MIGRAZIONE E SVILUPPO NELLE POLITICHE
3. Segue Le rimesse dei migranti e circolazione dei cervelli nella Comunicazione della Commissione del
2 dicembre 2002.
Due punti della Comunicazione che meritano attenzione particolare, poiché la Commissione prende esplicitamente posizione su temi che non era stati sino a quel momento adeguatamente considerati, sono quelli relativi alle c.d. rimesse dei migranti ed alla circolazione dei cervelli.
Questioni che, invero, sembrano essere centrali nel rapporto tra migrazione e sviluppo.
In merito alle rimesse dei migranti, la Commissione riconosce, al punto 4.1. della Comunicazione, innanzitutto che “i flussi annuali delle rimesse verso i paesi in via di sviluppo
superano attualmente l’importo globale dell'aiuto pubblico allo sviluppo” e che “per molti paesi, le rimesse costituiscono un
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contributo positivo importante alla bilancia dei pagamenti e una delle fonti principali di valuta estera”; e allo stesso tempo, la
Commissione prende atto della non uniforme ripartizione delle rimesse tra i paesi in via di sviluppo.
Quanto poi alle modalità con le quali le rimesse vengono impiegate e, dunque, quanto alla funzione delle stesse, il documento predisposto dalla Commissione inizia con il riconoscere che le rimesse costituiscono denaro privato, destinato principalmente alla famiglia di chi lo invia, e di cui non possono quindi usufruire le categorie più povere che non hanno parenti all’estero.
Sicché le rimesse, in questa ottica, non sembrano certamente capaci, da sole, di garantire un effettivo sviluppo neppure dei paesi di origine, poiché di esse possono beneficiare, appunto, soltanto parte delle popolazioni51.
E così si può forse immaginare che le rimesse non potrebbero costituire da sole neppure un freno efficace per contenere i flussi delle migrazioni, là dove le persone in un primo tempo escluse dalla possibilità di fruire di questi benefici, perché appunto prive di parenti all’estero, sarebbero verosimilmente stimolate a tentare di emigrare anch’esse.
51 Secondo A. Corrado, op. cit., p. 54 e 55 “si è nutrita una crescente
aspirazione – anche da parte di governi nazionali e agenzie di sviluppo – ad andare oltre le rim esse e a supportare l’im pegno transnazionale di individui e collettività m igranti per lo sviluppo dei paesi di origine, a m obilitare i m igranti per la cooperazione allo sviluppo”.
57 In ogni caso, la Commissione non dimentica di rimarcare che il denaro inviato dai migranti è sovente utilizzato dalle famiglie di origine, e soprattutto nell’immediatezza della sua ricezione, al fine garantirsi un adeguato mantenimento ed al fine di estinguere eventuali debiti.
In una fase successiva, il denaro stesso è poi utilizzato per effettuare lavori di consolidamento, di miglioria delle abitazioni.
Allo stesso tempo, è soltanto in questa – per così dire – seconda fase che il denaro è impiegato in altri beni durevoli e nell’istruzione; ed infine, soltanto nella terza fase il denaro è a volte impiegato in in attività produttive e nell’acquisto di terreni o di piccole imprese.
Ciò premesso, nella Comunicazione la Commissione aveva auspicato che le pubbliche amministrazioni dei paesi meta di migrazione tentassero di attuare politiche ed iniziative capaci di fare in modo che le somme venissero trasferite per vie legali e sicure.
Nel capitolo III, si darà conto dell’andamento del flusso delle rimesse negli ultimi anni, con particolare riguardo al nostro paese.
Quanto invece al fenomeno della c.d. fuga dei cervelli, la Commissione esprime innanzitutto alcune valutazioni in merito al rapporti tra emigrazione di manodopera qualificata e non qualificata e sviluppo del paese di origine.
58 Ed infatti, nel Paragrafo 4.2 è dato leggere che secondo le valutazioni effettuate dalla Commissione i paesi in via di sviluppo, con un alto tasso di disoccupazione e un basso livello di crescita economica potrebbero trarre vantaggio dall’emigrazione dei cittadini poco qualificati.
Questo perché la riduzione della manodopera in eccesso riduce il numero di persone senza lavoro migliorando la posizione concorrenziale e, di conseguenza, il reddito di coloro che rimangono.
Diversamente, secondo la Commissione, quando è la manodopera qualificata52 a lasciare il paese l’impatto
sull’economia nazionale potrebbe essere meno positivo, soprattutto a breve termine.
Tuttavia, si deve rilevare ancora una volta che la lettura del documento della Commissione non sembra del tutto esaustivo, dal momento che, dopo questa premessa, esprime talune riserve in merito all’atteggiamento dei Paesi
52 A lcuni autori hanno evidenziato che la m igrazione altam ente qualificata o qualificata preferisce trasferirsi in A ustralia, Canada e negli Stati U niti di A m erica, m entre la m igrazione poco qualificata tende a scegliere l’Europa com e destinazione finale e ciò costituirebbe un problem a m olto grave per l’U nione europea, da non sottovalutare: questa opinione è espressa da S. Bertozzi, M igrazione legale: c’è veramente bisogno di più Europa?, in Rivista
italiana di diritto pubblico comunitario, p. 1009 ss., il quale cita il Rapporto CA RIM del 2005, dove viene indicato che il 54% dei lavoratori im m igrati con una laurea universitaria provenienti dal N ord A frica ha scelto com e destinazione il Canada e gli Stati U niti d'A m erica, m entre 87% di coloro che hanno un'istruzione elem entare o persino inferiore vivono nell'U nione europea.
59 che assumono manodopera qualificata dei migranti, senza tuttavia esprimere con la dovuta chiarezza quale sarebbe la ragione del pregiudizio allo sviluppo.
Nello stesso senso, nella successiva Comunicazione Migrazione e Sviluppo: orientamenti concreti53, al punto 2.4
la Commissione “sprona gli Stati membri a concepire meccanismi
come i codici di condotta, che limitino l’assunzione attiva laddove comporti gravi ripercussioni per i paesi in via di sviluppo interessati, specie nel settore dell’assistenza sanitaria, e a coordinare gli sforzi in questo campo”.
Dalla lettura di questi documenti sembra dunque emergere la volontà di favorire un rientro in patria del migrante, sulla base dell’idea probabilmente che il rientro nel paese di origine darebbe luogo ad un influsso verso qui paesi di notevoli capitali sul piano finanziario, umano e sociale.
In questa logica, la Commissione afferma che sarebbe indispensabile che i paesi di origine agevolassero la reintegrazione del migrante, “creando un contesto sociale,
economico e istituzionale favorevole al migrante che ritorna”.
Il tenore complessivo delle dichiarazioni e della proposte contenute nella Comunicazione sembra, anche sotto questo aspetto, delineare un interesse prevalente dell’Unione a contenere i flussi migratori; e, non è forse casuale, che la sottolineatura del possibile vantaggio per il
60 paese di destinazione sia limitata ad alcune laconiche espressioni di principio, le quali però non sembrano forse accompagnate da misure capaci di incoraggiare l’emigrazione dei “cervelli”54.
Semmai, un passo avanti nel tentativo di favorire la migrazione di individui qualificati al fine di ottenere ulteriori competenze lo si rinviene nella Direttiva sui ricercatori dell’ottobre 2005, recepita in Italia con il Decreto legislativo 9 gennaio 2008, n. 17, la quale è stata approvata al fine di consentire una più agevole circolazione dei ricercatori che possono dare un forte contributo allo sviluppo tecnologico di un determinato paese.
Ovviamente, lo scopo di tale normativa è di accrescere la mobilità della ricerca ed attirare i ricercatori stranieri necessari, grazie ad una procedura di ammissione specifica e a condizioni di soggiorno particolari per i ricercatori che rimangono oltre tre mesi per portare a compimento un progetto di ricerca promosso da un istituto dello Stato membro ospitante.
Questa normativa ha aumentato le possibilità di formazione, di scambio e, al contempo, le possibilità di
54 V a com unque evidenziato che la nozione di “cervelli” contenuta nella Com unicazione è in realtà m olto vaga. N on è, infatti, una nozione riferibile al fisico di grande livello, all’abilissim o ingegnere o all’acuto econom ista: nel docum ento si parla di m anodopera qualificata. A nche il bravo operaio, che pure non dia segni di diventare un im prenditore, è, in questa logica, un “cervello”.
61 carriera di giovani ricercatori stranieri, in una logica probabilmente di promozione del nesso tra migrazione e sviluppo.