GLI STRUMENTI DI GESTIONE DELLE MIGRAZION
5. La gestione delle migrazioni nei più recenti documenti dell’Unione Europea
Le questioni sollevate dagli strumenti normalmente utilizzati per la gestione dei flussi migratori è stata nuovamente affrontata nella recente Comunicazione della Commissione sulla creazione di un nuovo quadro di partenariato con i paesi terzi nell’ambito dell’agenda europea sulla migrazione90, la quale ha testualmente preso
atto del fatto che “gli strumenti di cui dispone l’UE per gestire
la migrazione non bastano per ottenere un impatto reale”.
Con questa “premessa”, nel citato documento la Commissione ha dunque promosso un nuovo quadro di partenariato globale, il cui fine “è un impegno coerente e
modulato in base al quale l’Unione e gli Stati membri agiscano in modo coordinato mettendo insieme strumenti e leve per instaurare partenariati (patti) globali con i paesi terzi volti a gestire meglio la migrazione nel pieno rispetto dei nostri obblighi in termini di assistenza umanitaria e diritti umani”.
In particolare, questi nuovi partenariati dovrebbero garantire, a breve termine, la possibilità di salvare vite nel
99 Mediterraneo; di aumentare i tassi di rimpatrio nei paesi di origine e di transito; di consentire ai migranti e ai rifugiati di rimanere vicino a casa e di evitare viaggi pericolosi.
Nel lungo periodo, sempre secondo quanto è dato leggere nel documento, l’Unione “dovrebbe intensificare
ulteriormente gli sforzi per affrontare le cause profonde della migrazione irregolare e dello sfollamento forzato e sviluppare la capacità delle comunità di accoglienza e delle istituzioni competenti”.
Ancora una volta, dunque, l’attenzione dell’Europa sembra essere rivolta per lo più al contrasto dell’immigrazione irregolare e dunque, al contenimento dei flussi migratori.
100
C
ONCLUSIONIL’analisi svolta nel lavoro di tesi innanzitutto conferma un dato che appare indiscutibile: e cioè che la migrazione degli ultimi decenni, per l’imponenza che assume e per il fatto di inserirsi in “un’economia globalizzata”, tale cioè da riguardare tutte le aree del mondo, è un fenomeno che presenta caratteristiche di novità e nessuno ha la possibilità di ignorare.
Come la maggioranza dei fenomeni umani la migrazione, soprattutto in così vasta scala, presenta aspetti positivi ed aspetti negativi, che in verità gli studiosi non hanno mancato di evidenziare adeguatamente.
Analizzando questi fattori positivi e negativi alla luce del problema fondamentale oggetto della tesi, ossia il rapporto tra migrazione e sviluppo, occorre qui, in sede di conclusioni, sottolineare innanzitutto che l’inserimento costante di giovani lavoratori stranieri serve ad aumentare la popolazione attiva del paese di destinazione, e a conservare lo stato di benessere fondato sui contributi di quest’ultima.
Ed inoltre non va trascurato che la presenza massiccia di lavoratori stranieri e, in taluni casi, delle loro famiglie rappresenta di fatto una possibilità di sviluppo di alcuni settori quali l’alloggio, la ristorazione, le agenzie di viaggi.
101 Ma anche sotto il profilo dello sviluppo dal punto di vista della democrazia dei paesi di origine, la migrazione può essere foriera di mutamenti positivi.
In diversi casi, come si è accennato nell’Introduzione, la presenza massiccia di stranieri provoca reazioni di xenobia, intolleranza e discriminazione da parte di alcuni autoctoni. Tali espressioni mettono in crisi quegli ideali democratici che si ritengono basilari per la costituzione degli stati moderni.
La concessione di spazi di convivenza ai migranti può così incentivare la creatività dei governi nel disegno e implementazione di politiche e programmi d’inserimento e di integrazione per i migranti, così da recuperare il senso del principio di democraticità che sta alla base dei sistemi giuridici contemporanei.
Anche per quanto concerne le società d’origine, le migrazioni internazionali sogliono essere promotrici di alcune trasformazioni economiche positive. A livello macro-economico, l’impiego di cittadini all’estero contribuisce a diminuire il tasso di disoccupazione e sottoccupazione a livello nazionale.
E proprio la diminuzione del tasso di disoccupazione e sottoccupazione generalmente può certamente contribuire a ridurre la pressione sociale.
102 E non vanno neppure trascurate le trasformazioni positive promosse dalla migrazione internazionale in ambito politico. Grazie ai loro cittadini residenti all’estero, molti paesi d’origine possono diventare interlocutori privilegiati degli stati più industrializzati, conquistando prestigio internazionale.
Pur tuttavia, il raggiungimento di tali ambiziosi obiettivi è condizionato dalla predisposizione di strumenti giuridici adeguati, in grado di favorirli.
E così, l’analisi dei documenti ufficiali predisposti dalle istituzioni coinvolte dal fenomeno delle migrazioni e, più in particolare, di quelli di derivazione comunitaria, ha consentito di evidenziare le regole predisposte al fine di salvaguardare ed incoraggiare gli effetti positivi della migrazione, in chiave di fatto capace di contribuire allo sviluppo.
Tra questi strumenti, un ruolo importante si è visto essere quello assunto dalle c.d. rimesse dei migranti, le quali spesso finiscono con l’incidere positivamente sull’economia dei paesi di origine dei migranti.
Ma la di là di quanto enfaticamente proclamato, negli suddetti atti giuridici ufficiali, un’analisi reale del nesso tra migrazione e sviluppo non può non tenere conto, sotto il profili sociale, dell’inadeguatezza degli strumenti adottati,
103 giacché è sin troppo agevole mettere in luce i costi che sono generalmente sostenuti dagli stati, dalle comunità, e dagli individui coinvolti nel fenomeno migratorio.
Tali costi gravano per la verità soprattutto sulle società d’origine dei migranti, come rivelano gli studi che si sono moltiplicati su questo argomento negli ultimi anni.
Innanzitutto gli stati che hanno adottato più o meno esplicitamente l’esportazione di lavoratori come strategia di sviluppo nazionale stanno diventando ogni giorno più dipendenti dalle rimesse.
E così se pure è vero, come detto, che il denaro inviato dai migranti consente di garantire maggiore stabilità all’economia nazionale, dall’altra l’affidarsi ciecamente a tali introiti rischia di aumentare la dipendenza cronica delle economie dei paesi più industrializzati; e, dunque, anche delle famiglie dei migranti.
Forse ancora più preoccupante è poi la circostanza che alcuni paesi che hanno adottato la migrazione internazionale come strategia di sviluppo sembrano essersi “adagiati” su tale decisione, nel senso che in tal modo sembrano voler giustificare così la propria inoperosità nel disegno ed implementazione di politiche di sviluppo vere e proprie.
104 E così è stato osservato che molti stati che si caratterizzano per un’ingente esportazione di mano d’opera denotano reali difficoltà nella protezione dei propri cittadini all’estero tanto per la mancanza di programmi adeguati quanto per la scarsità di risorse umane o finanziarie.
Alla luce di quanto esposto sopra, appare evidente che la migrazione internazionale contemporanea ha conseguenze ambivalenti sullo sviluppo dei paesi coinvolti ed anche sulle persone dei migranti.
Sotto questo ultimo profilo, mi pare assolutamente condivisibile quanto affermato da alcuni autori, i quali hanno giustamente evidenziato che i pur possibili benefici prodotti dalle migrazioni internazionali negli ambiti economico, sociale e politico diventano contestabili allorquando sono prodotti in situazioni di sfruttamento, discriminazione e abusi a danno dei migranti.
Di fronte ad una complessità così vasta, che coinvolge il piano politico, economico, sociale e culturale mi pare dunque incontestabile quanto affermato dalla studiosa Francesca Piperno, nel suo studio intitolato Migrazione e Sviluppo nelle politiche dell’Unione europea e dell’Italia: orientamenti per un approccio cosmopolitico, la quale ha giustamente messo in luce che una politica seria di gestione del fenomeno migratorio e del rapporto di questa con lo
105 sviluppo non possa non tenere conto del conflitto tra gruppi portatori di interessi contrapposti e che, dunque, una politica efficace può essere soltanto quella che, partendo da questo conflitto senza negarlo, esaltando cioè enfaticamente soltanto i lati positivi o negativi della migrazione gestisca l’ineliminabile interdipendenza tra stati.
106
B
IBLIOGRAFIA• AA. VV., Migration and development polizie and practice, Vienna, 2013.
• Adams R.H. e Page J., The Impact of International
Migration and Remittances on Poverty, in S.M. Maimbo e D. Ratha (eds), Remittances. Development Impact and Future Prospects, Washington, 2005
• Angioi S., Genesi ed evoluzione del “principio di
condizionalità” nella politica commerciale e nella politica di cooperazione allo sviluppo della Comunità Europea, in Rivista internazionale dei diritti dell’uomo, 1999, p 458 ss.
• Angioi S., Il principio di condizionalità e la politica
mediterranea europea, Napoli, 2006
• Baggio F., Global Workes, Local Philanthrophist, in T.
van Naerssen, E. Spaan, A. Zoomers, Global migration and development, New York, 2008, p. 130 ss.
• Baggio F., Migrants on Sale in East and Southeast Asia:
An Urgent Call for the Ethicization of Migration Policies,
in M.C. Caloz-Tschopp e P. Dasen, Mondialisation,
migration et droits de l’homme: un nouveau paradigme pour la recherche et la citoyenneté. Globalization, migration and human rights: a new paradigm for research and citizenship,
Bruxelles, 2007
• Baggio F., Migrazione e sviluppo: l’eticizzazione del nesso, in Rev. Inter. Mob. Hum., Brasíiia, anno XVII, Nº 33, p. 216.
107 • Belaich F., La conditionalité politiquedans le partenariat
euroméditerranéen, in M.F.Labouz, Le partenariat de l’Union européenne avec le spaystiers. Conflits et convergences, Bruxelles, 2000, p 89 ss.
• Beltrame L., Globalizzazione e fuga dei cervelli, in
Rassegna italiana di sociologia, 2008, 2, p. 277 ss.
• Bergström C.F., L’Europa oltre il mercato interno:
commento al Trattato di Amsterdam, in Rivista italiana di diritto pubblico comunitario, 1998, p. 3 ss.
• Bertozzi S., Migrazione legale: c’è veramente bisogno di più
Europa?, in Rivista italiana di diritto pubblico comunitario,
p. 1009 ss.
• Billet C., EC Readmission Agreements: A Prime Instrument
of the External Dimension of the EU’s Fight against Irregular Immigration. An Assessment after Ten Years of Practice, in European journal of migration and law, 2010,
12, p. 68
• Boswell C., The “External Dimension” of EU Immigration
and Asylum Policy, 2003, p. 632 ss.
• Canales A., Remesas y desarrollo en América Latina. Una
relación en busca de teoría, in Migración y desarrollo, 2008,
p. 5 ss.
• Caputo A., Giurisprudenza costituzionale e immigrazione
illegale, in Cassazione penale, 2013, p. 400 ss.
• CarlingJ., Interrogar a la remesas: preguntascentrales para
108
Castles e R. DelgadoWise, Migración e desarrollo: perspectivadesdeelsur, Zacatecas, 2006, p. 51 ss.
• Caruso I. e Venditto B., I flussi migratori Le migrazioni
di transito nel Mediterraneo, 2007, p. 1 ss.
• Castels S., Development and Migration, Migration and
Development: What Comes First?, SSRC Migration & Development Conference Paper n°2, in Migration and Development: Future Directions for Research and Policy,
New York, 2008
• Cellamare G.,Gli accordi di riammissione dell’Unione
europea, in Studi sull’integrazione europea, n. 2, 2010, p.
369 ss.
• Corrado A., Migrazioni per lo sviluppo. Modelli di
cooperazione e politiche di co-sviluppo, in C. Buscema, A. Corrado, M. D’Agostino, Frontiere migratorie. Governance della mobilità e trasformazioni della cittadinanza, Napoli,
2009, p. 54
• Cournil C., La politique de réadmission de l’UE avec les
Pays tiers: diversification et expansion del’externalisation des controles migratoires, in L. Dubin, La légalité de la lute contre l’immigration irrégulière par l’union européenne,
Bruxelles, 2012, p. 228
• Cutugno V.D., La clausola di condizionalità del diritto
internazionale, in Quaderni di studi europei, 2006, 1, p. 67
ss
• Di Marco A., Le clausole di condizionalità politica alla luce
109 europea - Università di Catania - Online WorkingPaper, 2011, n. 31, p. 4.
• F. Piperno, Migrazione e Sviluppo nelle politiche
dell’Unione europea e dell’Italia: orientamenti per un approccio cosmopolitico, 2014, p. 8
• Fossati F., La condizionalità politica nella cooperazione
allo sviluppo, in Politica internazionale, 1999 (3), p 11
ss.
• Galletta D.U., Il diritto di asilo in Italia e nell’unione
europea oggi: fra impegno a sviluppare una politica comune europea, tendenza all’esternalizzazione e politiche nazionali di gestione della c.d. emergenza immigrazione, in Rivista italiana di diritto pubblico comunitario, 2010, p. 1449 ss.
• Gjergji I., Sulla governance delle migrazioni. Sociologia
dell’underworld del comando globale, Milano, 2016, p. 91,
• Heering L., Van Der Erf R., Van Wissen L., The Role
of Family Networks and Migration Culture in the Continuation of Moroccan Emigration: A Gender Perspective, inJournal of Ethnic and Migration Studies,
2004, p. 323 ss.
• Lavenex S. e Kunz R., The Migration–Development
Nexus in EU External Relations, Journal of European Integration, 2008, p. 447.
• Lipton M., Migration from Rural Areas of Poor Countries:
The Impact on Rural Productivity and Income Distribution, World Development, 1980, p. 2 ss.
110 • Maffeo G., Le condizionalità democratica, ambientale e
sociale nella politica di cooperazione allo sviluppo dell’Unione europea, in DUCB, 1996 (2), p. 22 ss.
• Mandrino C., Politica di prossimità e Stati terzi
mediterranei: un sistema innovativo di condizionalità democratica, in Il Diritto dell’economia, 2009, p. 365 ss.
• Mantovan M., L’organizzazione internazionale per le
migrazioni e la strategia MIDA: quali obiettivi nell’area Migrazioni e sviluppo?, in Migrazioni e sviluppo: una nuova relazione. Contributi dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, Roma, 2012, p. 182.
• Melotti U., Migrazioni internazionali. Globalizzazione e
culture politiche, Milano, 2004, p. 5 ss.
• Nascimbene B., Relazioni esterne e accordi di
riammissione, in L. Daniele, Le relazioni esterne dell’Unione europea nel nuovo Millennio, Milano, 2001
• Pastore F., L’obbligo di riammissione in diritto
internazionale: sviluppi recenti, in Rivista di diritto internazionale, 1998, p. 968 ss.
• PisilloMazzeschi R., Strumenti comunitari di prevenzione e
di contrasto all'immigrazione clandestina, in Diritto dell’Unione Europea, 2004, p. 723 ss.
• Potaux C., The current role of the International
Organization for Migration in developing and implementing Migration and Mobility Partnerships, in R. Kunz, S.
111
Governance. The promise of partnership, Londra/New-
York, 2011, p. 183 ss.
• Sequella S. e Volpicelli S., Migrazione e sviluppo: una
relazione da riconsiderare, in Migrazioni e sviluppo: una
nuova relazione. Contributi dell’Organizzazione
internazionale per le migrazioni, Roma, 2012, p. 31 ss.
• Sergi N., Migrazioni e cooperazione internazionale per lo
sviluppo. Analisi e spunti di riflessione, Relazione svolta all’International Workshop Integrating Migration into Development: Diaspora as a Development Enabler, Roma,
2-3 ottobre 2014, p. 10 ss.
• Sørensen N.N., van Hear N., Engberg Pedersen P.,
The migration–development nexus: evidence and policy options, International Migration, 2002, 40(5), p. 49 ss.
• Taylor J.E., The New Economics of Labour Migration and
the Role of Remittances in the Migration Process, International Migration, 1999, p. 63 ss.
• ulHaq M., Human Development Paradigm for South Asia.
The second D.T. Lakdawala memorial lecture. New Delhi: Institute of Social Sciences, 1996
• Zelinsky Z., The Hypothesis of the Mobility Transition, in
Geographical Review 1971, p. 219 ss.
• Zozzini G., Migrazioni di ieri e di oggi – Una storia
112
D
OCUMENTI CITATI• Comunicazione al Parlamento e al Consiglio del 2 dicembre 2002, COM (2002) 703 final, 3.12.2002 • Comunicazione al Parlamento europeo e al
Consiglio, Uno spazio di liberta, sicurezza e giustizia al
servizio dei cittadini, COM (2009) 262 final,
10.06.2009
• Comunicazione della Commissione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni del 1° settembre 2005 – Un’agenda comune per l’integrazione – Quadro per l’integrazione dei cittadini di paesi terzi nell’Unione europea, COM (2005) 389 final 1.09.2005
• Comunicazione della Commissione al Parlamento e al Consiglio - COM (2002) 703 final, 3.12.2002
• Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio, Valutazione degli accordi di riammissione dell’UE, COM(2011) 76 final, 23.02.2011.
• Comunicazione della Commissione Europea, The
Global Approach to Migration: Towards a Comprehensive European Migration Policy, COM (2006) 735,
113 • Comunicazione Migrazione e Sviluppo: orientamenti
concreti, COM (2005) 390 final, 01.09.2005
• Contributo dell’UE al dialogo ad alto livello delle Nazioni
Unite e prossime iniziative per rafforzare il nesso tra sviluppo e migrazione, COM (2013) 292 final,
21.5.2013
• Documento di lavoro della Commissione, Mobility partnerships as a tool of the Global Approach to Migration, Bruxelles, SEC(2009) 1240 final, 18.09.2009
• Global Commission for International Migration, Migration in an Interconnected World New Directions for Action, Ginevra, 2005.