzo dell’offerta di servizi alle persone e in vendita/marketing. Tra i secondi i corsi di lingue, sicurezza sul lavoro, certificazioni e sviluppo di abilità personali (Graf. 4.12): in questi casi l’avanzamento salariale tende a essere rinviato a un futuro indeterminato, se non a essere escluso essendo ritenute le competenze acquisite insufficienti a crescere.

Grafico 4.12

INCIDENZA % DEI LAVORATORI CHE, PER EFFETTO DI UN DETERMINATO INTERVENTO FORMATIVO, HANNO CONSEGUITO AUMENTI SALARIALI E/O DI INQUADRAMENTO PROFESSIONALE

51,8

Vi sono poi alcuni corsi, in seguito ai quali la crescita retributiva non ha luogo dal momento che i fruitori ricoprono già posizioni elevate: imprenditori, dirigenti, capireparto, ecc.

L’incidenza di questo tipo di fruitori è particolarmente marcata nei corsi di marketing, gestione aziendale e tecniche di produzione.

Ciò nonostante, l’analisi per tipologie professionali ripropone, sul piano retributivo, gli aspetti critici già segnalati nella fase di accesso alla formazione legati al fenomeno del cream skimming: l’aumento salariale è più frequente per il lavoro impiegatizio che per quello operaio;

Ciò nonostante, l’analisi per tipologie professionali ripropone, sul piano retributivo, gli aspetti critici già segnalati nella fase di accesso alla formazione legati al fenomeno del cream skimming: l’aumento salariale è più frequente per il lavoro impiegatizio che per quello operaio;