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La funzione politica della famiglia

III. La famiglia nell’età delle rivoluzioni

1. I diritti della donna (1792) di Mary Wollstonecraft

1.3. La funzione politica della famiglia

Al rapporto tra genitori e figli dedica in particolare due brevi capitoli; nel primo, “Sull’affetto dei genitori”, distingue tra l’affetto considerato come istinto animale, o come istinto all’umanità:

I genitori spesso amano i figli nella maniera più brutale, e sacrificano ogni loro dovere per favorirne il progresso nel mondo: per favorire, tale è la perversità dei pregiu- dizi gratuiti, il futuro benessere degli esseri stessi la cui esistenza attuale essi amareggiano con il più dispotico abuso di potere43.

La struttura del potere nella famiglia che si fonda sull’ubbidienza incondizionata ha come motto la stessa paro- la d’ordine dei tiranni; il potere paterno, che definisce sem- pre e solo parentale44, corrisponde ad un sistema di diritti e

di doveri tra genitori e figli. La Wollstonecraft rivolge particolare attenzione al ruolo della madre, constatando come questa raramente è in grado di esercitare un affetto “illuminato” nella misura in cui è massimamente schiava dei pregiudizi e non è in grado di riconoscere il fondamento del proprio dovere. La famiglia, prima scuola di moralità, è un luogo in cui prevale il principio dell’istinto su quelli ––––––––––

dini e lo stato, e nelle relazioni domestiche (S.M. Okin, Il genere e la giustizia.

La famiglia come problema politico, cit., in particolare pp. 181-218). Cfr. Mc Bride

Stetson, Women’s Rights e Human Rights: Intersections and Conflicts in M. Falco (a cura di), Feminist Interpretations of Mary Wollstonecraft, cit. Si confronti anche la critica della Okin a Rousseau, che ricalca in buona parte la linea argomentati- va della stessa Wollstonecraft (S.M. Okin, Women in Western Political Thought, cit., pp. 99-139).

43 RoW p. 289, tr. it. p. 278.

44 Cfr RoW capitoli decimo e undicesimo; sull’affetto parentale e

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113 dell’umanità e della ragione45.

Nelle pagine relative al “dovere verso i genitori”, La Wol- lstonecraft cita e fa proprie le osservazioni di Locke46 riguar-

do alla necessità di lasciare libera la mente dei bambini al fine di educarli all’indipendenza di giudizio. Solo questa può esse- re la maniera per cui gli affetti dei bambini, che sono egoisti- ci come tutti gli affetti dei deboli, possono diventare invece stabili, e fondati sui principî della virtù pubblica, che impone di essere severi con sé stessi e magnanimi verso gli altri47.

Così giunge a definire un programma di educazione na- zionale che sarà rivolta a tutti e mista per classe sociale e per genere fino all’età di dodici anni48. Sulla base del presupposto

che la base di un libero e pieno sviluppo delle facoltà umane non può che risiedere nell’uguaglianza, l’autrice afferma che i bambini dovrebbero essere spinti a pensare per conto loro, e allo stesso tempo congiuntamente.

Le scuole dovranno dunque essere pubbliche e diurne, la- sciando i bambini vivere nelle loro famiglie. La Wollstone- craft rivolge la sua attenzione anche ai collegi, che paragona alle caserme in quanto vi si stabiliscono le stesse abitudini corrotte osservate relativamente agli eserciti, e che definisce luoghi “tirannici”.

Il progetto di riforma dell’educazione pubblica si configu- ra come un progetto politico volto alla formazione dell’individuo alla cittadinanza. Così, a conclusione dell’opera la Wollstonecraft mette in relazione il cittadino alla sua ap- partenenza, rispettivamente, alla famiglia e allo stato politico. ––––––––––

45 RoW 290-91, tr. it. pp. 279-81.

46 Il riferimento è a J. Locke, Some Thoughts concerning Education (1690). 47 RoW pp. 292-97, tr. it. pp. 283-88.

L’uomo è stato definito un microcosmo; ed ogni fami- glia, inoltre, potrebbe essere chiamata uno Stato. Gli stati, è vero, sono stati per lo più governati da modi che recano disonore al carattere dell’uomo; e la mancanza di una costituzione giusta e di leggi eque, ha confuso le nozioni di coloro che sanno come va il mondo, al pun- to che essi sono dubbiosi su quanto sia ragionevole lot- tare per i diritti dell’umanità. Così la moralità, inquinata nel bacino nazionale, fa propagare fiumi di vizio che contaminano le parti che costituiscono il corpo politico; ma se i principî che regolano le leggi potessero essere più nobili, o piuttosto più giusti – principî che dovreb- bero essere il governo della società, e non quelli che e- seguono le leggi–, il dovere potrebbe diventare la regola della condotta privata49.

Se ci si trova d’accordo a fondare i principî della virtù, sia essa privata o pubblica, sulla ragione e sulla libertà, la società tutta non potrà che trarne giovamento. È stato giustamente osservato che “più che una negazione dell’analogia tra potere politico e potere parentale si trova nella Wollstonecraft un suo ribaltamento o – se vogliamo – un’inversione della dire- zione in cui funziona la circolarità di questi due momenti: è sul modello contrattuale della società politica che devono riformularsi i rapporti all’interno dell’ordine familiare”50. La

Wollstonecraft formula un progetto filosofico che riposa sull’assunzione comune che il personale è politico, e anche, viceversa, che la giusta politica può essere fondata soltanto a partire dalla virtù privata. Poiché esiste, tra sfera pubblica e sfera privata, una circolarità che determina la struttura della ––––––––––

49 RoW p. 322, tr. it. p. 318. La traduzione italiana di riferimento è stata

ampiamente modificata, anche sulla base del confronto con la traduzione italiana a cura di M. Gallone, Il manifesto femminista, cit., p. 261.

50 B. Casalini, Introduzione, cit., nota 33 p. xvii; cfr. V. Sapiro, A Vindica-

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115 società intera, la critica ai pregiudizi intende includere le donne e i bambini nel discorso e nella filosofia della rivolu- zione, pena l’irrealizzabilità del programma inaugurato dallo spirito della cultura del rischiaramento51.

2. Le opere di Kant della prima metà degli anni Novan-